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Autore: PrimbloodyBlack    11/03/2020    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Skye faceva parte di una della famiglie più importanti del regno. Suo padre, braccio destro del re, l'aveva educata ad una vita di sfarzo e lusso. Tutto ciò che voleva era suo, le bastava solo chiedere. Ma l'unica cosa che lei voleva era l'unica che non gli era concessa. Essere libera.
Dopo la morte della madre Margaret, il padre sprofondato nella depressione, aveva riposto tutto il suo amore morboso verso la figlia. La teneva chiusa nell' enorme dimora impedendole di uscire e quindi di cercare marito. Aveva ormai raggiunto i diciassette anni ed ogni donna della sua società aspirava ad uno sfarzoso matrimonio. Ma a lei fu negato anche di amare. Tentò più volte di fuggire ma sempre in vano.
Solo una volta si era avvicinata alla libertà ma un incontro alquanto magico aveva cambiato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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You will grow all you need to grow inside my spine
And then take what you need to take, what's yours is mine
And then just give all you want of it 
to some new thing
I'll stay here, 
the provider of that constant sting
they call love
-Daughter

 

Skye non sapeva come elaborare ciò che aveva visto, figurati se c'era ancora altro da vedere. Ma Thalia l'aveva rassicurata "Abbiamo quasi fatto" le aveva detto, anche se quello che avrebbe visto dopo le avrebbe fatto più male.

La regina spodesta era riuscita a fuggire grazie all'aiuto di una più giovane Anaan, che era riuscita a far perdere le sue tracce grazie ad un incantesimo. Neanche le Falcidie, esperti segugi, erano riuscite a tracciarla e ad eliminarla.

"LA VOGLIO MORTA!" Aveva gridato la regina ai suo fedeli sottoposti. Ma per quanto fosse forte il suo desiderio, di vedere la testa della sorella avvolta da un panno rosso, nessuno l'aveva più trovata.

Erano passati anni da quella fuga e nessuno aveva più sentito parlare di lei. La popolazione e la corte l'avevano dimenticata, come se non fosse mai esistita. E se nessuno si ricorda di una regina scappata, allora non esiste alcuna regina.

"Vai dove nessuno sa chi sei." le aveva detto la maga, e così lei fece. Aveva varcato il confine che divideva i due mondi. Non sapeva i costumi degli umani, né le loro usanze, aveva provato ad integrarsi, ma quel mondo era così diverso del suo, si sentiva minacciata e non al sicuro come credeva. Era rimasta in solitudine per per qualche anno, perfezionando i suoi poteri. Si era rifugiata in una piccola catapecchia abbandonata, che lei aveva reso la sua nuova casa. L'uniche volte che andava in città era per comprarsi del cibo. Tutti la conoscevano come la Donna con il Velo Nero, perché i suoi capelli erano così lunghi e neri come la pece che sembravano coprirla come una veste. La maggior parte delle persone pensava o che era una povera vedova o un orfana senza famiglia. C'era chi addirittura credeva fosse un messaggero di morte, a causa della sua pallida carnagione, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiedere a lei stessa la sua storia. Poi una notte, qualcuno busso alla sua porta. Non le era mai successo in due anni che qualcuno le facesse visita, pensava fossero dei forestieri o dei banditi. Accese la piccola candela e con cautela si avvicinò alla porta. Qualcuno bussò nuovamente, sta volta più insistentemente. La donna prese un piccolo tronco non bruciato da dentro il camino e aprì con uno scatto la porta.

"Che... Cosa?" non riusciva a pronunciare alcuna parola. I suoi occhi si inumidirono, bagnandole le candide guance.

La figura davanti a lei le sorrise con sguardo infantile ed esclamò "Finalmente ti ho trovata mamma." L'essere che al momento del tradimento della sorella l'aveva salvata, era lì dinanzi a lei.

"T-tu!" balbettò Mor. "Come hai fatto?" disse finalmente sorridendo. Ma l'essere non rispose, bensì rimase lì a guardarla con un dolce sguardo. Dopo qualche secondo di silenzio, la donna lo invitò ad entrare in casa sua.

Fu così che cominciò a creare la sua prima stirpe, i cosiddetti primi figli, esseri soprannaturali di nessun sesso, ne maschi, ne femmine. Avevano la capacità di cambiare forma e di assumere fattezze umane. Riuscirono a cambiare quelle pelle nera come la notte in una più umana, compresi i capelli. Ma la maggior parte di loro volevano rimanere fedeli a sé stessi e alla propria natura. Con il tempo quella piccola catapecchia fu popolata di persone e c'era bisogno di una casa più grande. Si misero tutti a lavoro e da soli riuscirono ad ingrandire la casa e a renderla più abitabile. Inizialmente erano solo in sette, poi aumentarono, ancora e ancora. Con il passare degli anni quell'isolamento divenne sempre più duro. Volevano tutti conoscere il mondo degli umani ed in generale scoprire il mondo. Cominciarono tutti a cambiare forma, cominciarono a fare esperienze, amicizie, amori, ma non furono gli unici, anche Mor si era affezionata a qualcuno. Un nobile uomo che ogni tanto faceva passeggiate nei boschi con il suo cavallo. Il loro primo incontro fu abbastanza semplice, si incontrarono in un sentiero mentre la donna ritornava a casa. Si erano scambiati uno sguardo, ma nulla di più. I loro casuali incontri diventarono così frequenti che un giorno l'uomo non riuscì a frenare la sua curiosità.

"Qual è il vostro nome signorina?" le aveva chiesto con garbo.

"Margaret" disse d'impulso, un nome tipicamente umano. "E voi?"

"Lucas Carter mia signora." disse chinando il capo "Al suo servizio". La donna rise, non più abituata a tali galanterie.

"Dove eravate diretta signorina Margaret?"

"A casa, signor Carter"

"Vuole che l'accompagni?"

"No ma vi ringrazio, i miei figli mi stanno aspettando, non vorrei dilungarmi troppo."

"Quindi ha dei figli, non sembra sapete? Suo marito deve essere un uomo fortunato per avere una donna così bella al suo fianco."

"In realtà non ho marito signor Carter." ammise con un velo di malizia. "Ma adesso devo veramente andare, arrivederci."

"Senz'altro!" disse lui galoppando nella direzione opposta a quella della donna. "Non vedo l'ora."

Quindi è così che i miei si sono incontrati, papà sembra così felice...

Poi improvvisamente ci fu un susseguirsi di scene, incontri amorosi, sfociati poi nel matrimonio. Era evidente che a lui non interessasse il suo rango, era innamorato e così anche lei. Anche i suoi figli non avevano nulla da ridire, la loro madre era felice, quindi loro erano felici. Tutto cambiò quando la ribattezzata Margaret rimase incinta. La bambina, non creata come la tradizione, ma concepita come segno del legame che univa i due.

Skye guardò con occhi serrati la sofferente scena del parto, dove lei venne alla luce. Vide la sua levatrice aiutare sua madre in quella che sembrava quasi un impresa impossibile. Quando i suoi strilli invasero le mure della casa, Lucas irruppe nella stanza nonostante le proteste di Ruth. Ancora una volta vide il suo stesso padre sprizzare di gioia, come non lo aveva mai visto.

Le venne quasi da piangere, non aveva mai ricevuto un tale sguardo da lui, mai. In quel momento si chiese cos'è che fosse andato storto, cos'è che l'ha reso l'uomo che è adesso.

La risposa alla sua domanda era però difronte a lei.

Con il tempo Margaret cominciò ammalarsi e ad indebolirsi, sentiva come se le sue energie le venissero assorbite. Perché effettivamente era proprio quello che stava accadendo. Lei era andata contro la sua stessa natura e adesso ne stava pagando le conseguenze. I suoi figli cominciarono a vedere a malo modo la presenza della loro sorellina più piccola, ormai una minaccia per la stessa esistenza della loro cara madre. Ma questo cambiamento nei cuori dei suo figli non le rimase sconosciuto. Sapeva che prima o poi, in ordine di far vivere la piccola Skye lei sarebbe dovuta morire.

"Amore" disse un giorno a Lucas. "C'è una cosa che devo dirti." e come se quel dono fosse stato trasmesso da madre in figlia, la donna prese tra le sue mani il viso del marito. Quando le loro fronti si toccarono, lei gli trasmise tutti i suoi ricordi, i più dolorosi, i più felici, i più intimi, ogni cosa. E fu così che lui scoprì che sua moglie era la regina di un mondo lontano e che aveva creato altri esseri che la consideravano come una madre.

Skye guardò con silenzio ed attenzione ogni cosa. Teneva gli occhi fissi, quasi non sbattendo le palpebre. Si mordeva le unghie insistentemente, Thalia la osservava preoccupata.

La visione mostrò poi ciò che aveva più segnato la lupa. Desiderava davvero che Skye non la vedesse, ma era inevitabile. Allora Thalia si girò di spalle lasciando la ragazza sola a guardare.

"Thalia?" la chiamò, ma lei rimase voltata.

Skye guardò sconcertata e con occhi lucidi la scena. Mentre Thalia ad ogni fragore si stringeva le spalle.

"Mamma!" aveva gridato con voce stridula mentre fuggiva.

La lupa si mise lentamente in ginocchio per poi coprirsi le orecchie. Skye si girò e si piegò abbracciandola, circondandole i fianchi. Ma girando il viso continuò a guardare cercando di capire cosa avesse a che fare Thalia con sua madre. Ma neanche il tempo di farsi quella domanda che vide comparire lei da piccola con Mor.

Quindi mia madre ci ha... Connesse. Pensò stringendo ancora di più la lupa. E le ha dato un frammento del suo potere per proteggermi...

Successivamente vide Mor andare da Lucas, lo baciò senza preavviso ed esclamò "Perdonami". I ricordi che possedeva, sulla vera identità della donna, vennero completamente cancellati. "Addio" disse baciandolo sulla guancia. L'uomo cadde a terra svenuto, inconsapevole che la donna che amava lo avrebbe presto lasciato.

Con le sue ultime energie lanciò un potente incantesimo di protezione intorno a tutta la casa, così che nessuno dei suoi figli sarebbe potuto entrare. Fu in quel momento che di lei ne rimase solo il vestito e una rosa bianca appena sbocciata.

Skye poté così vedere come era realmente morta sua madre. Per far vivere lei, aveva dato via la sua stessa vita.

"Stai bene?" le chiese Thalia.

"Si, ma dovrei essere io a farti questa domanda." rispose. "È tutto?"

"Si"

"Allora andiamo, non voglio stare qui più a lungo del necessario e so che lo stesso vale per te."

La lupa annuì. Entrambe si alzarono e prendendosi la mano uscirono da quel mondo illusorio.

Finalmente ho finito questa cosa del Flashback, perché ho molte idee per i prossimi capitoli che non vedo l'ora di metterle per iscritto. Ho già fatto qualche bozza, motivo per cui ci ho messo una vita a pubblicare questo capitolo, continuavo a distrarmi.
Da notare però i parallelismi tra Agrid, amore ossessivo, e Mor, vero amore materno. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima~

 

   
 
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