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Autore: itachiforever    14/03/2020    3 recensioni
[Venerdì 13]
Una ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa.
Un lago, una foresta e un campeggio sventurato.
Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale.
Differenze, similarità e qualche salvataggio.
Crystal Lake troverà la pace?
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 14 – Ubriaco



 

Era da poco passata la mezzanotte, Venerdì 13 Giugno, il giorno del suo compleanno, era appena iniziato e le prime vittime erano già state fatte. Jason avrebbe avuto da fare per il resto della notte probabilmente, sperando che i ragazzi mancanti all’appello si facessero vivi poco dopo il suo ritorno all’albergo. Prima doveva fare una veloce sosta a casa sua, aveva dei muffin da mettere al sicuro. Sarebbero stati la sua ricompensa una volta finito il lavoro.

Una volta arrivato al cottage malandato che era la sua dimora da tutta la vita si recò in cucina, facendo un po’ di spazio sul tavolo per poggiarci sopra la busta e la sua nuova ascia, scaraventando a terra i resti di svariati pasti. C’era sempre tempo per pulire, ma quello non era certo il momento adatto.

L’omaccione riaprì la busta di plastica, prendendo la lettera, sulla quale era stato scritto con un pennarello nero “Per Jason” e poco più sotto “Buon Compleanno”. Tirò fuori il foglio di carta al suo interno, iniziando a leggere. Il messaggio questa volta era un po’ più lungo, i segni lasciati dalla penna formavano righe di lettere a stampatello maiuscolo, chiare e ordinate.

 

“Ciao Jason.

Non ci siamo ancora presentati come si deve. Io ti conosco ma probabilmente tu non sai molto di me. Mi chiamo Jasmine e sono la tua nuova vicina, insieme ai miei genitori. Mio padre è un medico e qui in città ne serviva uno, così ci siamo trasferiti. Come avrai modo di vedere siamo una famiglia tranquilla e spero che riusciremo a convivere pacificamente.

Se le notizie che girano su di te sono vere questo è il tuo giorno. Spero che diventeremo amici, o almeno buoni vicini, quindi mi sembrava carino farti un regalo di compleanno. So che ti piacciono le armi da taglio, spero che ti piacciano anche i dolci.

Lo ammetto, l’ultima volta che ci siamo visti mi hai colto un po’ di sorpresa...

Ok mi hai spaventata parecchio, non era solo sorpresa.

La prossima volta che ci vediamo magari cerchiamo di mantenere entrambi la calma, ti va?

Intanto ti auguro di passare un buon compleanno.

Ci vediamo presto.

 

Jasmine

 

La firma era in corsivo, una calligrafia elegante ma ben leggibile. Jason apprezzava decisamente lo stampatello, lo aveva sempre trovato più facile e più veloce. La ragazza sapeva come guadagnare punti con lui, non c’era dubbio su questo. Decise che le avrebbe dato una possibilità, l’avrebbe lasciata vivere con la sua famiglia almeno per un altro po’,spinto da pura e semplice curiosità. Non era molto convinto da questa cosa dell’amicizia, non si fidava. Non aveva mai avuto amici lui, solo sua madre, e forse era meglio così. Se sei da solo non c’è nessuno che ti possa ferire. Aveva provato, anni prima, a farsi degli amici e la cosa era finita decisamente male, quindi aveva rinunciato.

Andò a mettere il biglietto insieme all’altro, fermandosi un attimo ad osservare la collana con la maschera. Se la mise in tasca, tornò a prendere l’ascia, togliendola dal fodero e legando il nastro attorno al manico. Era il suo primo regalo dopo decenni, voleva sfoggiarlo al meglio. Si rigirò la pesante arma tra le mani come se fosse leggerissima, testandone poi l’affilatezza e le capacità su una malcapitata sedia, già di suo malandata, riducendola ad un ammasso di legna buona solo per il fuoco. Soddisfatto fece per uscire di nuovo da casa, soffermandosi poi un momento sull’uscio. Quando finalmente uscì stava ingoiando l’ultimo boccone di uno dei muffin, calando la maschera di nuovo al suo posto. Erano davvero tanto buoni quanto sembravano.

Con insolita allegria, che però non mostrava, si diresse a passo svelto e sicuro verso quello che in mattinata sarebbe stato l’ennesimo luogo di massacro della zona. Generalmente non si spingeva fino alla città, tendeva a rimanere nella sua foresta. Ma se necessario sarebbe arrivato all’altro capo del mondo, per poi tornare a casa sua una volta finito il lavoro.

Arrivato a destinazione tornò nella hall, notando che non vi erano chiavi mancanti in più. Avrebbe dovuto aspettare ancora, quindi andò a nascondersi, come suo solito, al limitare del bosco, aspettando che qualcuno tornasse. Nessuno si era messo a campeggiare o a fare festa intorno al lago, quindi non aveva altro da fare se non stare in quella zona. Pensandoci meglio avrebbe dovuto portare con sé i dolcetti, almeno avrebbe avuto qualcosa da fare.

Quando finalmente qualcuno si fece vivo, era da solo. Un ragazzo barcollante si stava pian piano avvicinando, appoggiandosi a macchine parcheggiate, pali e muri per non cadere al passo successivo. Era ubriaco fradicio. Jason lo odiava.

“Uccidilo, Jason! Uccidilo ORA!” Lo spronò sua madre. Ubbidì senza farselo ripetere.

Viste le condizioni in cui era non ci sarebbe stato bisogno di un approccio silenzioso. Impugnò saldamente la sua ascia nuova con una mano, uscendo dal bosco e dirigendosi verso la figura.

Il ragazzo si accorse di lui solo per l’immensa ombra che improvvisamente lo aveva coperto. Girandosi, si trovò faccia a petto col famoso serial killer, sobbalzando per un attimo. Guardò in alto con lo sguardo annebbiato dall’alcol, confuso, poi sorpreso e alla fine divertito.

“Ehi amico, bella maschera. Anche tu festeggi Venerdì 13?”Disse, facendo arrivare a Jason una disgustosa ventata d’alito da alcolista. La cosa gli fece solo stringere di più l’ascia.

“Il tuo costume è proprio figo, sembri vero, tu si che sembri uno che sa come ci si diverte. Ti offrirei una birra ma mi sa che me le sono scolate tutte” Iniziò a ridacchiare a quella sottospecie di battuta, talmente tanto che per un pelo non perse l’equilibrio. Dovette appoggiarsi al braccio di Jason per non cadere a terra. Al killer questo non piacque affatto. “Oddio bello, credo di aver bevuto troppo. Mi aiuteresti a tornare in camera? Sto giusto in questa baracca qui” Continuò, indicando l’albergo dietro di lui con un gesto della mano.

Jason con uno strattone si liberò dalla debole presa del ragazzo, prendendolo poi per il retro della maglietta e trascinandolo sul retro, dietro dei bidoni per l’immondizia. Non poteva ammazzarlo davanti l’hotel o avrebbe allarmato quelli che sarebbero arrivati dopo di lui.

Il giovane non riusciva ad opporre la minima resistenza. Venne trascinato senza che potesse fare molto a parte dire qualche altra parola, perdendo l’equilibrio appena l’energumeno aveva afferrato la sua maglietta e aveva iniziato a tirarlo.

“Ehi ehi ehi! Dove vai amico?! L’ingresso è da quella parte!”

Jason lo mollò solo quando fu sicuro di essere in un punto ben protetto da occhi indiscreti. Il tizio si accasciò per terra, col fiatone.

“Dai, aiutami ad alzarmi o finirò per passare la notte qui.” Per tutta risposta Jason impugnò la sua ascia con entrambe le mani.

“Carina. È la tua ascia portafortuna? Te l’ha regalata la fidanzata per il compleanno?” Si mise di nuovo a ridere.

Jason alzò l’ascia sopra la sua testa, senza altro rumore se non il suo respiro che risuonava dentro la sua maschera.

“Ehi che cazzo fai?! Mettila giù!” Detto fatto, Jason calò l’ascia, dritta nello stomaco del ragazzo.

Quello rimase senza fiato, incapace di fare qualunque cosa tranne guardare l’arma conficcata tra le sue budella.

Jason la estrasse con facilità e l’altro emise un gemito strozzato. La maglietta prima grigia stava velocemente tingendosi di una tonalità scura di rosso.

L’ascia colpì di nuovo, staccando di netto un braccio. Poi il secondo, poi una gamba, poi l’altra. In tutto questo il giovane non riusciva ad emettere che rantoli e gemiti. Piangeva e aveva anche vomitato un po’. Se l’era persino fatta sotto.

Spostandosi al lato di quell’essere ancora per poco vivente, Jason alzò l’ascia per l’ultima volta, tagliandogli poi la testa e ponendo definitivamente fine alla vita del giovane.

Rimase qualche minuto ad osservare il suo operato, prima di far sparire le prove. Dopo poco tutto quello che restava era una pozza di sangue misto ad urina e vomito. Non era una bella vista e l’odore era anche più sgradevole. Jason si allontanò in fretta, tornando al suo punto d’osservazione.

 

 

Angolo Autrice:

 

Ciao a tutti!

Grazie all’obbligo di restare a case in questi giorni sto riuscendo a scrivere. Ho aggiornato la versione inglese della storia giusto ieri. Che soddisfazione riuscire a pubblicare di Venerdì 13 il capitolo 13 della fanfiction su Venerdì 13 ambientata di Venerdì 13. Ah ed era pure il mio compleanno, quindi alla grande! XD

Comunque, tornando a noi, questo capitolo è decisamente molto più breve del solito, ma visto che vorrei riuscire ad aggiornare più regolarmente entrambe le versioni della storia prima che l’emergenza finisca ho deciso che farò capitoli più brevi, quasi come se fossero di una o due scene. Così saranno più veloci da scrivere e tradurre.

Spero che questa storia continui a piacervi.

A presto!

  
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