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Autore: Maqry    15/03/2020    17 recensioni
Prima Guerra Magica.
Ci sono modi differenti per cercare di sopravvivere in un Paese in decadenza che si sbriciola tra le dita.
"Il mondo lei lo interpreta trincerata tra incubi di cruda realtà e spine disperse a farle da guida.
Il mondo lui lo divora prendendolo alla gola, strappando brandelli in cui sentirsi ancora vivo e fuggire a macerie che vorrebbero soffocarlo."

[La storia partecipa all'attività "Il mio profilo" promossa dal gruppo facebook "C'era una volta con un prompt..."]
[Storia vincitrice dell'Oscar per il Miglior cortometraggio agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum "Writing Games - Ferisce più la penna"]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marlene McKinnon, Ordine della Fenice, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sentieri di spine
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Dalle labbra raffinate di Sirius, dischiuse con sensuale consapevolezza, appassiscono volute di fumo sciolte da refoli insidiosi, intossicando i pensieri. Marlene sa cosa insinui quel tanfo – l’ha annusato visto sognato –, e districare quei lacci anneriti per rintracciarvi segni vaticinatori le riesce spontaneo. Il mondo lei lo interpreta trincerata tra incubi di cruda realtà e spine disperse a farle da guida. E fa male – devono conficcarsi tutte nella carne fremente –, e serve tempo – deve dissanguarsi –, ma almeno sa.
 
Fumo dissolto dal vento: cattive notizie.
(ma per chi dei due?)
 

 
Le vertebre di Marlene si possono contare affilate sotto la pelle tesa, scintillante di saliva, e serpentine catturano lo sguardo. Sirius non sa perché lo attorciglino a sé – le ha annusate graffiate azzannate –, e l’unico senso che riesce a rintracciare per quelle ossa marchiate è un anelito di vita. Il mondo lui lo divora prendendolo alla gola, strappando brandelli in cui sentirsi ancora vivo e fuggire a macerie che vorrebbero soffocarlo. E magari oggi è alcool – mercurio che corrode la mente –, e magari domani è Marlene – la sua schiena che lo stritola in sogno –, ma almeno non è morte.
 
Sognare la colonna vertebrale: liberazione.
(ma da cosa?)
 
 

Quando si solleva dal letto sfatto, Marlene non si premura mai di coprirsi, infila solo gli occhiali e si prepara una tazza di the – per vedere dice, riesce meglio dopo l’amplesso sostiene.
Le lenti sono spesse, ma nonostante questo deve assottigliare le palpebre per scrutare il fondo della tazzina e scorgervi, tra foglie spezzate e granelli di zucchero, l’ennesima disfatta.
Sirius tossisce l’ultimo sospiro di nicotina e si diletta a sbeffeggiarla languidamente.
 
“Sentiamo, chi schiatta oggi? Io?”
“Non ti preoccupare, ragazzino, toccherà prima a me.”
“Ti ha suggerito questo la tua amica? O è il sesso con me a renderti profetica?”
“Non predìco nulla, l’ho visto in un sogno. C’è differenza.”
“E quale? Illuminami, ti prego, muoio dalla voglia di saperlo.”
“I sogni, diversamente da me, a volte dicono la verità.”
“Quante cazzate.”
 
 

Quando il Patronus di Malocchio irrompe nella stanza, in una notte di assioli e demoni, trova Sirius in bilico su uno sgabello storto mentre cala un asso di picche, nel tormentato tentativo di trattenere Remus vigile (carte da gioco: perdita – ma di cosa?). Non vuole attendere solo il rientro della squadra di pattuglia, non dopo essersi svegliato trafitto da spine di sangue – troppo per una persona sola –, di ossa liscissime e spolpate – trentatré vertebre avvolte su se stesse –, e di vetro spesso come fondi di bottiglia.
Cazzate
continua a ripetersi, i sogni non… Eppure.
 
“I McKinnon sono tutti morti.”


 

Lo so, l’ho visto vorrebbe latrare, e allo stesso tempo vorrebbe non averla mai spinta – artigliata allargata succhiata – contro quel vecchio muro, lei e il suo invasamento che l’ha dannata. Marlene la sentiva così spesso, la morte, da bramarla, quasi – anche solo per poter dire di aver decifrato correttamente le tracce sommerse.
 
L’ho sognata, e la verità è che forse mi sarei potuto affezionare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note alla storia: questa cosa forse dovrebbe rimanere negli anfratti del mio PC, ma l’intenzione era quella di esercitarsi con la brevità, divertirsi e giocare un po’, quindi tant’è.
Lo spunto per questa flash è nato dal prompt lasciatomi da Rosmary nell’ambito dell’iniziativa “Il mio profilo” promossa dal gruppo facebook “C’era una volta con un prompt…”, che chiedeva di scrivere una drabble/flash/raccolta di drabble basata sulla citazione «Nell'ozio, nei sogni, la verità sommersa viene qualche volta a galla» tratta da “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf, personaggi/coppie a mia scelta. Ora, non chiediamoci perché proprio questi due, che coppia lo sono solo fino a un certo punto qui (e che sinceramente insieme non mi convincono), certe domande è meglio non porsele. Di Marlene nemmeno sapevo di avere un headcanon e invece eccola lì con occhiali, la Divinazione e più vecchia di Sirius.
Potrei aver finito qui, ma ci tenevo a chiarire due cosette: per la parte di interpretazione sogni/fumo/segni vari (anche quelli non esplicitamente spiegati) ho piegato a mio piacimento le notizie che trovavo pescando un po’ da questo e un po’ da quello senza troppa sistematicità, spero mi si conceda la licenza. Il ricorrere di certe immagini, invece, non è dettato dalla mia scarsa fantasia (cioè, può darsi, ma non era l’intenzione), quanto dal tentativo di rendere in qualche modo la sensazione dell’ossessione per la Divinazione (nata da anni di guerra e incertezze? prima?) di Marlene, sensazione che si trasmette anche a Sirius.
Ecco, temo di aver interpretato troppo letteralmente il prompt, ma “Una stanza tutta per sé” è, ahimè, ancora nell’elenco delle prossime letture e potrei non aver colto eventuali sottintesi più sottili e profondi. La storia ha anche partecipato agli “Oscar della Penna 2022”, vincendo il premio per il miglior Cortometraggio
Detto ciò (ero stata fin troppo breve con la storia), spero che questa flash vi sia piaciuta almeno un pochino.
 
Grazie di cuore a chiunque si sia fermato a leggere,
Maqry
   
 
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