Spagna ha centinaia di cicatrici.
Molte sulla schiena, profonde ma ormai quasi guarite, dovute alla dominazione araba, e poi centinaia su tutto il resto del corpo, in specialmodo su braccia e gambe. Di queste, una piccola percentuale sono dovute ai vari attentati o alle guerre o cose simili.
Ma la maggior parte sono autoinflitte.
Questo perché, dopo il periodo del colonialismo, una volta realizzate tutte le atrocità commesse contro i nativi americani (ma non solo), per secoli non è riuscito a convivere con la consapevolezza delle sue azioni, e così si puniva ferendosi con la stessa spada con cui aveva perseguitato e sterminato interi popoli, cercando di sentirsi meglio nel vedere sangue spagnolo sulla lama con cui era stato versato tutto quel sangue innocente.
Oggi giorno le cicatrici ci sono ancora, ma le tiene ben nascoste con varie creme o con i suoi poteri di nazione.
L'unico a vederle è Sud Italia, questo perché è sempre stato lui a curarlo, visto che ai tempi ancora lavorava per lui. Quello era sempre stato l'unico compito che avesse sempre svolto con cura e attenzione, e soprattutto senza che gli fosse richiesto.
Spagna non voleva essere curato, non voleva guarire, voleva morire per tutto ciò che aveva commesso. Ma Romano non poteva permettersi di perderlo.
Inoltre, Antonio ha una grande cicatrice sul petto, all'altezza del cuore, che è molto simile a una bruciatura di una sigaretta, solo molto più grande. Non è stata autoinflitta, ma è stato il risultato di Guernica.
Lovino non ne sapeva niente e, trovandosi lo spagnolo sanguinante alla sua porta, aveva pensato avesse ripreso con i suoi vizi. Dopo averlo curato lo aveva rimproverato, urlandogli addosso, disperato nel vedere come l'unica persona che si fosse concesso di amare continuasse a ridursi e convinto che il suo amore non fosse stato abbastanza per aiutarlo a uscire da quel tunnel orribile. Antonio era troppo distrutto per riuscire a ribattere.
Tuttavia, lo lasciò dormire a casa sua, e si prese cura di lui al meglio, trattenendo a stento le lacrime.
Il giorno dopo, venne suo fratello a trovarlo, in camicia nera, un enorme sorriso nel raccontargli la strage di Guernica come un successo, gli occhi innocenti che non riuscivano a vedere altro che il suo Ludwig, entusiasta per la riuscita del suo piano.
Appena udite quelle parole, Romano si alzò di scatto e corse via, urlando a Feliciano di andarsene, e si infilò nel letto dello spagnolo, che era riuscito a elaborare l'accaduto ed era scoppiato in lacrime, e lo strinse per cercare di calmarlo.
Non gli disse parole confortanti.
Non gli disse che andava bene.
Non gli disse niente.
Gli sussurrò solo uno "scusa" leggero, appena arrivato, e poi tacque.
Rimase solo lì, per tutto il giorno e tutta la notte, a stringerlo, semplicemente per ricordargli che, comunque, non sarebbe mai stato solo.
Ed era stato proprio pensando a Guernica, alla fedeltà cieca di suo fratello e alla sua voce allegra mentre gli raccontava del massacro, che Romano si era unito ai partigiani.
Ancora oggi, nonostante siano passati decenni e siano cambiate molte cose, Sud Italia odia Germania per quello che ha fatto passare ad Antonio, e continuerà a non tollerare la sua relazione con Feliciano, sia per quest'odio nei confronti del tedesco, sia perché nei suoi incubi spesso tornano quegli occhi folli che gli aveva mostrato Nord Italia, quell'allegria malata, quella fedeltà assoluta dettata da un amore tossico.
Il suo rifiuto non è solo iperprotettività fraterna, anzi, sa che come lui ha trovato la sua metà, Feliciano è liberissimo di trovare la sua.
Il suo rifiuto è paura che quegli occhi gli si presentino davanti di nuovo.