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Autore: MackenziePhoenix94    15/03/2020    2 recensioni
“E adesso?”
“Adesso reggiti forte”
“Che vuoi fare?”
“Ti fidi di me?” le chiese di getto lui; le aveva già rivolto quella stessa domanda nel corso della notte trascorsa sopra il tetto di casa Anderson e, come in quella occasione, Ginger rispose senza esitare.
“Sono uscita di casa in piena notte di nascosto, ho preso un treno per Cambridge e ti ho appena aiutato a rubare una bici dalla casa di tua madre: pensi che avrei fatto tutte queste cose se non mi fidassi ciecamente di te, Syd Barrett?”.
Le labbra del ragazzo si dischiusero in un sorriso.
“Allora reggiti forte, perché stiamo per prendere il volo”.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1964, novembre.


I due ragazzi vennero colti alla sprovvista dall’acquazzone: si lanciarono in una corsa a perdifiato tra i marciapiedi, zig-zagando tra la folla, attraversando le strisce pedonali col rosso, alla ricerca di un riparo asciutto e caldo; uno di loro, il più alto, urtò inavvertitamente una elegante signora che stava uscendo da una boutique firmata.

“Maleducato! I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere?” strillò, inviperita, la donna; il ragazzo, in tutta risposta, si fermò il tempo necessario per mostrarle il dito medio della mano destra, e poi riprese a correre per non perdere di vista l’amico.

L’elegante signora sgranò gli occhi e scosse la testa indignata.

Quella gioventù bruciata, arrogante e poco incline a seguire le regole dell’educazione, avrebbe segnato la fine della buona società.

I due ragazzi trovarono il riparo asciutto e caldo che stavano cercando in un piccolo pub semideserto; scelsero un tavolo appartato in un angolo, presero posto l’uno di fronte all’altro e si tolsero i lunghi cappotti impregnati di pioggia, nella vana speranza che si asciugassero.

Una cameriera si avvicinò per prendere l’ordinazione e tornò qualche minuto più tardi con due pinte di guinness appena spillate; appoggiò i boccali sul tavolo e ritornò dietro al bancone.

Riuscì a resistere solo pochi secondi prima di sollevare gli occhi dal bicchiere che stava pulendo e puntarli in direzione dei due giovani per studiarli con maggior attenzione, memorizzando più particolari possibili: uno era alto, magrissimo ed aveva i capelli corti e castani; l’altro, invece, era più basso ed aveva una massa di fitti ricci neri.

Quello castano non le piaceva affatto (‘orrendo’, pensò con una smorfia), ma l’amico riccioluto era tutta un’altra storia.

Una vera e propria bellezza della natura.

Non ricordava di avere mai visto un giovane così bello prima d’ora.

Il ragazzo castano si portò una sigaretta alle labbra, l’accese con un fiammifero e girò il viso in direzione di una finestra: la pioggia continuava a battere incessante contro il vetro e contro l’asfalto delle strade improvvisamente deserte.

“Perché cazzo dicano che piovono cani, gatti e forconi non lo capirò mai, ma è un’espressione che ci sta alla perfezione per descrivere giornate come questa” commentò, buttando fuori il fumo dalle labbra socchiuse; girò di nuovo il viso in direzione dell’amico che non aveva ancora parlato “ti sei accorto che ti sta mangiando con gli occhi?”

“Chi?” domandò il riccioluto.

“Come chi? La ragazza che ci ha serviti”.

Il ragazzo riccio lanciò un’occhiata in direzione del bancone ed incrociò lo sguardo della cameriera giovane e carina; la vide arrossire violentemente per la vergogna e l’imbarazzo.

“Al momento non sono interessato a gettarmi a capofitto in una nuova storia d’amore”

“Stai ancora pensando a Libby?” chiese il castano, ed interpretò come un ‘sì’ il grugnito che ricevette in tutta risposta “ohh, senti, te l’ho già detto che devi smetterla di pensare a quella! Ormai vi siete lasciati da un pezzo e, fidati, meglio così visto che non facevate altro che litigare, mollarvi e riprendervi. Adesso sei a Londra: nuova città, nuova vita”

“Infatti è per questo che sono tornato… E per la scuola d’arte”

“Pensi che la Camberwell sia quella giusta?”

“Deve esserlo per forza. Per sostenere il colloquio di ammissione ho rinunciato ad andare a vedere un concerto dei Beatles, ti rendi conto?”

“Senti… Hai già un posto in cui stare?”

“No, non ancora, ma pensavo di cercare qualcosa qui nei paraggi. Perché?”

“Beh, questo potrebbe essere il tuo giorno fortunato” commentò il ragazzo castano, sostituendo il mozzicone che aveva in mano con una nuova sigaretta “nell’appartamento in cui vivo si è da poco liberata una camera. Il proprietario è un tipo un po’ eccentrico, ma nel complesso è apposto… Se sei interessato, posso farti fare un piccolo tour panoramico quando avranno finito di venire giù i cani, i gatti ed i forconi… Che ne dici?”

“Dico che non potrei chiedere di meglio” rispose l’amico riccioluto, distendendo le labbra in un sorriso allegro “ti va di fare un secondo giro? Questo lo offro io”.




Il ragazzo riccioluto si guardò attorno, in silenzio.

Due letti, due piccole finestre, un armadio, una scrivania traballante: la stanza iniziava e finiva lì, l’unica eccezione era costituita da una porta che conduceva ad un piccolo bagno, altrettanto spartano nell’arredamento.

L’amico alto e magrissimo fumava la terza sigaretta della giornata appoggiato con la schiena al muro, vicino alla porta del bagno.

“Allora, che ne pensi?” chiese, rompendo il silenzio “mi rendo conto che non si tratta proprio di un albergo a cinque stelle, ma non è neppure un cesso. La mia vecchia abitazione lo era, te l’ho mai raccontato? Vivevo in una specie di ostello di quarto ordine, in cui la gente veniva e se ne andava quasi ogni giorno, sprovvisto di bagno. Ero costretto a lavarmi nei bagni pubblici infondo alla strada”

“E tua madre ti ha permesso di vivere in una discarica simile?”

“Non l’ha mai saputo, sarebbe andata fuori di testa altrimenti… Allora? Qual è il tuo responso?”

“Quando posso trasferirmi?”

“Ottimo, speravo di ricevere una risposta simile. Vieni, c’è una cosa che devi assolutamente vedere”

“Cioè?”

“La parte più bella di tutto l’edificio”.

Uscirono dall’appartamento, ed il ragazzo castano guidò l’amico lungo una ripida scala che portava verso il basso.

“Attento a dove metti i piedi” gli raccomandò “questi scalini sanno essere dei grandi bastardi quando meno te lo aspetti”

“Cercherò di tenermelo a mente”

“Come sta David, a proposito? Non l’ho più sentito da quando ho lasciato Cambridge per trasferirmi a Londra”

“Ohh, David è sempre molto impegnato. Sai, da quando è nei Jokers Wild ha tempo solo per la musica… A quanto pare stanno raccogliendo parecchi consenti e non faccio fatica a crederci. Dave è in assoluto il miglior chitarrista che io conosca. A Cambridge trascorrevamo quasi tutte le pause pranzo ad esercitarci”

“Quindi suoni ancora la chitarra?”

“A volte strimpello qualcosa, ma non ho quasi mai tempo” disse il riccioluto; scese l’ultimo scalino e si fermò davanti ad una porta “perché?”.

In tutta risposta, l’amico dai capelli castani aprì la porta e schiacciò l’interruttore della luce; alcune lampadine che scendevano pigramente dal soffitto illuminarono un vecchio seminterrato in cui era stata allestita una vera e propria sala prove: c’era una batteria, una tastiera, una chitarra, cavi che correvano lungo tutto il pavimento, amplificatori e fari di diverse dimensioni dalle lenti colorate.

Il riccioluto sgranò gli occhi e la bocca.

“Ti piace?” chiese l’amico, costando la frangia che gli ricadeva sugli occhi; incrociò le braccia e si appoggiò con la spalla sinistra allo stipite della porta “io ed altri due ragazzi del politecnico ci troviamo qui spesso per suonare, per divertirci un po’. Ci facciamo chiamare i Tea Set. Qualche giorno fa il nostro chitarrista ci ha dato forfait perché il suo tutor lo ha costretto a scegliere tra gli studi di architettura e la musica e… Lui ha scelto la prima opzione”

“Aspetta, non ti seguo, cosa staresti cercando di dirmi?”

“Nulla, solo che nella nostra band c’è un posto vacante che ha bisogno di essere riempito” disse il ragazzo castano, spegnendo il mozzicone di sigaretta sul muro “potresti essere tu il nostro nuovo chitarrista… Senza alcun impegno, ovviamente”.
   
 
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