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Autore: Ahimadala    17/03/2020    1 recensioni
I maghi di Hogwarts, dopo la guerra magica, sono ormai ventunenni e lavorano presso il ministero della magia, reparto di Difesa. Al ministero arriva una lettera con un sigillo mai visto, segnalata con un codice rosso: massimo pericolo. Il mittente è un mago, ma un mago diverso da loro, lo chiamano Doctor Strange. "Forze oscure, ben più pericolose di quelle che avete affrontato in passato, minacciano il nostro universo, è necessario che le forze di ogni mondo si uniscano" recita il biglietto.
Una squadra speciale di maghi viene inviata a New York per fronteggiare il pericolo ancora a loro sconosciuto: Harry, il ragazzo che è sopravvissuto. Ron, il suo braccio destro. Hermione, la strega più brillante della sua età, la stratega. Draco, esperto di arti oscure, il più abile Legilimens vivente, imbattile in uno scontro diretto. Ginny, la migliore dell'accademia. E tanti altri...
Crossover avengers/Harry Potter. I maghi saranno chiamati a combattere Thanos al fianco degli avengers. Nuove amicizie, nuove storie d'amore. Ambientato negli eventi del film Infinity War.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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La navicella spaziale proseguiva nella sua rotta verso Titano.

 

Hermione era determinata a capirne di più di tutto ciò che stava accadendo. Iniziò a fare al dottore una serie di domande: sulla gemma, sulla sua magia, sulla storia degli stregoni, sul santuario. 

 

Lui le raccontò tutto, dall'inizio della sua carriera come medico fino a che  non divenne lo stregone supremo. 

 

"E quando ha scoperto dell'esistenza della nostra comunità magica?" chiese alla fine Hermione, dopotutto era abbastanza curiosa di saperlo. 

 

"Noi stregoni lavoriamo per difendere l'universo, siamo al corrente di qualsiasi cosa che succede al suo interno. Sapevo già della vostra esistenza, il  nostro compito è  vigilare su ogni possibile minaccia, in modo da poter intervenire se si rende necessario". Rispose l'uomo. 

 

"Oh..." esclamò lei pensierosa. " La nostra comunità ha mai rappresentato una minaccia?". 

 

Stephen sembrò rifletterci un po'.  "Più volte" disse. "Io non ero ancora lo Stregone Supremo. La volta più recente mi trovavo in Tibet. Sentivo parlare, origliavo le conversazioni degli altri stregoni. C'era una creatura che minacciava questa realtà, che aveva risvegliato forze oscure. Ma fu fermato, da voi" aggiunse una certa enfasi nelle ultime due parole, facendo trapelare tutta la sua ammirazione. Erano coraggiosi quei ragazzi, molto. 

 

"Raccontami un po' di voi, invece. Trovo interessante la vostra comunità" disse il dottore. Sebbene fosse al corrente della loro esistenza e conoscesse la loro magia, era improvvisamente interessato alla loro quotidianità. A differenza degli stregoni, loro svolgevano una vita in qualche modo "normale". Perchè, a differenza di quelli come lui, loro con la magia ci nascevano. 

 

"Com'è nascere con la magia?" chiese, vedendo gli occhi della ragazza illuminarsi a quella domanda.

 

"Beh..." sospirò con lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse raccontando una favola. 

"Alcuni di noi sanno di essere dei maghi dalla nascita, è il caso di chi nasce da entrambi genitori maghi. Sono detti purosangue" abbassò lo sguardo a quella parola. 

 

"Come lui" aggiunse, indicando il biondo in lontananza che parlava con Tony e Peter. Lo fissava assorta, mentre una marea di ricordi attraversava la sua mente. Gli anni di Hogwarts, quella scuola che per lei era diventata ormai una casa. Ricordava tutte le volte in cui si era sentita inadeguata, in cui aveva avuto paura di fallire, in cui era stata definita una sporca mezzosangue dallo stesso ragazzo con cui ora si ritrovava bloccata su una navicella spaziale persa nello spazio. Era dalla guerra che non sentiva quella parola ormai, ma non l'aveva dimenticata. 

 

"E tu?" , la domanda del dottore la riportò alla realta. 

 

"Beh, io sono nata da genitori babbani" disse . Stephen fece una faccia leggermente confusa. 

 

"Senza magia" spiegò lei. 

 

Strange sorrise. Provava simpatia per quella ragazza. Era sveglia, straordinariamente intelligente, coraggiosa. "Continua" la esortò. 

 

"Non sapevo di essere una strega. Quando ero piccola ero in grado di far avvenire delle cose, poi ad undici anni ho ricevuto la mia lettera per Hogwarts e... " i suoi occhi erano assorti e un ampio sorriso riempiva le sue labbra quando lo stregone la interruppe. 

 

" Hogwarts... Sarebbe la scuola di magia inglese? Quella suddivisa in case? Ho sempre trovato interessante e curiosa questa suddivisione"

 

" Si esatto..." sorrise.  "Beh le casate, distinguono un aspetto del nostro carattere. Qualcosa che ci caratterizza negli anni della crescita, ma non sono una verità assoluta, le persone crescono, cambiano. Lui ad esempio era un serpeverde..." disse indicando vagamente Malfoy, "... Mentre io"

 

"Grifondoro, il coraggio". Il dottore finì la frase per lei. "Facciamo un gioco". 

 

Lo sguardo di Hermione si accese nuovamente di curiosità. 

 

"Assegna ad  ognuno di noi una casata di Hogwarts". Concluse Strange. 

 

"Oh interessante" rispose Hermione. 

 

"Vediamo un po'. Il ragazzo, Peter, credo sarebbe stato assegnato a Grifondoro. Insomma... Si è lanciato su un astronave aliena diretta oltre l'atmosfera per salvarla, coraggioso direi. E anche un po' stupido, mi ricorda tanto il mio amico Harry" 

 

"Potter?" chiese il dottore. Ovviamente lo conosceva. 

 

"Si. Il ragazzo che è sopravvissuto" continuò. 

"Poi... Per il signor Stark... Vediamo, ho letto molto su di lui, sulle sue invenzioni. Sicuramente è un uomo di grande intelligenza, però prima di salvare il mondo progettava armi da guerra.." si bloccò. 

 

"... Ed era un montato pieno di sé" finì il dottore per lei, ridendo. 

 

E rise anche lei. 

 

Quei sorrisi non sfuggirono alla vista del trio che sedeva dal lato opposto dell' astronave. 

 

"Aspettate un momento" disse Tony, e si voltò verso Draco. 

 

"Ho appena visto il super-serio Stregone Supremo accennare qualcosa di quasi simile ad un sorriso? La tua ragazza non fa magie, fa miracoli" finì, dandogli una pacca sulla spalla. 

 

Il biondo arrosì improvvisamente. "Lei non è la mia ragazza" rispose imbarazzato. 

 

"Certo che non lo è" si mise in mezzo Peter. "È chiaro che lei ti vede solo come un amico mentre tu sei innamorato perso, mi dispiace per te fratello". Rise, e Tony gli rivolse uno sguardo curioso e divertito. 

 

"Ottima analisi figliolo, direi che il ragazzo qui è messo male". 

 

Draco, in imbarazzo come poche volte sbottò :"io non sono innamorato di lei, la sopporto appena, siamo solo colleghi". 

 

Tony e Peter esordirono in una fragorosa risata. Stark poi si rivolse di nuovo a Malfoy. 

 

"Visto che siamo persi nello spazio e quasi condannati ad una morte certa, ti consiglio di farti avanti, prima che lo faccia lo stregone" concluse indicando Hermione che, alle loro spalle, sembrava completamente assorta nella sua conversazione con Stephen. 

 

"Ed io?" chiese infine il dottore alla ragazza. 

 

"Lei era un neurochirurgo. Intelligente, ambizioso, determinato...". Hermione sembrò esitare. 

 

"Un serpeverde" concluse ancora una volta lui per lei. Poi proseguì. 

"Sono d'accordo con te, ma non darmi del lei, chiamami Stephen".

 

***

 

A bordo di un jet, una squadra di maghi e supereroi sorvolava una foresta africana. 

 

"Dove siamo diretti, esattamente?" chiese un perplesso Harry Potter a Steve Rogers. 

 

"Aspetta e vedrai figliolo" rispose il capitano, con lo sguardo perso attraverso un'intricata rete di alberi. 

 

"Scendi a tremila piedi" disse di nuovo a Sam, avvicinandosi ai comandi. 

 

"Spero che quello che dici sia vero Cap, altrimenti andremo a schiantarci". Rispose falcon, dirigendo il jet a ridosso della folta foresta. 

 

Per un attimo Harry trattenne il fiato, ma non si schiantarono. 

La foresta era un illusione, un incantesimo. 

 

"Che posto è?" domando Ginny meravigliata, osservando le strane strutture di quel luogo. 

Non era una città babbana, non poteva esserlo, ne era quasi certa. 

Forse erano maghi, ma diversi da loro. Era strano. 

 

"Questo, amici miei, è il Wakanda" disse orgoglioso Steve mentre il jet faceva il suo atterraggio. 

 

Ad attenderli vi era un giovane uomo dla carnagione scura. Steve si avvicinò per stringergli la mano, seguito da Harry. 

 

Ron procedeva più indietro, tra Rhodey e Banner. 

 

"Lui è il re di questo posto, dovremmo fare un inchino?" chiese Banner, bisbigliando nell'orecchio di War Machine. 

 

"Sicuro" ottenne come risposta. 

 

Si avvicinarono al ragazzo, e sia Ron che Banner accennarono un impacciato inchino. 

 

"Oh no no, noi non lo facciamo qui" fu la risposta del giovane, mentre Rhodey si sforzava di non ridere e le guance del rosso assumevano lo stesso colore dei suoi capelli. 

 

Un esile ragazzina, ancora più giovane del re di quel posto, si fece avanti. 

 

"Fratello, loro sono gli avengers?" chiese al giovane. 

 

"Si sorellina". 

 

"Abbiamo qualche rinforzo speciale" intervenì il capitano, presentando ai wakandiani i nuovi arrivati. 

Dopodiché il suo volto sembrò mutare espressione. 

 

"Bucky" esclamò con un soffio di fiato. 

 

Un'uomo dai capelli lunghi avanzò, abbracciandolo calorosamente. 

 

"Come stai?" gli chiese il capitano. 

 

"Non male per la fine del mondo" rispose lui, muovendo quello che a quanto pare era un braccio bionico. 

 

"Già come dargli torto" sbuffò sommessamente Ron, e Banner al suo fianco gli diede una pacca sulla spalla.

 

 

 

Spazio autrice: scusatemi, ci ho messo molto a far uscire questo capitolo. Purtroppo in questi giorni sono successe un sacco di cose. 

Alle poche persone che leggeranno un abbraccio virtuale. Come state? Com'è la situazione nella vostra città? 

Coraggio e #restateacasa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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