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Autore: _Glaucopis_    15/03/2020    0 recensioni
Scritta per l'event del Facebook We Are Out For Prompt del 13-15 marzo 2020.
Prompt di Alessia Winchester: Agape.
Trama: Glinda scopre una nuova parola e non riesce a smettere di pensare ad una certa persona.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elphaba, Glinda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ecco, questo dovrebbe aiutarti- disse Glinda porgendo un intruglio viola al bambino che stava assistendo. -I tuoi genitori sono stati avvertiti dell’accaduto. Verranno a prenderti tra poco. Fino ad allora, sarò io a tenerti compagnia-

Il piccolo Bryt ingurgitò un po’ di malavoglia la pozione. -Grazie, Miss Glinda!-

-Sapete, oggi ho imparato una parola bellissima! - disse dopo un po’.

-Ah, sì? E quale sarebbe? –

-“Agapè!” Mio fratello dice che è una parola greca e che il suo significato originario è quello di amore disinteressato, lontano da ogni egoismo-

Forse qualcun altro avrebbe riflettuto sul significato della parola e sulla cultura greca, forse qualcun altro ancora avrebbe detto “carina” senza tenerne molto conto, ma la mente della strega la collegò immediatamente ad un nome: Elphaba.

In quel preciso istante i genitori di Bryt spalancarono la porta senza neanche bussare, quasi procurandole un infarto, e si precipitarono al capezzale del figlio.

-Oh, tesoro, amore della mamma, cosa ti hanno fatto? – chiese la signora riempiendo il viso del bimbo di baci.

- Miss Glinda, grazie, grazie infinite!- disse il padre stringendo e scuotendo vigorosamente la mano della giovane.

-Di…nulla…- replicò lei liberandosi cortesemente dalla stretta e massaggiandosi di nascosto la mano ora dolorante -Beh, Bryt, suppongo di poterti lasciare in buone mani. Rimettiti presto, e la prossima volta che qualcuno ti tratterà in modo poco gentile non esitare a chiedermi aiuto! Oh, e… qual era quella parola? Agapè, giusto? –

 

-

Quella sera Glinda fu particolarmente grata di poter chiudere il resto del mondo fuori dalla stanza da letto.

Lasciò l’abito meno pratico della storia per indossare una camicia da notte, sciolse la sua chioma bionda e cominciò a struccarsi. Intanto, quella parola non la abbandonava.

La sussurro più volte a sé stessa, o forse a qualcuno di invisibile.

“A-ga-pè”

Tre sillabe.

“A-ga-pè”.

Ogni volta che il suono si ripeteva, le sembrava quasi di vedere una figura verde riflessa nello specchio.

E alla fine non resse più.

La rivide il giorno del loro primo incontro, poi al ballo, e nella loro camera del dormitorio, dopo che Glinda aveva cercato di insegnarle come essere popolare, e ancora a lezione, mentre tentava di seguire nonostante lei la punzecchiasse amichevolmente. La osservò spiccare il volo per fuggire verso Ovest, le parve di riabbracciarla, e infine vide l’immagine che avrebbe voluto poter cancellare per sempre dalla propria memoria: l’unica vera amica che avesse mai avuto uccisa dal pregiudizio degli abitanti di Oz.

“Agapè”, quella parola mai sentita prima, era esattamente ciò che aveva ricevuto in dono e poi perduto per sempre.

Riuscì a smettere di piangere solo perché non aveva più lacrime da versare.

Ancora tremante, tirando su col naso, prese il libro degli incantesimi, il suo libro. Era suo dovere studiarlo, comprenderne ogni singola lettera, per Oz e perché l’aveva desiderato Elphaba.

Ne accarezzò delicatamente la copertina, e ancora una volta mormorò -Agapè-.

Udì un sussulto.  -Glinda! Mio Dio, Glinda!-

La strega del Sud, colta dalla sorpresa, ritrasse la mano. Avrebbe riconosciuto quella voce perfino in un coro di mille, anche dopo cento anni.

-Elphie…-

 

Bonus che non sapevo se inserire nella fanfiction o meno. Lascio a lettore la possibilità di decidere se la storia finisca con “Elphie…” o con la parte seguente, se invece subito dopo la parte che avete già letto Glinda ed Elphaba abbiano una conversazione, se la strega del Sud stia impazzendo o ci sia effettivamente un modo per comunicare con la sua amica. Nulla esclude null’altro.

Si svegliò di soprassalto, la fronte imperlata di sudore, il volto nuovamente bagnato dalle lacrime.

Cercò di prendere respiri lenti e profondi.

Si allungò versò il comodino, afferrò il libro e lo strinse al petto.

-A…gapè- disse cercando di controllare i singhiozzi. -Elphie, io non…non so se tu ci sia ancora, se riesca a s…sentirmi o se io stia semplicemente impazzendo, ma mi…mi manchi. Da morire.  Se sei là fuori, spero che tu sia felice. Ma ho…ho bisogno di te. Io non ce la faccio…non ce la faccio-

Con una mano si coprì gli occhi. -Te ne supplico, torna…torna da me. O almeno dimmi che…che stai bene. Elphaba…-

Tacque per un minuto, in attesa di una risposta che non giunse.

-Ti… ti voglio bene, Elphaba. Ti voglio tanto, tanto bene-

   
 
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