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Autore: Effecrivain    18/03/2020    3 recensioni
Lui è il Capitano dei Navy Seals Cristopher Lucas Adams e lei è l'infermiera della base Riley Victoria King.
Cosa succede quando non sono più il Capitano e l'infermiera ma solo Cristopher e Riley? e soprattutto cosa succede quando l'azzurro dell'oceano incontra il marrone del cioccolato?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Riley decise per quella sera di accettare il consiglio di non cenare nella propria camera, dopotutto avrebbe dovuto iniziare a conversare con qualcuno, altrimenti sarebbe rimasta sola per i prossimi mesi.

Appena arrivò in mensa notò che tutti i tavoli erano al completo, da una parte gli allievi e in fondo alla sala il tavolo degli ufficiali, tra cui riconobbe anche il Capitano Adams.

Prese un vassoio, lo riempì con della zuppa, una mela e una bottiglietta d’acqua

“bene e ora dove mi siedo?”

Guardò se fra i tavoli ci fosse un piccolo spazio anche per lei e nel momento in cui pensava di dover tornarsene in camera vide Adams farle segno di avvicinarsi.

Raggiunse il tavolo come un condannato al patibolo

-infermiera, si sieda vicino a me, per stasera starà al posto della  Dottoressa  Scott. 

La prossima  volta le consiglio di arrivare un po’ prima per prendere posto-

“e figurati se sua altezza reale non avesse il posto accanto a lui”

-lo farò sicuramente, grazie del consiglio-

Non aggiunse altro e non raccolse nessuna provocazione ma si limitò a sorridere e si mise a sedere.

Fece la conoscenza degli altri ufficiali, tra loro c’erano anche due donne con le quali provò ad intrattenere una conversazione ma queste non la degnarono di molte attenzioni, si limitarono ad una semplice stretta di mano e poi si alzarono.

- non metta il broncio infermiera, qui non siamo dall’estetista-

“Io questo l’affogo prima del prossimo turno”

-non pensavo fosse proibito fare due chiacchiere in un momento di pausa,Capitano-

-non sei ancora entrata nella mentalità giusta, non puoi capire, tutto qui-

"Mi ha appena dato dell’ignorante?"

-Guardi che io sono qui per fare l’infermiera, non per fare quattro chiacchiere dall’estetista, però non ci vedo nulla di male nel dialogare su fatti che non riguardano solo ed esclusivamente l’esercito-

-sei qui anche  per rispondere ai miei ordini-

Detto questo si alzò dal tavolo e prima di andare via le disse

-quando hai finito getta anche il mio vassoio, ci vediamo tra 10 minuti esatti alla spiaggia-

“e menomale che non era così stronzo! mi ha preso per la sua schiava? Non lo sopporto più! Un momento è gentile e quello dopo mi tratta come se fossi l’ultimo degli scarponi.”

Non finì nemmeno di mangiare altrimenti sarebbe arrivata in ritardo, così prese i due vassoi, buttò i resti nel cestino e si avviò in spiaggia.

Era passata mezzanotte e ancora gli allievi si stavano esercitando, aveva prestato le sue cure per la troppa stanchezza  o per il freddo che iniziava a farsi sentire e anche lei non ne era immune. Per andare a cena si era dimenticata in stanza il giubbotto e ora stava letteralmente battendo i denti.

“ma chi me l’ha fatto fare? Ancora 1 minuto e poi sicuramente sverrò per il troppo freddo”

Vide il capitano avvicinarsi a lei

-Riley ci saranno due gradi, dov’è il tuo giubbotto?-

Un momento prima le dava del lei e la schiacciava come se fosse  uno scarafaggio, il momento dopo riprendeva confidenza e la trattava come un essere umano, non sapeva se il suo mal di testa era dovuto dal freddo e dalla stanchezza oppure dal comportamento bipolare del suo Capitano.

-l’ho lasciato nel mio alloggio-

-ma sei impazzita? Ma cosa hai nel cervello? Segatura?-

Ecco, appunto!

-Comandante io..-

-non cercare scuse, chiedi sempre scusa, sai quanto è fastidiosa questa cosa?-

-io..-

“brutto imbecille ma io non mi voglio scusare, se tu non fossi stato così stronzo da non farmi finire nemmeno la cena, adesso sarei avvolta dal mio caldissimo giubbotto e“

Adams interruppe i suoi pensieri non appena si sfilò la sua giacca.

-tieni, mettiti questo altrimenti ti verrà un accidente. Entra pure nella nostra tenda e prenditi una bevanda calda, per stasera abbiamo finito-

-grazie-

Non sapeva se dire o fare altro, il cambiamento repentino nel comportamento di Adams le aveva procurato un forte mal di testa, così preferì tacere e andare a bere una tazza di tè caldo.

Dopo aver messo in ordine le ultime cose, si diresse da Adams per rendergli la sua giacca.

-Capitano se abbiamo finito vado nel mio alloggio, grazie per avermela prestata-

Fece per togliersela ma Adams la fermò

-ferma! Me la renderai domani, è già un miracolo se non ti verrà la febbre. Ci vediamo domani mattina alle otto, sempre qui-

Appena rientrò in camera prese qualcosa per il mal di testa si cambiò e si infilò nel letto.

Prese la giacca di Adams, passò le mani sulla stoffa, sulle medaglietta e sui gradi, poi se la portò al naso e finalmente da sola in quelle quattro mura aspirò a pieni polmoni il profumo di Cristopher, si lasciò cullare dalla sua forte fragranza fino ad addormentarsi.

La mattina seguente riuscì a svegliarsi prima del suono della sveglia per colpa di un lancinante mal di testa.

Aveva tra le mani ancora la sua giacca, sorrise…

Appena si alzò andò in bagno e prese un’altra pasticca

“ho sicuramente la febbre ma non posso restarmene qui”

Si vestì, prese tutto il necessario e si diresse in mensa per fare colazione poi dopo aver finito si diresse in spiaggia dove trovò Patricia

-buongiorno zucchero, estremamente puntuale questa mattina!-

-già-

-ti senti bene?-

-non proprio, ma ho già preso qualcosa, vedrai che tra poco starò meglio-

-e quella?- indicò la giacca che teneva stretta tra le mani

-E’ di Christ, Adams, è del capitano Adams me l’ha prestata ieri sera perché non avevo con me il mio giubbotto e avevo molto freddo-

Le disse la verità ma notò che la donna di fronte a lei non era convinta

-Patricia è la verità-

-se lo dici tu, ti credo. Stai solo attenta bambina!-

-sisi tranquilla, non mi innamorerò del bel fusto e starò attenta che non mi spezzi il cuore-

-fai bene, ma volevo dire stai attenta a non fargli del male. Non si merita alcuna sofferenza quel ragazzo-

“come potrei fare del male al re supremo degli stronzi?”

Ovviamente si tenne per se il pensiero, aveva capito da che parte stava Patricia e non voleva certamente discutere con la sua unica amica nel campo per colpa del caratteraccio di Cristopher.

Dopo poco arrivarono tutti e come nei giorni scorsi ripresero immediatamente gli allenamenti.

-Riley vado un attimo dal Capitano, deve firmare dei fogli-

-potresti riportargli la sua giacca?-

-no, l’ha data a te ed è giusto che lo faccia tu, zucchero-

-Patricia è solo una giacca, non è un invito a cena, figurati  se Capitan so tutto io, sono bello solo io mi inviterebbe mai a cena-

-hai ragione, non esco a cena con delle mocciose, sono venuto per riprendermi la mia giacca, grazie-

Prese dalle mani di Riley la giacca che appena udita la voce di Adams si era pietrificata sul posto, nessuno lo aveva sentito arrivare.

Patricia si voltò verso la ragazza e si scusò

-non l’ho visto arrivare, altrimenti ti avrei fermata. Ora vado, chiamami se hai bisogno-

E così la lasciò sola con i suoi pensieri, non sapeva se era più forte l’imbarazzo per essere stata beccata o il dispiacere per le sue parole ''non esco a cena con delle mocciose''.

Dopo l’episodio della mattina non vide il Capitano per tutto il giorno, il suo mal di testa era aumentato e con lui anche i brividi di freddo e in più Patricia era dovuta andare via prima ma se pensava che le torture fossero finite si sbagliava di grosso.

Mentre rientrava al suo alloggio vide il capitano Adams che andava via con la Dottoressa Scott sulla sua macchina.

Le venne la nausea e i suoi occhi si inumidirono. Non sapeva quando fosse successo e da una parte sperava che fosse colpa della febbre, anche se sapeva che non c’entrava niente, ma li capì che per Adams non provava solo rispetto o timore referenziale, lei si era invaghita di Cristopher dal primo momento che lo aveva visto e non era certo per la sua prestanza fisica, i suoi occhi l’avevano stregata fin da subito.

Quelle iridi le avevano impresso un marchio a fuoco sulla pelle, che bruciò per tutta la notte.

   
 
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