PANIKA
Chișinău, Moldavia.
3 agosto 2008.
Aventura Park.
11:00 circa.
Un
caldo insolito e torrido pervadeva Chișinău. In
quella domenica mattina, tra gli enormi e semi fatiscenti grattacieli
grigiastri, e i condomini vuoti di intere famiglie moldave uscite di casa o in
vacanza all’estero, c’era un insolito fermento dalle parti del lago Valea
Morilor.
Poco lontano dalle sue sponde, all’interno di un parco, tecnici,
operai e qualche curioso osservavano quanto accadeva su quel palco finito di
allestire pochi giorni prima. All’Aventura Park, quel pomeriggio, sarebbe
andato in onda un festival di tributo agli Slayer, e gli ultimi gruppi stavano
facendo il soundcheck, prima di iniziare a salire sul palco del parco poche
ore dopo.
Dagli altoparlanti, uno dei tecnici del suono, con accento rumeno,
chiamò sul palco il prossimo gruppo che avrebbe dovuto fare le prove.
- Salgano sul palco gli
Infected Rain. –
We are waiting
for better days.
We are dreaming for a better place.
Dentro
un tendone, seduti in un tavolo in disparte, stavano sei persone, cinque
ragazzi e una ragazza. Due di loro avevano dread che arrivavano fino
all’altezza del bacino, e innumerevoli piercing sparsi per il corpo. Gli altri
tre avevano look leggermente più “sobri”; uno di loro era rasato con una lunga
barba nera, che gli arrivava fin sopra i capezzoli, mentre gli altri due
avevano il classico look degli slavi: biondi, rasati e con corpi quasi
scheletrici. La ragazza era quella col look più “eccentrico”: sfoggiava
anch’essa dei dread, neri con le punte rosse, creando uno scadente effetto
“incandescente”.
-
Possiamo contare su di voi, ragazzi? – fece uno dei tre coi dread.
Gli
Infected Rain non stavano vivendo un bellissimo momento. I tre membri fondatori,
Ivan, in arte DJ Kapa (che, in un gruppo metal, ci sta un po’ come i cavoli a merenda), Vadim
(detto Vidick, chitarrista) e Elena (detta Lena, la cantante, che aveva
iniziato da meno di un anno a cantare) non riuscivano a trovare altri tre
membri stabili per il loro gruppo. Il territorio moldavo è relativamente
piccolo, e le condizioni socio-economiche costringevano molti loro connazionali a
emigrare all’estero, nella vicina Romania, in Russia, o a occidente, verso il
Mediterraneo. Di conseguenza, trovare qualcuno che non fosse già impegnato in
altri progetti era difficile.
Kapa,
Vidick e Lena, inoltre, hanno un altro enorme problema, che si somma al fatto che i
due ragazzi vivono stabilmente in Moldavia e Lena torna in patria dall’Italia
solo per le vacanze: l’inesperienza.
Nessuno
di loro ha mai suonato in un gruppo prima di allora, e, da quel nevoso giorno
di gennaio in cui avevano iniziato ufficialmente il loro progetto, le occasioni
per suonare insieme erano state pochissime. Kapa e Vadim però non volevano
assolutamente perdere quell’occasione, e, con un po’ di fortuna, erano riusciti
a trovare un bassista (Artiom, il barbuto), un batterista (Dragomir) e un altro chitarrista
(Răzvan), che potessero coprirli per le date che
avevano in programma. Il loro obiettivo, per quel giorno, era portare agli
spettatori di Chișinău e dintorni due cover degli
Slayer e tre loro pezzi originali.
Artiom addentò
la ciambella che teneva in mano.
-
Vadim, stiamo preparando questo concerto da giugno. Stai tranquillo. -
-
Abbiamo imparato anche i vostri tre pezzi. Niente andrà storto. – aggiunse
Răzvan.
Di
tutt’altro parere era invece il batterista.
-
La cosa che mi preoccupa di più è la ragazzina. – fece Dragomir, indicando
Lena.
La
ragazza lo guardò di sfuggita.
-
Cosa c’è? –
-
Hai uno sguardo che non mi convince. –
Lei
non rispose.
-
Dì la verità. Hai paura. Panico da palcoscenico. Ne ho viste di persone come
te. Rovinano sempre i gruppi.
-
This
is too scareful for you to understand me.
-
Così non la aiuti, Dragomir. – intervenne Kapa.
-
No, Ivan. Ha ragione. Ho paura. -
Vidick
la guardò. Lena respirava lentamente, quasi come se stesse tenendo sotto
controllo il suo respiro. Gli occhi fissavano il vuoto. Sul volto della giovane
cantante non c’era il minimo segno di serenità.
-
Ehi. – le sussurrò, avvicinandosi. - Non devi pensarci. Nelle prove sei andata
benissimo. Devi solo rifare quello che hai fatto fino a ieri… ma più in grande.
Fai come se non ci fosse nessuno a guardarti. Solo noi. –
-
Come se fosse facile... -
-
Passato il primo momento, andrai come un treno, bimba. – fece Artiom, dandole
una pacca sulla gamba. -
Un
tecnico si avvicinò al loro tavolo.
-
Ragazzi, tocca a voi provare. –disse.
Il
sestetto lasciò la tenda, e si diresse verso il palco. Vidick e Kapa
affiancarono la loro cantante.
-
Non avere paura, Lena. – dissero.
La
ragazza non rispose, continuando a fissare catatonica il palco diventare
secondo dopo secondo una montagna invalicabile ai suoi occhi.
Can’t understand the pain.
Can’t understand the dreams
I’ve made.
Il
sestetto moldavo si mise in posizione, iniziando a collegare i vari jack alle
casse.
Lena,
in tutto ciò, osservava l’enorme spiazzo che, poche ore più tardi, sarebbe
stato preso d’assalto dagli spettatori.
-
Quanta gente verrà? – chiese.
-
Speriamo il più possibile. – disse Răzvan, accordando la chitarra.
La
ragazza andò verso Ivan, che stava finendo di sistemare la sua console.
-
Stai calma. Resteremo su questo palco solo per una ventina di minuti, poi sarà
tutto finito. – le disse il DJ, cercando di essere più rassicurante possibile.
Lei
annuì, guardando i suoi colleghi.
-
Dove li avete pescati? –
Kapa
guardò Dragomir, Răzvan e Artiom.
-
Artiom è un ex compagno di scuola di Vadim. Hanno suonato insieme in un trio
alle superiori, poi Vadim ha avuto dei diverbi col cantante e se n’è andato. Ha
accettato di suonare con noi per via di alcuni vecchi favori che deve
ricambiare. Ma è un tipo in gamba. –
Il
ragazzo con i dread indicò poi Răzvan.
-
Răzvan ha perso suo padre da bambino. Era uno dei liquidatori di
Chernobyl. Lo hanno mandato sul tetto del reattore esploso per
rimuovere i detriti, ed
è morto di cancro quando lui aveva otto anni. Credo sia questo
il motivo per
cui non sia così loquace. -
-
E che mi dici di Dragomir?- chiese la ragazza, guardando il batterista sistemare
le pelli e i piatti.
Vidick
li sentì, e si avvicinò, parlando sottovoce.
-
Dragomir aveva il tuo stesso problema. Artiom ha suonato con lui qualche volta,
e, alle sue prime esibizioni, in preda all’ansia, iniziava a sbagliare. E’
stato cacciato da diversi gruppi. Gira voce che per sei mesi non abbia fatto
altro che due cose: andare a scuola e suonare la batteria. Non usciva con gli
amici e non vedeva nessuno all’infuori dei suoi genitori e di sua sorella. Solo
di recente è riuscito a entrare in un gruppo, con non poca fatica. A quanto mi
dicono, sembra aver superato la cosa. –
-
Lo vedremo tra poco. –
La
voce del tecnico del suono li richiamò all’ordine.
-
Ragazzi, non abbiamo molto tempo. Devono provare altri due gruppi. -
I
sei si misero in postazione, e Lena afferrò il microfono.
-
Iniziamo con Stain Of Mind. – disse.
Dragomir
batté il tempo, e i sei iniziarono a suonare. Lena fissò lo spiazzo davanti a
sé, e cercò di non immaginare a cosa avrebbe potuto vedere nel pomeriggio.
Pensò
a se stessa, chiusa nella camera del suo appartamento a Roma, mentre cantava
sottovoce per non svegliare la sua coinquilina dell’università.
Pensò a se stessa, nel
minuscolo salotto dell’appartamento della sua famiglia a Chișinău, mentre si esibiva, per così dire, insieme alle
sue sorelle.
Ma altri
ricordi, ben peggiori, tornarono a galla.
This is what you see
Deep inside of me.
Agony is life.
Lechery is life.
Godlessness is life.
Purgatory magnified
In fire baptized.
Cinque ore dopo
Dietro
il palco, nascosti alla vista delle centinaia di persone che si erano ammassate
all’Aventura Park, stazionavano in piccoli gruppi i membri delle band che si
sarebbero esibite nel pomeriggio. La manifestazione stava procedendo a gonfie
vele, e c’era un clima disteso tra i vari membri delle componenti musicali.
Vidick
si era assentato per una rapida pausa bagno, mentre Ivan, Răzvan, Dragomir e
Artiom si erano radunati poco prima delle scalette che conducevano dietro le
quinte.
-
Siamo sicuri che la bimba reggerà? – domandò il batterista.
-
Abbi un po’ di fiducia, Dragomir. – sbuffò Artiom.
-
L’ansia da palcoscenico non è qualcosa che sparisce nel giro di poche ore. Io
ho passato mesi prima di superare questo ostacolo. –
-
Non siamo tutti uguali. – disse improvvisamente Răzvan. – E agire in questo
modo certamente non l’aiuterà. –
-
Ha ragione. – chiosò Kapa. – Cerchiamo di far sentire tutta la nostra vicinanza
a Lena. Se riusciremo nell’intento… potremmo fare la miglior performance del
pomeriggio! Me lo sento! –
Vidick
si ricongiunse a loro.
-
Dov’è Lena? – chiese.
-
Sta finendo di prepararsi. Deve sistemare il facepaint. – rispose il DJ.
-
La vado a chiamare, non dovrebbe mancare molto al nostro turno. –
Il
chitarrista si fece largo tra la gente, in direzione dei bagni femminili, e,
non appena li raggiunse, chiamò la cantante.
-
Lena! Tra poco tocca a noi! –
Once upon a
time, a long time ago,
There was a butterfly, flying alone.
La
ragazza uscì lentamente. Si era dipinta una striscia nera all’altezza degli
occhi. Semplice,
ma efficace.
She flew above
the hills till she got lost,
Either it was the wind, or she was cursed...
-
Pronta a spaccare, vedo! – rise lui.
Lena
non mosse nessun muscolo. Sembrava congelata.
-
Non avere paura. Andrà tutto alla grande. Hai talento. Ivan me lo dice spesso.
“C’è qualcosa di forte, nella sua voce”. Fai vedere a tutta quella gente quello
che sai fa… -
-
Vadim… c’è una cosa che devo dirti. –
Hey, little
child.
Tell me about your pain.
Tell me about your nightmares
And fears you can not stand.
Tell me about the time
When you were weak and lost.
Tell me about the monsters
That scared you in the past.
Il
chitarrista per un momento gelò. Poi mise dolcemente la mano sulla spalla della
ragazza, camminando lentamente verso i loro compagni.
-
Dimmi tutto. –
La
moldava deglutì.
-
Quando andavo al liceo, in Italia, una volta organizzammo una festa di fine
anno. Chi ne aveva voglia, avrebbe mostrato qualche hobby extra scolastico al
resto della scuola. L’essere straniera, e il non parlare benissimo italiano, mi
ha sempre tenuto un po’ ai margini della classe. Ma un gruppetto di ragazzi
venne a sapere che mi piaceva cantare, e mi proposero di cantare qualche cover
dei Linkin Park alla festa. –
Vidick
seguiva incuriosito la storia.
-
Alla festa, quando salii sul palco, ebbi un attacco di panico. Mi dimenticai
completamente i testi delle canzoni. Con gli occhi, guardavo i volti dei miei
compagni che aspettavano l’inizio della mia performance. Avevo paura del loro
giudizio, delle loro reazioni… e fuggii. –
Vidick
si fermò. Lena tratteneva a stento le lacrime.
-
Corsi fuori, tra le strade buie di Aprilia, fino a tornare a casa. Mi misi sul
letto a piangere. Il giorno dopo, non trovai gente pronta a consolarmi, ma solo
parole di scherno e insulti. Da allora… non ho più messo piede su un palco. Per
paura che mi ricapitasse una cosa del genere. –
-
Perché non me lo hai detto prima? – chiese lui.
-
Non ne ho avuto modo… e credevo di aver superato la cosa. -
Il
chitarrista si fermò, e guardò negli occhi Lena.
Her
mouth was dry and tired of screaming.
Her eyes swallowed by flames from crying.
-
Sai una cosa? Fanculo. –
-
Prego? -
- Fanculo, Lena. Fanculo tutta quella gente.
Non hanno capito un cazzo. Hanno spalato merda sulla tua figura? Si fottano!
Non ti meritavano! Oggi, Lena, tu rinasci! –
La
ragazza fissava confusa l’amico. Non l’aveva mai visto così.
Vidick
indicò lo stage.
-
Là dietro c’è la tua possibilità, Lena. Su quel palco, hai la possibilità di
dire a te stessa che sei più forte delle tue paure. Che sei una cantante che
spacca i culi. Quest’oggi, Lena, diciamo un bel ‘vaffanculo’ al passato! -
Un
tecnico urlò con un megafono.
-
Infected Rain sul palco! –
I
due raggiunsero gli altri. Dragomir fece per iniziare a brontolare, ma venne
ammutolito da un gesto del chitarrista.
-
Ragazzi… noi ci fidiamo di Lena, vero? – chiese.
-
Certo che sì! – fece Kapa, affiancandola.
-
Forza, bimba, scatena l’animale che hai dentro. –disse Artiom, dandole una
pacca sulla spalla.
Răzvan
sorrise, e Dragomir, seppur non fosse convintissimo, annuì.
I
sei salirono le scalette, giusto in tempo per sentire il presentatore invitarli
ufficialmente sul palco.
-
Il prossimo gruppo è fresco di formazione, e insieme a due cover degli Slayer,
ci presenterà tre pezzi originali. Date un caloroso benvenuto agli
Infected Rain! –
I
musicisti entrarono in scena, ma non Lena, che prese Vidick per un braccio.
-
Non entrerò subito. Iniziate a suonare. Io arriverò quando dovrò iniziare a
cantare. –
Il
chitarrista annuì, e la lasciò sola.
Lena
attese in silenzio, fissando il vuoto.
Era
il momento della verità. Il suo personale battesimo del fuoco.
Sul
palco, Vidick e compagni iniziarono a suonare Stain of Mind.
Passato il primo momento, andrai come un treno, bimba.
Le
parole di Artiom le diedero un insolito senso di sicurezza, e, finalmente,
entrò in scena.
She
found herself lost in a completely new world.
Lo
spiazzo, che fino a poche ore prima era vuoto, ora era gremito di metallari
giovani e meno giovani, che iniziavano a fare headbanging. A Lena mancò il
fiato.
I was: speechless,
Invisible,
Weeping.
And hysterical.
Avanzò
verso il centro del palco con passo deciso, stuoendosi di ciò.
Per
diversi attimi, tutto divenne ovattato.
Non
si trovava più a Chișinău all’Aventura Park, ma ad Aprilia, nel suo liceo.
I
suoi occhi non videro quella platea, ma la massa di studenti che, anni prima,
attendevano l’inizio della sua performance.
I
want to run, run from the past.
I want to die, die and forget.
Si guardò indietro, e, al
posto degli Infected Rain, vide quei ragazzi con cui avrebbe dovuto suonare.
- Coraggio, Elena! Che
stai aspettando? -
- Ci stai facendo fare una
figuraccia! –
- Che cazzo stai facendo?
–
Ebbe voglia di correre via,
lontano da quel palco, e tornare a casa, in lacrime, per aver deluso nuovamente
chi contava su di lei.
Il rumore attorno a lei
divenne silenzio.
Ce la posso fare., pensò.
Wake up!
Wake up!
Poi, tutto si infranse.
- Imagine Humanity's decline! Step inside
my stain of mind…-
I ragazzi,
dietro di lei, si scambiarono occhiate di gioia.
Il pubblico applaudì
energicamente la fine della performance degli Infected Rain. A Lena non sembrava vero.
- Grazie mille. – disse,
visibilmente commossa. Si girò poi verso i suoi colleghi.
- DJ Kapa alla console. Vadim
“Vidick” Brunici e Răzvan Badoi alle chitarre. Artiom Cioran al basso. Dragomir
Ruse alla batteria. –
Vidick prese un microfono.
- Elena Cataraga alla voce! –
La folla le tributò un lungo
applauso.
- Noi siamo gli Infected Rain!
Ci vediamo presto! – disse, salutando la platea.
Lena restò ancora per qualche
secondo, godendosi quei pochi momenti di gloria che le restavano, per poi
ricongiungersi agli altri.
- Brava, Lena! – urlò Kapa,
abbracciandola assieme a Vadim.
- Visto, bimba? Che ti
dicevo? – disse Artiom, strizzandole l’occhio.
Răzvan sorrise in silenzio,
mentre Dragomir, dopo esserle andato davanti, le allungò la mano.
- Complimenti, Elena. –
disse.
La ragazza ricambiò la
stretta.
- Beh, è ora di festeggiare,
che dite? – fece il DJ.
I presenti annuirono, e si
diressero verso il vicino bar.
Lena rifletté in silenzio su
quanto aveva appena compiuto. Era riuscita a sconfiggere una paura che la
tormentava da anni, grazie ai suoi compagni.
Non sapeva se sarebbero
arrivati lontano, o se non sarebbero nemmeno riusciti a uscire dalla Moldavia.
Ma, in cuor suo, di una cosa
era certa. Aveva trovato il suo posto nella vita.
In una famiglia chiamata Infected Rain.
The truth is,
she never was lost.
There was a period in her live she had to pass.
She grows too fast, and her childhood is gone.
An adult was what she hated to become.
***
Ciao, ragazzi!
Complice l’avvento del
coronavirus, mi sono ritrovato con più tempo libero del solito. E quale miglior
modo di attendere la fine della pandemia scrivendo, magari proprio sul fandom
del mio gruppo preferito, per un contest (l’ennesimo indetto da Soul Dolmayan)?
Mi sembra doveroso fare
qualche appunto sulla storia.
- I personaggi di Artiom,
Răzvan e Dragomir sono inventati. Rappresentano i membri “volanti” che ebbero
gli Infected Rain a inizio carriera, come raccontato da Lena in un suo video in
cui parlava della nascita del gruppo. DJ Kapa, invece, è stato uno dei membri
fondatori del gruppo, e vi è rimasto fino alla pubblicazione del loro primo
album, nel 2011, quando poi ha dovuto lasciare la compagine moldava a causa di
impegni personali.
- Tutti i testi presenti
sulla destra appartengono a canzoni del primo album degli Infected Rain, ad
eccezione di Stain Of Mind degli Slayer.
- Il primo concerto in
assoluto degli Infected Rain è stato proprio il 3 agosto 2008, in uno show
dedicato agli Slayer. Non so dirvi però se esso si sia svolto proprio a Chișinău, e soprattutto quali brani abbiano portato in
scena.
- Il titolo di
questa storia, Panika (паника, “panico” in russo), è anche il titolo di una loro
canzone.
Ringrazio Soul per aver fatto
da “ostetrica” a questa storia, e ringrazio Lena, fonte inesauribile di
ispirazione.
Alla prossima,