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Autore: Fuuma    11/03/2020    12 recensioni
Il pizzo solletica le palpebre chiuse di Bucky. È una precauzione inutile, che Steve gli ha legato intorno agli occhi per puro vezzo, quando gli ha accarezzato la guancia con il foulard e all’orecchio gli ha sussurrato di tenere gli occhi chiusi.
{ stucky | 10/03/2020 - Happy BDay, Buck }
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Steve/Bucky { stucky };

Warning: accenni crossdressing; canon divergence (what if); modern era;

 

I personaggi appartengono alla Marvel, alla Disney e a chiunque ne abbia diritto.

 

__Let the world end__

{ I'll be safe in your arms }

Il pizzo solletica le palpebre chiuse di Bucky. È una precauzione inutile, che Steve gli ha legato intorno agli occhi per puro vezzo, quando gli ha accarezzato la guancia con il foulard e all’orecchio gli ha sussurrato di tenere gli occhi chiusi.

«Non spiare» aggiunge, mentre fa saltare un bottone alla volta della sua camicia. È nera – un tempo sarebbe stata bianca, immacolata, un tempo un paio di bretelle gli avrebbero attraversato il petto per reggere i calzoni o al collo si sarebbe chiusa una cravatta che, ora di sera, sarebbe finita talmente allentata da avere il nodo all’ombelico.

«Forse non te ne sei accorto, ma questo braccio funziona a tutti gli effetti come uno normale. Posso spogliarmi anche da solo.» Bucky lo prende in giro, ma Steve non si ferma, e in silenzio, raggiunge il cavallo dei pantaloni.

Al primo tocco sopra la stoffa, Bucky sussulta. È un’ondata che lo coglie alla sprovvista, la sente salire dai fianchi e accumularsi al bassoventre, insieme al sangue e al calore e allora non parla più nemmeno lui, perché teme che la voce lo tradirebbe.

È la cecità a renderlo così ricettivo – nel buio, il tocco di Steve gli lascia sulla pelle impronte di luce e lampi di calore. Sente la sua mano alla lampo dei jeans, ai fianchi, le dita a uncinargli i boxer, gli strattoni lenti che lo spogliano di ogni vestito.

Trema ogni volta che la punta delle sue dita gli sfiora le carni.

Geme piano, sottovoce, singulti che si arrotolano sulla lingua, che si bagnano di saliva ed eccitazione, quando si scopre nudo, spogliato di ogni barriera e ogni difesa.

Stringe i pugni, al freddo della stanza che gli scorre sulla pelle. Brividi, fremiti e di fronte a lui, intenso e penetrante, lo sguardo concentrato di Steve.

«Ancora un attimo.» La sua voce si posa sulle labbra.

Bucky dondola in avanti, cerca il contatto, ma trova il vuoto e una mano aperta allo stomaco, perché non rischi di cadere.

Vorrebbe dirgli che è più agile di così, che è stato il Winter Soldier, che si è lanciato da palazzi, da helicarrrer in volo ed è sfuggito alla furia di una Pantera Nera. Ma quella mano, per ora, è l’unico punto di contatto che ha con Steve e il suo corpo sta già pregando per averne ancora.

«Cristo Steve, ora apro gli occhi e spero per te che tu sia altrettanto nudo. Non posso essere l’unico a crepare di freddo in questa stanza.»

«Non ancora» insiste l’altro.

Bucky si morde un labbro, affonda il morso a sangue e quando Steve se ne accorge, gli passa la lingua sulla bocca, raccogliendo gocce rosse e il sapore di un bacio.

«Steve…»

«Ci sono quasi.»

Sulle labbra si posa qualcosa di diverso dalla lingua di Steve; denso, segue docile il disegno della bocca di Bucky.

Un rossetto.

Bucky serra gli occhi più forte, si obbliga a resistere alla voglia di aprirli, di guardare oltre il pizzo nero che li benda e scoprire quale sfumatura di colore Steve abbia scelto per lui.

Le code lunghe del foulard si muovono lente dietro la sua schiena, una carezza accennata del pizzo che gli si accoccola tra le scapole. Steve le sposta di lato quando armeggia intorno al suo collo e qualcosa di freddo e di lungo serpeggia sul suo petto.

Bucky inarca la schiena e Steve non resiste all’impulso di stringerlo in un abbraccio. Gli circonda le spalle, gli bacia una guancia e Bucky si ritrova al punto di partenza, a dondolare in avanti, desiderando solo di cadere perché sa che Steve lo prenderà al volo a qualsiasi costo.

Ma Steve lo sposta indietro. «Ho quasi finito, promesso.» gli dice e aspetta che sia di nuovo stabile sulle gambe, che si regga in piedi da solo e lui possa allontanarsi ancora.

Quando lo fa, Bucky ha di nuovo freddo.

Sbuffa e pizzica le labbra con la punta della lingua; il rossetto sa di chimico, di fragola e di nuovo. Non è uno dei suoi.

Qualcosa gli sfiora la guancia, tintinna come cristalli sul metallo e si appoggia al collo, facendolo rabbrividire. È il respiro di Steve a scaldarlo, una boccata lunga e concentrata, come quando è impegnato a studiare i dettagli di una missione – lo sente muoversi con cura, sollevare i cristalli vicino al suo orecchio, sente l’ago bucare la carne, riaprire un foro mai del tutto chiuso e poi il peso di un orecchino appeso al lobo.

Prima uno.

Poi l’altro.

E anche a occhi chiusi riesce a sentire quando Steve sorride, mentre lo guarda e scioglie il nodo del foulard.

«Ora puoi riaprire gli occhi, Buck.»

Una sventolata di ciglia. Bucky li apre un po’ alla volta, ritrovando frammenti di immagini che ritraggono tutte il corpo di Steve: il suo petto, il suo collo, il suo volto, i suoi occhi. Il suo sguardo innamorato.

Arrossisce per quello, perché può essere completamente nudo nella camera da letto di un uomo e non farsi problema alcuno, ma gli basta un’occhiata sola di Steve per sciogliersi come burro.

Al loro fianco, uno specchio intero li riflette.

Steve è ancora vestito, ha ancora gli abiti con cui l’ha portato a cena.

Bucky, invece, quando si volta a guardarsi allo specchio, trova un corpo nudo e labbra dipinte di un rosso scuro come il vino che hanno bevuto quella sera. Borgogna. Al collo un sottile pendente d’oro gli taglia il petto in due metà – ad inciderlo una scritta; a te ho affidato la mia anima. E alle orecchie penzolano orecchini d’oro e cristallo.

Le braccia di Steve gli serpeggiano addosso; si muovono dal basso verso l’alto, dal suo torace fino a circondargli il fianco e dal petto verso le spalle.

Lo imprigiona in un abbraccio e vezzeggia il suo collo con una tempesta di baci. «Buon compleanno, Buck.» gli occhi a guardare il riflesso, la bocca a conquistargli la pelle.

Bucky geme e sorride, si aggrappa alle sue braccia e a capo ruotato gli cerca la bocca.

Un bacio. Due baci. Tre. Fino a perdere il conto.

«Ti piacciono?» gli chiede Steve.

Ansimano entrambi, bocca contro bocca, occhi negli occhi e mani ovunque riescano ad arrivare.

Bucky annuisce. «Tanto. Grazie.»

«Ti avevo comprato anche un vestito… ma a essere onesti è tutta la notte che ho voglia di averti nudo tra le mie braccia.»

Bucky ride e spinge indietro il fondoschiena; un colpetto che non ha nemmeno la pretesa di fingersi innocente, ma si struscia con irriverenza tra i calzoni di Steve, sul suo bassoventre, strappandogli un gemito roco. «Non mi starai viziando troppo?»

Steve gli morde un orecchio. La bocca gioca con la chiusa dell’orecchino, la lecca e lecca il lobo – in bocca sapore di carne e metallo, tra le braccia lo stesso. «Anche fosse? Sei mio marito, è il tuo compleanno e ti amo. Ho tutte le scuse che voglio per viziarti.»

Incrocia le dita con quelle di Bucky. Mano destra su mano destra e all’anulare due fascette gemelle dorate tintinnano nello scontrarsi l’una con l’altra. «Cento di questi giorni, Buck.»

Bucky sorride.

E se anche quei giorni non dovessero arrivare, non gli importa. Il mondo potrebbe finire domani e Bucky sarebbe comunque l’uomo più felice di questa terra.

 

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Sono tanto una persona orribile se - come mio solito - giungo in ritardo perfino per il compleanno di Bucky? Ma, tanto per restare in tema di questa-l'ho-già-sentita e sono-pessima-a-scrivere-sulle-festività-compleanni-inclusi, questa fic non era in programma. E' uno di quei soliti periodi in cui la mia voglia di scrivere va e viene (ma soprattutto va) e per la maggior parte del tempo mi ritrovo a rimuginare su un foglio bianco di word, finché non arrivano le dannate 2 di notte e magicamente, dal nulla, mi sveglio con un'idea che devo assolutamente scrivere perché, insomma, è il compleanno di Bucky, vuoi davvero essere l'unica che pur adorandolo non gli dedica nemmeno uno straccio di fic? Ecco. E tutto questo per dire che la fic è un po' quel che rimane della mia lucidità alle 2 di notte - molto poco -, spero non sia troppo fluff. E per il crossdressing... tecnicamente non è nemmeno vestito... XD

Oh, un'ultima cosa, ovviamente è ambientato post Endgame, con Steve rimasto in questo secolo. Duh!

 

Happy Birthday Bucky <3

   
 
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