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Autore: niny95    11/03/2020    5 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8.
 
Eloise si era svegliata di  buon ora quel giorno, il fatto che l'avessero chiamata a lavorare le permetteva di non pensare troppo a Roger e questo di per sé era un motivo sufficiente per svegliarsi volentieri.
Adesso stava servendo Mr. Brown: l'uomo stava evidentemente facendo un regalo alla moglie -o era l'amante?- visto la grande quantità di rose e margherite che aveva scelto.
Le piaceva immaginare le vite dei clienti, le teneva la mente lontana e la rilassava.
In quel momento il campanello sulla porta trillò annunciando l'arrivo di un nuovo cliente, la donna alzò distrattamente lo sguardo senza prestarci troppa attenzione.
«Oh, Eloise ho saputo di Roger, mi dispiace tanto!» fece Mrs. Miller avvicinandosi al bancone con finta preoccupazione.
Eloise non sopportava la finta preoccupazione di Mrs. Miller, era una gran pettegola ed era ovvio che stava facendo tutta questa sceneggiata solo per cavargli parole di bocca, ma non sarebbe stata al suo gioco. «Cosa le serve Mrs. Miller?» fece mentre consegnava a Mr. Brown  il suo mazzo.
La donna parve cadere dalle nubi iniziando a bisbigliare velocemente il suo ordine.
«No, davvero come ha potuto andarsene e per giunta portarsi dietro tua figlia? Sai che forse se parlassi con un avvocato...-»
«Roger, non se n'è andato.» fece Eloise pulendo con foga i fiori che aveva davanti «Lui tornerà.»
«Oh certo, è quello che direbbe chiunque nella tua situazione.» fece ancora Mrs. Miller.
 «Lui tornerà.» insistette Eloise completando il mazzo e consegnandolo alla donna con foga che la guardò un ultima volta prima di allontanarsi.
Mentre la donna si allontanava Eloise la sentì sussurrare, non sentì con precisione cosa ma colse le parole pazza e esercizio pubblico perciò non fu difficile indovinare cosa la donna stava dicendo.
Eloise sospirò e non era ancora finita.

In quell’ultimo periodo erano successe parecchie cose che avevano scombussolato la routine di Emma, la donna odiava le cose inaspettate, l’unica cosa che facevano era darle un mucchio di stress e onestamente? Ne faceva volentieri a meno.  
Lo sceriffo si sgranchì una mano con un sospirò mentre compilava i rapporti arretrati : se Regina avesse deciso di farle visita proprio in quel momento le avrebbe fatto una ramanzina coi fiocchi. 
Infatti come per magia il ticchettio dei tacchi dell’altra donna si fece sempre più vicino. 
«Aspetto quei rapporti da due settimane, sceriffo.» esordì infatti l’altra donna mettendo piede nella stazione. 
Emma scosse le spalle «Sì, beh lo so ma … -» 
«Beh il padre di tuo figlio si ripresenta dopo anni e tu non sai che pesci pigliare, posso immaginare.» Emma si era sfogata con il sindaco e amica subito dopo che Neal era comparso, Regina l’aveva fatta parlare senza fare commenti e solo alla fine aveva commentato «In ogni caso non sono qui per quei rapporti. Ma ho delle notizie da darti.» disse. 
«Che notizie?» fece lo sceriffo impaziente. 
Regina fece un sorriso diabolico, parlando di proposito lentamente «Ho appena ricevuto una chiamata dalla National Gallery in Canada. All’inizio dell’anno daranno in prestito alcune opere ai musei confinanti.» 
«E questo cos’ha a che fare con noi? Regina sai che odio la suspense!» disse lo sceriffo con impazienza. 
Il sindaco rise «La pazienza è la virtù dei forti, sceriffo Swan!» poi continuò «Per farla breve a partire da gennaio per una durata di quattro mesi il museo di Storybrooke ospiterà il quadro Vaso di zinnie e gerani di Vincent Van Gogh.» 
«Ma è fantastico!» esclamò Emma. 
«Lo è davvero. Ovviamente non ho bisogno di dire che voglio la massima sorveglianza per quel periodo, vero?» domandò Regina.  
«Ovvio che no.» fu la risposta dello sceriffo.  
 

La voce che in città sarebbe arrivato un importante quadro di Van Gogh si era sparsa in fretta e oramai tutti parlavano dell'imminente arrivo del quadro.
Roger in quel momento stava leggendo un articolo in proposito sul giornale locale, lo Storybrooke Daily Mirror.
[...]Questo non può che essere positivo per la nostra città: ne aumenterà il prestigio e, di certo, contribuirà a farla conoscere, dando, nel contempo, una notevole impennata al turismo.
«Certo che c'è molto fermento per l'arrivo di questo quadro, eh?» commentò Roger attirando l'attenzione di Emma.
«Beh, mi sembra normale, no? Storybrooke è una piccola città, quindi ovviamente il nostro museo non ha tantissime opere famose, nonostante qualche nome illustre ci sia ma parliamo comunque di opere poco famose, quindi questo quadro è un enorme beneficio per la città.» affermò la donna con un sorriso.
Erano passati diversi giorni da quando Regina aveva comunicato la notizia allo sceriffo, il tempo necessario a spargere la voce praticamente.
Roger tirò fuori il cellulare per controllare l'ora, l'orologio segnava le 12.30.
Il suo sguardo indugio a lungo sui volti sorridenti di Eloise ed Alice, erano così felici in quella foto, ma le cose sarebbero tornate come sempre. Doveva solo attendere.
Scosse la testa come a mandar via quei pensieri «Vado a prendere qualcosa al Granny's, ti porto qualcosa?» domandò a Emma.
«Un cheeseburger non mi dispiacerebbe.» rispose lo sceriffo con un sorriso.

Da quando Hope aveva detto di sentire la mancanza del fratello e della cugina, i due ragazzi si erano giostrati in modo di fare sentire Hope incluse nelle loro uscite.
Adesso Alice aveva portato la bambina in libreria per scegliere un libro che avrebbero letto insieme: Hope aveva scelto Alice nel paese delle meraviglie.
«Possiamo prendere un milk shake al Granny's?» aveva chiesto Hope coi suoi occhioni da cucciolo, la ragazza aveva acconsentito incapace di resistere a quello sguardo.
Stavano aspettando che una delle cameriere di turno le notasse per ordinare, quando effettivamente qualcuno le notò sedendosi di fronte a loro.
«Ciao, Hope.» fece Robyn «Ci rincontriamo, Alice.»
«Sai,» Alice accennò a un sorriso ironico «sto iniziando a pensare che tu sia una stalker.»
Robyn ridacchiò «Sembra essere l'unico modo per poter scambiare due parole con te.»
«Come mai sei così interessata a parlare con me?» chiese Alice.
L'altra ragazza scosse le spalle con noncuranza «Sono sempre aperta a nuove amicizie. Ma sai, è un po' complicato quando queste sono così asociali.» rispose Robyn allontanandosi.
Quando la ragazza fu abbastanza lontana Hope disse «Mi piace Robyn.»
Alice la guardò confusa «Come scusa?»
La bambina sospirò drammaticamente «Mi piace Robyn, è simpatica e mi regala sempre le caramelle. Dovresti essere sua amica, sai?»
Alice sorrise «Prometto che ci penserò» disse.
Nel frattempo una cameriera finalmente si avvicinò al loro tavolo per prendere le ordinazioni.

Henry quel giorno era in ritardo, dannatamente in ritardo per essere precisi.
 Aveva incontrato Violet mentre si dirigeva in classe e si sa come vanno le cose, una parola tira l'altra e la campanella era suonata senza che se ne accorgessero.
E adesso il ragazzo era costretto a correre per non arrivare troppo in ritardo a lezione, una volta giunto davanti alla porta dell'aula di chimica spalancò la porta entrando velocemente «Mi dispiace, non ho sentito la campana.» spiegò col poco fiato che aveva in corpo alla professoressa  che annuì con noncuranza facendogli segno nell'unico posto libero.
«Toh, guarda chi si vede. Il tizio strambo della festa di Robyn.» fece la sua vicina di posto osservandolo con curiosità.
Lui ricambiò lo sguardo «Ivy, giusto?» disse.
La ragazza annuì.
«Mi dispiace ancora per quello. Che posso dire? A volte sono piuttosto imbranato.» fece lui impacciato.
Ivy ridacchiò «L'ho notato.»
«La verità è che tu di spalle somigli davvero tanto a Violet, quindi ecco spiegato il mio malinteso» spiegò.
«Allora vogliamo iniziare?» disse la ragazza cambiando argomento.
«Certo, che dobbiamo fare?»
La ragazza indicò la lavagna «Legge della conservazione della massa. E tira fuori il quaderno dobbiamo annotare man mano l'esperimento.»
Dopo qualche minuto in totale silenzio passato ad osservare l'esito dell'esperimento la ragazza  chiese «Quindi ti sei più dichiarato?» ma vedendo l'espressione perplessa di Henry aggiunse «Avevi puntato me per questo,no? Per dichiararti»
Il ragazzo abbassò lo sguardo trovando molto più interessanti le proprie scarpe «Quindi tu sei nuova, no? Ti sei trasferita da poco o qualcosa del genere?» disse poi cambiando volutamente argomento.
«Beh sì, mi sono trasferita qui circa tre mesi fa. Infatti sono capitata alla festa per sbaglio, ero venuta a iscrivermi a scuola quando Robyn mi ha dato l'invito, mi sembrava un buon pretesto per conoscere gente.» spiegò Ivy.
Henry annuì d'accordo «Adesso sono curioso, chi era il tuo accompagnatore?»
La ragazza sorrise lievemente «Mi spiace deludere le tue aspettative ma il mio accompagnatore era semplicemente mia sorella.»
Henry restituì il sorriso «E qual è il problema? La mia accompagnatrice era mia cugina!»

William Gardener era un uomo molto pacato nel complesso.
E di certo non era arrabbiato col genero, solo che ... lui aveva giurato di stare accanto a Eloise in salute e in malattia.
E sapeva benissimo a cosa andava incontro.
Certo, ovviamente Alice era ancora una ragazzina ed era compito di Roger fare in modo che crescesse in un contesto più sereno possibile e lo capiva. Però...
In quel momento il campanello trillò annunciando l'arrivo di sua figlia.
A William bastò una singola occhiata a Eloise per capire che qualcosa non andava.
 «Tesoro, qualcosa non va?» chiese.
Eloise sbuffò «Mrs. Miller è una gran pettegola, ma questo già lo sapevamo. Dio come non la sopporto!» disse buttandosi a peso morto nel divano sembrando la coetanea di sua figlia «Sai cosa ha avuto il coraggio di consigliarmi? Un dannatissimo avvocato! Come se ne avessi bisogno! Io so che Roger tornerà da me, non è vero?»
William si sedette accanto alla figlia «Certo tesoro, ovviamente tornerà, non vi siete sentiti di recente?»
Eloise annuì «Non la sopporto.»
L'uomo strinse la figlia in un abbraccio «Lo so tesoro, lo so» disse.

Era stata una lunga giornata per Emma, Regina aveva indetto una riunione per discutere del quadro. Emma odiava davvero tanto le riunioni, erano pieni di gente che parlavano incessantemente per minuti interi senza arrivare davvero al fulcro del discorso. 
La donna  sbuffò avviando il computer, la sua casella di posta elettronica scoppiava liberarla un po' sembrava una buona idea. 
La poveretta era piena zeppa di pubblicità ed e-mail da parte di Facebook e Twitter. 
Cancellate quelle la situazione non era poi molto migliore, le e-mail sembravano non finire mai: messaggi da parte di Regina che le ricordavano di consegnare in tempo di documenti, avvisi da parte della scuola dei ragazzi, conferme alle visite di Hope e altro. 
Così Emma selezionò tutte le e-mail vecchie di due settimane. 
Rimase un numero ancora piuttosto alto ma la situazione era molto migliorata, controllò allora cos'altro poteva cancellare. 
Lasciò tutte le e-mail riguardanti i ragazzi – le varie comunicazioni scolastiche e mediche. – 
Il resto lo cancellò, compresa l'e-mail riguardante la conferma per un'intervista imminente. 

James e Ingrid avevano cercato a lungo, scandagliato vari indizi, beccato un numero imprecisato di vicoli ciechi ma alla fine la fortuna era stata dalla loro parte a giudicare dal sorriso vittorioso sulle labbra di Ingrid, la donna fece uno screenshoot all'articolo che aveva appena finito di leggere prima di girarsi verso James «È una bella sensazione quando dopo mesi di ricerche finalmente si trova quel che si è cercato con così tanta dedizione e sacrificio, non è vero?» disse.
L'uomo annuì «Ma non ce l'avremo mai fatta senza te. Te l'hanno mai detto che quando ti ci metti sei un vero osso duro?»
Un lieve sorriso increspò le labbra di Ingrid «Adulatore!»
James ghignò «Ma è un trattamento che riservo solo a te, dovresti essere onorata.» disse incontrando la donna in un bacio.
Ingrid fu come rinvigorita da quel bacio «Su, è giunto il momento di imballare tutto ciò che ci serve. Siamo stati fermi fin troppo.»

Note: Ebbene finalmente ce l'ho fattaaaa! Questo capitolo è stato faticoso, non tanto il capitolo in sè ma perchè lo storia di Roger ha preso una piega diversa e ho dovuto cambiare tutte le sue scene insieme a quelle di Eloise e Alice.
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto.
A presto, buona quarantena (mi raccomando sta a casa!)
Niny :)

 
   
 
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