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Autore: prettystoned    14/03/2020    1 recensioni
Ma, al di sotto di quelle fondamenta composte da nobili propositi, si trovava la terra sporca, quella in cui era sepolto il loro passato, le vecchie abitudini. E a Beverly cos’era rimasto?
Ben poco. Un amico, bei ricordi e tanti brutti vizi.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Delle volte parlo, delle volte meno
Altre volte piango, altre volte tremo
Il silenzio è oro, ma se lo sprechi è zero.
Lazza

La decisione di Hayden arrivò più velocemente del previsto, e questo portò Beverly a pensare che forse il suo parere non gli interessava sul serio, in effetti aveva capito che non le stava chiedendo il permesso, la stava informando su ciò che avrebbe fatto e che al momento stava facendo. Forse il patto tra lei e Hayden non era rilevante nella stessa quantità per entrambi, il principio dietro al patto era uno dei passi fondamentali della bibbia personale di Bev, mentre per Hayden era più un modo per farla contenta, un contentino presentato come una promessa, una delle tante promesse non mantenute.
Bev ci aveva riflettuto su meglio quando il suo turno all’autogrill era iniziato e Hayden era tornato a casa, con la promessa di tornare dopo un’ora. Di cosa si stava preoccupando? Il suo migliore amico non faceva uso di quella robaccia, la vendeva e basta, ormai le regole del patto erano andate a farsi benedire: anche la regola sulla vendita era andata, persa ed ignorata, tutto per un motivo, ovvero Harlow.
Mentre lui non c’era era riuscita a mettere da parte il suo pensiero egoista, la possibilità di salvare la sorellina di Hayden era più importante del patto.

Hayden tornò dopo un’ora come promesso, prese una birra e girò tre joint tra un sorso e l’altro, bevendo l’alcolico come fosse un leggero drink da bar e non una squallida birra annacquata. Si prospettava una serata davvero povera di clienti, per Bev.
Era già previsto che non sarebbe venuto nessuno, Bev non diede neanche il tempo all’amico di alzarsi dallo sgabello che prese un joint e camminò velocemente verso l’uscita sul retro.
Posta davanti al muro bianco sporco c’era una vecchia panchina di plastica, anch’essa della stessa tonalità della parete, accanto si trovava un tavolino circolare in ferro battuto, sopra un piccolo portacenere in vetro, annerito sul fondo dai mozziconi di sigaretta. Su quella panchina prese posto Beverly, proprio all’estremità per la conveniente vicinanza con il posacenere, Hayden la raggiunse poco dopo, un joint nella mano sinistra e uno tra l’indice e il medio della mano destra, pronto per essere acceso.
Blaze, blaze up the fire! And look down the road. Blaze, blaze up the fire! For them who never bow.” canticchiò Bev, accendendo il joint con il ritmo e le parole del bridge di “Dance Inna Babylon” nella testa. Hayden sorrise, e canticchiò la seconda parte della prima strofa, le parole che più rappresentavano i due amici in quella canzone rappresentavano anche il patto, in qualche modo, e rappresentavano alla perfezione il loro rapporto.
With you here, with no fear, I know it could be better.” disse, il ragazzo si sedette accanto a lei e le mise un braccio attorno alle spalle, fece un lungo tiro e sputò il fumo, poi volse teatralmente lo sguardo al panorama davanti al loro, il retro di un autogrill malandato e il cielo coperto di stelle, “Pensandoci bene, ma come l’ho trovata una come te?”
“Siamo anime affini, caro, era destino trovarci.” affermò con un’aria quasi seria, la risatina che lasciò andare poco dopo fece cadere completamente la facciata. “Ma ti rendi conto che ti sopporto fin dal liceo? Prendiamoci una pausa, questa relazione mi opprime!” cinguettò nella pessima imitazione di una ragazzina arrabbiata, Bev scoppiò a ridere e lo guardò inarcando un sopracciglio, “Che idiota…” sussurrò, assicurandosi che il ragazzo avesse sentito comunque.

A Los Angeles non ci sono i presupposti per uno scenario triste. Bev quel giorno avrebbe voluto che piovesse, avrebbe apprezzato un temporale di quelli che ti costringono a chiuderti dentro casa, quelli con i fulmini che illuminano il cielo per una frazione di secondo e i tuoni che squarciano l’aria, ma no, il sole brillava anche quel giorno, quel giorno in cui era accaduto il peggio.
La notizia era giunta come un fulmine a ciel sereno, ma Bev meditò sul fatto che la cosa più stupida fosse stata pensare che, in primo luogo, ci fosse un cielo sereno nell’ambiente in cui lavorava Hayden. Il cielo non era mai sereno, c’erano sempre grosse e nere nuvole ma non pioveva quasi mai, e quando succedeva la pioggia inondava e distruggeva tutto.
“Beverly, perché non mangi qualcosa?” era la voce di Artem, in genere il suo tono pacato celava qualunque sua emozione ma la preoccupazione nelle sue parole era facilmente percettibile. Erano giorni che Bev non mangiava quasi nulla e Artem, che dopo il fattaccio aveva deciso di farle compagnia a casa sua, continuava a pressarla per far sì che non si lasciasse completamente andare, anche se ormai era sulla buona strada. “Non le voglio le tue insalate.” Rispose. Certo, Artem non aveva fatto i conti con il fatto che Bev detestava il cibo sano e non lo trovava appetitoso neanche dopo giorni passati quasi a digiuno.
Il ragazzo, che non aveva più la minima idea di come aiutarla, si passò una mano tra i capelli e sospirò, “Ti faccio un joint e ordino la pizza, va bene?”
“Non lo so…” farfugliò.

 



   
 
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