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Autore: Gloria Lovely    17/03/2020    1 recensioni
A combattere a fianco delle guerriere Sailor sarà una squadra proveniente dalla galassia Andromeda, custodi di gemme dai poteri speciali e leggendari. Ogni nemico è in cerca di vendetta, con un unico obiettivo: impadronirsi del Cristallo d'Argento e distruggere la Via Lattea e la sua alleata.
Riusciranno le Sailor Senshi, grazie all'aiuto di Sailor Y e la sua squadra, a sconfiggere il male e liberare i loro pianeti dalla distruzione?
Suddivisa in tre atti: 'The Other Galaxy', 'Verbo Cordis' e 'Daemonium Ribellium'.
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«Questa storia era nata col nome di "Fragile Guerriera", ora divenuta una saga vera e propria.»
Spero vi piaccia!
Buona lettura.
© Gloria Lovely 2017
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Inner Senshi, Nuovo personaggio, Outer Senshi | Coppie: Endymion/Serenity
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la fine, Più serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pretty Guardian Sailor Andromeda | Saga'
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Capitolo quarantotto

• Il segreto del professore •








Casa Kamesuke - ore 14:10





Il signor Kamesuke era seduto sulla poltrona di casa pensieroso. Sua figlia Victoria non si era ancora fatta viva, non era neanche nella sua cella d'ibernazione. Si preoccupò secondo dopo secondo. Sapeva che sua figlia aveva tanti difetti al suo piccolo motore - il cuore - e che, per lunghi anni, non era ancora riuscito ad aggiustare. Una saetta. Aveva una saetta incisa sul metallo che componeva il suo cuore.
Ogni giorno era una vera e propria catastrofe: solo fili su fili. Infondo, era costretto a tenerla chiusa in casa per non peggiorare il suo stato, ma forse stava commettendo un errore.
Sua figlia non era felice. Aveva perso il sorriso da quando Esmeralda aveva sacrificato la vita per le sue bambine androidi, quelle creature che aveva creato con tanto amore. L'uomo era disposto a tutto pur di proteggerle, ma se c'era una cosa che non poteva fare era rischiare la sua stessa vita.
La sua gemma era spenta, non era completamente rinato. Il signor Kamesuke avrebbe voluto fare di più, ma non poteva. Tra l'altro, le sue figlie non conoscevano la sua vera identità. Se solo avessero saputo...
«Sono a casa!»
Si alzò in piedi nella speranza di vedere Vicky, invece era Jackie.
«Dov'è tua sorella?»
«Resterà a dormire a casa di Regiela, mi ha telefonata poco fa.»
Il signor Kamesuke non seppe cosa rispondere. Vicky era ancora a casa della sua ragazza, all'inizio pensò fosse colpa sua. Forse non le dava troppe attenzioni? Forse non si sentiva a suo agio con lui? Quante domande!
«Papà, lo so che sei preoccupato per lei, ma cerca di capire che Vicky ora è più felice ed è tutto merito di Regiela.»
«Lo pensi davvero?»
Jackie sorrise.
«Perché non glielo chiedi tu stesso?»
Il padre osservò la sua polsiera, più di preciso la sua gemma ancora spenta. Se solo le loro figlie avessero saputo fin dall'inizio chi fosse davvero, non si sarebbero comportate in quella maniera. Anzi, sarebbe riuscito ad attirare la loro attenzione. Però non poteva; aveva giurato a sua moglie di tenere segreta la sua vera natura, ma il solo pensiero di veder morire le sue figlie per mano di una principessa demoniaca lo faceva arrabbiare e spaventare al tempo stesso.
«Da quanti anni non sorrideva in quel modo? Forse un centinaio.»
«Molti di più, Jackie» rispose lui «sono passati più di diecimila anni dalla vostra morte e in quel periodo, la Terra era ancora "giovane".»
«Sai che non è stata colpa nostra far esplodere Andromeda! E poi, prima dell'esplosione, erano rimaste in vita soltanto tre principesse: Maêko, Odile e Darknya!»
«Tutte le altre sono morte per mano dei demoni, me compresa! Mio padre, King Zyrco, si è suicidato dopo la morte della mamma, l'unica che mi è stata vicino è Vicky... cioè, Mahori.»
Il signor Kamesuke, o meglio dire Leonard, non aveva compreso i sentimenti delle sue figlie, nonostante avesse progettato lui il loro cuore applicando il chip dei sentimenti. Nessun cyborg o androide sarebbe stato capace di provare emozioni forti, o almeno così credeva.
Victoria era l'unica che non reggeva sentimenti forti ed incomprensibili, spesso perdeva coscienza o si spegneva senza una ragione. I dottori non riuscivano a spiegare il motivo di tale patologia, ma suo padre sì.

"Se solo sapeste, piccole mie..."









Mugen Academy, due giorni dopo - Ore 7:25





Il fine settimana era già volto al termine. Come al solito, Vicky aspettava la sua ragazza per andare a scuola. Si sentiva davvero felice, non solo per il tempo trascorso con la sua amata Regiela. Sentiva la sua vita più leggera, allegra e piena di speranze. Stare in sua compagnia l'aiutava anche a dimenticare i suoi problemi.
Camminarono per quindici minuti contati fino al grande grattacielo al centro di Tokyo che ospitava la famosa Mugen Academy, l'istituto un tempo distrutto.
Tornare a scuola era sempre straziante, ma non per Vicky. Era così felice di trascorrere il tempo con la sua fidanzata e sua cugina Haruka, era l'unico posto dove poteva sentirsi se stessa e non una cavia da laboratorio.
«Hey, ciuffo blu!» a coglierla di sorpresa fu proprio sua cugina.
«Tenoh, qual buon vento ti porta qui?» ridacchiò scherzosa.
«Sei divertente come sempre» rispose ridendo con lei. Da quando si erano rincontrate, la loro affinità cresceva sempre di più.
«Come sta la mia androide preferita?»
«Io sto bene, e tu?»
«Come puoi vedere, sto alla grande» sorrise Vicky.
«Si vede che sei al settimo cielo... aspetta» si avvicinò di qualche passo «che cos'è quel segno grigiastro sul collo?»
"Oh, madre, mi sono completamente dimenticata di nascondere il succhiotto! E ora che m'invento?" pensò la ragazza robot.
«N-nulla, è solo una puntura di zanzara» sorrise poi nervosa.
«Non mi freghi, sei un androide e in te non scorre sangue, ma un miscuglio di protoni ed elettroni» ribatté Haruka sorridendo maliziosamente ed ironicamente allo stesso tempo. «Ci hai provato.»
«Lo sai che non sono brava a mentire?»
«Si nota, dal momento che a voi angeli è proibito.»
"Non nei panni da ragazza umana, però" aggiunse Vicky nella sua testa.
«Sputa il rospo.»
«Ecco, io e Regiela abbiamo...» le sussurrò all'orecchio senza apparire troppo volgare davanti agli altri, il volto di Haruka cambiò improvvisamente.
«Oh, oh! Ora si spiega tutto!» le scompigliò i capelli. «Piccola perversa, ti piace essere tratta in quel modo, eh?»
«Se si tratta della mia ragazza, sì» si morse il labbro arrossendo.
Dopo un po' di tempo, le cugine si separarono - ognuna in classi diverse - e una strana aura negativa attirò l'attenzione della ragazza robot.
Vicky si avvicinò alla porta del bagno delle ragazze, notò una ragazza dai capelli violacei pronunciare un incantesimo verso lo specchio del bagno. Esso proiettò il riflesso di una donna, ma la robottina non la riconobbe subito.



«Hai trovato le tre gemme sacre?»


«Non ancora, mia signora, ma so che una di esse si trova in questo istituto.»


«Dimmi, mia cara: chi è la custode?»



«Non conosco ancora il suo nome, ma so che la figlia dello scienziato Leonard Kamesuke,
per ora non ne sono completamente certa.»



«Trova le prove che lo dimostrano.
Se riesce a teletrasportarsi o trasformarsi con un solo schiocco di dita, catturarla subito.»



«Lo farò, Queen Dynamite.»


«Le altre gemme sono ancora imprigionate?»


"Elvira e Lisa sono state catturate?!"


«Sì, ma sono anche in cerca del Cristallo d'Argento leggendario. Dicono abbia un potere smisurato e grazie a quello, la Crystal Tokyo del trentesimo secolo risplende di un bagliore azzurro e la pace regna in tutta la galassia.»


«Hai intenzione di sfruttare un altro potere, oltre a quello del Cristallo Galattico di Andromeda? Brava la mia pazza!»


"Pazza? Questo aggettivo mi suona familiare."


«Non a caso mi chiamo Madness!»


"La principessa demoniaca è qui?! Com'è possibile?"


«Un giorno erediterai il potere supremo dell'ossidiana, la quinta essenza del potere demoniaco, ma dovrai eliminare la squadra di Sailor Moon e i nostri più acerrimi nemici.»


Lo specchio proiettò l'immagine di una statua che raffigurava quattro angeli: l'angelo della Saggezza, del Coraggio e della Lealtà, più una misteriosa sagoma di un arcangelo con le mani al cielo. Quelle sagome erano così note, ma come poteva riconoscerle? Tra l'altro, la statua era avvolta dalle tenebre.


«Quella che vedi è solo una raffigurazione, ma voglio che trovi tutte e tre gli angeli e strappi la loro gemma.»


«Perché dovrei? Non posso ucciderle direttamente?» chiese Madness.


«Risparmia loro la vita, ma non la dignità» rispose la regina «in loro è racchiuso il potere della Trinità Divina, non dobbiamo lasciarcelo sfuggire!»

«Ma è dannoso per noi demoni!»


«Tu sei protetta da una corazza demoniaca immune a tale potere, con un'unica eccezione: non devi essere esorcizzata da una di loro.»



Poteva essere una qualsiasi persona. Vicky rimase senza parole. Si allontanò dal bagno delle ragazze e camminò lentamente lungo il corridoio.
Queen Dynamite. La donna che le ha rovinato la vita, colei che aveva ucciso sua madre, la persona che le aveva rubato ogni cosa.
Il petto le faceva male, sentì un forte bisogno di uccidere qualcuno. Non doveva farlo, avrebbe peggiorato le cose. Di colpo cadde a terra priva di coscienza. Il dolore era insopportabile; era un'emozione così forte, incontrollabile. Non aveva mai provato tale rabbia nei confronti di qualcuno.

«Un ragazzo è svenuto! Chiamate qualcuno!»

Alcune ragazze corsero lungo il corridoio in cerca di aiuto, altre presero il cellulare e composero il numero dei soccorsi. Non c'era verso di svegliare Vicky. L'impatto con quella donna l'aveva letteralmente distrutta: la stessa persona che aveva portato via la regina Esmeralda.
«Non chiamate nessuno!» una voce fermò l'intero corridoio.
«Lasciate che ci pensi io» continuò «il ragazzo non ha nulla di preoccupante, non è necessario chiamare né gli insegnanti né il pronto soccorso.»
Leonard prese in braccio sua figlia e l'allontanò dai curiosi che si erano fermati ad assistere al "terribile" disastro, il braccio della ragazza pendeva lentamente dalla presa di suo padre. Lui la osservò per qualche minuto rendendosi conto di aver sbagliato qualcosa: Vicky non era la guerriera più forte del gruppo, era la più fragile.
Da una parte, il suo corpo non poteva reggere il potere grande di una gemma sacra, mentre dall'altra, Leonard non aveva preso in considerazione l'idea di limitare i sentimenti degli androidi. Per colpa di ciò, Vicky sveniva ogni volta che un'emozione prendeva controllo di sé.
"È colpa mia" pensò raggiungendo l'infermeria.


*



Vicky si svegliò con la testa pesante. Era in una stanza bianca e verdognola, somigliante ad una camera d'ospedale.
«Papà?»
Si meravigliò nel vederlo. Sapeva che non usciva mai dal laboratorio dove in quel momento lavorava in compagnia del Professor Uichiha - suo grande amico, nonostante abbia avuto un passato indescrivibile.
«Stai meglio, tesoro?» le chiese.
«Più o meno... ahi!»
«Non muoverti» la tenne ferma con le mani abbracciandola senza volerlo «anzi, riesci almeno a girare il collo?»
La ragazza obbedì e riuscì a vedere il volto sorridente di suo padre. Vedeva qualcosa di straordinario in lui, come se fosse la reincarnazione di un eroe, anzi un principe.
«Sono contento che non ti sia successo niente» disse lui.
«Anch'io» rispose lei.
«Immagino ti abbia traumatizzata qualcosa.»
«No, tutt'altro» sussurrò «ho visto l'immagine di Queen Dynamite proiettata in uno specchio.»
Leonard ebbe un improvviso colpo di memoria: lo stesso nome della moglie del demonio, colei che aveva portato il caos in tutta la galassia. Non disse nulla, preferì tenere la bocca chiusa e lasciare che fosse la sua gemma a decidere se entrare in azione o no.
«Papà, non preoccuparti per me, io sto bene...»
«Io mi preoccupo eccome! E se succedesse qualcosa di terribile ai tuoi circuiti? E se qualcuno ti strappasse il cuore? E se...» si bloccò di colpo.
«Cosa?» lo motivò sua figlia. L'uomo sospirò.
«Ho già perso mia moglie, non voglio perdere anche te» disse con voce incrinata, «tu e Jackie siete la cosa più importante della mia vita, le mie piccole principesse.»
Vicky non riusciva ad essere fredda con suo padre, d'altro canto contava sempre su di lui. Ma suo padre non sapeva che una parte di lei era ancora sotto l'influenza del suo tatuaggio - "lussuria", uno dei sette peccati capitali -, e sua figlia glielo teneva nascosto per paura di scomparire.

«Se il marchio di Lucifero sarà eliminato, così sarà anche il corpo del malcapitato.»



   
 
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