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Autore: Baudelaire    16/03/2020    4 recensioni
L'Australia.
Un viaggio che non si dimentica.
Le 5 settimane più belle di tutta la mia vita.
5 settimane che mi hanno insegnato tanto, dato tanto.
Questo è il mio tributo alla Terra Rossa, che è entrata nel mio cuore, per non uscirne mai più.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terra Rossa.
Questo ho pensato quel giorno, quando da Perth siamo volati a Broome. Il Western Australia, magnifico Stato, magnifico paesaggio, luogo scarsamente popolato, inviolato, selvaggio, comandato da Madre Natura, l’uomo è solo di passaggio, un puntino insignificante in quella vastità immensa e assoluta.
Atterriamo, scendiamo dal piccolo aereo e la meraviglia mi coglie.
La terra rossa è lì, sotto i miei piedi, polverosa, finissima.
E’ incredibile. Arriviamo dal freddo gelido di una città come Perth, dal vento impetuoso del Pinnacles Desert, laddove devi fare attenzione a non allontanarti troppo, o ti perderai, nell’immensità di quei giganti plasmati dal vento, così simili, così uguali, così vasti, a perdita d’occhio. Rischi di perderti e non è un gioco, perdersi in Australia. Non è Europa, è molto di più, ma non puoi descriverlo con effimere parole, solo viverlo, con il corpo, con il tatto, con l’esperienza, la miglior maestra di vita.
Dalla fredda Perth al deserto di Broome, il vento caldo che accarezza la pelle, il sole che brucia, spietato e insolente.
Raggiungiamo il bungalow e poi Cable Beach ci accoglie, spiaggia infinita, le onde dell’Oceano Indiano che lambiscono la sabbia. Tramonto infuocato, e poi via, il viaggio ha inizio.
Chilometri infiniti, il Kimberly ci attende, luogo selvaggio, spopolato, fa quasi paura. La strada scorre e non incontri anima viva per chilometri e chilometri. Potresti morire, qui. Di sete, di fame, di paura. E nessuno lo saprebbe mai.
Nessuno.
M’inquieta il pensiero, perché un europeo non è avvezzo a questo genere di realtà, abituato ad avere il mondo tra le dita, e invece è solo illusione, perché il mondo, quello vero, è qui, in questo silenzio che mi avvolge, nel rombo del motore che è l’unico suono a sporcare il silenzio.
Tutto è pace, qui.
Il mondo è fermo.
Ma fa più rumore qui, la vita, che altrove.
Dormiamo in posti che mai avremmo immaginato. Baracche squallide, nella foresta.
Fa quasi paura, ancora.
Ma quando esci dalla porta, appare un canguro, proprio lì, di fronte a te. Sei senza parole, lo guardi incantato, prima che saltelli via, spaventato.
Sei tu l’ospite, qui.
Sei tu l’intruso, non lui.
Il padrone di casa ci invita ad un bagno invitante in una pozza poco lontana.
“Ci sono serpenti, qui attorno, ma niente paura, se non li toccate non succede nulla.”
Lo fissiamo, sgomenti.
Perché qui la Natura comanda, l’Uomo può solo obbedire.
Una serata indimenticabile, a cena con i padroni di casa, e una famiglia di olandesi, con quattro figli.
Cena squisita, fatta in casa.
Ci prestano la torcia per tornare alla baracca.
È buio pesto.
Fa paura.
Ancora una volta.
La doccia l’abbiamo fatta in compagnia di insetti enormi, mai visti prima.
Paura, sconcerto, ma anche immensa meraviglia per questo continente dimenticato da Dio.
Ripartiamo, e l’avventura prosegue.
I coccodrilli, spettacolo unico e meraviglioso. Sono imponenti, maestosi. Tremo al loro passaggio, mai avrei creduto di poterne vedere uno.
E invece sono tanti, splendidi, bellissimi.
Usciamo di notte, pochi passi. Un pipistrello dall’apertura alare enorme, degno del migliore film horror. Eppure è realtà, non fantascienza.
Torniamo in albergo, al sicuro.
Fa paura.
Di nuovo.
L’albergo è stravagante, ha la forma di un coccodrillo.
Bizzarri, a volte, gli australiani.
In questo luogo la gente tiene al collo i serpenti, per moda, perché fa chic.
E molti sono scalzi. Il contatto con la nuda terra, la terra rossa, è essenziale. La pelle deve toccarla, ne ha bisogno come i polmoni di quest’aria pulitissima. Non una nuvola in questo cielo, limpido come quello delle mie montagne, azzurro profondo, che ti puoi specchiare.
Il viaggio, ancora il viaggio.
Arriviamo al Centro Rosso, Uluru, la montagna sacra.
E quando sei lì, capisci perché lo è.
Tutto respira sacralità.
Fa freddo, spira un vento gelido anche di giorno.
Le mosche sono irriverenti, qui. Si infilano ovunque, sì, proprio ovunque. Vendono ai turisti buffi cappellini con visiera anti zanzara. Eppure si rivelano di una utilità pazzesca. I turisti che ridono di noi rideranno molto meno, quando le mosche saliranno su per il loro naso. Buon viaggio.
Il silenzio, ancora una volta.
Percorriamo a piedi il contorno di questa montagna così strana e misteriosa. E’ rossa, come questa terra, come i Monti Olgas, poco distanti.
Non c’è altro, qui, solo questa montagna che si staglia maestosa in mezzo al nulla, che si incendia di mille colori, all’alba e al tramonto.
Riesco a fotografarli, quei colori, al tramonto.
Il tramonto più bello di tutta la mia vita.
La montagna, lentamente, si fa scura, per permettere al cielo di dare spettacolo. È magia, magia assoluta. L’aria attorno a lei si fa azzurra, blu, amaranto, rosa infuocato.
È l’arcobaleno, fuori e dentro di me.
E’ la mano di Dio che disegna quei colori perfetti.
È.
Semplicemente, è.
Cala la notte, e l’uomo non può fare altro che rintanarsi al sicuro, in quel luogo sperduto, isolato, ma tremendamente affascinante, che ti incatena l’anima per l’eternità.
Non dimenticherai mai ciò che hai visto oggi.
Mai.
Abbandoniamo la magia, l’incanto si spezza.
Il viaggio deve continuare, anche se tu non vorresti mai andartene da qui.
Scendiamo in basso, Adelaide, Kangaroo Island.
Poi la Great Ocean Road. La strada sull’oceano.
Finalmente incontriamo i koala.
Sono meravigliosi, appollaiati sui rami più alti degli eucalipti, sono come orsacchiotti teneri che guardano in giù, immobili e curiosi.
Non si muovono, non fiatano.
Di nuovo, sei tu l’intruso.
Sei tu l’ospite, a casa loro.
Così come era ospite l’uomo bianco, approdato qui per saccheggiare ogni cosa.
E li vedo, gli Aborigeni, assuefatti ad una vita che non appartiene al loro popolo così fiero.
Provo pena, provo rancore, provo rabbia, e molto di più.
Distrutti dall’alcol, distrutti dal saggio uomo bianco che tutto sa e porta pace ovunque vada.
Sconcerto e schifo, questo io provo.
Ma il viaggio continua, non puoi fermarti.
Non puoi.
L’uomo bianco ti aspetta, fuori e dentro di te. Presto dovrai tornare al grigiore di sempre, e questi colori saranno solo un lontano ricordo.
Ma non piangere, ora.
Non è tempo di pensarci.
Puoi goderti la magia ancora per un po’.
Ti aspetta il grande oceano, la Barriera Corallina.
Puoi immergerti in quel mare cristallino, dalle correnti impetuose che ti portano via e tu nemmeno te ne accorgi.
Nuoti, e sei vivo.
Nuoti, e mille pesci colorati sono attorno a te.
Nuoti, e non pensi a nulla.
Nuoti, e la mente si svuota.
La foresta pluviale, il clima umido, il cielo grigio.
Non osi buttarti in questo mare, pare ci siano le cubo meduse, letali.
Perché questo è il posto dove l’Uomo è ospite, la Natura è selvaggia, gli animali pericolosi, mille occhi aperti devi avere se vuoi salvarti la pelle.
Piccoli granchi zampettano sulla sabbia attorno a te. Sdraiata, senza pensieri, sotto queste nuvole minacciose, l’aria quasi irrespirabile per l’umidità altissima, così diversa dal deserto gelido e secco.
Non pensi a nulla, come potresti?
Qui odi solo le onde dell’oceano, il verde della foresta che avanza fino alla spiaggia.
Si chiama Cape Tribulation, questo posto, perché qui Capitan Cook tribolò parecchio, la nave incagliata tra i coralli, rischiando la vita.
Non possiamo andare oltre, la strada si ferma. Nella stagione delle piogge diventa perfino impraticabile.
Perché è l’Australia che comanda, non tu.
Voliamo a Sydney, prima di dire addio a tutto questo.
Viviamo intensamente la città, come se fosse la più bella del mondo.
Per noi lo è.
Ed ecco, il momento è giunto.
L’aeroporto ci attende.
Un volo infinito, ore e ore seduti, aspettando di tornare in Europa, il continente saggio, serio, composto.
Abbiamo toccato la vita.
Abbiamo toccato il mistero.
Ci è entrato dentro, impossibile dimenticare.
Il viaggio è finito, ma tu non dimenticherai.
E dopo tanti anni, quei giorni sono indelebili, qui, nella mia memoria.
Perché il viaggio è la vita.
E la vita non si dimentica.
La Terra Rossa non si dimentica.
Ti entra nel cuore, e lì rimane per sempre.
   
 
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