Stare su quel simulacro di Terra con Lui era come essere un uccello chiuso in gabbia che non può fare altro se non guardare da lontano il sole sorgere, senza poter godere appieno della sua luce.
Anzi no, si sbagliava.
Era come essere intrappolata nel deserto, incatenata tra le sabbie innanzi ad un'oasi: sopportava il buio e il freddo di notte, il caldo e l’afa secca di giorno. Ma ecco che alle volte dalla fonte prendevano a sgorgare zampilli d'acqua cristallina, ed era in quel preciso istante che, stanca, affaticata ed assetata, si avvicinava sino ad essa per bere e rendere più sopportabile la propria prigionia. Ma dopo un breve periodo l'acqua di esauriva, e ancora dovevano passare giorni prima che la fonte potesse accumulare nuovamente acqua sufficiente per raggiungere la superficie.
E se tutto ciò era successo, se la sorgente era stata prosciugata ed era deperita, era stato perché 2B presa dalla bramosia e dal puro istinto di sopravvivenza, aveva finito con l’esaurirne l’acqua.
Quel solvente della vita nel deserto così tanto anelato era esattamente come 9S nella sua vita: vi attingeva ugualmente pur sapendo che avrebbe inevitabilmente finito col prosciugarlo solamente per soddisfare il proprio e mero bisogno di sopravvivenza. Ma poi inaspettatamente arrivava il pentimento, quel maledetto senso di colpa che mai avrebbe dovuto esistere e trovare posto nei suoi pensieri, e ogni volta finiva col polverizzarle completamente il cuore. Com’era possibile scavalcare così facilmente quel confine così spesso che separa amore e odio? O forse ci vogliono solamente far credere che sia così esteso, ed in realtà questi sono più vicini di quanto crediamo. È possibile che sia lo stesso anche per il dovere e il sentimento?
Aveva preso ad incolparsi per la propria debolezza, ad odiarsi e ad odiarlo per provocarle quell’effetto. E mentre si odiava, piangeva ogni notte per ogni corpo di 9S senza vita su cui le sue iridi si erano posate.