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Autore: Mercurionos    15/03/2020    0 recensioni
Quando il mondo ti volta le spalle, non hai dove andare, non hai nessuno di cui fidarti...
Sei deluso dalla politica? Il tuo capo ti odia? I tuoi pokémon si rifiutano di salire di livello? Ti piacciono esclusivamente i tipi Normale, Buio e Veleno?
Beh allora che cosa cavolo aspetti? Iscriviti anche tu al Team malvagio della tua regione e semina il panico rubando gatti e roditori ai pacifici abitanti del posto! Il contratto è semplice: tu indossi la nostra divisa, ti tingi i capelli e il gioco e fatto! A meno che tu venga battuto da un undicenne, sei già praticamente un comandante! ISCRIVITI ORA presso una di queste filiali dal PC del tuo Centro Pokémon di fiducia:
1) Team Rocket
2) Team Magma
3) Team Idro
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5) Team Plasma
6) Team Flare
7) Team Skull
8) Aether Foundation
9) Team Rainbow Rocket
10) Team Yell
Attenzione: la tassa d'iscrizione non è rimborsabile; il team di riferimento non è responsabile dei soldi sganciati ai mocciosi che vi asfaltano la squadra; siete tenuti a mantenere i vostri pokémon al primo stadio fino al livello sessanta; se vivete a Galar trovatevi un lavoro vero.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Recluta
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Cronache di una Recluta del Team Rocket
 
Buio. Le notti di Kanto sono calde e tranquille, specie d’estate. E qui non siamo ad Unima, qui l’estate c’è solo una volta all’anno. Nell’aria si libra una dolce melodia, malinconica e tragica, intonata da un violino carico di passione. Sì esatto, è la colonna sonora de “Il Padrino”. Ma ormai nulla è più normale, nulla è rimasto di ciò che un tempo era il Team Rocket. Alcuni ancora ricordavano il tempo in cui si chiamavano tutti “ROCKET” e non “Recluta”.
 
Un giorno era arrivato quel ragazzo, quello che era diventato campione. Quanto lo odiavano. Non erano riusciti a trovarlo, il moccioso. Forse era a Johto, forse era a Kanto. Forse era ad Alola. O anche no. Qualcuno diceva che fosse muto, altri dicevano soltanto: “Leggiti il cazzo di manga.”
 
E proprio in quel palazzo dismesso di Smeraldopoli, che dall’esterno sembra abbandonato, si cela uno degli ultimi rifugi della peggior marmaglia della zona. La polizia non può fare nulla. Da quando hanno cominciato a pagare minorenni che li battono nelle lotte pokémon… i fondi scarseggiano, per così dire. Poi se i mocciosi spammano agilità e per qualche motivo tutti gli attacchi dei loro pokémon diventano brutti colpi…
 
La porta del rifugio si apre. Quei due che stavano giocando a carte si alzano e salutano il loro nuovo capo. Ah, “capo”. Nessuno oltre a Giovanni avrebbe mai potuto portare quel titolo.
 
“Archer.”
“Buonasera, picciotti.”
“Notizie del capo?”
“Sicondi te? Comunque ‘o capo ora sono io.”
“Staje bono o te spacco ‘a faccia.” Si fece avanti la donna. Aveva messo giù le carte che aveva in mano. Un poker d’assi. Tutti di picche, ma era comunque un poker d’assi. Allora anche l’uomo mise giù le sue carte: una scala reale di fanti. Una partita regolare, tutto sommato.
“Perlomeno aie portato ‘a pizza?”
 
In quel momento si aprì di nuovo la porta. Entrò con gli scatoloni di pizza in mano una donna tutta d’un pezzo, lo sguardo di fuoco circondato da una chioma sanguigna. Le due reclute deglutirono fortemente e salutarono la magnifica con un rispettoso cenno del capo e si tolsero i berretti.
 
“Atena – fece la donna – Tutt’appost’?”
“Nun me lamento… Anzi, si ca’ me lamento. Dove cazz’ è finito ‘o mi omm? Archer, rispondi!”
“Nun ‘o so, Atena, nun ‘o so!”
“Sant’Arceus ma sapete parlare o no!?” L’uomo vestito di nero non riusciva a sopportare il chiacchiericcio in dialetto del Kanto. Lui veniva da Johto, lì non hanno niente di speciale, manco un’intonazione particolare della voce. Hanno a malapena dei percorsi, quei poveretti. L’uomo continuò: “Archer, smettila di cazzeggiare e prendi le pizze, c’ho fame. Tu, Annunziata (la recluta si chiamava così, a quanto pare), prendi da bere. Atena si sieda pure che qui ci pensiamo noi.”
 
Poco dopo la tavola era imbandita. Atena alzò le mani in senso di preghiera: “Giuann te ringraziamo per chistu lauto pasto. Magnamm.” E si accanirono sulle pizze, ormai fredde. Era poco, ma si accontentavano. Ora che Giovanni era scomparso, dovevano stare attenti ai loro risparmi. In pochi volevano più unirsi alla squadra, altri avevano abbandonato. Qualcheduno era pure riuscito a scappare in un’altra regione, a Hoenn, a Kalos.
“Carlo, mi passi ‘o sale?”
“Metti il sale sulla pizza? Ma come cazzo vivi, Archer? Ti preferivo in seconda gen, quando non avevi un nome.”
Archer non replicò. Erano proprio bei tempi quelli. Duecento e qualcosa pokémon, poca trama, pochi pixel, erano state appena scoperte le uova… Appena. Cosa diamine fanno tutto il giorno i ricercatori? Manco sanno come si riproducono gli animali. Ecco dove finiscono le nostre tasse.
 
Atena abbassò il calice di vino, ormai vuoto: “Statem’ a sentire. Pensai a nu’ piano pe’ racimolare qualche soldo.”
Archer si fece attento, incurvando la schiena sul tavolo: “Su, parla.”
“Amma trasferirci a Johto. C’è ‘na città aro è pieno de slowpoke. Sentii… ca’ ‘e loro code si vendon a caro prezzo, o’ mercato niro.”
“È una buona idea. Come si chiama ‘sto posto?” Carlo si alzò e andò a vedere la mappa attaccata ad un muro. Era vecchia e consumata dal tempo, ma negli ultimi trent’anni non era cambiato nulla, attorno all’Altopiano Blu.
“Azalina.”
“Uhm… Non è tanto distante da Fiordoropoli.”
“Ca staje a pensare, Carlo? Vuo’ ‘i a’ casinò? Si bbuo’ te accompagno…”
“Non mi sembra che abbiamo tanti soldi da perdere, Archer. Pensavo solo che… a Fiordoropoli c’è la Torre Radio.”
 
Annunziata scattò in piedi, animata da un improvviso lampo di genio: “’A Torre Radio! Cosa piens’ Carlo, rici ca’ putimme prenderla?”
“Beh sì, pensavo a quello. E una volta che l’abbiamo sotto il nostro controllo possiamo…”
“Mandar nu’ messaggio a Giuann’!”
“Sì, l’idea è quella. Io sono di Violapoli, conosco abbastanza la zona.”
Archer era perplesso dal piano delle due reclute. Come avrebbero potuto intrufolarsi in una struttura tanto conosciuta? Si avvicinò a Carlo e diede un’occhiata alla mappa: “Stamme a sentire, picciott’. Comm piensi ‘e trasi’ senza fa’ nu’ burdell ra’ Lugia?”
“Statti attento a come parli, fesso. Non mi va che prendi per il culo Lugia.”
Per qualche oscuro motivo, alla gente di Johto piaceva Lugia, un pokémon “leggendario” che vive nell’oceano e sa provocare tempeste incredibili, ma non è di tipo Acqua e non impara Tifone. Questo è quello che accade quando solo quattro persone programmano la tua vita. Archer alzò le mani come per scusarsi e per difendersi al tempo stesso: “Te chiedo scusa, Carlo; nun te volevo offendere. Mo’ spiegaci ‘o piano.”
 
“Allora, qualche anno fa ero a Fiordoropoli, dovevamo fare un colpo al casinò. Solo che c’era un sacco di gente perché stava passando di lì il professor Oak, sì proprio lui. Non quell’altro, quel pazzo ossessionato con le uova. E insieme a lui c’era Lori, la DJ. Me la ricordo bene, dovrebbe stare più attenta alla sua linea. Adesso… se noi abbiamo un po’ di soldi e riusciamo a piazzarci da qualche parte, magari seguendo i suoi spostamenti… possiamo farci portare dentro proprio da lei!”
“E poi prendiam’ in ostaggio ‘o capo ‘ra radio e ‘o juoco è fatto.”
“In chistu modo Giuann’ saprà ca’ nuje ci simme n’ata vota, e ca’ o’ stiamo cercand’!”
“Cazzo Annunziata, ti ho detto che non capisco una fava se parli così!”
“Atena, ca’ cosa ne piensi tu?”
 
La donna che tra tutti era entrata più in intimità con il capo rimase immersa nei suoi pensieri, appoggiata sul tavolo. Pensò come non le fosse rimasto altro che il Persian del suo amato. Chinò il capo sempre più verso il basso, lasciandosi cadere la chioma vermiglia sul volto. Spostando i capelli con una mano, rialzò la testa, poi si mise in piedi. Quando mise le mani sui prosperosi fianchi, i suoi tre sottoposti si misero istantaneamente in riga, pronti a ricevere istruzioni dalla loro comandante.
 
“A mi… Nun me pare ‘na mala idea… E già ca’ ci siamo ‘o messaggio ‘o può sentì pure chillo disgraziat’ ‘ro mi’ bambino… O pure anca chilu dannat’ ca’a sconfitt’ ‘o mio Giuann tre anni fa…”
“E che ne sarà di tua figlia?”
“Chella sta a Sinnoh, fa nu tirocinio…”
 
Allora tutti alzarono i calici, nuovamente riempiti con l’ultimo goccio di vino. Brindarono e brindarono ancora, finché non era sorto il sole.
 
Poi arrivò quel ragazzino demente di Borgo Foglianova e il suo Typhlosion con Tuonopugno e Terremoto. E vabbè.
 
Note dell’Autore:
Io sono di Milano. Non so una briciola di alcun dialetto. Però davvero Giovanni dove diamine sei?

 
   
 
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