Preludio
La vita, o meglio,
la non vita del nuovo Spirito dell'Inverno era
cominciata in maniera davvero strana. Risvegliarsi improvvisamente, sul
fondo
di un lago ghiacciato, era stato un inizio col botto: scoprire come il
freddo
non potesse intaccare il suo corpo era stato esaltante, per non parlare
del
totale controllo che sapeva esercitare su ogni elemento legato al
ghiaccio ed
al gelo… volare, poi, era il massimo.
Quell’euforia
iniziale,
però, era scemata quando la sua mente si era accorta di non
conoscere
nient'altro di se stessa all'infuori del nome: Jack Frost. Il panico
l'aveva
colto e, così, aveva iniziato a volare scomposto, sbattendo
contro i rami degli
alberi e con l'animo in preda all'angoscia.
Arrivato al
villaggio più
vicino cercò spiegazione, cercò conforto ma,
ahilui, nessuno riusciva a vederlo
e ciò non fece altro che aumentare la sua disperazione.
Arrabbiato, gridò alla
luna tutto il suo risentimento ma nulla successe e, alla fine, non gli
restò
che calmarsi.
A quel punto
una brezza
leggera gli scompigliò i capelli candidi, riempiendoli di
riflessi d'argento:
fu allora che capì. Lui era l'Inverno, il signore dei
ghiacci. Al suo comando
l'acqua si trasformava in cristalli, alberi e specie animali dormivano
al suo
passaggio, la neve obbediva ad ogni suo capriccio: portare l'Inverno
nel mondo
era il suo compito e l'avrebbe svolto, era rinato per quello.
Anno dopo
anno, però, il
buio e il gelo erano diventati tetri compagni, le persone attorno a lui
erano
tristi, rassegnate mentre aspettavano con brama l'arrivo della
Primavera e della
bella stagione. Frustrato dall'ennesimo commento negativo nei suoi
confronti,
fece scivolare su di una lastra gelata i colpevoli di tali male parole
e li
ricoprì entrambi con un cumulo di neve caduto da un grosso
albero lì accanto.
Quello che ne seguì, incredibilmente, risultò
qualcosa di meraviglioso: anziché
arrabbiarsi ed imprecare, le persone cominciarono a ridere e nei loro
sguardi
brillò la scintilla del divertimento. La battaglia a palla
di neve che ne seguì
fu per lui una fonte di gioia tale che continuò a sorriderne
per giorni. Finalmente
era completo, ogni suo compito gli era chiaro: doveva, sì,
portare l’Inverno ma
anche aiutare le persone ad affrontarlo. Eppure perché
continuava a sentire
quel fastidioso vuoto nel petto? Ogni schiamazzo, ogni Natale erano
palliativi
di mera durata. Litigare con Tara, giocare con Sue e discorrere con
Barry aiutava,
certo, ma lavorando in momenti diversi dell'anno difficilmente
riuscivano ad
essere tutti insieme. Sentire incessantemente un bisogno, senza essere
in grado
di dargli un nome, era per lui fonte di estremo disagio.
Così
gli anni passavano e
niente di tutto questo cambiava, finché non si
ritrovò finalmente nella
stagione sbagliata in quello che sarebbe diventato il posto giusto.
Adorava i paesi
nordici, anche d'Estate poteva combinare qualche guaio
senza allarmare troppo gli umani, fare arrabbiare Tara Heat, Spirito
dell’Estate, era una delle cose che gli dava più
soddisfazione.
Arrivato ad
Arendelle,
però, il paesaggio che trovò lo
scombussolò non poco «Chi diavolo mi ha rubato
il lavoro?» borbottò ad alta voce, come era potuto
succedere?
Volò
sospinto dal vento
gelido, tremendamente fuori stagione, fino a ritrovarsi nel paese ai
piedi del
castello reale: le persone, totalmente impreparate ad un clima
così rigido,
battevano i denti per il freddo cercando di farsi caldo invano, dandosi
pacche
sulle braccia nude. Fra di loro sibilava la paura, stregoneria, sentì
dire da alcuni sottovoce, la regina era scappata. In quel momento,
quella che
doveva essere la principessa coprì il suo leggero abito da
ballo con un
mantello pesante, lasciò un belloccio in carica e, spronando
la sua
cavalcatura, si avventurò verso il bosco.
Svolazzò ancora per un po' fra la
gente, senza osar fare nessuno dei suoi scherzi, quelle persone in
difficoltà
lo facevano stare male. Impotente, lui lo alimentava l'Inverno non
poteva
fermarlo, si rincuorò un poco quando cominciarono ad
organizzarsi, recuperando
vestiti caldi e coperte dagli armadi e la legna per i camini.
«Perché
la regina Elsa ci
ha fatto questo?» piagnucolò un bimbo tremante
abbracciato alla madre.
«Non
lo so, piccolo mio» gli rispose la donna tenendolo stretto
«Non lo so
davvero»
La regina
era l'artefice di
tutto? Jack era incredulo: un'umana con la capacità di
scatenare un cambiamento
climatico del genere? Impossibile... ed incredibilmente esaltante! In
un attimo
fu di nuovo sulle ali del vento, l'avrebbe trovata, eccome se l'avrebbe
fatto.
Fischiò estasiato guardando dall'alto l'imponente castello
di ghiaccio
che sovrastava la montagna «Ma è a dir poco
pazzesco!» constatò, volando tra le
guglie e le torri pieno di meraviglia, non aveva mai visto una cosa del
genere.
Continuò ad esplorare ogni angolo della costruzione
finché, improvvisamente,
non si bloccò: proprio in quel momento la regina
uscì sulla terrazza, sul suo
vestito scintillavano infiniti cristalli di ghiaccio e i suoi capelli
biondi,
legati in una morbida treccia, s'accendevano d'oro sotto i raggi del
sole al
tramonto. Anche senza vedere il suo viso, ne era rimasto totalmente
affascinato. Incapace di frenare la sua curiosità, si
sospinse di lato quel
tanto che bastava per poterla vedere in volto: era giovane ed era
bellissima.
Il suo sguardo era fiero, sicuro di sé e del controllo che
aveva sulle sue
capacità. Eppure, guardandola meglio, qualcosa increspava la
sua maschera, un
barlume negli occhi, quella riga agli angoli della bocca... Un impulso
che non
avvertiva da tempo lo costrinse ad aprire le labbra per lo stupore: se
solo
avesse abbassato la quota quel tanto che bastava, sarebbe entrato nel
suo campo
visivo e... e lei non l'avrebbe visto, esattamente come tutti gli
altri. Quella
convinzione trasformò la sua espressione in rammarico,
facendolo sbuffare con
stizza. Doveva fare qualcosa, non poteva restare con le mani in mano...
sì, ma
che cosa?
«Scordatelo,
stupido di un
Frost» lo riprese una voce sprezzante alle sue spalle.
Lui si
voltò e incontrò lo
sguardo ardente di una giovane ragazza dal fisico scattante,
leggermente
androgino «Tara» constatò «A
cosa devo l'onore della tua visita?» le chiese con
una faccia da schiaffi.
L'altra si
passò una mano
fra i corti capelli rossi «Ero già pronta a
prenderti a calci nel sedere,
perché ritenevo che questa volta avessi davvero esagerato,
invece cosa scopro?
Non posso farti proprio niente perché non sei stato tu ma
quella biondina
scintillante laggiù!» disse irritata, puntandola
con il suo bastone ondulato di
cedro rosso «Già è una rottura portare
l'Estate qui al Nord: e il sole non
troppo forte, e poca afa, e l’acqua non troppo calda... ci
mancava pure questa
che s'improvvisa regina dei ghiacci» si lamentò
salendo di tono sul finale «E,
come se non bastasse, non mi è permesso sistemare tutto
perché non posso
interferire con ciò che gli umani combinano» si
voltò nuovamente verso di lui
«E neanche tu puoi» lo avvertì
puntandogli il bastone al petto «Hai capito,
Jack Frost?»
Lo spirito
dell'Inverno
alzò le mani «Ho capito, ho capito. Sei sempre la
solita rompiscatole»
Gli occhi
dorati di Tara
scintillarono di rabbia «Queste sono...»
«Le
regole, lo so» completò
per lei la frase.
L'altra si
rilassò «Devo
tornare al mio compito, ho già perso anche troppo
tempo» lo guardò dandogli un
ultimo muto avvertimento «Ci vediamo Frost»
Jack la
salutò con un gesto
della mano prima di essere accarezzato da un refolo di aria calda che
la
sospinse verso la sua prossima meta. Ripensò alle sue
parole, guardò la luna
appena sorta nel cielo, poi ancora Elsa con i suoi occhi tristi
mascherati di
sicurezza e quelle regole gli parvero per la prima volta maledettamente
sbagliate.
Se ne andò.
Così
altri anni passarono, anni in cui Jack Frost continuò a fare
il suo
dovere senza mai dimenticarsi degli occhi della regina di Arendelle. A
onor del
vero si concesse del tempo, ogni qualvolta toccasse
all’Inverno arrivare su
quelle terre, per guardarla da lontano: la vide crescere, maturare,
prendere
consapevolezza di sé e del dono che aveva ricevuto. L'amore
che aveva per la
sorella era immenso, adorava il suo regno e i suoi sudditi. Quando era
diventata zia, poi, era stata radiosa eppure, in fondo al suo sguardo,
ancora
quell'ombra non se n'era andata.
L'ennesimo
solstizio era
arrivato, di lì a poco avrebbe dovuto trasformare quella
limpida serata
d'Autunno in una gloriosa giornata invernale. Arendelle era in festa,
come ogni
anno, e il palazzo letteralmente scintillava nell'oscurità
della notte. Ospiti
da ogni dove vi avevano preso parte e la serata era stata grandiosa.
Jack
s'impose di non pensare a lei, doveva togliersela dalla testa ma poi,
quando
tutto fu finito, da una delle grandi finestre della sala da ballo la
vide
prendere posto ad un tavolino e lasciarsi andare ad un momento di
relax. Rimase
per un attimo rapito dai suoi gesti, poi, sentendosi di troppo in un
momento
così intimo, decise di allontanarsi ma la stizza con cui lei
fece apparire e
sparire un cristallo di ghiaccio, smosse qualcosa dentro di lui: al
diavolo le
regole, al diavolo tutto, se doveva cadere sarebbe caduto, di sicuro ne
sarebbe
valsa la pena.
Così
lasciò che una folata
di vento gelido aprisse la finestra alle sue spalle e
l'aspettò seduto sul
cornicione del balcone perché sapeva che sarebbe uscita. Di
fatti, un attimo
dopo, la sovrana era a pochi passi da lui rapita dal cielo stellato.
Era giunto
il momento di
giocarsi tutto «Ad una regina non dovrebbe essere permesso di
andarsene da una
festa senza aver fatto almeno un ballo»
Lei si
voltò allarmata «Chi
siete voi?»
Nonostante
il sospetto
nella sua voce, quella domanda riempì di gioia il suo petto,
così tanto che
sulle sue labbra si dipinse un sorriso: lo aveva visto.
Grazie per essere giunti alla fine di questo Preludio che fa da introduzione a quella che sarà la vera storia.
Come da presentazione, questa fanfiction non tiene conto degli avvenimenti di Frozen 2 che, purtroppo, non sono ancora riuscita a vedere.
Due parole per contestualizzare il mondo in cui tutto questo si svolge: la storia si svolge nel mondo di Frozen, circa una decina d'anni dopo gli avvenimenti del primo film ma possiamo dire che sia un universo alternativo dove dimora anche Jack Frost che non è una Leggenda ma semplicemente lo Spirito dell'Inverno e, assieme ad altri tre spiriti, si occupa di portare le stagioni nel mondo. Qui Jack è diventanto spirito ad un'età maggiore, sui trent'anni ed è praticamente coeateno - a livello di aspetto - di Elsa.
Inutile dire che mi piacerebbe molto ricevere un vostro parere ed ogni recensione sarà ben accetta.
Per chi vuole vedere come procederà la serata fra i due, vi lascio un bonus track: Ballo d'Inverno.
Cida