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Autore: Emma_Hufflepuff    12/03/2020    0 recensioni
Questa fanfiction parla di una ragazza spagnola... Emma, una normalissima adolescente dalla routine un pò noiosa finchè al suo campanello busserà Tom, colui che le cambierà la vita.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Watson, Tom Felton
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ho le lacrime agli occhi e i muscoli della pancia che bruciano quando la nostra risata improvvisamente cessa.
"Allora Tom che ti va fare? Guardiamo un film?". Lo vedo stiracchiarsi e accidentalmente la maglia bianca si solleva mostrando dei pettorali da urlo. Cerco di trattenere la bava tenendo la bocca chiusa. 
"Si dai, che genere di film ti piace, oltre le pellicole sentimentali?" mi guarda, sorridendo malizioso.
Gli faccio una linguaccia "Adoro i film dell'orrore".
Tom alza le sopracciglia sorpreso: "davvero? Anche a me piacciono, il tuo preferito?". 
"Mmmh decisamente Nightmare, e il tuo?"
"Sai è difficile. Però credo che un film che non mi annoierebbe riguardare è Halloween". 
Improvvisamente mi si accende una lampadina: "Mio padre ha un'intera collezione di horror in cantina. Non è che mi accompagneresti a prenderla? Sai è un po' pesante". 
"Certo". 
Mi alzo dal divano seguita da Tom. Arriviamo al corridoio e successivamente alle scale strette che portano alla cantina. 
"Sai che le cantine sono i posti più periicolosi nei film dell'orrore?" Lo stuzzico un po' per alleggerire la tensione del momento. 
"Si, lo so. E' per questo che hai voluto che ti accompagnassi". 
Mi guarda maliziosamente. Ma a cosa pensano i ragazzi al giorno d'oggi. "Pensa pure quello che ti pare. Volevo solo che mi aiutassi a portare lo scatolone. Tutto qua". 
Ci ritroviamo davanti alla porta della cantina. Prendo le chiavi, due giri a sinistra. Accendo la luce fioca. Odore di polvere e di logo mi attraversa le narici fino ad arrivare ai polmoni. Non la ricordavo così piccola. Cerco tra gli scaffali in basso lo scatolone, mentre Tom sbircia tra quelli più in alto, dove il mio metro e 60 non ci arriverebbero nemmeno in un'altra dimensione.
Improvvisamente la luce si affievolisce e, dopo aver emesso un ultimo bagliore, si spegne.
I miei occhi vedono nero "Pensavo di aver lasciato la porta aperta." 
"Ehm, l'ho chiusa io. Però ho preso le chiavi", la voce di Tom mi giunge alle spalle, insieme al tintinnio delle chiavi. "Se riuscissi a vederti te le passerei".
Allungo le mani verso il vuoto nella speranza di sentirlo vicino a me: "Dì qualcosa. Fammi sentire la tua voce!". 
Una mano fredda mi sfiora il collo e inizio ad urlare. 
"Emma Emma calmati. Ti ho trovato io per primo!".
"Tom? Brutto scemo potevi dirmi che mi stavi cercando anche tu!"
"Ahahahah alla faccia di quella coraggiosa". 
Mentre il mio cuore cerca di ritornare ad un battito normale cerco la mano di Tom e, dopo averla intrecciata alla mia, con l'altra cerco le chiavi. 
Eccole. Cerco di ricordare mentalmente l'immagine della cantina e mi dirigo verso la porta mano nella mano con Tom. 
Porta trovata. Adesso devo solo fare attenzione nel trovare la chiave giusta. 
Lascio la mano di Tom: "Non gironzolare. Resta qui." 
"Vicino a te?" Sento il suo sospiro sopra i miei capelli. Sa di limone, liquirizia e menta. 
Riemergo dal trans, solo dopo aver sentito un tintinnio sul pavimento. 
Merda. "Mi sono cadute le chiavi."
"Ok niente panico. Cerchiamole insieme. Non saranno cadute tanto lontano da noi."
Ha ragione. Mi piego e inizio a tastare il pavimento, sento che Tom sta facendo lo stesso. 
La mia mano, ad un certo punto, tocca qualcosa di metallico e delle lunghe dita affusolate e fredde. 
Alzo lo sguardo e, sebbbene i miei occhi vedano nero, sento che io e Tom siamo molto vicini. 
Tuttavia, ritorno in me, dobbiamo veramente uscire di qui. 
Ritiro a malincuore la mano, recuperando le chiavi. Velocemente, ma con attenzione trovo la chiave giusta e finalmente, ecco la luce delle scale. 
Guardo Tom e gli dico: "Forza torniamo a cercare lo scatolone, ma facciamo in fretta per favore". 
Lui mi guarda, fa un sorriso e un breve cenno di assenso. 
Dopo mezz'ora ecco lo scatolone impolverato "Gli horror di papà". 
E' veramente pesante come pensavo. Infatti Tom mi guarda e senza problemi lo solleva e, insieme torniamo in salotto. 
Ripuliamo lo scatolone e iniziamo a scegliere il film. Dopo venti minuti buoni optiamo per un classico horror-comico "Scream". Accendo il lettore e inserisco il DVD, cercando di non pensare alla mia mano intrecciata a quella di Tom nel buio della cantina. 
Mi accomodo sul divano di pelle nera, dove Tom è già comodamente seduto. 
Non so se sia l'horror o la mia vicinanza con Tom, ma dopo 5 minuti dal film inizio a sentire l'adrenalina scorrermi nelle vene. 
Quando il killer del film sbuca nel buio faccio un sussulto, Tom se ne accorge e si avvicina di più a me. 
"Hai paura?". La sua voce melodiosa mi stuzzica la bocca dello stomaco. 
"No". Mi volto e lo vedo a pochi centimetri me. Mi blocco, non riesco più a proferire parola o a pensare razionalmente. 
Pensa a qualcos'altro Emma. Tom sorride. 
No, non posso lasciarmi andare con un ragazzo che a malapena conosco. Tutto d'un fiato dico "Beh Tom dimmi qualcosa di te." 
Ecco un altro sorriso. "Beh mi chiamo Thomas Felton Gonzales. Frequento l'Università di Madrid. Mio padre è americano e mia madre spagnola. Ho una sorella di 10 anni, Annmaria. Non fumo. Bevo senza esagerare e non sono mai stato in prigione. Ho due cani che adoro: Tiger e Goyle. Mi piace passeggiare all'aria aperta e viaggiare," 
Gli sorrido, anche se penso di avere lo stesso sguardo da ebete "Grazie. E scusa per l'interrogatorio, ma sono una persona molto curiosa". 
Lui si allunga verso di me e mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Beh dimmi qualcosa di te ora". 
"Mi chiamo Emma Maria Latoya Watson . Mia mamma è spagnola, mio padre inglese. Ho un fratello di 11 anni, Alex ed è una vera peste. Frequento il quarto anno al liceo Cervantes di Madrid. Non fumo, non mi drogo e non ho mai fatto sesso". 
Oddio l'ultima frase l'ho detta davvero. Smetto di parlare, con il cuore in gola, fissandomi i polpastrelli sudaticci. 
"Beh allora non siamo tanto diversi, l'avevo già detto mi pare." Tom mi sta fissando intensamente con i suoi occhi color del cielo. 
Non so perchè, ma inizio a provare un senso di disagio. Cerco di farmi piccola nel poco spazio del divano rimasto. 
Tom nota il mio smarrimento, mi prende le mani fra le sue e guardandomi negli occhi mi dice: "Scusami, di solito non sono così. Anzi, sono piuttosto timido e riservato. Non mi sono mai reputato una persona socievole e aperta. Ma non lo so, appena ti ho vista, non ho più capito niente. Non fraintendermi, non ho assolutamente brutte intenzioni con te. Anzi, tu non sai quanto vorrei affogare nelle tue labbra. Non so perchè, ma mi sembra di conoscerti da sempre. Sento che con te posso essere me stesso". 
Ho il cuore che batte all'impazzata e uno stormo di farfalle sta svolazzndo allegramente nel mio stomaco. Sono bloccata. Non riesco più a ragionare. Tom mi guarda con un filo di preoccupazione degli occhi "Ti prego Emma dì qualcosa. Non volevo traumatizzarti. Oddio forse c'è un altro ragazzo?". 
Scuoto la testa incapace di proferire parola, stacco le mani dalle sue e lo abbraccio. Senza pensarci. Lui, piacevolemente sorpreso, mi cinge la vita con le braccia e affonda il viso perfetto nei miei capelli.
Non so cosa mi sta succedendo, ma so che non voglio fermarmi ora. 
  
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