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Autore: Akame28    08/03/2020    1 recensioni
[Spoiler volume 1 del manga].
“Gli basta camminare, sentire i muscoli distendersi e contrarsi ritmicamente, come un disco rotto. Eh, e in effetti lui stesso lo è, un disco rotto. Non si sente più nulla in petto, nemmeno il fluire del sangue. Talvolta, perfino il cuore non riesce a sentire. Eppure dovrebbe continuare a pompare. D'altronde, lui è vivo. È Yoshida quello che non lo è.”
Mafuyu non riesce a credere che Yoshida se ne sia andato. Non c'è la fa, non ci riesce. E dentro di lui, è tutto un caos.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mafuyu Satō
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mafuyu ha lo sguardo fisso a terra. Perfino ora, che sta attraversando la strada, in mezzo a tutta quella calca di persone indaffarate non accenna ad alzare il capo. È strano, pensa piuttosto, che ci siano così tante persone che portano lo stesso paio di scarpe. In pochi minuti, ne ha adocchiate almeno cinque e addirittura dello stesso colore. 

Lo sa, che è una cosa futile su cui rimuginare, mentre il suo passo rimane monotono con il trascorrere del tempo, nonostante il verde minacci di scattare da un momento all'altro. Infondo, non gli interessa; non sa neanche dove è diretto. Gli basta camminare, sentire i muscoli distendersi e contrarsi ritmicamente, come un disco rotto. Eh, e in effetti lui stesso lo è, un disco rotto. Non si sente più nulla in petto, nemmeno il fluire del sangue. Talvolta, perfino il cuore non riesce a sentire. Eppure dovrebbe continuare a pompare. D'altronde, lui è vivo. È Yoshida quello che non lo è. 

Gli pizzicano gli occhi. Probabilmente ha sonno. Anzi, sì, ha sonno, senza dubbio. Vorrebbe chiudere gli occhi e dormire, solo per qualche istante. Ora che ci pensa, però, chi è che gli dà la certezza che non lo stia già facendo? Che sia tutto un sogno? Ma sì, che lo è. In realtà è a letto, con le cuffie ancora nelle orecchie e il cellulare in videochiamata con Yoshida. Si dovrebbe svegliare, oppure non avrà modo di augurargli la buonanotte, di dirgli di pensare a lui nei suoi sogni e che anche lui lo farà. Lo sta facendo tutt'ora.
È un incubo. Il suo sogno è diventato un incubo. Yoshida non c'è più. Perché Yoshida non lo sveglia? Perché lo lascia dormire? Lo deve svegliare, ha paura. Non lo vede che trema? È scosso, l'incubo lo agita sempre di più. Gli manca il respiro, e un senso di nausea si è impadronita di lui all'improvviso. 
Mafuyu si ranicchia, lì, sul marciapiede, tenendosi la pancia con le mani. È un sogno, si ripete, e ora si sveglia. Sì, adesso si sveglia, e vede il volto di Yoshida sullo schermo del cellulare. Sì, adesso, giusto il tempo di... 

«Va tutto bene?»
Chi è? Mafuyu alza finalmente la testa, e si accorge solo ora che i capelli per poco non toccavano il marciapiede.
«Vuoi che chiamo qualcuno?» continua la signora con il volto corrucciato. Non è giusto farla stare in pensiero così, soprattutto quando non c'è nulla di cui preoccuparsi. Lui sta bene, ha solo un lieve capogiro. Tanto, adesso si sveglia.
«No... No, grazie... Sto bene, è solo un capogiro» si sforza di abbozzare un sorriso. Ma quanto ci mette Yoshida? Perché non lo chiama?
La signora non sembra molto convinta. «D'accordo» si alza, «ma se vuoi, posso rimanere con te finché non viene qualcuno a prenderti». 
«No, non si preoccupi, grazie». Fa un altro sorriso, più forzato del primo. “Yoshida, questo è un sogno, vero?” 
La donna si allontana, a passi lenti. Poco dopo, la sua sagoma si perde in mezzo alla folla. 
Mafuyu appoggia la testa al muro del palazzo davanti, sempre accucciato. Respiri profondi, deve fare respiri profondi. Ecco, così. Si sta calmando. Chiude gli occhi, e la figura sorridente di Yoshida gli balza nella mente. Yoshida... perché non fa nulla? Perché non risponde? Non lo sente quanto si dispera, quanto è disperato dentro? Non c'è la fa più.

Mafuyu toglie piano una mano dallo stomaco. Una, due, tre. Quattro. Cinque dita. Riconta. Una, due. Tre, quattro. Cinque. Di nuovo, cinque dita. 
Ripoggia la mano sul petto, e gli occhi gli si chiudono. Sono tanto pesanti. Allora non è un sogno. Yoshida non c'è. Non c'è, e non gli ha nemmeno detto addio.
«Mafuyu» è l'ultima cosa che sente rimbombare nella testa, prima di addormentarsi. 
   
 
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