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Autore: BabaYagaIsBack    16/03/2020    1 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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IX (4)


 

La Fata sussultò: «Che intendete? Se vi servono informazioni sul sang-»
«I vampiri, lo so» nuovamente Miss Bahun si ritrovò a dover tagliar corto, ma più la conversazione con quei due proseguiva, più dubitava di aver preso la decisione giusta - oppure erano veri i suoi sospetti sulla pessima formazione degli esorcisti di zona? Fece un sospiro: «Loro però affermano di non avere alcuna conoscenza in materia».
«Dubito sia così» sprezzante, la prostituta si permise di mimare uno sputo. Nessuno amava i vampiri, alle volte nemmeno tra di loro riuscivano a sopportarsi, eppure esistevano e piegavano sotto il loro brutale potere fin troppi esemplari delle varie specie che abitavano quel mondo: umani, Piccolo Popolo, sirene, streghe e maghi e, di tanto in tanto, persino i licantropi, anche se quei cagnacci provavano in tutti i modi a resistergli.

«Anche io, ma non posso provarlo» Katarina finalmente mollò la presa sulla sua prigioniera, ma questa, forse troppo impegnata a capire il suo piano o comoda in quell'angolo di letto, non mosse nemmeno un muscolo per allontanarsi dall'aguzzina: «per questa ragione mi sono recata qui».

«Non comprendo... le Fate non giacciono con gli eredi di Dracula» - sì, la vânător sapeva anche quello; in fin dei conti solo un folle si sarebbe lasciato avvicinare in qualsiasi modo da un vampiro e, a prescindere da tutti gli insulti che aveva rivolto alla donzella alata fino a quel momento, Miss Bahun sapeva bene che quelle della sua specie erano tutto tranne che stupide. Nemmeno la più menomata tra le figlie di Titania avrebbe donato il suo corpo a uno di quei mostri.

Il Fauno, forse accorgendosi della nuova condizione dell'amica, la strattonò verso di sé e con un tonfo il sedere della giovane finì a terra. Ancora una volta le due donne si ritrovavano faccia a faccia, ma ora, guardandola, Katarina vide nella Fata tutto ciò che da sempre le era stato insegnato dovesse evitare. A Bistria le regole erano ferree, così come la magnanimità un lusso, per questo i cacciatori che uscivano dal quel monastero sperduto erano pochi e molto più preparati di molte altre divisioni dell'Ordine.

Scrutando il corpo di fronte a sé, la donna non si poté evitare di soffermare i propri occhi sulla tonalità verdastra della pelle della creatura, sull'arabesco quasi traslucido delle vene e dei capillari che le ornavano le carni - chissà se mordendole avrebbe inciso quella delicata epidermide, se a furia di sfiorarla avrebbe finito con il creare solchi. 
Sotto ai pallidi boccoli biondi, che tanto le avevano ricordato quelli di Sylvia Goldchild, le orecchie si appuntivano nell'area dell'elice, mentre, oltre le labbra che Katarina aveva avaramente baciato, i denti si erano trasformati in lame sottili - ciò che mancava, a deturpare definitivamente la bellezza con cui la Figlia di Titania aveva catturato le attenzioni dell'esorcista, erano le ali ancora costrette nel bustino succinto.
Seppur ora contrariata dai pensieri avuti in precedenza, mentre i loro corpi si erano premuti l'un l'altro e le sue labbra avevano cercato quelle della Fata, Miss Bahun non aveva potuto impedirsi di trovarla bella, un ottimo palliativo per gli appetiti carnali che avevano iniziato ad agitarsi in lei alla vista della Madre Superiora. Aveva rivisto, nel volto di una, le stesse linee dolci e provocanti dell'altra, così come in entrambi i casi la coscienza del "vietato" le aveva solleticato la mente - peccato che davanti a sé avesse un mostro, non una Santa.

Distogliendo lo sguardo, in modo da non desiderare di poter nuovamente sovrapporre le due figure, la cacciatrice cercò intorno a sé un orologio, ricordandosi quanto minacciosamente il tempo fosse trascorso. Quanti minuti erano passati dal congedo con Julius e Suzu? Se avesse avuto il suo cappotto abbastanza vicino si sarebbe concessa il lusso d'osservare la cipolla d'argento, ma, come per la valigia, anche quell'oggetto era a terra e ben lontano dalle sue dita.
Con gli occhi color autunno vagò per la stanza, soffermandosi solo all'ultimo su di un comodino alle proprie spalle. Lì, una piccola sveglia in ottone segnava le tre e quarantacinque del pomeriggio, sollevandola dall'ansia di aver indugiato troppo tra le mura del bordello. Aveva ancora qualche manciata di minuti e, inoltre, la scusa di non conoscere le strade di Londinium avrebbe potuto giocare a suo favore in caso di un ulteriore ritardo.


«Sì, suppongo sarebbe sciocco da parte tua e, a onor del vero, non sono qui per chiederti nulla di simile» disse d'un tratto, tornando con la mente sul presente e gli occhi sulla creatura verdognola innanzi a sé. La studiò qualche istante, dapprima allontanando i pensieri meno consoni a quel momento, poi valutando svelta come gestire la situazione - ma alla fine, sentendo l'urgenza delle lancette, si sporse per raccogliere con l'indice e il medio la propria bombetta. Se la mise in grembo, conscia del fatto che se desiderava evitare sospetti doveva iniziare a rivestirsi.

«Ciò che vi chiedo, a entrambi,» severa lanciò un'occhiata in direzione del ragazzo cornuto: «è di prestare attenzione alle chiacchiere intorno a voi. Che i vostri informatori siano membri del Piccolo Popolo, streghe, fantasmi, licantropi o vampiri non m'interessa, potete persino indagare tra le supposizioni dei vecchi porci che portate in questa stanza. Quello che voglio, badate bene, è conoscere ogni diceria che aleggia attorno alla moria di Londinium» poi, sapiente, nascose la propria capigliatura sfatta sotto al cappello. Non doveva far scorgere nemmeno un indizio di ciò che era accaduto in quell'ora di separazione, anche se, visto l'acume di Julius, dubitava di andare incontro a un qualsiasi rischio.

Il Fauno balzò in piedi, afferrando il cappotto della donna e porgendoglielo con una timorosa riverenza: «P-perdonatemi, Miss, m-ma che intendete e-esattamente con moria? I-io... io non credo d-di capire».

«E io non capisco perché riserviate fiducia in noi. Chi vi assicura che non fuggiremo?»
Qualcuno, notò la cacciatrice con un certo compiacimento, aveva improvvisamente ritrovato la propria riluttanza ad obbedire.

Alzandosi, Miss Bahun prese dalle mani del caprone il proprio soprabito: «Se desideri conoscere la morte, mia cara, basta dirlo, sarò lieta di presentartela In caso contrario, ti conviene ubbidirmi. Nessuna creatura è mai sfuggita alle mie pallottole d'argento».

«Potrei essere la prima».

Katarina sorrise, arcigna. Quel caratterino era proprio un toccasana per il suo già latente buonumore.

«Potresti, è vero. Però se fossi in te non sfiderei la sorte, zână. Dopotutto fino a qualche minuto fa eri tremante tra le mie braccia e con uno stiletto puntato alla gola» i lati della bocca si tesero ancor di più. A quel pensiero un brivido scese lungo la spina dorsale della cacciatrice, ricordandole l'eccitamento di pochi istanti prima.
A Katarina piaceva lottare, avvertire la soggiogazione delle proprie vittime farsi sempre maggiore mentre lei prendeva il controllo. Amava sentire l'adrenalina esploderle in corpo e il sapore della violenza riempirle la bocca, per quello, nonostante con la Fata non fosse andata fino in fondo, raccolse con soddisfazione la propria valigia da terra. In qualche modo, molto contorto, fu come aver usufruito dei servizi offerti.

L'altra grugnì.
Sicuramente doveva aver apprezzato poco quell'osservazione, così come il fatto che una vânător qualsiasi l'avesse oltraggiata e minacciata più e più volte mentre lei, apparentemente, stava solo svolgendo il proprio lavoro; peccato che la verità, pensò Miss Bahun, fosse un boccone assai amaro alle volte, esattamente come il potere, in particolar modo se nelle mani altrui. E lei lo aveva avuto. Per tutto il tempo passato all'interno di quella sudicia stanza Katarina aveva avuto il putere - avrebbe potuto ucciderli in qualunque modo o momento, nessun uomo l'avrebbe biasimata, ma alla fine li aveva risparmiati, seppur per brevi istanti avesse sentito gli arti cedere all'istinto di affondare lo stiletto. Lei era un'esorcista, il mastino ai piedi della Vergine, l'emissario più temibile della Chiesa - per questo loro le avrebbero obbedito.

Issando il bagaglio si portò nei pressi dell'uscita poi, voltando il capo per osservare i due mostri un'ultima volta, aggiunse: «Non siate insistenti, non create sospetti per alcun motivo e in alcuna persona. Dovete agire come mosche sui muri e...» con un'occhiata più severa si rivolse alla Fata: «per l'amor del cielo, non mettetemi i bastoni tra le ruote. Potreste pentirvene».Il Fauno tornò al fianco dell'amica, forse avvertendo il tono velatamente minaccioso dell'ospite: «M-m-ma c-come..?»
«Sarò io a venire da voi, non preoccupatevi» e con un unico movimento aprì la porta, uscendo dalla stanza. Doveva tornare dai colleghi e, soprattutto, togliersi dalla mente i pensieri più scomodi. Inoltre aveva un disperato bisogno di mettere fine a quella sua veglia diurna, in modo da essere pronta per la notte, una di quelle che si presentava assai più interessante del solito.

 

   
 
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