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Autore: Dalybook04    14/03/2020    1 recensioni
La prima volta che Lovino sentì un congresso leghista, rimase in silenzio ad ascoltare.
La seconda volta stava guardando la tv a casa di suo fratello.
La terza volta che vide Matteo Salvini, o meglio la terza volta in cui gli prestò attenzione, fu anni dopo, in una piazza a Napoli.
Genere: Drammatico, Satirico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che Romano sentì un congresso leghista, rimase in silenzio ad ascoltare.
Noi lavoriamo e giù dormono e vivono sulle nostre spalle
Dobbiamo dividerci
Senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani...
Dopo appena dieci minuti, capendo l'aria che tirava, si allontanò dall'angolo dove si era nascosto e se ne andò.
Ripensò a tutta la fatica che hanno fatto lui e suo fratello per potersi finalmente riunire, ripensò a tutte le persone morte in nome di quella bandiera che quel branco di idioti rifiutava e sputò per terra per togliersi quel coro di merda dalle orecchie.

La seconda volta che sentì un discorso leghista stava guardando la tv.
Era a casa di suo fratello per il tradizionale pranzo domenicale, e si erano messi a guardare il telegiornale. Ed eccolo lì. Un pagliaccio insieme ad altri che continuava con il suo canto stonato.
...colerosi, terremotati
Voi col sapone non vi siete mai lavati...
Strinse i denti, i pugni, trattenne a stento un ringhio. Poi sentì suo fratello abbracciarlo.
-ve, Lovi- lo chiamò, dandogli un bacio sulla guancia -non voglio separarmi da te ancora, fratellone. Non riusciranno a dividerci, vero?
Romano sorrise leggermente, passando una mano tra i capelli del fratellino con una carezza dolce.
-certo che no, Feli.

La terza volta che Lovino vide Matteo Salvini, o meglio, la terza volta in cui gli prestò attenzione, fu anni dopo: lo sciacallo era arrivato a casa sua, e aveva cambiato verso.
Tutta colpa degli immigrati
Ci rubano il lavoro
Aiutiamoli a casa loro
E c'era persino una folla ad applaudirlo.
A Napoli.
Ad applaudire e votare la Lega.
Quella Lega che da poco tempo si era tolta il Nord, solo perché avevano tratto la semplice conclusione che con un terzo, anche meno, dell'Italia dalla loro parte, non sarebbero mai arrivati al potere.
E così avevano scelto un altro nemico.
E la folla ci cascava. Oooh, abboccavano in pieno. Lovino aveva già visto quella tecnica: scegli un nemico comune, riconoscibile, e dai tutte le colpe a lui.
Il più noto italiano che l'aveva utilizzata era stato poi appeso a testa in giù.
La folla a quanto pare aveva dimenticato il Nord che un tempo seguiva la Lega.
Il nemico ora era un altro.
Gli immigrati, ma non solo.
Anche l'Europa, la comunità lgbt+ e, in generale, tutti coloro che non corrispondevano alla descrizione "bianco, etero, cristiano e italiano".
Con un ghigno, Romano immaginò quale sarebbe stata la reazione di quel porco scoprendo che il suo amato Settentrione si faceva fottere con gradito piacere dal crucco più crucco dei crucchi. Quel pensiero riuscì quasi a risollevargli il morale.
Tuttavia, il Sud Italia non avrebbe mai potuto dimenticare.
Mai.
Continuava a sentire nelle sue orecchie quelle urla.

Senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani.
Colerosi, terremotati
Voi col sapone non vi siete mai lavati

Non avrebbe mai potuto dimenticare.
E per fortuna, non tutti lo avevano fatto.

Ne ebbe la prova in seguito.
Con i cori di protesta.
I graffiti.
I commenti sui social.
I cortei delle Sardine, a cui anche lui e suo fratello parteciparono di nascosto, sperando che servissero a qualcosa, per avere finalmente qualcuno di competente al governo.

Il Sud non aveva ancora dimenticato.
E Lovino non lo avrebbe mai fatto.

Quando il governo cadde, Romano si ritrovò finalmente faccia a faccia con il rappresentante del partito che più odiava in assoluto, insieme a Fratelli d'Italia. La Lega si era guadagnata il primo posto perché aveva tentato di dividere lui e suo fratello, ma la lotta era comunque combattuta.
Di solito, lui e suo fratello incontravano principalmente il presidente, a volte il premier, per essere informati delle decisioni del governo e riferirle nei vari meeting tra nazioni.
Tuttavia, ogni volta che una nuova maggioranza saliva al governo e ogni volta che si ritirava, ogni membro doveva stringere la mano ai due fratelli Italia (e a Vaticano. E per fortuna l'Italia è uno stato laico).
Quando la Lega era salita al governo con i Cinque Stelle, Lovino aveva saltato la cerimonia.
Ma l'uscita della Lega dalla maggioranza, nonostante sarebbe stato probabilmente temporaneo, voleva vederla dal vivo.
La sala era sontuosa, come sempre. Lui e suo fratello si erano messi in giacca e cravatta per l'occasione. Inutile dire che Romano aveva approfittato del caldo per passare qualche giorno al mare, e si era fatto anche spalmare l'olio abbronzante da Spagna, così da avere la pelle il più scura possibile. Non che lo avesse fatto a posta, pff, figuriamoci
Appena entrarono, con Vaticano in mezzo a loro per rappresentare il tricolore (perché l'Italia è uno stato laico, ricordiamolo), il Sud si premurò di urlare per tranquillizzare ogni leghista e ogni idiota presente in sala.
-non preoccupatevi del colera o della sporcizia, ho messo i guanti!- e sollevò le mani in alto, con un sorriso saccente in volto -ma se fossi in voi starei attento ai portafogli. In fondo al Sud siamo tutti dei ladri. I quarantanove milioni li abbiamo rubati noi, giusto?- e poi, aumentando il suo sorriso, andò a sistermarsi al suo posto.
Uno per uno, i politici avanzarono per stringere la mano ai tre. Lovino elargiva sorrisi finti come Inghilterra che negava di prenderlo da Francia, stringeva mani e ringraziò mentalmente di essersi messo i guanti: molti di loro avevano le mani sudate per il caldo, e sinceramente lo disgustava abbastanza come cosa.
Quando arrivò il turno di Salvini, quello saltò completamente Romano. In fondo, quella era una cerimonia segreta, nessuno avrebbe saputo nulla: il popolo non sapeva dell'esistenza delle Nazioni, e non avrebbe dovuto saperlo, quindi tutto quello successo in quella stanza sarebbe rimasto in quella stanza.
-oh be', grazie. E io che mi ero persino messo i guanti- borbottò lanciando un'occhiata a Feliciano. Mentre l'altro si chinava di fronte a Vaticano e baciava il rosario ("ama il prossimo tuo come te stesso, stronzo"), Romano se ne andò con un "a quanto pare non servo qui. Vado in bagno".
Quando Salvini stava per stringere la mano a Veneziano, a questo squillò il telefono, strillando a tutto volume una canzone in tedesco. Nel silenzio della sala, Feliciano fece un enorme sorriso, pescando il telefono dalla tasca della giacca e facendo un piccolo sorriso di scuse all'ex ministro.
-mi scusi, è il mio ragazzo- rispose, voltandosi di profilo verso il ministro -Luddi! Ciao amore! Eh? Oh, ve, ok, usciamo un'altra volta. Ve, giovedì va bene. Ma dopo rimani a dormire da me vero? Ve, che bello! Ve, sì. Ora vado, sono a lavoro. Sì sì. Ti amo, Luddi, ciao ciao- e riattaccò, voltandosi verso l'ex ministro sbigottito e allungando la mano con un sorriso.
Caso volle che in quel momento rientrasse il meridione, tornando al suo posto e stringendo la mano al successivo. Nessuno diede peso al fatto che si fosse infilato il telefono in tasca.
Si voltò verso suo fratello, e quello gli fece l'occhiolino.
-ti ha chiamato il crucco?- domandò fintamente sorpreso -di solito sa sempre quando sei a lavoro.
-oh, se ne sarà dimenticato- replicò il settentrione con un sorriso e un'alzata di spalle.

Inutile dire che la foto della faccia di Salvini davanti alla scoperta che Feliciano fosse fidanzato con un tedesco rimase lo sfondo del telefono di Lovino per mesi, sostituita poi da una foto di Antonio in costume, che era decisamente uno spettacolo migliore per gli occhi.

   
 
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