Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Elaine Chan    13/03/2020    0 recensioni
Namjoon non fa che andare tutti i pomeriggi nella vecchia casa abbandonata alla fine della città, in cima alle colline, non perché sia il suo posto preferito ma perché così può ammirare quel bellissimo ragazzo che ci si allena tutti i giorni, che quando balla sembra una farfalla, un essere delicato ed intoccabile.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Era un sabato pomeriggio, se lo ricordava benissimo, il giorno in cui Namjoon vide per la prima volta Jimin.



Si trovava all'interno di quella casa abbandonata a pensare, alla disperata ricerca del coraggio per poter cambiare quella che era la sua attuale vita, quando udì improvvisamente dei passi leggeri, inoltrarsi in una delle camere adiacenti alla sua. Namjoon tremò di paura, i suoi muscoli si tesero e il cuore sembrò salirgli in gola, mentre provava a dare un volto alla persona che, giusto un attimo prima, aveva fatto irruzione in quello che per lui era un posto sicuro. Probabilmente il più sicuro. La paura si diffuse in lui, il cervello prese a mandare segnali di allarme a tutto il corpo che, preso alla sprovvista, fece nascondere goffamente il ragazzo dietro delle macerie del tetto da tempo ormai crollato. Il fiato era corto e veloce, la vista offuscata a causa delle forti emozioni, che gli causarono anche dei giramenti di testa, ma dalla porta non entrò nessuno.



Il ragazzino stette lì nascosto per qualche altro minuto, ed i rumori avevano cessato di esistere, confondendo maggiormente Namjoon che, insicuro, sbirciò fuori dal suo nascondiglio. Osservò lo spazio intorno a sé, constatando l'assenza di persone estranee, e sbucò totalmente fuori dal suo nascondiglio, andando lentamente verso l'uscita dove, forse logorata dal tempo o forse per colpa di mani umane, la porta si trovava a terra ricoperta di uno spesso strato di polvere. Più si avvicinava all'uscita e più i battiti del suo cuore diventavano rumorosi, colpendo i timpani delle orecchie in modo così violento da far chiudere gli occhi al ragazzo che, immobile, temeva nel vedere oltre il muro. Quando prese coraggio, spiò cautamente il corridoio, constatando la sua vuotezza, e tirando così un enorme sospiro di sollievo. Una parte di lui voleva scappare, senza mai voltarsi indietro, e non rientrare più in quella casa, mentre l'altra, guidata dalla pura curiosità, voleva fermamente restare e capire chi fosse la presenza sconosciuta. Fortuna volle che Namjoon decise di seguire la sua curiosità, pensando che, mal che vada, avrebbe potuto scappare lo stesso, e addentrandosi quindi nel corridoio di quella casa che, anche se fino a pochi minuti prima gli era così tanto familiare, ora sembrava spaventosamente estranea.



Passò davanti a due camere, facendo la minima attenzione a non fare alcun suono, e per suo stupore le trovò totalmente vuote. Ad un tratto il pensiero che magari fosse stata solo una sua contorta immaginazione, nata dalla paura costante di essere scoperto, gli era saltata in mente. Grazie a ciò, comunque, la sua confidenza con la casa tornò, facendo alleggerire il peso al petto dovuto all'ansia che provava, e tranquillo si voltò verso l'ultima stanza a destra. Quando il suo sguardo incontrò gli occhi corvini di una ragazzino il suo corpo si immobilizzò di scatto, bloccandolo in mezzo al corridoio, in bella vista del ragazzo che, per sua fortuna, era di spalle. Namjoon si riscosse e, dopo essersi nascosto dietro alla parete, osservò meglio lo sconosciuto. La prima cosa che notò fu la sua pelle caramellata, in contrasto con la tuta bianca che aveva indosso, ed i capelli che, un po' lunghi e ribelli, sembravano soffici come una nuvola. Dopo un po' notò la sua altezza, o meglio dire bassezza, ben proporzionata alla statura. Sembrava un bambino. Namjoon rimase fermo dietro a quel muro a guardare l'altro ragazzo per tanto tempo, senza nemmeno rendersene conto, e capendo che stava lì per ballare. Dopo un po', il ragazzo capì che non era della sua scuola, dato che il viso gli era totalmente sconosciuto, ma non ci diede molto peso.



Quella situazione si ripeté per varie settimane.





 



 

   
 
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