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Autore: IlCorvOscuro    11/03/2020    0 recensioni
"Molte volte è meglio restare lontani dalla verità, restare indifferenti e ingenui;
ma sarebbe impossibile, dato che la conoscenza è ciò che l'uomo brama da tempo."
Correva l'anno V del Re Rurom, quando iniziò il tutto. A quel tempo ero solo un umile orfano, sopravvissuto -Per fortuna o per miracolo?- all'incendio che incenerì la mia famiglia.
Da allora la vendetta mi marchiò l'animo in modo rovente.
Ma mai avrei immaginato che intraprendendo quel sentiero avrei lasciato dietro di me una scia così scarlatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il paese pullulava di gente per via del mercato all'aperto. Tutta quella confusione era dovuta soprattutto a una sorta di gara fra i mercanti delle varie bancarelle.

Fu dopo un quarto d’ora che Gabriel col capo chinato e la sua vista ostacolata dal cappuccio, riuscì a raggiungere l’erborista.
Bussò più volte a intervalli sconnessi prima di ricevere una risposta.
Una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi raccolti in una scomposta treccia laterale,  si presentò all'entrata, scostandosi dall'uscio per far entrare Gabriel, che però rimase fuori guardando la ragazza quasi interdetto, poiché non si aspettava tale fanciulla in quella bottega.
Erano anni che frequentava la bottega e sempre ad accoglierlo era Eldor, un uomo dalle fattezze così adatte alla battaglia che a prima vista tutti lo associavano a un fabbro e non a un medico.
Il corvino si schiarì la voce –Mi perdoni, cercavo Eldor per ritirare l’intruglio da consegnare all'anziana Adria-
-Eldor è in viaggio da un paio di giorni, tornerà fra due lune. Entra.-
La giovane abbandonò l’uscio, inoltrandosi nella bottega per raggiungere un grande scaffale colmo di unguenti riposti in piccole boccette di vetro, mentre l’arciere entrò lasciando la porta socchiusa.
-Per tutta la durata del suo viaggio, sostituirò io Eldor. Quindi la prossima volta non ti spaventare nel veder spuntare me e non lui- ribadì la fanciulla, terminando la frase con una risatina.
Gabriel osservò le dita gracili della fanciulla muoversi inesperte fra le svariate boccette, fin quando non prese quella destinata a Adria.
Chiuse lo sportellino dello scaffale, porgendo l’unguento al ragazzo.
-Il medico mi aveva detto che avevi una particolarità molto evidente, ed effettivamente non si sbagliava.-disse, mentre Gabriel le poggiava il denaro sulla mano e afferrava l’unguento.
-Tutti abbiamo delle particolarità, c’è chi le ha evidenti e chi no.-
Udendo quella risposta la giovane sorrise.-Non ci siamo ancora presentati, il mio nome è Azalea.-
-Gabriel, ma suppongo che lo sai già grazie a Eldor.-
In risposta, la ragazza annuì sorridendo, voltandosi per riporre le monete in un sacchettino di cuoio.
Il corvino salutò la fanciulla, richiudendo la porta alle proprie spalle, ripose l’unguento dentro la piccola tracolla nascosta dal mantello.

Alzò gli occhi verso il cielo, il sole illuminava il villaggio, aveva ancora un paio di minuti prima d’inoltrarsi nel bosco e dedicarsi alla caccia.
Si sistemò meglio il cappuccio e con sguardo basso decide di andare alla taverna.
Era solito passare un po’ di tempo alla taverna qualvolta doveva recarsi al villaggio, anche perché poche persone dominavano quel luogo a quell’ora e i pochi cittadini lì presenti o erano ubriachi dalla notte prima o erano avventurieri diffidenti.
In entrambi i casi non facevano caso ai suoi occhi.
Giunto alla taverna, si recò al bancone sedendosi su uno sgabello in legno.
-Oh Gabriel, caro amico mio devi ascoltarmi.- dichiarò l’oste andandogli incontro.
Il corvino sbuffò –Se c’è da risolvere qualche problema con alcune fanciulle non lo farò, mi  è bastata la disavventura con Rosaline avvenuta cinque lune fa.-
Il locandiere, parecchio agitato, prese un boccale di birra, glie lo porse per poi fare il giro del bancone e sedersi affianco a lui.
-No, magari fosse quello il guaio.-
L’arciere sorseggiò il liquido all'interno del boccale, fissando il suo amico quasi a incoraggiarlo a parlare.
-E’ giunto un uomo qui, un paio di lune fa. Ha pagato bene per una birra, fin quando non ha iniziato a giocherellare con uno strano ciondolo, allora mi sono interessato e lui mi ha minacciato di consegnarlo a un ragazzo dallo sguardo particolare  che entrerà in questa locanda alla fine dell’inverno.-
Gabriel ascoltò tutto, finì la birra prima di proferir parola, ridacchiando sommessamente –Oh il menestrello che hai ingaggiato ultimamente racconta delle belle filastrocche. –
L’oste mise una mano dentro la camicia prendendo l’amuleto e poggiandolo sul bancone.
-Non ho inventato nulla.-
Il corvino fissò il ciondolo circolare. Anche se il talismano era fatto d’ebano, le due ali piumate incise sembravano librarsi in quel nero.
Gabriel avvicinò la propria mano fino a sfiorare l’amuleto.
Al tocco, la sua mente esplose, iniziando a vagare fra pensieri scomposti fino a fermarsi al ricordo di quella notte lontana.

Fuoco, calore, grida.

Chiuse gli occhi alzandosi di scatto, facendo cadere lo sgabello a terra provocando un rumore sordo.
Joshua osservò la scena con sguardo confuso,  vide Gabriel respirare affannosamente guardandosi attorno.
-Brucialo, fai qualsiasi altra cosa, vendilo non lo so, ma quel coso non lo prendo.- disse dopo un paio di minuti il corvino.
Il locandiere scosse la testa compulsivamente –No, non posso, lui sarebbe tornato a uccidermi se non te l’avessi consegnato.-
L’oste tornò dietro al bancone e prendendo un tovagliolo di stoffa, ormai ingiallito dal tempo, iniziò ad avvolgere il talismano.
-Tienilo pure così, l’importante è che sia nelle tue mani e non nelle mie. Io dopo questa ho finito di porgere domande ad avventurieri strani.-
L’arciere allungò la propria mano afferrando il ciondolo nell'involucro di stoffa.
Tramava, quella visione era così reale che riusciva ancora a percepire l’odore del fumo e dei corpi carbonizzati, il calore del fuoco che ardente voleva inghiottirlo con le proprie fiamme, le urla di coloro che considerava una famiglia.

Si voltò, uscendo di corsa dalla taverna, dirigendosi verso il bosco. Aveva bisogno di udire altro, di percepire qualcosa che lo tranquillizzasse.
Fermò la sua corsa in prossimità e di una grande quercia; si accomodò fra le sue radici, tenendo stretto il ciondolo. Si fece cullare dal cinguettio degli uccelli e il fruscio delle foglie. Si tolse il cappuccio, alzando gli occhi verso il cielo nascosto dai rami e dalle verdi fronde dell'arbusto alle sue spalle.
Rimase così, immobile, fino a quando il suo respiro tornò a regolare, così posò il ciondolo nella borsa, senza togliergli il tovagliolo, prima di alzarsi e dirigersi verso la casa di Adria.
Le avrebbe lasciato la borsa contenente l’unguento e l’amuleto, avrebbe preso l’arco e sarebbe andato a caccia.
Tornato alla dimora, Adria era sempre lì, ferma a bearsi il calore di quelle fiamme.
Gabriel non riuscì a nascondere la smorfia che spontanea nacque sul suo viso alla vista del fuoco.
La vecchia dormiva placidamente. Il corvino decise di non svegliarla e avvisarla del suo ritorno.
Conosceva Adria da quando lei aveva trenta anni. Lei l’aveva salvato e accolto nella sua dimora e dall'ora fino ad adesso Gabriel si è sempre preso cura di lei, imparando da autodidatta a cacciare. Il corvino le sta affianco soprattutto negli ultimi anni, quando ha iniziato a invecchiare così velocemente da renderla irriconoscibile.

Lei è invecchiata di trenta in soli sei anni

Eldor più volte venne a visitarla, dando la colpa alla malattia che la stava pian piano uccidendo.
Si risvegliò dai suoi pensieri, non appena udì il frinire dei grilli.
Fra una preda e l’altra non si rese conto della luna nascente e dell’oscurità della notte che lo accerchiava.
L’arciere decise di tornare, raccogliendo la cacciagione.
-Bentornato Gabriel, com’è andata la tua visita al villaggio?- domandò Adria non appena il corvino oltrepassò l’uscio della porta.
-Perdonate il ritardo Madame Adria, mi sono recato da Eldor stamane, per comperare l’unguento ma lui non c’era.- dichiarò il ragazzo posando l’arco e il mantello, iniziando a pulire e preparare la cena come ogni sera.
-Una fanciulla di nome Azalea ha preso il suo posto momentaneamente.- il corvino stava continuando il proprio racconto fin quando Adria non lo fermò.
-Non devi dirmi altro?-
Gabriel si fermò e scosse la testa. –No, l’assenza di Eldor, mi ha fatto guadagnare del tempo. Non appena comperai l’unguento mi dedicai alla caccia.-
L’anziana continuò a fissare le fiamme. –Senza passare dal tuo amico oste?-
-Joshua aveva da fare, non mi sembrava opportuno disturbarlo con la mia presenza.- mentì il ragazzo.
Il silenzio calò in quella stanza. Una quiete che Gabriel non percepì, probabilmente per il suo afflusso di pensieri, il più importante fra tutti era:

Perché le aveva mentito?

Gli era venuto spontaneo, forse non voleva che Adria si adirasse nuovamente.
Come un fiume quelle riflessioni continuarono a fluire, fin quando una voce rauca lo interruppe.
-Devi andare a Eulanthir-
Gabriel si fermò, colpito da quelle parole. –Sono due giorni di cammino, non mi sembra il caso lasciarla da sola, soprattutto in queste condizioni.-
L’anziana tossì, indicando al ragazzo un cofanetto sopra al camino.
Il corvino si diresse verso l’oggetto, l’aprì e dentro ci trovò una lettera ingiallita, sigillata con della cera rossa riportante il simbolo di uno scudo.
-Consegnala al mio amico Regis, è una cosa di massima priorità. Partirai domani all'alba, non preoccuparti starò bene.-
L’arciere fissava l’anziana annuire, nel suo sguardo Gabriel riusciva a vedere altro, percepiva che la calma che Adria spigionava in quel momento era solo una mera apparenza.
 
  
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