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Autore: AleDic    07/03/2020    0 recensioni
[Tripla drabble ǀ post-manga ǀ Ozbert]
Stare con Gilbert era come essere perennemente intrappolati in un déjà-vu.
{Questa storia partecipa al contest “Tutto in tre Drabbles” indetto da HarrietStrimell sul forum di EFP}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alice, Gilbert Nightray, Oz Vessalius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Potrai mai sapere ciò che mi trapassa

ciò che mi sconvolge e che m'invade

Potrai mai sapere ciò che mi trafigge

[...]

Senza bocca e senz'occhi specchio senza immagine

questo fremito d'amore che non dice parole

Le mani di Elsa, Louis Aragon

 

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Generi: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life.
Avvertimenti: tripla drabble (108 – 110 – 101 parole).
Rating: Verde.

Contesto: Post-manga.
Personaggi: Gilbert Baskerville, Reincarnation!Oz, Reincarnation!Alice.
Pairings: Ozbert a gogo.
Note d’autrice: Torno in questa sezione dopo eoni e ne sono felicissima, soprattutto di tornare a scrivere sulla mia OTP. Il titolo è un verso tratto dalla stessa poesia citata sopra, e tradotto è “questo fremito d’amore che non dice parole”.

Vostra,

 
Ale

 

 

 

 


Ce frémir d'aimer qui n'a pas de mots

 

 

 

 

 

 

Era il loro terzo primo incontro.
I ricordi delle sue due vite precedenti erano per lo più frammenti di un puzzle tirati fuori alla rinfusa che galleggiavano nella sua mente; Vincent aveva dovuto riempire molti vuoti, eppure Oz sentiva ce ne fossero ancora troppi da poterli davvero riavere tutti.
Tuttavia, quando seguì Alice dentro la radura sotterranea e vide l’uomo inginocchiato sulla piccola collina, venne a mancargli il respiro.
Due paia d’occhi dorati s’incastrarono nei suoi e percepì le gambe diventare molli.
Tre vite e quegli occhi non gli aveva mai dimenticati.
«È bello rivederti, Gilbert
Sapeva che gli era sempre piaciuto il suono di quel nome sulle labbra.

 

 

La nuvola di fumo si disperse nell’aria, disegnando scie dalle tracce impossibili.
Andando a ritroso, Oz seguì i lunghi fili grigi, giungendo alla punta cenere della sigaretta tenuta tra le dita guantate, fino a giungere alle labbra dischiuse di Gilbert.
Aveva la schiena poggiata alla ringhiera che dava sull’oceano, le maniche della camicia bianca arrotolate fino ai gomiti e i capelli legati da un nastro blu.
Una figura uscita da un dipinto, ma che gli era terribilmente famigliare.
L’odore di tabacco gli arrivò alle narici finché Gilbert riempì ogni cosa.
Una sensazione strana gli mise a soqquadro l’animo.
Quando lui si voltò a guardarlo, Oz si sentì andare a fuoco.

 

 

 
Stare con Gilbert era come essere perennemente intrappolati in un déjà-vu.
Alice dava la sensazione di casa, stare con lei era come trovarsi sempre alla luce del sole.
Soprattutto in momenti come quello, in cui sprizzava talmente tanta energia da svanire tra la folla mentre facevano compere in centro.
Gilbert aveva cercato di agguantarla, ma con un braccio solo non poteva che fare una cosa per volta. Perciò, quando si accorse che Oz faticava a districarsi in quel mare di gente, lo prese per mano.
Avvertì quel tocco attraversarlo da un’altra vita fino al presente.
No, non era un déjà-vu. Era Gil.

Allora, adesso, sempre.

   
 
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