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Autore: FuoriTarget    06/08/2009    11 recensioni
[Andre con un sorriso malefico si fece ambasciatore per tutti: -Non siamo mica idioti: Manu è cotto come una bistecca alla griglia- ...
-Non gli abbiamo detto nulla perchè lo conosciamo, sappiamo che manderebbe tutti al diavolo- ...
-La sera della tua festa, quando lei è salita sul tavolo a ballare, credevo che gli sarebbe esplosa la testa- tutti risero in coro con lui.
-Sei mesi... e non hanno mai detto nulla!?- ... ]
Manuel e Alice, due universi che si scontrano in una Verona ricca e piena di pregiudizi. Un rapporto clandestino nascosto a tutto il resto del mondo che si consuma lentamente, una passione ardente che diventerà dipendenza vera e propria.
E forse, se il Fato lo permetterà...Amore.
Ebbene si postato il capitolo 18!! Gelosia portami via...
In corso revisione "formale" dei primi capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Relazione Clandestina-






Prefazione




Il vento le accarezzava i capelli e li scompigliava un po' sugli occhi. Ma non le importava nulla.
Correva Alice sulla bici, pedalava in fretta per le vie tortuose della città.
Era primavera ormai, mancavano pochi mesi agli esami, e il caldo cominciava a farsi sentire.
Correva Alice, veloce nel traffico superava la auto in coda con destrezza, attraversò il parco per evitare i semafori che avrebbero potuto rallentarla.
Correva ridendo tra se per il motivo stupido della sua fretta.
Se avesse seguito il suo raziocinio non si sarebbe trovata a correre tra le auto come una matta.
Solo dieci minuti prima un sms l'aveva fatta scattare in piedi dal divano, attraversare in giardino vestita così com'era e inforcare la sua bicicletta nera vecchia e scassata.
"Sarò solo fino a sabato. Fai in fretta."
Si lanciò sul lungadige ad una velocità folle per poi piegare svicolando il semaforo rosso e infilarsi in via Trezza col fiatone.
Arrivò davanti al grande palazzo in centro in dieci minuti il suo record personale, fermò la bici davanti ai campanelli nel cortile interno, poi suonò due volte.
-Chi è?- 
-Sono io- rispose guardandosi intorno con discrezione.
-Metti dentro la bici.- continuò la voce di un ragazzo storpiata dal citofono dopo lo scatto sordo della serratura del portone.
Passò oltre con la bicicletta, l'appoggiò in un angolo contro il muro dell'atrio e si avviò all'ascensore. Adorava quel palazzo era sempre pulito profumato e il pavimento di marmo degli spazi comuni era sempre perfettamente lucido e pieno di piante ben curate.

Settimo e ultimo piano.
Si sistemò velocemente i capelli specchiandosi nella pulsantiera dorata. Aggiustò i vestiti e trasse un sospiro: maglietta, minigonna rossa e Converse così com'era vestita in casa, non si era nemmeno preoccupata di cambiarsi, aveva infilato il primo paio di scarpe che le era capitato sotto mano ed era uscita.
Le porte si aprirono con uno scampanellio delicato e lei scattò attraversando il pianerottolo a passo sicuro.
Il portone era stato lasciato socchiuso per lei, lo chiuse dietro di se attenta a non far troppo rumore e si addentrò nella casa. Conosceva la strada: percorse tutto il corridoio centrale fino al salotto dove raggiunse la scala bianca a chiocciola nell'angolo. Salì alla svelta i gradini stretti che ormai le erano familiari.
Quando alzò lo sguardo lui era lì, solo per i suoi occhi.
Indossava i soliti pantaloncini da basket e una maglietta grigia attillata che metteva in bella mostra i pettorali scolpiti.
Se ne stava seduto a gambe incrociate sulla poltrona di pelle vicino al letto, leggeva un blocco di appunti distrattamente nel chiaro tentativo di dar poca importanza al suo arrivo. Lo conosceva come le sue tasche quel bastardo.
Alzò lo sguardo su di lei solo quando raggiunse l'ultimo gradino, subito le guardò le gambe scoperte. Adorava le sue gambe da modella.

-Ciao. Ci hai messo davvero poco- le chiese posando a terra i fogli.
Alice arrivò all'ultimo gradino con il fiato ancora spezzato dalla corsa e si guardò intorno inspirando dal naso.
Era chiaramente passata la cameriera perchè la stanza aveva un'ordine innaturale per lui. Non c'erano magliette lasciate a terra in un angolo, ne fogli sparsi a caso sulla scrivania, il letto era rifatto e sul comodino erano spariti i posacenere sporchi di mozziconi.

Senza che Alice se ne accorgesse, troppo impegnata a regolarizzare il respiro, il ragazzo si avvicinò e le agguantò con due dita uno dei passanti della gonna tirandola a se. Le poggiò una mano dietro al collo e la travolse con un bacio mozzafiato senza chiedere il suo permesso ne aspettare che lei prendesse fiato o si potesse ribellare.
Come solo a lui era concesso.

Alice senza esitazione si abbandonò al suo tocco, ma il bacio finì. Fin troppo presto.
-Siamo soli davvero?- gli chiese sorridendo a pochi centimetri dalla sua bocca e ancora chiusa nel suo abbraccio.
-Già...- inarcò le labbra in quell'accenno di sorriso malizioso che le fermava il cuore, e lei sorrise contenta della ritrovata privacy.
Quel sorriso la illuminò, gli piaceva vederla sorridere, era così radiosa e pulita che rischiarava quella stanza vuota e intrisa di ricordi.
Alice gli afferrò il bordo della maglietta, come aveva fatto con lei, e trascinò entrambi sul letto senza smettere di baciarlo.
Passarono un paio d'ore prima che nella camera ritornasse il silenzio e che i respiri dei due ragazzi raggiungessero la regolarità del sonno. Fu il suono fastidioso di un cellulare ad interrompere il riposo post-amplesso di Alice.
Scivolò fuori dal piumone all'istante per paura di svegliarlo e cominciò a scuotere la borsa per rovesciarne a terra il contenuto.
-Dove diavolo l'ho messo?- mormorò piegata sui vestiti sparsi ai piedi del letto.
Improvvisamente l'i-phone cadde a terra sgusciando fuori da una tasca. Lo raccolse imprecando e si affrettò a rispondere: sapeva senza dover leggere il display chi fosse, così non diede tempo all'interlocutore di parlare.
-Si Cici lo so che sono in ritardo. Arrivo subito, ciao!- poi con un gesto rabbioso chiuse la conversazione sbuffando e coprendosi il seno con un braccio prima di riprendere il suo posto nel letto.
-Devo andare...- mormorò languida verso la schiena del ragazzo sdraiato accanto a lei.
Non le rispose come era prevedibile.

Scivolò fuori dal piumone e si rivestì velocemente senza prendersela troppo per le poche attenzioni ricevute, poi raggiunse l'altro lato del letto chinandosi sul suo orecchio.
-Stasera che fai?- sussurrò pianissimo per non indispettirlo, pronta a ricevere solo un grugnito.
-Non ci sono.- le rispose nascosto sotto al piumone.
Alice abbassò lo sguardo abbattuta:
-Ok, allora ci sentiamo la prossima settimana- concluse trattenendo per se una nota di amarezza.
La mano nodosa del suo strano compagno di letto a pochi centimetri dalla bocca era davvero una tentazione, avrebbe voluto baciargli il palmo e accarezzarlo tutto fino alla spalla, ma probabilmente lui non avrebbe gradito.

-Stanotte però sono libero.-
Con quelle parole brontolate contro la stoffa del cuscino, la bloccò inginocchiata accanto al letto.

-Allora mandami un messaggio quando ti liberi, se riesco ti raggiungo!-
Quelle parole le portano nuove speranze per la serata e senza dire altro prese le scarpe in mano per andarsene.

Scese velocemente dal sottotetto e uscì dall'appartamento cercando di fare meno rumore possibile. Era talmente intimorita da quella casa e dai suoi silenzi che non si fermava a metterle nemmeno nell'ingresso, ma aspettava sempre di essere in ascensore.
Ritrovò la sua bicicletta nell'atrio esattamente dove l'aveva lasciata senza catena e scattò di nuovo in sella verso il parco, controllando sempre che nessuno la vedesse uscire da quel palazzo.

Pochi minuti dopo raggiunse il luogo dove l'aspettavano da quasi mezzora..
-Dove. Cavolo. Eri?- la voce la spaventò mentre legava la bici ad una rastrelliera.
Non era così strano che lei fosse in ritardo ma aveva il terrore che le sue amiche cominciassero a farsi domande sulle ragioni dei suoi ritardi.

-Scusa Cici mi ero addormentata sul divano.- rispose congiungendo le mani in preghiera con un sorriso a trentadue denti.
Sperava davvero di essere convincente, ma
Chiara sbuffò rimproverandola come sempre, mentre la guidava al tavolo.
Frequentavano sempre lo stesso baretto vicino all'Università per l'aperitivo del venerdì, e Alice prese posto alla solita poltrona sprofondando esausta.

-Cosa vuoi da bere?- le chiesero mentre prendeva fiato.
-Spritz.-
Chiara si allontanò verso il bancone per aggiungere al loro conto l'ordinazione, intanto la terza componente del gruppo le rivolse un'occhiata indagatrice.
-Ci sei stasera?- le domandò squadrandola da capo a piedi.

Alice perplessa e ancora un po' tachicardica alzò le spalle grattandosi un orecchio: -Direi di si. Che si fa?- 
-Pensavamo al BlueMoon.- la informò Laura annoiata giocando con il ghiaccio nel suo bicchiere: -..come sempre!- una nota di sarcasmo ne tradì l'apparente disinvoltura.
Laura era una che si annoiava facilmente, mentre Cici era rassicurata dalle sue abitudini.

-Forse c'è un concerto!- annunciò Chiara ritornando al tavolo con il bicchiere di Alice.
Alice pensò alle parole del ragazzo che aveva lasciato nudo nel letto pochi minuti prima, e realizzò che probabilmente anche i suoi impegni erano legati a quel concerto.
-Perfetto! A me va bene il BM.-
Si finse indifferente sorseggiando l'aperitivo: il BlueMoon aveva nulla di pericoloso, o almeno questo doveva far credere a quelle due. Continuò a meditare preoccupata, sperando che andasse tutto bene, doveva far in modo che quei due stessero lontani, sopportare loro due nella stessa stanza insieme ai suoi sensi di colpa sarebbe stato troppo per la sua povera coscienza.

Rimandò le preoccupazioni ad un altro momento, si immerse nella luce del tramonto chiacchierando del più e del meno con le altre due, mentre senza farsi notare fissava un palazzo bianco in lontananza.



   
 
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