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Autore: epices    16/03/2020    9 recensioni
Questa one-shot prende spunto da quella che, secondo me, è la scena più bella dell'anime, ovvero quel mantello lanciato sotto la pioggia....
Dal testo:[...]..il Comandante aveva giurato di proteggere e difendere Sua Maestà da ogni pericolo...anche da se stessa se necessario. Ma come poteva farlo se proprio il Comandante, per primo, non era stato in grado di difendersi? Con quale coraggio poteva chiederle di rinunciare a lui, quale Madre della Francia, se il Comandante stesso non era riuscito ad arginare quel sentimento potente, sgorgato da una fonte sconosciuta nelle profondità del suo cuore di donna?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver letto su questo sito storie veramente molto belle di cui non sarò mai all'altezza, trovo timidamente il coraggio di pubblicare questo scritto che stazionava sul mio pc ormai da tempo. Spero di essere riuscita a realizzare qualcosa di gradevole visto che l'ultimo testo più lungo di tre righe l'ho scritto all'esame di maturità e, se consideriamo io sono tra quelli che ha visto l'anime per la prima volta, da bambina, negli anni '80, di tempo da allora ne è passato parecchio...

Questa storia è scritta non a scopo di lucro; i personaggi appartengono a R. Ikeda


Il Comandante e la Regina
C'era un giovane cavaliere quella sera davanti all'elegante palazzo sull'Avenue Matignon(1). Senza in realtà vederle, scrutava la facciata marmorea che ormai ben conosceva e il pesante portone in noce, finemente intagliato dai più abili artigiani di Parigi, dietro il quale era sparito pochi istanti prima un solerte valletto, lesto ad eseguire la sua richiesta.
Nonostante fosse ormai una frequentazione nota presso quella dimora, con il tono più fermo e chiaro possibile aveva annunciato: “Sono il Colonnello Oscar Françoise de Jarjayes...ho urgente bisogno di conferire con il Conte Hans Axel di Fersen”.
In realtà un groppo in gola le spezzava  la voce...
Sul cuore, un macigno...
Fin da quel pomeriggio quando era letteralmente fuggita dalla Reggia di Versailles spronando il suo stallone bianco ad un galoppo forsennato con l'illusione di poter scappare lontano da quel turbine di sentimenti contrastanti che le aveva travolto il cuore e l'anima.
Che pena le aveva fatto la sua amata regina quel pomeriggio! Quella piccola donna fiera ed orgogliosa la quale, appena sedicenne, aveva cercato di opporsi all’immoralità della Corte di Francia palesatasi sotto le prorompenti sembianze di Madame Du Barry ma aveva dovuto, suo malgrado, piegarsi alla ragion di Stato. Calde lacrime solcavano il suo viso angelico in quel giorno lontano, lacrime di rabbia e di orgoglio ferito; ben diverse dalle lacrime d’amore che aveva versato poche ore prima...unico testimone, come allora, il suo Comandante delle Guardie.
E come si era sentito inadeguato quel Comandante, così in difetto nei confronti di lei che amava come una sorella...

Maledizione al suo innato e dannato senso di giustizia! Certo, l'altra era la Regina di Francia...aveva un ruolo politico fondamentale nella scacchiera degli equilibri dell'Europa...aveva il compito di generare dei principi, tra i quali l'erede al trono. Ma la sposa bambina giunta sola, in un Paese straniero, prima ancora di poter conoscere l'amore, era diventata una splendida donna con un cuore palpitante di un sentimento profondo, nato a prima vista.
Un cuore palpitante per lui...lui che la ricambiava incondizionatamente e che, per non impazzire di fronte a quell'amore senza scampo, entrava volontariamente nel letto di quelle donne alle quali, involontariamente, era entrato nel cuore.

Il Comandante avrebbe dovuto impiegare tutte le sue forze per dissuaderla dal procrastinare quella follia pericolosa per se stessa e per la Francia, quella Francia tanto amata per la quale, le era stato insegnato, avrebbe dovuto vivere e morire. Quella Francia rappresentata dalla Corona, alla quale doveva assoluta fedeltà e che non poteva assolutamente tradire...
Avrebbe dovuto convincerla a rinunciare a lui per la ragion di Stato, ancora una volta...sarebbe stata la cosa migliore...sì, la cosa migliore per tutti...
In fin dei conti il Comandante aveva giurato di proteggere e difendere Sua Maestà da ogni pericolo...anche da se stessa se necessario. Ma come poteva farlo se proprio il Comandante, per primo, non era stato in grado di difendersi? Con quale coraggio poteva chiederle di rinunciare a lui, quale Madre della Francia, se il Comandante stesso non era riuscito ad arginare quel sentimento potente, sgorgato da una fonte sconosciuta nelle profondità del suo cuore di donna?

Oscar aveva vagato per ore prima di dirigersi verso l’abitazione del Conte svedese, sperando che la placida quiete della campagna la aiutasse a domare il moto impetuoso delle contrastanti emozioni che l'avevano travolta....si era ritrovata a pensare che certamente soffre di più chi ama senza essere riamato ma come potevano due anime che tendevano inesorabilmente l'una verso l'altra, vivere separatamente nella consapevolezza di ciò che invece le univa?
Che vita splendida avrebbero avuto se avessero potuto amarsi liberamente! E invece Maria Antonietta cercava di far tacere il cuore perdendosi in mille frivolezze e il Conte...beh, a lui non mancava di certo la compagnia femminile...lo sapeva bene ormai.
E tutto questo per la ragion di Stato, per non alterare equilibri molto più grandi di loro, dei loro cuori poco più che ventenni, i quali in realtà bramavano ben altro...
Ma Maria Antonietta era la Regina di Francia...avrebbe dovuto essere all'altezza del suo ruolo, maledizione!
Eppure...un dolore profondo al rammentare il suo viso rigato di lacrime, poche ore prima...

Il Comandante e la Regina...non erano poi tanto diverse in fondo; pensò con un sorriso dolceamaro a stirarle le labbra...
avevano la stessa età...
avevano entrambe i capelli biondi,  poco importava se il colore era quello dell'oro zecchino o delle messi di grano mature....
avevano entrambe gli occhi azzurri, poco importava se del colore dei limpidi laghi delle vallate austriache o del terso cielo blu delle campagne francesi all'inizio dell'estate..
e avevano entrambe un giovane cuore innamorato; innamorato alla follia...ne era certa ormai da tempo...

Per questo si sentiva terribilmente in difetto... quello che la Regina Maria Antonietta bramava come l’aria...quella libertà di vivere momenti impagabili, di amore intenso e travolgente con l'uomo che le aveva fatto battere il cuore, al Comandante, invece, era concesso...
Con le dovute accortezze, certo, perché del Colonnello Oscar Françoise de Jarjayes si parlava e sparlava già abbastanza e la sua vita privata andava protetta ad ogni costo...ma per nessuna ragione al mondo avrebbe rinunciato a quel petto ampio e a quelle braccia forti tra le quali rifugiarsi.
E allo stesso tempo moriva di tristezza al pensiero di quelle lacrime ingenue e sincere...

Ed ora si trovava lì, sotto il primo temporale di primavera; i capelli d'oro resi scuri dall'acquazzone ed aghi di pioggia a trafiggere divisa e cuore.
Il rumore dell'acqua che cade forte sul selciato non la fa accorgere che lui è arrivato.
“Oscar?” la chiama per attirare la sua attenzione “è successo qualcosa?”
Ed eccolo il giovane e affascinante Conte svedese, bello e virile come gli eroi delle antiche leggende nordiche che le era capitato di leggere su alcuni libri arrivati chissà come e chissà quando nella biblioteca di Palazzo Jarjayes.
Con il suo fascino e la sua vasta cultura aveva rubato il cuore di numerose donne alla Corte di Versailles...troppe...sicuramente una di loro avrebbe dovuto resistergli ma, nonostante tutto, non ci era riuscita...

“Mi manda Sua Maestà la Regina...ho un messaggio urgente da parte sua” e, senza scendere da cavallo, lo sguardo triste e un po' smarrito, perso tra il suo bel viso e il raffinato marmo degli scalini di ingresso, gli aveva riferito con voce monotona, come se stesse facendo un resoconto ad un ufficiale suo superiore, ciò che la Regina Maria Antonietta le aveva confidato, tra le lacrime, quel pomeriggio...
Un evento importante a Versailles, l'incontro con una distinta delegazione straniera aveva mandato in fumo un appuntamento atteso da giorni, un sogno accarezzato mille volte che, per ora, non avrebbe potuto realizzarsi.

“Oscar non vi fermate?” la raggiunse la sua voce...quel timbro particolare e quell'accento straniero che lo rendeva, a detta di molte, irresistibile...
“Non stasera Fersen...non stasera” e senza aggiungere altro girò il cavallo e si lanciò al galoppo oltre il cancello. Chissà se l'acquazzone avrebbe lavato via il suo tormento?
Il rimbombo dei tuoni in lontananza non era più forte di quello dei suoi pensieri che la riportarono  a quando tutto era cominciato...

Erano passati quattro anni da quel 1774(2) quando, insieme al gelido vento del Nord che sferzava la città, a Parigi era giunto anche il giovane rampollo di una delle più antiche e nobili casate svedesi. Era quello l'anno che aveva cambiato le loro vite, la sua e quella della sua amata regina, allora Delfina di Francia.
Nonostante i ruoli altisonanti che ricoprivano erano solo due adolescenti allora...e si erano innamorate...entrambe.
Però, a differenza di Sua Maestà, sempre al centro della scena, rigidamente imbrigliata dall'etichetta e dal cerimoniale di corte, così pressante da non permettere il minimo errore senza che tutta Versailles ne venisse a conoscenza; per il Comandante, una volta lasciatasi alle spalle i cancelli dorati della reggia, le luci si spegnevano. Ed era allora che poteva dismettere i panni del soldato ed indossare altri abiti, dei quali spesso veniva spogliata, sotto l'azione di mani esperte...

Ricordava come fosse appena successo il momento in cui aveva preso consapevolezza di quel sentimento, così profondo, così viscerale, tanto che l'immagine di lui le riempiva ogni pensiero cosciente.
Ed anche incosciente, per la verità...quando le compariva attraverso la bruma del sogno e, abbattendo le fragili difese della mente allo stato onirico, la faceva svegliare con un torpore nuovo e un dolce tormento tra le cosce...
Era successo subito dopo l'incidente a cavallo accorso alla Delfina, quando Andrè era stato condannato a morte da Luigi XV e lei lo aveva difeso a spada tratta offrendosi di salire sul patibolo al posto suo. Anche Fersen aveva offerto la propria vita e quel gesto inatteso lo aveva reso, ai suoi occhi, profondamente diverso dagli altri nobili imbellettati e imparruccati che popolavano la reggia, i quali, pur conoscendo da anni l'irreprensibilità dell'attendente di Oscar Françoise de Jarjayes, non avevano proferito verbo o mosso alcun dito di fronte ad una situazione di palese ingiustizia.
Di certo anche comprensibilmente...d'altronde chi avrebbe mai potuto discutere un ordine del Re?
E perchè mai? Per un servo?
E invece il giovane svedese lo aveva fatto, forse per l'incoscienza dei suoi anni o perchè ancora immune alla ricerca di favoritismi o semplicemente per amore di giustizia. Qualunque fosse la ragione, quel gesto aveva colpito profondamente Oscar che, per prima, si era inginocchiata davanti a Sua Maestà per difendere un amico fraterno, un affetto profondo al punto da non riuscire nemmeno ad immaginarne l'assenza... per quello che, visto come era stata educata, pensava essere un dovere di ogni militare appartenente all'illustre casato dei De Jarjayes.
Un ultimo sguardo stupito a Fersen poi l'emorragia causata dalla rovinosa caduta da cavallo, l'aveva portata all'oblio.

Ed era stato allora, nella nebbia dell'incoscienza, tra i pensieri non più sotto il controllo della volontà, che si era insinuata una luce di consapevolezza. Dapprima solo una fiammella remota, solo un punto luminoso verso il quale volgere lo sguardo, a tratti appannato da immagini serene di un'infanzia ormai lontana. Poi una luce sempre più intensa fino alla deflagrazione finale e un ruggito del cuore...
Gli eventi di quel giorno a Versailles, davanti ad un furente Luigi XV, erano stati la chiave per aprire uno scrigno di emozioni e sentimenti, ben nascosto, da sempre, sotto la preziosa stoffa con la quale  venivano cucite le uniformi delle Guardie Reali...

Al risveglio una sensazione sconosciuta suscitata dal ritrovarlo al suo capezzale, una mano portata inconsciamente a riassettare i capelli scarmigliati e l'assurdo e inconfessabile desiderio di voler apparire, per la prima volta, bella di fronte a lui.
Poche battute volutamente allegre con le persone preoccupate che stazionavano nella sua stanza in attesa di un miglioramento erano bastate a comprendere che ora Fersen sapeva la verità...chissà cosa pensava del fatto che il Comandante delle Guardie fosse una donna? La giudicava diversamente ora?
Ora che anche lei sentiva che dentro di sé qualcosa era cambiato...

Aveva sorriso e abbassato lo sguardo, stranamente un po' imbarazzata dal fatto di ritrovarsi in camicia da notte di fronte a soli uomini, se si faceva eccezione per Nanny che andava e veniva, indaffaratissima, non mancando mai di rimbrottare suo nipote e il Generale per il pericolo che avevano fatto correre alla “sua bambina”. C'erano infatti suo padre, il Conte di Fersen e Andrè, ora tutti visibilmente sollevati e pronti ad andarsene per lasciarla riposare...un ultimo saluto, un accordo per tornare a sincerarsi delle sue condizioni e un brivido improvviso quando quella mano calda aveva sfiorato non troppo involontariamente la sua...

Nelle settimane successive, la convalescenza l'aveva tenuta lontana dalla reggia ma non se ne era dispiaciuta, anzi, ciò aveva fatto in modo che potesse trascorrere il tempo con le poche persone fidate delle quali apprezzava infinitamente, per motivi diversi, la compagnia. In definitiva, ad eccezione di sua madre rientrata a Palazzo su concessione della Principessa, quelle stesse persone che l'avevano vegliata al momento dell'incidente.
Ed era successo tutto in quei giorni...la consapevolezza di un sentimento svelato e un bisogno assoluto di sentirlo vicino, di stringerlo forte....
Una conversazione arguta e divertente, resa ancora più piacevole da un calice di ottimo vino e una mano piccola e candida, tremante per l’emozione, sollevata a mezz’aria, per un attimo indecisa se ritrarsi o proseguire a posarsi su quella guancia liscia; poi il calore di quella pelle morbida sotto il palmo e le labbra accostate, infine, alle sue, in una lieve carezza.
Inizialmente fu stupore assoluto nello sguardo di lui, rimasto immobile e completamente spiazzato da quel gesto inaspettato, spazzato subito via dalla consapevolezza di quanto fosse bella, desiderabile e spontanea lontano dall’etichetta regale, senza la divisa a celarne l'aspetto più vero...le labbra morbide di lei ad un soffio, come il richiamo implacabile di una sirena.
Era bastato un battito di ciglia per ritrovarla e poi perdersi uno dentro il fiato dell’altra; labbra dolci da assaggiare, sempre di più, e un corpo tenero, completamente arreso da avvolgere ed accarezzare.
Si erano risvegliati avvolti dalla stessa alba, i corpi ancora allacciati e il Comandante aveva compreso che forse non tutto era stato scritto e che, tra quelle braccia grandi, avrebbe anche potuto rinascere...

Dopo quella prima notte si erano scoperti ladri di occasioni, rubando al tempo momenti preziosi a dispetto dei rispettivi impegni, degli obblighi e del mondo intero.

Galoppava forte sotto il temporale ora, il Comandante, a testa bassa; un timido tepore iniziava a scaldarle il cuore a quegli ultimi pensieri. All’improvviso un nuovo rumore a confondersi con quello della pioggia che non accennava affatto a diminuire, dapprima lontano poi sempre più prossimo. Sembravano quasi gli zoccoli di un cavallo che correva nella sua direzione…
“Solo un folle si avventurerebbe all'aperto con un tempo simile”…..
A quel pensiero alzò il volto e vide una sagoma scura stagliarsi sempre più nitidamente attraverso il muro dell’acqua; un tremito del cuore nel riconoscere l'altro cavaliere che rimase a guardare mentre la sorpassava e faceva girare rapidamente il suo destriero, nero come la notte, per portarsi al suo fianco. In un attimo si trovò avvolta e protetta da un mantello asciutto, caldo e morbido; metafora di ciò che rappresentava nella sua vita l’uomo che ora le cavalcava accanto.
Un sorriso lieve le nacque dal profondo, un sorriso dell’anima, sempre più ampio, che si rifletteva sul suo volto e negli occhi limpidi, verdissimi, davanti ai suoi che la scrutavano colmi di un sentimento che veniva da lontano, che aveva visto giornate dorate di sole e notti bianche di luna; autunni rossi di foglie e primavere odorose di viole.
Impossibile ora staccare lo sguardo da lui... cielo e mare fusi sullo stesso orizzonte a parlarsi di emozioni comprese e condivise e di sogni, fatti al lume di una candela e ancora mai espressi a parole, da realizzare insieme, un giorno...
Quegli stessi occhi nei quali si perdeva, ogni volta, come fosse stata la prima...
E l'assoluta certezza, una volta ancora, che, se fosse stato necessario, avrebbe anche incrociato la spada con Re Luigi XV in quel giorno lontano; con Dio o anche con Satana...non aveva importanza; qualunque cosa affinchè non le venisse strappata metà del suo cuore...
“Sì Andrè, tu sei folle quanto me....amore mio”

Grazie a chi è arrivato fino a qui e mi scuso anticipatamente se non riuscirò a rispondere in tempi brevi ad eventuali recensioni.
Una breve parentesi di leggerezza nella situazione difficile in cui ci troviamo tutti quanti, ma con intelligenza, unità e senso civico ce la faremo a superare questo momento.


(1): Nel manga, parlando della residenza del Conte di Fersen, Oscar fa riferimento a questa via di Parigi.
(2): Il ballo all'Opera di Parigi durante il quale avvenne il primo incontro tra Fersen e Maria Antonietta ebbe luogo il 30 gennaio 1774

 
   
 
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