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Autore: Ink_    18/03/2020    3 recensioni
Ginevra Weasley era diventata per lui l'unica finestra sul mondo.
"Senza preoccuparsi delle macchie che colavano sul candido lenzuolo – sarebbero svanite, proprio come lui, prima dell’alba – allungò un pallido braccio coperto d’inchiostro verso la ragazzina, lasciando che le lunghe dita le scorressero tra i capelli."
{slight Tom Riddle/Ginny Weasley ♥}
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Death and the Maiden
 
 
Mossi dalla brezza d’aprile proveniente dalla finestra semiaperta, i pensanti tendaggi scarlatti si agitavano lentamente, quasi in sincronia con il respiro della ragazzina addormentata e delle sue compagne di stanza.

Ginevra Weasley riposava placidamente avvolta nelle lenzuola, i lunghi capelli rossi sparsi sul cuscino come alghe sulla sabbia.
Sul comodino un mozzicone di candela illuminava debolmente la ruvida superficie di un vecchio libro di cuoio scuro, dove l’ombra della piccola fiamma e delle tende danzavano languidamente.

Le pagine ingiallite del diario presero a frusciare come mosse da un forte vento: si arrestarono improvvisamente così come avevano preso a muoversi, perfettamente al centro del libro, all’altezza della rilegatura. Dense macchie scure apparvero sulla carta e andarono allargandosi, come se cadute dall’alto.

Illuminato dalla fievole luce della candela, l’inchiostro prese ad espandersi sui fogli, allungandosi e insinuandosi tra le pieghe come serpi e come serpi i rivoli scuri strisciarono dal diario giù al comodino fino al pavimento e lì rimasero mentre altri fiotti d’inchiostro colavano dalle pagine. In breve tempo una viscosa macchia nera ribolliva sul pavimento: dense bolle scure gorgogliavano nella pozza come una potente pozione nel suo calderone.

Lentamente un’enorme bolla emerse dall’inchiostro, come una testa, seguita da un lungo collo e da spalle incavate, braccia e dita sottili da cui colavano continui rivoli d’inchiostro ed in breve la figura emerse completamente dalla pozzanghera.

Appena illuminata dai resti della candela si avvicinò alla figura dormiente di Ginny Weasley lasciando dietro di sé piccole gocce e una lunga traccia nera lì dove i suoi piedi nudi avevano strisciato sul pavimento.

Senza preoccuparsi delle macchie che colavano sul candido lenzuolo – sarebbero svanite, proprio come lui, prima dell’alba – allungò un pallido braccio coperto d’inchiostro verso la ragazzina, lasciando che le sue lunghe dita le scorressero tra i capelli.

Dove la sua mano passava si lasciava dietro una scia – dove passava si lasciava sempre dietro una lunga e dolorosa scia di corpi riversi nel fango e maledizioni a mezz’aria; dove lei passava invece si lasciava dietro macchie d’inchiostro e parole non dette, lacrime versate e assorbite dalle sue pagine.

Aveva accolto e custodito ogni goccia salata caduta dalle ciglia di Ginny Weasley, bevendole come un assetato nel deserto; aveva lasciato che lei imprimesse i suoi pensieri, le sue paure e insicurezze e le aveva collezionate come lividi sulla pelle. Le parole più dure e aspre, quelle pregne di frustrazione e rabbia, negazione e rigetto avevano graffiato come artigli le pagine ingiallite, lasciando profonde ferite nell’animo della ragazza. Ferite che lui si era premunito di medicare, dopo essersi accertato che un po’ del suo veleno si fosse fatto strada nel cuore della Grifondoro.   

Le parole di Ginevra scorrevano sulla sua pelle come acqua e nelle sue vene come sangue, vorticavano nella sua mente ogni attimo del giorno e lui si era ritrovato smanioso di riceverne altre, affamato di quelle lettere scritte da una mano ancora infantile e così delicata.
Desiderava conoscere di più di quella ragazzina – e in quel frangente aveva compreso di aver sviato la rotta che aveva tracciato con tanta cura, quando aveva steso nei minimi particolari il piano perfetto, e che avrebbe rischiato di fallire.

Ma vi era ancora qualcosa di umano in lui, umano e debole che attendeva con ansia il momento in cui il sole sarebbe calato oltre le montagne e Ginevra avrebbe fatto ritorno alla sua stanza, si sarebbe nascosta sotto le coperte e avrebbe condiviso con lui preziosissimi dettagli della sua giornata.

Colori, suoni, mormorii e pettegolezzi, pensieri superficiali, sentimenti.

Gioia, preoccupazione, insoddisfazione, rabbia, felicità, spensieratezza, angoscia, amore.

Ginevra Weasley era diventata una finestra su un mondo da cui Tom era da tempo fuggito, un mondo di cui credeva di non poter far più parte.

Lasciò che le dita pallide come la carta seguissero il loro percorso, scivolando sulla guancia rosea punteggiata di lentiggini. Si chiese distrattamente se con la punta sottile dell’unghia avesse potuto tracciare le costellazioni nascoste sul suo viso, qui il Cigno e poco più distante i Dioscuri suoi figli, qui Elnath e lì, vicino alla curva delle labbra, Merope.

Rise sommessamente di quei pensieri. Doveva sbrigarsi a portare a termine il piano, a prendere possesso dell’ultima briciola di volontà di quella giovane così pura e condurla alle porte della Camera prima di perdere di vista il vero obiettivo.

Per mesi aveva stillato inchiostro e fiducia, goccia dopo goccia aveva eroso le friabili difese di Ginevra Weasley, insediandosi nella sua mente e nel suo cuore. Ma lei aveva fatto lo stesso con quel pezzetto della sua anima custodito tra le pagine, non era così? Aveva cominciato come un timido rigagnolo e poi come un fiume in piena aveva riversato tutta se stessa e lui, Tom Riddle e non Lord Voldemort, aveva assorbito tutto con la voracità di un terreno arido.

Le dita raggiunsero il collo candido e benché le ciglia chiare ebbero un fremito, gli occhi rimasero beatamente chiusi. Tom rimase immobile, con i polpastrelli macchiati delicatamente premuti contro il pulsare vivo della carotide. Sentiva il sangue scorrere impetuoso e pensò al proprio, denso e nero come catrame. Contaminato da quella ragazzina Grifondoro che come il più abile dei veleni gli si era insinuato – silenzioso ma letale – sotto la pelle, riportando a galla qualcosa di cui pensava di essersi definitivamente liberato.

Sì, il tempo a sua disposizione stava giungendo al termine ma Tom Riddle era sempre stato – quando lo era stato almeno – un uomo paziente. Aveva atteso cinquant’anni per quel momento, avrebbe potuto aspettare ancora un po’.

Almeno fino all’alba si disse.

E senza accorgersene tracciò ancora una volta il contorno del suo viso, da Merope a Taigete e ritorno.  

 
 
 
***
L’idea di questa storia è estremamente vecchia, ma visto che la Mediaset ci sta gentilmente concedendo una maratona mi è venuta voglia di rispolverarla e fare l’impensabile: finirla *gasp*
Io vengo da una delle regioni più colpite dal virus, ma fortunatamente la mia zona è relativamente tranquilla – un caso soltanto se non sbaglio. Spero che da dovunque veniate le cose si stiano sistemando e che voi siate, per quanto possibile, al sicuro.
Mando un abbraccio fortissimo a chiunque ne senta il bisogno e per chi non vuole un abbraccio, un amichevole pugnetto sulla spalla. Ricordate di stare a casa e rispettare le semplici norme di sicurezza! Ci sono così tante fanfiction da leggere e scrivere, perché uscire uhm?
 
P.s. I nomi delle stelle citate nella storia vengono da costellazioni realmente esistenti, qualcuna da quella dei Gemelli e altre da quella del Toro, mentre il Cigno è una costellazione tutta sua. Mi scuso se ho triggerato il D’Annunzio a qualcuno menzionando Merope, ma mi sembrava carino inserire le Pleiadi (di cui anche Taigete fa parte) visto che la stella porta lo stesso nome della madre di Tom Riddle.

Ancora un abbraccio.

Vostra,

Ink_   

 
   
 
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