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Autore: lisi_beth99    09/03/2020    0 recensioni
Una bomba esplode davanti ad un centro per veterani e l'Intelligence si ritroverà in una lotta contro il tempo per impedire che altri innocenti possano morire. Questo caso potrebbe segnare una svolta anche nella vita di Alex Morel.
AVVERTIMENTO! Questa storia è il seguito di "Nothing will drag you down - Turiste per caso"
Buona lettura
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6



Alex e Trudy rimasero a conversare sulla situazione di Chicago fino a quando la squadra non rientrò.

La giovane osservò gli sguardi di ogni membro che appariva dalle scale. I primi ad arrivare furono Antonio e Kim, entrambi sembravano soddisfatti della missione. Anche Adam e Kevin avevano uno sguardo fiero. Ad Alex si tolse un peso dallo stomaco. Era riuscita a non tradirsi ma l’idea che fossero andati a prendere un attentatore instabile l’aveva tenuta all’erta fino a quel momento. Poi però la sua pace fu infranta nel momento in cui vide Jay salire a passo lento la scala; gli occhi puntati sul pavimento e le spalle ricurve. Qualcosa non doveva essere andato come sperava. Avrebbe voluto andargli incontro, capire cosa lo turbasse, ma si rese subito conto che non era il caso.

Il sergente Platt attese Voight per sapere come si fosse conclusa la faccenda – Hank! Allora? – domandò andandogli incontro. Lui mantenne il suo sguardo serio – L’abbiamo fermato. – disse voltandosi per un attimo verso Halstead – è morto. Era l’unico modo per impedirgli di far esplodere l’ordigno che aveva nello zaino. – spiegò velocemente. Ruzek posò la giacca sullo schienale della sedia – Già… gli artificieri hanno detto che, per i componenti usati, quella bomba avrebbe potuto radere al suolo tutto nel raggio di cento metri. –

Alex sollevò le sopracciglia sorpresa – Allora è stato un bene che quella donna abbia chiamato. – commentò. Hailey, che le stava passando accanto in quel momento, le posò una mano sul braccio – Ed è stato un bene che tu abbia capito che non stava mentendo come la maggior parte delle persone che avevano chiamato… - Gli occhi freddi di Voight si puntarono sulla castana – Già. A tal proposito… Alex vieni un attimo nel mio ufficio, grazie. –

Seguì l’uomo e si chiuse la porta alle spalle. Non si mosse dall’entrata però, nemmeno dopo che il sergente si era seduto sulla sua poltrona e le aveva fatto segno di accomodarsi. Rimasero per un attimo in silenzio poi lei anticipò qualunque cosa Voight volesse dire – Lo so. Giuro che la smetterò di immischiarmi nelle faccende dell’Intelligence. Giuro che ero venuta qui solo per ridare le chiavi dell’auto a Jay. È lei che mi ha detto di restare! – si stava così infervorando da non rendersi neanche conto di aver cominciato a gesticolare, cosa che faceva ogni qual volta la conversazione la prendesse molto. – E comunque non è colpa mia se metà delle volte ci finisco in mezzo ai vostri casi... –

Voight era rimasto in silenzio a fissarla, le braccia incrociate e appoggiate sulla scrivania, lo sguardo stranamente acceso e quasi divertito – Alex. – disse quando lei si interruppe rendendosi conto dell’espressione sulla faccia del sergente – Io volevo solo dirti che hai fatto un buon lavoro. – spiegò allargando le braccia – Ah… - sussurrò la giovane capendo di aver fatto una figuraccia. – Jay ha accennato al fatto che non hai più un lavoro… - cominciò Hank.

Inizialmente Alex batté le palpebre non capendo dove volesse arrivare. Poi le si accese una lampadina e sperò di non starsi sbagliando né di starsi facendo strane illusioni – Sì è così, il mio capo non guadagnava abbastanza dalla sua attività per potersi permettere delle commesse. – spiegò sommariamente lei. Voight le fece cenno nuovamente di sedersi sulla sedia davanti a lui; questa volta lo accontentò – Non posso negare che tu sia una persona sveglia e che abbia un senso di osservazione invidiabile, molti detective non hanno nemmeno la metà della tua abilità, e oggi sei stata brava ad aiutare quella donna e a cogliere subito la situazione. A noi manca una sorta di segretaria, qualcuno che prenda le telefonate e sia utile alla squadra, un supporto in certe occasioni… Se sei interessata il posto è tuo. – terminò osservando la reazione di Alex.

Lei rimase immobile per un tempo che le sembrò infinito. Sentirlo dire davvero era completamente diverso dalla sua supposizione. – Sì, va bene. Per me va bene! Grazie! – le comparve un sorriso smagliante mentre stringeva la mano al sergente. Poi si alzò per andarsene dall’ufficio ma fu fermata – Un’ultima cosa. – Hank era tornato serio – Ho una politica molto rigida in fatto di relazioni: non tollero che si intromettano con il lavoro. – lei finse di non capire – Non so di cosa stia… - ma il sopracciglio alzato dell’uomo la fece desistere dal dire una bugia così palese – Farò in modo di non deluderla. –

Una volta uscita dall’ufficio Trudy prese il suo posto per parlare con Hank. La giovane passò in rassegna l’ufficio; quello sarebbe stato il suo nuovo posto di lavoro e quelli i suoi colleghi. Sarebbe stato totalmente diverso da ciò a cui era abituata.

-Hey che ti ha detto il capo? – chiese troppo curioso Adam. Alex finse indifferenza per la conversazione appena avuta – Nulla di che. Mi ha solo detto che ho fatto un buon lavoro al telefono. – decise di non raccontare la parte più importante, prima l’avrebbe detto a Jay.

Fu con quel pensiero che si voltò verso il detective, accorgendosi dello strano sguardo che ancora gli adombrava il viso. Stava chino sulla sua scrivania e digitava meccanicamente sulla tastiera. Alzò per un solo attimo lo sguardo dal monitor per posarlo sulla giovane che si stava avvicinando alla sua postazione. Non disse nulla e si rimise a scrivere quello che Alex immaginò essere il rapporto della serata.

A lei non servirono parole per capire che c’era qualcosa che gli stava pesando e che stava facendo uno sforzo enorme per non darlo a vedere al resto della squadra.
Voight e la Platt uscirono dall’ufficio e l’uomo richiamò l’attenzione dei presenti – Ascoltatemi un attimo. Oggi avete fatto tutti un buon lavoro, Alex inclusa. Ed è per questo motivo che, dopo averne parlato con Trudy, abbiamo stabilito che da domani farà parte della squadra. Da domani Antonio prendi la scrivania di Alvin e Alex si metterà al tuo posto. – indicò la scrivania di Dawson, quella subito in cima alle scale – Svolgerà un lavoro d’ufficio e le chiamate passeranno tutte da lei. – continuò a spiegare fra la sorpresa di tutti quanti – Sono una segretaria. – esclamò Alex guardando il sergente con un sopracciglio alzato – Sì, esatto. – Voight rimase per un secondo a fissarla come se si stesse pentendo di quella decisione. Poi si riscosse – Ed ora, visto che è stata una lunga giornata, potete andarvene. I rapporti finirete di redarli domani. Buona serata! –

Per i successivi cinque minuti abbondanti, Alex fu sommersa da domande e congratulazioni dai membri dell’Intelligence; tutti tranne Jay che, dopo aver fissato la giovane con gli occhi spalancati, era tornato a fissare il monitor del suo computer.

-è una notizia fantastica! – esclamò Kim andando ad abbracciarla. Alex non seppe per quale motivo, ma rimase immobile senza ricambiare il gesto. Burgess se ne rese conto e si staccò immediatamente fingendo che non fosse successo nulla. – Noi andiamo al Molly’s a bere qualcosa. Ti unisci a noi? – domandò Kevin mentre si infilava la giacca in pelle. Alex lanciò uno sguardo rapido a Jay – Facciamo un’altra volta ragazzi. – Hailey le sorrise comprensiva – Va bene, buona serata! – la salutò prima di incamminarsi con gli altri verso le scale.

Rimasti soli, Alex si avvicinò al detective che sembrava perso fra le parole del suo rapporto. Si mise dietro alla sua schiena e gli appoggiò le mani sulle spalle. Lui smise di digitare sulla tastiera e sembrò grato di quel contatto. Lei si abbassò verso l’orecchio di Jay – Cos’è successo questa sera? – sussurrò cominciando poi a muovere i pollici in segni circolari. – Non mi va di parlarne… - disse atono ritornando sul suo rapporto. Alex però non gliel’avrebbe data vinta. Afferrò lo schienale della sedia e la fece girare, costringendo Halstead a staccare gli occhi dal monitor – Voight vi ha dato la serata libera. Usciamo da qui… - lo supplicò.

-*-

-Gli ho sparato. – disse ad un tratto Jay. Erano a casa del detective, dopo aver bevuto qualcosa (lui una birra, lei due bicchieri di un ottimo pinot nero che aveva portato da casa sua un paio di sere prima) si erano messi a letto, entrambi stanchi dalla giornata. Lui aveva appoggiato la testa sul petto di lei e le accarezzava un braccio mentre Alex, con la mano libera disegnava dei cerchi sulla schiena di Jay. Tutto sembrava così normale, quasi come se l’avessero sempre fatto.

-Ho sparato a quel pover’uomo… - ripeté ancora in preda ai rimorsi – Era un assassino, Jay. Avrebbe ucciso altre persone se non l’avessi fermato. – Alex riusciva solo a pensare alla questione della bomba – Sì ma ne aveva passate tante. Era un veterano, aveva visto cose orribili e, una volta tornato? Nessuno l’ha aiutato. – lui smise di accarezzarle il braccio – Non andava ai gruppi di ascolto dei Chicago Veterans? – chiese lei ricordandosi di aver sentito qualcuno della squadra dire qualcosa del genere. Jay sbuffò – Sì beh… Anch’io li ho frequentati per un po’! ma fuori da lì sei da solo. – Alex guardò la nuca dell’uomo senza sapere cosa dire – Quando sono rientrato dall’ultima missione ho faticato molto a riadattarmi alla vita di tutti i giorni… - non sapeva se si sentisse pronto a parlare di quel periodo con lei. Non ne aveva mai fatto parola con nessuno, nemmeno con suo fratello. L’unico al corrente di quei mesi bui era stato Mouse, il suo amico e compagno d’armi. – Sono stati mesi… difficili. – sembrò non voler più parlare ma Alex voleva che si liberasse di quel peso immenso che lo teneva sveglio la notte. Gli posò una mano sulla testa e accarezzò i capelli corti – Hey, puoi parlarmi di tutto, lo sai? Non ti giudicherò e tantomeno ti lascerò da solo. Liberati del fardello! Ci sarò sempre. – gli lasciò un leggero bacio sulla nuca. Lui si mosse quel poco per guardala negli occhi – Non credo sia giusto caricarti anche dei miei problemi. – il viso di lei si aprì in un grande sorriso – Tu già mi hai aiutata con i miei di problemi. Lascia che ricambi il favore… -

E così Jay si ritrovò a raccontare delle missioni, del suo amico Mouse, di tutte le sere in cui si era ubriacato in qualche pub di Chicago e, alle quattro o cinque di mattina, chiamava Mouse perché lo riportasse a casa. Greg Gerwitz, il suo vero nome, aveva combattuto nei Rangers al fianco di Jay ed erano diventati grandi amici quasi subito. A Chicago poi era diventato assistente tecnico per l’Intelligence. Dopo qualche anno aveva lasciato gli Stati Uniti per tornare a combattere, nonostante il disappunto di Jay.

Raccontò ad Alex, seppur molto brevemente, di quanto avesse faticato ad uscire da quel periodo buio. Sempre molto riservato, non aveva detto mai nulla alla sua famiglia: suo padre non avrebbe capito e suo fratello probabilmente avrebbe provato compassione… Però Jay sapeva che Will era al corrente di quello che aveva passato. Lui non ricordava quasi nulla ma Mouse era stato costretto a chiamare il più giovane degli Halstead un paio di volte per impedire al suo amico di andare in coma etilico.

Per tutto il tempo non fu in grado di guardare Alex negli occhi, temendo di vederci qualcosa che non gli piaceva: la compassione. Quando smise di parlare, il silenzio regnò per diverso tempo.

-Grazie. – fu l’unica cosa a spezzare il vuoto. Quella parola lasciò talmente sorpreso il detective che si dimenticò della vergogna e si voltò verso la giovane. Lei lo stava guardando con gratitudine; gli occhi puntati in quelli di lui senza la minima ombra di tristezza o pena, tutt’altro: stavano esprimendo solidarietà. – Grazie per esserti aperto con me. – non aveva altro da dire.

Fu allora che si rese conto di quanto Alex fosse diversa da tutte le altre. Si fiondò sulle sue labbra per baciarla e trasmetterle quello che provava per lei. Non l’avrebbe mai espresso a parole ma era abbastanza convinto che sarebbero riusciti a trovare un loro equilibrio e vivere una vita assieme.

-In tutta questa storia mi sono dimenticato di complimentarmi con te! – esclamò dopo essersi staccato dalle labbra di lei – Da domani farai parte della squadra! Voight raramente fa cose di questo tipo. – lei si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio – Non mi definirei proprio “della squadra”. Sarò la vostra segretaria… risponderò al telefono e farò poco più, non credo sia proprio quello che fate voi! – era contenta di avere un nuovo lavoro, anche se ancora nessuno le aveva parlato di stipendi… - Vedrà che sarà più entusiasmante di quello che credi. Promettimi solo di non metterti nei casini! – Alex fece un verso di scherno – Io?! Casini?! Ma per chi mi hai presa? – per tutta risposta lui la colpì con un cuscino sulla spalla mettendosi poi a ridere.

-Sei incredibile! – le sussurrò ad un orecchio prima di spegnere l’abatjour sul comodino e mettersi comodo nella sua parte di letto. – Anche tu non sei male! – scherzò Alex andando a rannicchiarsi fra le sue braccia.

Lei se lo sentiva: quel posto, fra le braccia di Jay, era casa ed era certa che lo sarebbe stato per molto tempo. O almeno lo sperava.



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Il prossimo capitolo della serie: "Nothing will drag you down - Finché morte non ci separi"

L'Intelligence dovrà indagare sull'omicidio di James Rauner durante la celebrazione delle sue nozze con Isabel Bledel. Chi lo voleva morto e perché?
   
 
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