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Autore: Alexys_Tenshi    09/03/2020    3 recensioni
[KuroTsuki|Futurefic|OS]
Non si era ancora completamente ripreso dalla sorpresa di ritrovarsi Tsukishima Kei in un bar di Tokyo. Avanti a lui. Ad offrirgli un drink.
Kuroo si passa una mano tra i capelli, sospira e apre gli occhi posandoli sulla figura che cammina avanti a lui. È cresciuto ancora Tsukishima e i capelli corti rendono ancora più visibile la linea sottile del suo collo…
“No, non devo pensarci…” mormora Kuroo mordendosi leggermente il labbro inferiore e puntando gli occhi sulle sue scarpe nere.
“Hai detto qualcosa?” domanda Tsukishima fermandosi.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: è da novembre 2019 che devo scrivere il seguito di questa drabble e finalmente eccolo qui! Vi anticipo che il mio headcanon fisso (che qui si vede pochissimo) è la convivenza di Kuroo e Bokuto. Tsukishima è ancora un personaggio che non so muovere bene ed ho paura che Kuroo sia ooc (ma io ho sempre questo timore). Il titolo è preso da "Nagareboshi" l'ending di Naruto.
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Fatemi sapere se la storia vi è piaciuta, l'avete odiata, o altro. Voglio delineare una trama vera per la KuroTsuki di questa serie e spero di non tornare tra troppi mesi.

Alexys

Prompt Vari: #004. X porta Y ad osservare le stelle cadenti. Quella stessa notte, entrambi esprimono un desiderio che si realizza.
 


Ad Harriet,
mi sono innamorata anche di Tsukki.

(I close my eyes and make a vow in my heart)
And entrust my dreams to that shooting star

 
 
Non si era ancora completamente ripreso dalla sorpresa di ritrovarsi Tsukishima Kei in un bar di Tokyo. Avanti a lui. Ad offrirgli un drink.

Kuroo si passa una mano tra i capelli, sospira e apre gli occhi posandoli sulla figura che cammina avanti a lui. È cresciuto ancora Tsukishima e i capelli corti rendono ancora più visibile la linea sottile del suo collo…

“No, non devo pensarci…” mormora Kuroo mordendosi leggermente il labbro inferiore e puntando gli occhi sulle sue scarpe nere.

“Hai detto qualcosa?” domanda Tsukishima fermandosi.

Kuroo alza a fatica lo sguardo per osservare il ragazzo. Le mani nelle tasche dei jeans strappati, la giacca lunga marrone a coprire il maglioncino bianco, ed un cipiglio curioso sul suo volto in attesa di una risposta.

“No, stavo solo pensando ad una cosa” risponde finalmente Kuroo cercando di sorridergli.

In tutta risposta Tsukishima inclina leggermente il capo e torna a camminare fino a raggiungere l’automobile.

In auto con lui… chissà se voleva portarlo in qualche altro locale o magari dove viveva. Il fatto che Tsukishima fosse a Tokyo gli sembra ancora un sogno. Non si vedono da qualche anno, dopo il primo anno di università di Kuroo se non ricordava male. Tsukishima era ancora al liceo e adesso invece gli intimava di salire nella sua automobile.

“Dove mi porti?” chiede Kuroo aprendo lo sportello e sedendosi sul sedile abbastanza comodo.

“Lo vedrai quando saremo arrivati” come sempre le risposte del biondo non potevano non essere criptiche.

Messa in moto l’auto e partiti verso l’ignoto – almeno per quanto riguarda Kuroo – i due non proferiscono parola.


Le luci della città lasciano spazio a pochi lampioni caratterizzanti la strada che porta all’università di Waseda. Tsukishima ha sempre le mani sul volante, le sposta solo a volte per cambiare stazione radio. Il viso concentrato a guardare la strada.

Kuroo lo osserva con la coda dell’occhio mentre scrive messaggi a Bokuto. Proprio il suo compagno di stanza lo ha abbandonato dopo due drink per raggiungere Akaashi nel suo appartamento.

K: Non so dove stiamo andando.

B: Kuroo vedrai che le cose si faranno interessanti!

K: Abbiamo passato il campus dell’università di Waseda.

B: Tranquillo, Tsukki non è mica un serial killer!... Spero.

Dopo quel messaggio posò il telefono nella tasca destra dei pantaloni e tornò a fissare il paesaggio.

Quello che Kuroo odia di questo momento è il fatto che sarebbe lui il più grande, quello che dovrebbe essere superiore. Eppure, Tsukishima sembra essere cambiato in un qualche modo. Forse era il suo essere più maturo? Ancora più diretto?

“Siamo arrivati” la voce di Tsukishima interrompe i suoi pensieri. Spegne la macchina e, prima di scendere, gli dona un mezzo sorriso.
 

Sono a Shitchi e camminano tra i percorsi bui immersi nel verde degli alberi. Era da molti anni che Kuroo non andava in quella zona. L’ultima volta era con Kenma e avevano passato tutto il giorno con i loro genitori in una sorta di picnic. Kenma aveva lasciato il suo Nintendo solo perché Kuroo lo aveva obbligato a fare due palleggi. Quel giorno il pallone era finito sopra un albero e Kuroo lo ha recuperato provocandosi una sbucciatura alle ginocchia e al braccio destro.

“Kuroo” ecco di nuovo che la voce di Tsukishima lo riporta alla realtà.

“Dimmi Tsukki…” risponde senza pensarci.

L’espressione divertita del biondo in penombra lo rende ancora più affascinante. Kuroo prova a ricordare perché le cose non sono andate bene la prima volta. Forse c’entrava ancora la distanza che sembrava così immensa all’epoca. Forse il voler ancora restare nascosti agli occhi degli altri. I messaggi lasciati per ore senza visualizzare. A Kuroo piaceva – e piace ancora – Tsukishima. Solo che ora le cose sono diverse.

“Guarda in alto Kuroo” mormora a pochi passi da lui.

Quando si è avvicinato così tanto da poter quasi sfiorare il suo corpo?

Kuroo alza la testa e i suoi occhi brillano per un senso di gioia che sembrava aver dimenticato. Nel cielo alcune stelle cadenti fanno capolino per qualche secondo, portandosi dietro la loro scia troppo velocemente. Anche questa è una delle cose che Kuroo non faceva da tempo. Osservare le stelle cadenti in totale serenità, senza essere disturbato dalle urla di Bokuto che esprime desideri ad alta voce e si volta verso Akaashi chiedendogli se poi si avvereranno davvero.

Un desiderio, ecco cosa deve fare. Esprimere un semplice desiderio.

Sorride mentre nella sua mente la frase si forma e la lascia andare con la stella. Porta lontano il suo desiderio, nello spazio infinito e fai sapere a tutti cosa prova in questo momento.

“Sono contento che ti piaccia” gli dice Tsukishima aggiustandosi gli occhiali con la punta dell’indice destro.

“Ti sei ricordato che era una delle cose che volevo fare”. Entrambi non reprimono un sorriso. Kei annuisce.

“Espresso il desiderio?” domanda alzando lentamente la mano sinistra.

Kuroo fa giusto in tempo a rispondere con un “sì” prima di sporgersi in avanti prendendo i lembi della giacca del ragazzo e tirarlo verso sé. La mano di Tsukishima si infila tra gli scuri capelli e preme leggermente sulla nuca, quasi a non voler far scappare il giovane.

Si baciano piano e a lungo. Riacquistano la memoria di quei baci dati anni prima, la sensazione delle labbra dell’altro sulle proprie, l’adrenalina che inizia a prendere il sopravvento. Si stringono sempre più, le dita premono sulla schiena e sul collo. Si staccano solo per prendere fiato e, come due magneti, si attraggono ancora una volta.

“Questa volta sarà diverso” dice Kei all’improvviso. Si sta scusando senza dire la ‘parola magica’.

“Sì, vediamo dove andremo a finire” risponde Kuroo perdendosi nei suoi occhi.
 

Bokuto lo chiama quando sono le 2:30 e ancora non ha sue notizie. Kuroo si gira piano nel letto e risponde controvoglia dopo aver visto la faccia del ragazzo riempire lo schermo del telefono.

“Sono vivo. Sono a letto” borbotta chiudendo gli occhi.

“KUROO! Mi sono così preoccupato per te! Akaashi stava giusto dicendo che non era possibile che ti avesse sotterrato o buttato in un lago” la serietà con cui Bokuto ammette questi pensieri lo spaventa.

“Bokuto non urlare! Ci vediamo domani” gli dice prima di sentire una mano prendere il suo telefono. Il peso del corpo di Tsukishima sul suo è qualcosa che lo tranquillizza.

“Ti sembro un assassino? Vai a dormire Bokuto-san” le ultime parole prima di staccare la chiamata e lanciare il telefono su uno dei comodini accanto al letto di Kuroo.

“Dormiamo” dice semplicemente Kei.

“Ok Tsukki” risponde Kuroo posando la sua schiena contro quella del ragazzo prima di chiudere gli occhi.
   
 
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