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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    17/03/2020    1 recensioni
Senza fiato, con il cuore che gli batteva forsennatamente nel petto per lo sforzo che aveva richiesto al suo fisico martoriato, Midoriya sbattè più volte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco la massiccia figura dell’edificio a pochi passi da sé, lo sguardo fisso sul punto apparentemente vuoto in mezzo all’arcata d’ingresso dove sapeva esserci la Barriera.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Boku No Hero Academia

Rating: Giallo

Personaggi/Pairing: 1-A, TodoBakuDeku

Tipologia: Two-shot

Genere: Drammatico, hurt/comfort, romantico

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

STAND BY YOU

CAPITOLO 1

Con la vista annebbiata e le dita intirizzite per il freddo glaciale della notte che minacciava neve, Izuku si aggrappò con tutte le proprie forze al bordo del cassonetto della spazzatura per evitare di cadere rovinosamente a terra mentre, in lontananza, poteva vedere i cancelli dell’Accademia, illuminati a giorno.

Poteva farcela, c’era quasi, ancora poco…

Respirando affannosamente e combattendo contro l’impulso di vomitare – pessimo segno – si rimise in piedi e, stretto in quello che restava della sua divisa, si rimise dritto e, mentre si appoggiava al muro, riprese lentamente a camminare.

Sentiva gli occhi bruciare per il vento e le lacrime che faticava a trattenere: sentiva così tanto dolore che avrebbe voluto urlare, fermarsi lì e urlare nella speranza che i suoi compagni lo sentissero e lo venissero a prendere, ma doveva risparmiare quelle poche energie e continuare a muoversi, ad ogni costo.

Con uno sforzo immane, avanzò di un’altra decina di passi ma un giramento improvviso di testa – probabilmente dovuto alla perdita di sangue dalle ferite ancora aperte – lo costrinse a fermarsi ancora, ma ben presto si forzò a ripartire mentre il cancello sembrava sempre più vicino.

Non poteva fermarsi o svenire lì, sarebbe morto o, peggio, ricatturato.

Già… Ricatturato…

Perché Izuku Midoriya ne era certo: gli stessi villain che l’avevano tenuto prigioniero in quei giorni – non era sicuro esattamente di quanto tempo fosse passato - con il solo desiderio di vederlo spezzato sotto le torture, dovevano essergli alle calcagna; sicuramente avevano già scoperto la sua fuga.

Finalmente, il ragazzo uscì dal vicolo puzzolente e si ritrovò sul marciapiede sferzato dal vento proprio di fronte alla scuola, ne vide le luci accese su ogni piano e per poco non scoppiò in lacrime per il sollievo.

Mancava così poco…

Poteva quasi toccare con mano il muro di cinta.

Per un attimo, l’energia ritornò nel suo corpo martoriato e i pugni graffiati si strinsero insieme ai denti e lui spiccò una corsa che gli fece attraversare in quello che gli era sembrato un secondo la strada, fino a farlo collassare – del tutto esausto – a faccia in giù di fronte al cancello della U.A.

Senza fiato, con il cuore che gli batteva forsennatamente nel petto per lo sforzo che aveva richiesto al suo fisico martoriato, Midoriya sbattè più volte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco la massiccia figura dell’edificio a pochi passi da sé, lo sguardo fisso sul punto apparentemente vuoto in mezzo all’arcata d’ingresso dove sapeva esserci la Barriera.

Le costole gli facevano male, respirare era difficile.

Ma il suo obiettivo era lì, a un passo.

Era quasi a casa, e nessuno lo avrebbe fermato.

Con l’ultima stilla di forza rimastagli, strisciò in avanti di qualche centimetro e sfiorò con la punta delle dita la barriera energetica: la sentì solida sotto le proprie dita e ne percepì l’energia statica che emanava.

E mentre nel campus risuonò penetrante l’allarme anti-intrusione, semplicemente si lasciò andare a un pianto disperato e a un’ultima, struggente, richiesta di aiuto sussurrata alle stelle prima di perdere i sensi.

“Sono qui… Aiutatemi…”

§§§

L’allarme anti-intrusione non era un’eventualità rara di quei tempi, ma solitamente si trattava di qualche giornalista o ficcanaso, e per questo motivo Aizawa-sensei subito non si preoccupò più di tanto; per di più, in quel momento, aveva ben altro per le mani: in particolare, le condizioni psico-fisiche dei suoi studenti, sempre più precarie ad ogni ora che passava.

Sottovoce, imprecò mentre si richiudeva la porta della propria stanza alle spalle e permetteva ai pensieri che gli avevano turbinato in testa per tutto il giorno di vagare liberi: aveva dovuto fermare per l’ennesima volta Bakugou e Todoroki e impedirgli di fare cazzate mentre, dall’altra parte, il resto del corpo docente dell’Accademia era impegnato nelle ricerche di Midoriya.

Non ne era stato felice, doveva ammetterlo, soprattutto perché aveva dovuto calcare un po’ la mano con loro, ma sapeva che entrambi – soprattutto quell’incosciente dall’esplosione facile – si sarebbero cacciati in un mare di guai nel tentativo di ritrovare il loro compagno, forse si sarebbero anche fatti uccidere.

Aizawa scrollò la testa e si passò una mano sul volto prima di sospirare rumorosamente, esausto: calcolò mentalmente di avere ancora un paio d’ore prima che quei due si liberassero dai nodi e tentassero di nuovo la fuga dal dormitorio, ma contava che Iida riuscisse a tenere sotto controllo la situazione e dargli il tempo di arrivare.

Nella stanza semi-buia, l’unica cosa che si vedeva era la sagoma della scrivania illuminata dalla luce dello schermo direttamente collegato con il sistema di sorveglianza esterno.

Più per curiosità che per qualunque altro motivo, gettò uno sguardo alle immagini e la sua attenzione fu subito attirata dalle figure degli altri insegnanti che correvano nei corridoi, vide con crescente allarme gli studenti attirati dal baccano venir spinti nelle proprie stanze, poi sentì le grida provenienti da fuori e vide il corpo docente riversarsi fuori da Heights Alliance e dirigersi, in un mix di Quirk, verso il corpo centrale dell’Accademia.

Aizawa guardò di nuovo lo schermo e non gli ci volle molto per identificare la ragione di quel movimento: gli mancò il fiato in gola e gli occhi si sgranarono per lo stupore quando riconobbe la figura gettata per terra come uno straccio sporco davanti alla Barriera, e come poteva non essere?

Quel cespuglio verde spettinato in tutte le direzioni… La divisa strappata…

Venne strappato dai suoi pensieri da un bussare insistente alla porta mentre parecchie voci si coprivano l’un l’altra chiamandolo a gran voce e con urgenza; desiderava unirsi agli altri insegnanti e assicurarsi delle condizioni di Midoriya, ma prima aveva un altro compito.

Quando spalancò la porta senza troppa cautela, si ritrovò davanti la capigliatura rossiccia di Kirishima, il quale lo fissava con espressione stralunata, e così anche Kaminari e poi – dietro di loro – il resto della 1-A, mentre Iida, seppur con difficoltà, tratteneva Bakugou e Todoroki.

A vederli così, pallidi e dall’espressione furente, l’uomo si incupì per un attimo, salvo poi riprendersi subito, consapevole del momento difficile che stavano passando non soltanto loro ma anche gli altri studenti della classe: tutti volevano bene a Midoriya, in fondo.

“Aizawa-sensei, abbiamo sentito un gran chiasso provenire dagli altri dormitori.” disse Ochaco in pigiama: “Siamo sotto attacco?” chiese lei.

“Ho visto gli altri professori uscire nel campus e dirigersi verso la scuola, c’è qualche problema?” Momo si tirò su i capelli e rifece la coda.

Il brusio aumentò mentre gli studenti riprendevano a interrompersi e a parlarsi addosso e solo l’intervento di Iida, che spinse in avanti i suoi “prigionieri”, azzittì tutti: “Sensei!” prese la parola lui, “Se ci stanno attaccando, vogliamo combattere con voi!”

“D’accordo, ora però tacete tutti, marmocchi.” Aizawa alzò la mano e, all’improvviso, nel corridoio cadde il silenzio: “Non siamo sotto attacco, ma c’è stato un allarme anti-intrusione al cancello e stanno verificando.”

Fu in quel momento che la voce del preside riecheggiò nell’interfono del dormitorio: “Evacuazione per la 1-A, seguite Aizawa-sensei e dirigetevi all’edificio principale. Aizawa-kun, dopo averli portati al sicuro, raggiungi il cancello principale.”

Approfittando del silenzio successivo alla comunicazione del preside, Eraser Head battè le mani e riprese il controllo della situazione: “Avete sentito tutti? Uscite in ordine, Iida, assicurati che nessuno resti nell’edificio e non fate deviazioni.”

“E lei, sensei?” chiese Mina.

“Al cancello. Iida, Yaoyorozu, se pesco qualcuno in giro lo farò espellere, e voi con loro.”

§§§

Nella sua vita da Pro-Hero, Shota Aizawa aveva visto di tutto, per non parlare di quella da insegnante, ma nulla lo aveva preparato a quello che vide una volta raggiunto il cancello principale della U.A; l’aria era gelida ma se la rabbia avesse potuto generare calore, probabilmente i presenti da soli avrebbero generato l’energia di un piccolo sole.

Non c’era nessuno sul marciapiede al di là delle mura, ma tutti erano riuniti in cerchio all’interno del perimetro, immobili, come a fare da scudo a tre persone al centro: Izuku era rannicchiato contro il petto di All Might, con i piedi nudi che spuntavano da sotto una coperta troppo corta per lui, mentre Recovery Girl, al suo fianco, ne esaminava le condizioni.

Ipnotizzato, e un poco instupidito dal sollievo per il ritorno del suo allievo misto alla preoccupazione per le sue condizioni, Aizawa osservò la scena con gli occhi sgranati, mentre le orecchie gli ronzavano, rendendogli difficile udire le parole rassicuranti di Chiyo-san all’orecchio del ragazzino.

“Shh, bambino… Andrà tutto bene, sei al sicuro…” come fosse stata una ninna-nanna, la voce dell’anziana donna calmava gli spasmi di dolore del ferito, i cui lineamenti – ora che Eraser Head si era fatto più vicino – erano quasi del tutto irriconoscibili.

Ansioso, All Might era seduto a gambe incrociate per terra e sosteneva del tutto il corpo del suo successore tra le braccia, lasciando che la testa del ragazzo gli poggiasse sul petto mentre i capelli sporchi di sangue incrostato gli solleticavano il naso: dalla sua espressione, Aizawa era sicuro che avrebbe mutilato benissimo chiunque fosse stato tanto incauto da avvicinare Midoriya senza permesso.

In fondo, non l’avrebbe biasimato: se avesse avuto sottomano i responsabili di quello scempio, probabilmente la mutilazione sarebbe stata la punizione più blanda che lui stesso gli avrebbe inflitto.

“Più di così al momento non posso fare. Portiamolo in infermeria, Yagi-kun.”

La voce di Recovery Girl risuonò nel cerchio e la donna si rimise in piedi, le mani erano ancora sporche del sangue di Midoriya ma Eraser Head si impose di non pensarci; il gruppo di adulti ebbe un fremito, poi si allontanarono gli uni dagli altri e, mentre alcuni s disperdevano per il campus – probabilmente di pattuglia –, altri varcarono la barriera e scomparvero nella notte.

Il coordinatore della 1-A, invece, mosse un passo in avanti, poi un altro e un altro ancora fino a ritrovarsi accanto ad All Might, alzatosi in piedi con il ferito stretto tra le braccia: Shota avrebbe potuto sfiorare con la mano la guancia tumefatta di Izuku, tanto era vicino, ma non osò, temendo di provocargli ancora più dolore; invece, catalogò a vista ogni singolo taglio, ogni frattura ancora da risanare, ogni minima lesione, anche la più piccola, con l’intento di riservare un trattamento cento volte peggiore agli autori di quel massacro.

Non meritavano altro.

Fu in quel momento che dalle labbra gonfie di Midoriya uscì un lamento strozzato, seguito poi da un rivolo di sangue che imbrattò di scarlatto la camicia bianca di Toshinori, mentre le dita strette debolmente a pugno del ragazzo si strinsero al tessuto di cotone come se per lui fosse l’unica ancora alla realtà; la coperta, per quel movimento improvviso, scivolò verso il basso ma Yagi la prese al volo e coprì con cura infinita il corpo martoriato del suo successore, rimboccandogliela con affetto fino al collo come a volerlo proteggere, e non solo dal freddo della notte.

“Midoriya-kun si riprenderà, ma vorrei davvero che non prendesse una polmonite con queste temperature polari, Yagi-kun. Non costringermi a chiedere a Shota-kun di sostituirti.”

All Might sembrò riscuotersi dal torpore e, dopo aver alzato lo sguardo alla ricerca di Aizawa, gli lanciò un’occhiata di sfida prima di affrettarsi dietro Recovery Girl, che avanzava a passo rapido verso la scuola; mentre la stanchezza, che già in dormitorio si era fatta sentire, lo travolgeva nuovamente, il coordinatore della 1-A li seguì a distanza, con negli occhi i piedi di Izuku che dondolavano fuori dalla coperta.

   
 
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