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Autore: _allthestoriesaretrue    14/03/2020    1 recensioni
Uccidi lo stregone.
Questo l'ordine di Sebastian Morgenstern, questa l'unica cosa da fare per salvarsi
Gli ultimi istanti di vita di Raphael Santiago
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raphael Santiago
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uccidi lo stregone.

Uccidi lo stregone, Raphael, si ripeté mentre avanzava verso Sebastian Morgenstern. Mentre avanzava verso quel pugnale.

Uccidi lo stregone.

Uccidi lo stregone e sarai salvo.
Dov'è il tuo istinto di sopravvivenza, Santiago? si rimproverò mentalmente.
Prese il pugnale che gli veniva porto con un movimento secco, mentre il ragazzo biondo sorrideva soddisfatto.
Come se sapesse quello che sarebbe successo.
Era diventato prevedibile, pensò con amarezza.
Lui, che era entrato nella comunità dei vampiri ed era diventato rapidamente il vice della Signora di uno dei clan  più rispettati al mondo quando non si era trasformato da neanche una dozzina d'anni.
Lui, che aveva passato notti ad urlare con una croce al collo.
Lui, che era arrivato a sputare sangue per poter dire la parola "Dio".

E mentre tu sputavi sangue lui c'era, disse una voce.
Lui c'era.

Uccidi lo stregone.

Avanti Raphe, non sarà così difficile.
Avanzò lentamente verso Magnus, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.
Riuscì persino ad arrivare a puntargli l'arma alla gola, mentre quello che diceva Sebastian aveva un suono ovattato, distante.
Poi arrivarono quelle parole.
Parole che gli fecero più male delle bruciature causate dalle croci, parole che gli fecero più male di correre per un campo santo.
Parole che forse facevano male come esporsi al sole.
"Tu ricordi. Sai che mi sei debitore."
Gli fecero ancora più male di quel "avrei dovuto lasciarti esporre alla luce del giorno".
Le stava tentando tutte per non ricordare, per mantenere salda la presa su quel maledettissimo pugnale.
Ma Magnus aveva ragione, lui ricordava. E la mano tremava.
Si azzardò a guardarlo negli occhi.
Non erano impauriti. No, sembrava quasi che lo stregone accettasse la morte.
Non può essere, pensò.
Non poteva essere che quell' idiota che usava la magia per i capelli volesse morire. Che lo stupido stregone romantico e sentimentale che lo aveva risollevato, che gli aveva dato la spinta per salvarsi quando pensava che fosse tutto perduto volesse morire.
Erano quasi amici. Quasi, si ripetè il vampiro.
Ma le amicizie non duravano per sempre. Le amicizie mutavano, morivano.
L'importante era solo salvaguardare se stessi. E la propria famiglia.
La famiglia.
Gli aveva fatto una promessa, quando lo aveva accompagnato alla porta di sua madre.
Quelle parole, quel "Mi hai salvato la vita, una vita che non ho mai voluto" le disse in modo meccanico, quasi come se fossero battute imparate a memoria. L'ultimo tentativo per convincersi che non c'era bisogno di tremare.

Uccidi lo stregone.

Serrò le mani sul coltello.
"Io non ho più un'anima" no, non ce l'aveva più. Lo aveva accettato, ormai "ma ti ho fatto una promessa sulla porta della casa di mia madre e lei era sacra per me."

Non ascoltò Sebastian, il suo ultimo avvertimento. L'ultimo richiamo verso la ragione. Sembrava un paradosso, ma in quel momento Sebastian Morgenstern gli parve la voce della ragione. Perché stava per fare una cosa totalmente folle, che gli sarebbe potuta costare la vita. Anzi, gli sarebbe sicuramente costata la vita. Raphael lo sapeva, Sebastian ormai aveva vinto. Non era mai stato tipo da illudersi.
Ma in quel momento...in quel momento scelse di fare una follia. Perché, per una volta, non pensò ai vantaggi, ignorò ciò che la razionalità gli imponeva. Probabilmente il regno demoniaco aveva cominciato a fare male anche a lui. Forse aveva ricominciato a fargli battere il cuore.
"Ero un ragazzino, allora" un ragazzino che stava cadendo, ma che poi, arrivato sul fondo, aveva imparato a stare in piedi. A non rompersi  nonostante l'impatto. A essere qualcosa anche laggiù "Ora non lo sono più."
Guardò Sebastian. Anche il suo istinto di auto conservazione era precipitato, come l'arma su cui aveva mollato la presa. Era precipitato e si era rotto.
"Non posso. Non voglio"
Non voleva. Perché un'anima non ce l'aveva più ma sapeva che sarebbe stato sbagliato.
"
Gli sono debitore da molti anni." E non l'ho mai ringraziato davvero.
Però sperava, sì esatto, si stava azzardando a sperare, che Magnus capisse. Capisse che quello era il ringraziamento  più grande che potesse dare.
"Mi deludi Raphael."
Raphael pensò al suo clan, a Lily. Chissà cosa avrebbero fatto senza di lui. Sperò che se la cavassero, che ne uscissero vivi.
Quel gruppo di vampiri era tutto ciò a cui si era dedicato, in cui si era impegnato. Era quello con cui aveva provato a ricominciare.
Sebastian raccolse il pugnale che il vampiro aveva lasciato cadere.

E lanciò.

Chissà se Magnus si sarebbe dispiaciuto per lui.
Se qualcuno al clan avrebbe cercato di governare come lui.
Se Garroway non lo disprezzava più.
Se il Diurno avrebbe provato sollievo, pensando che era morto.
Chissà se quella guerra l'avrebbero vinta loro, quel gruppetto di Cacciatori.
Loro, che facevano follie da molto prima di lui. Loro, che credevano in quello che facevano.
Dovevano avere una possibilità, se si sentivano come lui in quel momento.
Perché Raphael, anche se stava per morire, si sentiva bene. Sentiva di aver fatto la cosa giusta.
In fondo, quella vita lui neanche la voleva. Aveva provato a impegnarsi in qualcosa e aveva fatto del bene.
Ora se ne andava senza il rimpianto di non aver mai ripagato quello stregone.
Se ne andava da cristiano, per quanto possibile.
I cristiani pensavano prima agli altri e poi a sé stessi, giusto? Era quello l'insegnamento.
Raphael ci stava rimettendo la vita, quella pseudo vita che aveva. Per una follia. L'unica che avesse fatto dopo essere diventato un vampiro, dopo aver commesso l'errore di entrare in quell'hotel.
Pensò ai suoi nipotini, che sbirciava da lontano. La sua famiglia sarebbe stata bene.

Nessuno saprà di loro. Solo Bane.

E lui non avrebbe parlato.
Non sorrise, non atteggiò il volto ad  un'espressione afflitta. Non voleva nulla di teatrale. Sarebbe stato troppo da esibizionisti. Da film. Molto noioso.
Se ne sarebbe andato con una faccia seria, intelligente. Non da sentimentalista idiota. Anche se si era appena dimostrato tale.
Fece male, all'inizio.
Poi si oscurò tutto. E arrivò la fine.
La fine di Raphael Santiago.

   
 
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