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Autore: kikketta_directioner    09/03/2020    0 recensioni
"Cominci a pensare a come sarebbe stato se fossi stata più dura, se tu avessi portato maggior rispetto nei tuoi confronti... se avessi messo te prima di lui, prima di tutti.
E ti chiedi perché hai così tante paure da cui devi scappare.
Paura di restare sola.
Paura ad andartene... non sapresti nemmeno come elencarle. Non sapresti nemmeno se dargli importanza.
Ma cominci a pensare che oggi è una bella giornata, e lui... lui non è qui a renderla migliore.
Lui non è qui."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTRO
La sveglia, stamattina, non ha suonato. Ti sei dimenticata di impostarla; grande era il bisogno di dormire che hai spento velocemente il tuo cellulare.
Ha smesso di piovere e fuori c’è il sole.
Ti alzi dal letto mentre stanca sbadigli, e ti avvii in cucina dove lo scatolone della pizza è ancora poggiato sul tavolo. Ne tagli una fetta e la riscaldi dentro questo piccolo fornetto che tua madre ti comprò con tanto amore. Pensi di invitarla a pranzo, ma subito i tuoi impegni si fanno spazio nella tua testa e sei costretta a rimandare per un altro giorno. Ti raccogli i capelli in una coda di cavallo, mentre pensi all’ennesima lezione saltata per via del tuo comportamento instabile che ultimamente sta prendendo il sopravvento.
Il sole ti accarezza la schiena nuda e ti crea sollievo. Dai un’occhiata alla porta della stanza dove stanotte ha dormito lui. È ancora chiusa, così mentre ti affretti a tirare fuori dal fornetto la tua colazione, ti domandi se lui è rimasto ancora lì dentro o se stamattina presto abbia raccolto le sue cose e lasciata da sola qui, a riscaldare pezzi di pizza alle dieci del mattino.
Scuoti la testa cercando di scacciare via questi pensieri e fai il primo morso. È disgustosa, ma hai troppa fame per dargliene peso. Il tuo telefono vibra mostrando l’anteprima di un messaggio: è Elena.
“ A mezzogiorno fatti trovare al bar del parco, non voglio scuse! “
Sbuffi e intanto ti decidi a finire di mangiare. Hai due ore, solo due ore per pulire casa, vestirti, fare la spesa e riordinare il cuore, la testa e la vita. 
Cerchi di non pensarci. Cerchi di non parlarne con nessuno… tutte azioni che pensi che ti faranno del bene e invece non ti accorgi di quanto, lentamente, ti stanno uccidendo.
Ti decidi ad alzarti e raggiungere il bagno. Ti infili nella doccia senza prima struccarti. È uno dei tuoi tanti vizi che fanno di te una persona diversa, come quello di ascoltare la musica prima di andare a dormire o lasciare sempre, ma sempre, un pezzetto di qualsiasi cosa che mangi. Sono rare le volte in cui riesci a finire tutto e lasciare il piatto pulito.
Ma ridacchi mentre apri il rubinetto dell’acqua calda, senza aprire un po' quello dell’acqua fredda. Anche d’estate è sempre la stessa storia: acqua bollente che appanna i vetri. È come se volessi appannarti anche tu, per essere vista un po' sfocata, per non mostrarti mai del tutto… cercando qualcuno che, quei vetri, riesca a spannarli. Qualcuno che riesca a spannarti.



Hai ritardato di mezz’ora, e già riesci a vedere il viso imbronciato di Elena che ora ti sta aspettando davanti all’entrata del bar con le braccia conserte. Lo so che non ti andava di venire, perché vederlo ancora ti fa sentire come se avessi gettato il cuore in mezzo alla strada dove macchine lo investono di continuo, ma stare sempre dentro casa a pensare non ti farà arrivare da nessuna parte.
Ma a te non importa. Hai smesso di raccontarti, di viverti. Ti nascondi dietro il trucco che dipingi sul viso ogni volta che metti piede fuori casa, e non ti accorgi invece di come è più bello il tuo sorriso quando non ti colori le labbra di rosso.
<< Trenta minuti. TRENTA!>>. Già ti irrita, ma le sorridi salutandola come se niente fosse.
<< Ho voglia di gelato >> annunci, mentre ti incammini verso gli altri.
<< Giulia la prossima volta che ritardi così tanto ti lascio fuori casa per una settimana>> continua lei, e quasi ti viene da riderle in faccia per la sua espressione sconvolta che porta sul volto.
<< Cioccolato e banana andrebbero bene, che dici? >> le chiedi, ignorando completamente il suo ricatto.
Come stai? Adesso che la notte è passata, adesso che ridi, adesso che non sei più a casa, adesso che lui non è accanto a te. 
Lo sento il tuo cuore che ti batte forte e troppo è il sangue che circola al suo interno. Troppe emozioni, bambina mia; troppe emozioni che non riesci a controllare.
Ma adesso fai un bel respiro e siediti accanto i tuoi amici, nonostante le paranoie ti assalgano, nonostante pensi che loro non ti vogliano bene. Siediti e prova a vivere con più leggerezza.
Ma tu ti siedi con pesantezza e tiri fuori il tuo pacchetto di marlboro.
<< Tu fumi? >> ti domanda Marco appena ti vede intenta a prenderne una. Lo guardi di sfuggita negli occhi.
<< Ogni tanto, quando capita >> gli dici, pensando fosse normale. Sei consapevole del fatto che faccia male, eppure continui a farlo. Il tuo è un problema generale.
<< Giulia, ma da quando?! Insomma… non riesco a vederti con una sigaretta in mano >> continua lui, attirando l’attenzione degli altri che ora ti guardano con leggero stupore.
<< Però non guardatemi come se avessi ucciso qualcuno >>
<< Sei così innocua, buttala, non ti si addice >> interviene Angela.
<< E’ libera di fare ciò che vuole >> ti difende Elena, concentrata intanto a rispondere a più messaggi.
<< Sai che fa male? >>. Scoppi a ridere, ma non perché tu sia felice, ma perché pensi che queste persone che dicono di conoscerti bene in realtà sanno ben poco.
<< Devo davvero risponderti? >> rispondi con un’altra domanda e vorresti con tutta te stessa che capiscano che tu non sei una ragazzina e sai quello che fai, nonostante a volte tu non voglia.
Ma la verità, signorina mia, è che vorresti qualcuno che ti dica esattamente cosa fare, anche se i tuoi modi di fare da sapientina e da donna vissuta prendano il sopravvento.
Così li ignori mentre ti guardi intorno accorgendoti che oggi il bar è piuttosto privo di clienti. Ti guardi intorno cercandolo anche se sai che questa mattina non verrà per sedersi su questa sedia accanto a te come un tempo. 
Si crea una risata generale e ti sforzi nel partecipare, ma non vorresti. Vorresti urlare, perché non poterlo vivere come vorresti tu è un’agonia che lentamente ti divora. Vorresti urlare aiuto, perché te ne serve e molto probabilmente la mia presenza è soltanto un soffio di vento che ti scivola addosso. Vorresti che lui fosse qui per dirti che non è cambiato niente, che alla base di tutto c’è sentimento… ma qui niente è iniziato, tutto è diverso e alla base ci sono soltanto attimi sottili come carta capaci di ferirti.
Nel frattempo hai finito anche questa sigaretta e i loro discorsi cominci a non seguirli più.
Cominci a pensare di dargli buca, sabato, per quella uscita di gruppo dove lui sarà presente.
Cominci a pensare che forse sarebbe stato meglio non guardarlo negli occhi quell’otto aprile, in quel parco dove la vista della città era lo sfondo perfetto per le storie d’amore.
Cominci a pensare di andartene senza dire niente; lasciare un biglietto sul comodino con scritto “questo posto non fa per me”.
Perché hai messo in dubbio l’amore, l’amicizia, la famiglia e soprattutto hai messo in dubbio te stessa. È una vita che porti avanti la sicurezza di sapere chi sei, ed oggi ti ritrovo seduta in un angolo del mondo a chiederti dov’è la parte di te che s’è persa per strada e che ora non si fa più trovare, capire, accogliere…
Cominci a pensare che oggi è davvero una bella giornata e che il sole splende più del solito, ma che lui non c’è per renderlo migliore. E allora ti chiedi dove sia, costantemente è la fretta di sapere se ti pensa o se il tuo nome gli fa eco nella mente soltanto nei giorni di pioggia.
Cominci a pensare a come sarebbe stato se fossi stata più dura; se tu avessi portato maggior rispetto nei tuoi confronti… se avessi messo te prima di lui, prima di tutti.
E ti chiedi perché hai così tante paure da cui devi scappare.
Paura di restare sola.
Paura ad andartene… non sapresti nemmeno come elencarle. Non sapresti nemmeno se dargli importanza.
Ma cominci a pensare che oggi è una bella giornata, e lui… lui non è qui a renderla migliore.
Lui non è qui.





 
  
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