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Autore: Aliasor    15/03/2020    0 recensioni
Dal capitolo 5: "A venticinque anni ho intuito che la luce e l'ombra sono i lati opposti della medesima cosa, che il luogo illuminato dal sole viene sempre raggiunto dall'ombra."
[Natsume Soseki]
Dal capitolo 8: "Ormai un dio non lo aveva più. Aveva abbandonato Arceus, Dio o chi per loro da molto tempo, da quando era accaduta quella storia. Dal suo punto di vista erano loro ad averlo rinnegato, nonostante tutto quello che avesse fatto per loro. Non avrebbe venerato un dio ingrato!"
Ad Arenipoli Corrado si rivela non essere l'unico genio presente, la città ne ha infatti dato i natali a un altro decisamente più solitario.
Mosso da interesse, il Capopalestra, deciderà di diventare il suo mentore e sviluppare le sue attività sociali.
Contemporaneamente un famoso giovane attore del Pokéwood è alla ricerca di N insieme a una ragazza che afferma di saper parlare con i Pokémon.
Intanto ad Alola, un uomo con un occhio solo di nome Lewis sembra essere sull'orlo della pazzia e della più profonda disperazione.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Corrado, Cyrus, Ghecis, N, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
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Lewis mise a riscaldare in un pentolino di latta ammaccato in liquido verdastro con qualche fogliolina di quello che apparentemente doveva essere del tè.
Non aveva molto di più da offrirgli, non aveva quasi mai visite.
Non gradite, almeno. Di solito si trattava di qualche bracconiere abbastanza abile da introdursi nella sua proprietà, ma non abbastanza da uscirne. Non intero.
Almeno due tazze pulite da condividere le aveva, non esenti da crepe purtroppo.
Si fece brevemente spiegare chi fosse, mentre lo ascoltava teneva uno sguardo attento dall’unico occhio disponibile, proponendosi di non ignorare nemmeno una virgola.
<< Un messaggio tramite una tavoletta di pietra antica… capisco.>> SI grattò la barba incolta.
<< Mi crede, signore?>>
<< Basta Lewis. Siamo più o meno imparentati, N.>> Lo corresse, sembrava avere un tono più gentile in qualche modo. << Se avessi mentito ti avrei preso di peso per il capo e sbattuto, con forza crescente, la testa contro la montagna sino a farti perdere i sensi, ma Lucario è una macchina della verità pelosa. Può percepire ogni tua menzogna e non ha reagito, quindi dici il vero.>>
N sudò freddo, l’aveva scampata bella, non credeva che avesse un caratterino simile.
<< Il solo problema è che non sai dove sarebbe mia nipote, ma so come possiamo fare. Finito il tuo tè partiremo subit...>>
La terrà tremò forte, quasi stesse per aprirsi una voragine sotto di loro.
Versi orrendi si alzavano nel cielo, simili a urla o bestemmie crudeli.
Lewis le conosceva bene, le sentiva spesso, ma ultimamente non si facevano vedere nemmeno da lontano. Non avevano ancora imparato la lezione?
Schifose bestie.
Schioccò la lingua contro il palato con disprezzo.
Si limitò a fare un segno la suo Pokémon compagno, aveva già compreso cosa fare.

«E su tutto, in questo ripugnante cimitero dell'universo, si ode un sordo e pazzesco rullìo di tamburi, un sottile e monotono lamento di flauti blasfemi che giungono da stanze inconcepibili, senza luce, di là dal Tempo; la detestabile cacofonia al cui ritmo danzano lenti, goffi e assurdi, i giganteschi, tenebrosi ultimi dèi. Le cieche, mute, stolide abominazioni la cui anima è Nyarlathotep.»
[Lovecraft]

N deglutì spaventato quando lo seguì fuori, quelle strane creature li accerchiavano. Sembravano Pokémon, ma non riusciva a sentirli parlare, come avessero il cuore chiuso, come se fossero solo mostri affamati di qualcosa che non riuscivano ad ottenere.
L’uomo porse lo sguardo verso quella più muscolosa del gruppo, una specie di zanzara color sangue, rivolgendosi ad essa come se fosse il capo di quelle strane meduse bianche volanti lì attorno.
<< Quante volte lo abbiamo fatto? Non imparate mai. N!>> Richiamò il verde, ancora attonito dalla situazione in cui si trovava. << Ciò che vedrai ora è un segreto di famiglia, non rivelarlo a nessuno.>>
Lewis si mise accanto al suo Lucario, prese fiato come se stesse per farlo per l’ultima volta nella vita.

<< O Marduk guerriero, la cui ira è (come) il diluvio,
ma il cui perdono è quello di un padre misericordioso.
Parlare senz'essere ascoltato mi ha privato del sonno,
gridare senz'avere risposta mi ha tormentato:
mi ha fatto svanire le forze del cuore,
mi ha incurvato come se fossi un vecchio.
O Marduk, grande signore, dio misericordioso,
gli uomini, per quanti essi sono,
chi li può comprendere nella loro realtà?
(Anche) tra i non negligenti, chi non si è (mai) reso colpevole? Chi è colui che comprende le vie di un dio?
Che io possa badare a non commettere colpe!
Che io possa incessantemente cercare le sedi della vita!
L'umanità è destinata dagli dèi ad operare nella maledizione,
a sostenere la mano divina (che pesa) sull'uomo.>>

Una preghiera, ma a quale dio? Non aveva mai sentito nominare il dio Marduk.
Ma poteva sentire, sentire cosa proveniva da quei due davanti a lui, un qualcosa che andava oltre al semplice legame Allenatore-Pokémon, qualcosa di pericoloso e bellissimo. Una pioggia quando splene il sole. Un fuoco freddo. Della neve calda. Un ossimoro vivente.
Le punte di metallo sulla zampe di Lucario si come illuminarono di azzurro intenso, mentre un gruppo di fili neri uscivano da sotto la gola di Lewis.

<< Quando (enu) in alto (eliš) il Cielo non aveva ancora un nome,
E la Terra, in basso, non era ancora stata chiamata con il suo nome,
Nulla esisteva eccetto Apsû, l'antico, il loro creatore,
E la creatrice-Tiāmat, la madre di loro tutti,
Le loro acque si mescolarono insieme
E i prati non erano ancora formati, né i canneti esistevano;
Quando nessuno degli Dei era ancora manifesto.
Nessuno aveva un nome e i loro destini erano incerti.
Allora, in mezzo a loro presero forma gli Dei.
Enûma Eliš.>>

Una luce spaventosamente tranquillizzante.
Quando N riaprì gli occhi era giorno, o almeno così sembrava. Il cielo sopra la Collina Diecicarati brillava, uno splendore che aveva divorato le luci di stelle e luna.
<< Il cielo tornerà normale tra pochi secondi, stai tranquillo… diamine, diventa ogni volta più difficile restare in piedi.>> Commentò restando in piedi a fatica.
N prese entrambi al volo, era felice di quei rilessi ereditati in tanti anni nella foresta, prima che il “padre” lo prendesse con sé.
<< Lewis, di cosa si trattava?>>
<< Un qualcosa di unico: Enûma Eliš. La forma ultima del potere. Se usata al 100% avrei potuto cancellare l’intera isola della faccia della Terra.  O almeno di questa Terra.>> Affermò ridacchiando. << E lui la vuole, loro la vogliono. Ma non gliela daremo. È il segreto per cui ho perso la mia bambina.>> Iniziò a tossire spezzando le risate. << Ho bisogno di un po’ di riposo e qualche pillola. Come te la cavi come infermiere, N?>>
<< Non molto bene, Lewis.>>
<< Imparerai.>>






Dopo mesi ho aggiornato la storia. Adesso abbandoneremo Lewis ed N per passare nuovamente a Hilmes.
Per quanto riguarda Enûma Eliš, letteralmente "Quando in Alto", è il mito della reazione babilonese. Di cosa si tratta esattamente poi si scoprirà, è una cosa abbastanza semplice come concetto.
Sappiamo che Lewis ha brutti trascorsi con le Ultracreature, verso le quali priva un odio morboso.

   
 
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