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Autore: TheContiSisters    07/03/2020    0 recensioni
Iris e Berenice, due cugine opposte in tutto e legate da un'amicizia indissolubile, trascorrono tutte le estati al vecchio cottage delle prozie Rosie e Cocò e questa non fa eccezione.
Ma quando i raggi del primo mattino vengono accompagnati da una strana puzza di bruciato, una serie di misteriosi eventi iniziano a scuotere la tranquilla vita del cottage e Iris e Berenice sono intenzionate a scoprire di cosa si tratta.
Seguendo le indicazioni di una vecchia mappa e il volo di un gufo apparso misteriosamente nella vallata, le due cugine si recheranno a Specchio d'Acqua, dove un ragazzo dall'oscuro passato svelerà loro il segreto nascosto dietro un'antica Profezia e le guiderà verso un mondo dove l'orizzonte è congelato in un inverno ostile e immortale e la guerra imperversa tra i popoli degli Elfi.
Saranno in grado, le Custodi dell'Antico Potere, di ristabilire l'equilibrio ormai perduto e di sconfiggere la spietata Elfa dagli Occhi di Ghiaccio? In un mondo in cui sembra essere ormai scomparso anche l'ultimo bagliore di luce, distinguere il bene dal male sarà sempre più difficile.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 • Il cottage




Iris e Berenice si svegliarono al canto del gallo. Era ancora presto, ma i raggi del sole rischiaravano già la penombra della stanza con la loro luce dorata, facendo capolino oltre le tende di lino color pervinca.

Iris sorrise e sgusciò fuori dalle coperte. Si alzò in piedi e si diresse verso il balcone. Afferrò con una mano un lembo della tenda e la luce del sole inondò la camera. Dal lato del letto dove era solita dormire Berenice si udì un grugnito e un fruscio di lenzuola. Iris immaginò che la cugina fosse stata innervosita dalla luce perciò socchiuse un po' la tenda, in modo che i raggi del sole non le arrivassero in faccia, poi guardò fuori, oltre il vetro perfettamente pulito.

Il giardino del cottage era attraversato da un piccolo sentiero di ciottoli che andava snodandosi fino alla porta d'ingresso, affiancato da aiuole colme delle più delicate varietà di fiori. Era recintato da una staccionata bianca ormai completamente nascosta da un fitto roseto, e un'imponente quercia faceva ombra al cancello d'ingresso con le sue fronde rigogliose.

Iris lasciò socchiuse le tende e spalancò le ante di un grande armadio di ciliegio. Si sfilò la vestaglia blu notte e fece correre lo sguardo sulle pile ordinate di abiti, maglioncini e camicie, scegliendo un vestito estivo che lasciava scoperta la schiena e cingeva la vita in un fiocco delicato, di un celeste che sembrava volersi accostare al cielo terso di quella mattina.

Si spazzolò energicamente i lunghi capelli dorati, lasciandoli cadere morbidi sulle spalle, poi si accostò con cautela all'ammasso di coperte che nascondevano sua cugina, facendo attenzione a non far scricchiolare le assi del pavimento.

- Berenice... - sussurrò dandole dei colpetti affettuosi sul braccio. - Sei sveglia?

Qualcosa che aveva tutta l'aria di un grosso fagotto si agitò con furia sotto l'ammasso di coperte. - Beh, sì - ribatté una voce seccata ancora impastata dal sonno. - Adesso sono sveglia!

Iris ridacchiò e una testa scarmigliata sommersa da folti riccioli castani sbucò da sotto le lenzuola stropicciate, fulminandola con un lampo dei grandi occhi color cioccolato. - Non ci trovo nulla di divertente - sbottò Berenice incrociando le braccia al petto.

Iris non riuscì a trattenersi e scoppiò di nuovo a ridere.

Berenice alzò gli occhi al cielo e fece per lasciarsi di nuovo cadere tre le lenzuola, quando un acre odore di bruciato le solleticò le narici. - Senti anche tu questa puzza? - domandò storcendo il naso.

Iris annuì con una smorfia. - Devono essere i biscotti di zia Rosie - constatò aggrottando le sopracciglia.

- Strano. - Berenice scosse la testa. - Non li ha mai dimenticati nel forno.

Iris si strinse nelle spalle.

- Vado a controllare - si decise Berenice e in un lampo lei e la maglietta larga e stropicciata che si ostinava a chiamare pigiama furono fuori dalla stanza.

Iris si sedette, le mani in grembo, sul viso un'espressione perplessa. Ascoltò i passi rapidi di sua cugina che scendevano le scale e dopo pochi secondi la sentì risalire.

- Proprio come avevi detto tu - esordì Berenice, ormai completamente sveglia, tuffandosi sulle lenzuola poco distante da Iris. - I biscotti sono andati all'altro mondo e per di più... - Si diede lo slancio con le ginocchia, ritrovandosi in piedi vicina alla cugina. - Le zie non si vedono.

Iris fece per dire qualcosa, ma uno scalpiccio di passi rapidi accompagnato da mormorii indistinti la costrinse a tacere.

- Viene dalla soffitta - mormorò Berenice strofinandosi il viso abbronzato coperto di lentiggini.

Iris annuì e le fece cenno di seguirla. Sgattaiolarono rapide verso la cigolante scala a pioli che si incastrava ai cardini di una piccola botola sul soffitto del corridoio. Berenice la sollevò con cautela, le dita dei piedi nudi pericolosamente in bilico su quell'appiglio precario. Cercò lo sguardo di Iris, che annuì. Berenice infilò la testa oltre la botola, sporgendosi abbastanza da riuscire ad avere una visuale completa sulla caotica soffitta, ma sufficientemente nascosta da non poter essere vista.

Il pavimento era coperto di bauli e cornici vuote, pile di libri si allungavano come torri verso il soffitto inclinato, ammonticchiati uno sull'altro e abbandonati allo scorrere del tempo, decine di lettere ingiallivano sotto strati e strati di polvere sparse tra vecchi abiti e ogni varietà di collane. Non c'era nessuno.

- Sarà stato un topo - mormorò delusa Berenice. Fece per ritirarsi e chiudere la botola quando ad un tratto, da un cumulo di oggetti disordinati, emerse l'esultante figura di zia Rosie.

Era una vecchietta bassa e robusta che aveva l'aria di saper sempre come fare per risollevare una giornata storta. Portava i capelli corti acconciati in boccoli distratti, che fin da quando gli anni avevano cominciato ad avanzare aveva preso l'abitudine di tingere di un rosso ramato. Gli occhi erano verdi e vivaci, della stessa tonalità intensa di quelli di Iris. Indossava un ampio grembiule da cucina e un paio di vistose pantofole rosa.

Teneva le braccia grassocce raccolte al petto. Le sue mani stringevano qualcosa.


* * *

 

- L'hai trovato? - Cocò raccolse la lunga gonna turchese con le dita affusolate e scarne e raggiunse la sorella. I capelli argentati erano raccolti in una crocchia ordinata sulla nuca e oltre il girocollo arricciato della camicia blu notte scivolava una collana di perle di fiume.

Rosie annuì, mostrando il libro alla sorella.

Gli occhi azzurri della donna scintillarono appena e un'espressione compiaciuta illuminò il viso austero ed elegante solcato da un sottile ricamo di rughe. - È proprio lui... - mormorò Cocò sfiorandolo con delicatezza, quasi temesse che potesse dissolversi da un momento all'altro.

Era un grosso volume rivestito da uno spesso strato di velluto scarlatto intarsiato da strani arabeschi in filo d'oro. Era tenuto chiuso da una fine fibbia ormai arrugginita, che nascondeva parte dello scomposto e ingiallito profilo delle pagine.

Cocò lo accarezzò con premura e il suo sguardo si perse tra i ricami della copertina, sul volto un sorriso soddisfatto.

- Andiamocene di qui prima che Iris e Berenice si accorgano di qualcosa - esclamò Rosie preoccupata.

Cocò annuì e raggiunse la botola, facendosi largo tra le cianfrusaglie. Infilò il libro in una delle ampie tasche della gonna e un attimo prima di mettere piede sulla scala a pioli, le parve di udire dei passi rapidi e affannati. Guardò sua sorella in cerca di conferma, ma Rosie non sembrava essersi accorta di nulla.

Quando ebbero richiuso la botola, attraversò rapida il corridoio e accostò un orecchio alla porta della camera delle nipoti. La stanza era stranamente silenziosa e attraverso la stretta fessura sul pavimento s'intravvedeva filtrare una sottile lama di luce.

Cocò lanciò un'ultima occhiata sospettosa in direzione della camera prima di seguire Rosie al piano di sotto, e mentre la sorella si dirigeva trafelata in cucina nel tentativo di salvare ciò che rimaneva della colazione, raggiunse lentamente la porta d'ingresso. La spalancò lasciando che il sole illuminasse il pavimento di mogano del salotto e si poggiò allo stipite, socchiudendo le palpebre accarezzate dal vento fresco di quella mattina d'estate.


* * *

 

- Se n'è andata? - chiese Iris accoccolandosi sul bordo del letto.

Berenice annuì, scostandosi dalla porta della camera.

- C'è mancato un soffio - esclamò Iris accarezzandosi la nuca con un gesto veloce delle dita sottili. - Per poco non ci beccavano.

- Hai visto quel libro? - domandò Berenice entusiasta, scompigliandosi con una mano i riccioli che le scivolavano oltre le spalle.

- Sembrava davvero vecchio - constatò curiosa Iris.

Berenice si sfilò il pigiama e indossò al volo la salopette in jeans che giaceva abbandonata sulla pila di vestiti ammucchiati in fondo al letto. - Ti sei chiesta come mai lo stessero cercando?

Iris si morse un labbro e i suoi occhi si accesero di un bagliore improvviso. - Dobbiamo scoprirlo.

   
 
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