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Autore: JoiningJoice    18/03/2020    0 recensioni
« Non mi sembra un gran piano. », mormora Grifis. Intreccia una ciocca di capelli tra le sue dita e la lascia andare.
« È un ottimo piano. », ribatte lui. Sistema meglio la testa contro il terreno. « Il migliore che abbia mai pensato, credimi. »
Grifis ride.

Gatsu non riesce a dormire. Grifis decide di fargli compagnia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Griffith, Guts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Visions of Gideon

 

 

                 « Non riesci a dormire? »

                Il vento che agita lerba alta porta a Gatsu le voci dei suoi compagni in festa, strappa a Grifis la fine della domanda rendendola più simile ad unaffermazione, un dettaglio buffo che la mente di Gatsu, pur cogliendolo, decide di archiviare in fretta e furia. C’è molto altro da osservare: la luna splende perpendicolare sulle loro teste, ed illumina il profilo della figura di Grifis, il cui volto è immerso invece nel buio a cui Gatsu, seduto e nascosto dalla sua ombra, appartiene. Indossa vesti leggere e chiare, come leggeri e chiari sono i lunghi capelli che gli circondano il volto, e tiene le braccia dietro la schiena una posizione che assume spesso, quand’è pensieroso; unabitudine tra le tante.

                Gatsu si domanda quando abbia smesso di classificarle come stranezze ed abbia iniziato a percepirle come tali.

                « Veramente no. », ammette. Con un cenno della testa indica il caos di luci e voci alle loro spalle, laccampamento della Banda dei Falchi in festa: c’è chi ha tirato fuori una lira, chi ha ricavato uno strumento a percussione da una bottiglia di vino vuota e due bastoncini di legno; un coro di voci stonate si solleva in aria e ad ogni nuova canzone da taverna, ogni inno sacro e blasfemo, un nuovo stormo di uccelli vola via dagli alberi su cui si era rintanato, lontano da quella stridente accozzaglia di suoni. Volano alla ricerca del meritato riposo; Gatsu riesce a seguire il percorso di alcuni di loro con lo sguardo; altri svaniscono nella notte, si fanno più distanti.

                Quello è qualcosa a cui neppure lui, nato e cresciuto in un accampamento di mercenari, si abituerà mai: il rumore, lassoluta e perenne voglia di festeggiare, di imprimere nella mente ogni vittoria ed ogni risultato. Viaggia coi Falchi da molto tempo, ormai, ma le notti successive alle grandi battaglie la passa ancora insonne, ad ascoltare le voci dei suoi compagni, a cercare di distinguerle. Quella di Grifis la riconoscerebbe ad occhi chiusi pacata, sottile, decisa nellimpartire ordini quanto sognante e svagata nei momenti di pace.

                Lo stesso Grifis si sdraia al suo fianco, restituendo Gatsu alla luce della luna. I gomiti reggono il busto e la testa appena al di sopra degli steli derba; il suo sorriso splende di bianco. « Lascia che festeggino. », mormora, voltandosi per rivolgere il proprio sorriso a lui, e a lui soltanto. Gatsu china lo sguardo, si sottrae a tanto apparente candore. « Se lo meritano, non credi? »

                Annuisce a quella domanda. Ogni giorno non impiegato nel combattimento è un giorno di addestramento, ma i risultati sono più che evidenti: venti ingaggi nellultimo anno, venti battaglie, venti vittorie. Come vi fosse una voce a guidarlo, Grifis accetta sempre i lavori migliori, quelli che permettono alla loro fama di crescere e al loro numero di rafforzarsi e se c’è un disegno allatto, una qualche strategia nelle sue scelte, Gatsu non la vede né si preoccupa di cercarla: a lui basta combattere, avere un letto in cui dormire e qualcosa da mangiare. Gli basta avere una ragione, sia essa superficiale o meno, per impugnare unarma.

                Grifis si rilassa completamente, ora; si sdraia, incrocia le braccia dietro la testa. Gli occhi azzurri fissano il cielo notturno e le stelle che lo decorano, creano trame che solo a lui è dato vedere. Quanto a Gatsu, non può dire di possedere altrettanta fantasia ma prova un piacere segreto nellosservarlo tessere, nel comprendere ciò che gli passa per la mente. Sussulta quando lo sguardo di Grifis si sposta da un punto indefinito al suo volto, come lavesse colto nel bel mezzo di un qualche crimine.

                « Sdraiati con me. », lo esorta. Gatsu sorride, scuote la testa ma il sorriso di Grifis rimane dov’è, per nulla scalfito dalla sua reazione, e lui cede: si sdraia, posa la testa sul terreno ed incrocia le braccia sul petto dopo aver speso qualche istante indeciso sul da farsi. La loro vicinanza è tale che Gatsu, osservandolo anche solo distrattamente, vede il petto di Grifis alzarsi ed abbassarsi al ritmo dei suoi respiri. La maglia si tende nello sforzo della posizione delle sue braccia, delinea e rivela muscoli che la sua figura longilinea solitamente nasconde. Nel notare il suo sguardo, Grifis abbassa il braccio a lui più vicino e lo posa sulla pancia; la magia termina in un istante. Gatsu riprende ad osservare un punto allorizzonte, il volto rivolto nella direzione opposta a quella in cui si trova il suo compagno.

                « Oggi hai combattuto bene. », mormora Grifis. La sua voce è bassa, fine; di nuovo si perde nel vento, nonostante la distanza tra loro due sia ora infinitesimale. « Che cosa farai, domani? »

                Gatsu aggrotta le sopracciglia. « Non dobbiamo combattere, domani. »

                « Non intendo domani domani. », gli risponde. Gatsu non lo sta guardando, ma percepisce il sorriso nella sua voce in un angolo del suo campo visivo vede le sue braccia: le ha sollevate per esprimere con un gesto un tempo vago, futuro. « Intendo dire più in là. Tra una settimana, un mese. Un anno. »

                Gatsu ci pensa per un istante. Un muro di nebbia gli si para davanti agli occhi; nella cecità avverte salda la presa della sua mano sullelsa di una spada, ma nulla di più. « Domani è troppo distante per pensare a cosa vorrò fare. », risponde. Grifis mugugna, non del tutto soddisfatto della sua risposta. Abbassa le braccia. « Posso dirti cosa farò tra unora, se ci tieni tanto. »

                Una pausa. Il vento carezza la pelle di Gatsu, un abbraccio freddo ma gentile. « Ti ascolto. », sussurra Grifis. Gatsu torna a guardarlo, per un momento; poi rivolge il viso al cielo. La luna è allorizzonte.

                « Tra unora mi sarò stancato di sentirli schiamazzare. », spiega. « Mi alzerò e dirò loro di fare silenzio. Qualcuno di loro protesterà, ma la maggior parte abbasserà la voce. Allora me ne andrò a letto, e mi farò una lunga dormita. »

                « Non mi sembra un gran piano. », mormora Grifis. Intreccia una ciocca di capelli tra le sue dita e la lascia andare.

                « È un ottimo piano. », ribatte lui. Sistema meglio la testa contro il terreno. « Il migliore che abbia mai pensato, credimi. »

                Grifis ride; si stringe la pancia con un braccio e ride di gusto. La sua risata si acquieta piano piano, un singulto alla volta. Per qualche istante è un suono forte, totale e completo, tanto da soffocare i canti e gli strumenti alle loro spalle; poi scompare, ancora una volta inghiottita dal vento. Il suo fantasma aleggia tra loro, leco di un tempo che sembra già lontano, distante.

                « Hai così tanta voglia di dormire? », gli domanda. Gatsu annuisce.

                « Sono molto stanco. »

                « Allora che bisogno c’è di aspettare? »

                Grifis si volta su un fianco. Parte del suo corpo aderisce perfettamente al fianco di Gatsu, eppure lui non si sposta, non lo allontana: è caldo, un calore confortevole e amico, il calore di un falò nel bel mezzo di una tempesta. Boccoli bianchi ricadono oltre la sua spalla, mascherano lespressione sul suo volto. Il sorriso di Grifis è dolce, è pieno, ma i suoi occhi sono tristi gemme incastonato in un viso davorio: non mutano despressione, indipendentemente dalle circostanze. Riflettono un futuro distante.

                « Dormi. », gli mormora. Posa il mento sul palmo della mano aperta, il gomito nel terreno, a qualche centimetro dalla testa di Gatsu.

                « Non ci riesco. », ripete lui. « C’è troppo rumore. »

                La luna, ora, è alle loro spalle. La mano su cui Grifis non si regge, la destra, si libra dal fianco su cui è posata e scivola verso il volto di Gatsu; il dito medio traccia una linea retta che dalla sua fronte scende oltre al suo naso, indice ed anulare premono delicatamente sulle palpebre e le chiudono. « Dormi. », ripete; Gatsu percepisce la sua mano scendere, il suo fiato caldo contro i polpastrelli delle dita di Grifis che si attardano sulle sue labbra. Le sente secche, ed istintivamente le lecca per inumidirle scatenando una reazione divertita in Grifis, che ride sottovoce. La sua mano prosegue oltre il mento di Gatsu, si sofferma sul suo collo, lo carezza; in circostanze differenti Gatsu lo avrebbe allontanato, scaraventandolo di peso lontano da sé ma quelle non sono circostanze normali, e tanto è chiaro anche a lui.

                « Da quanto tempo siamo qui? », gli chiede. La risposta di Grifis è sempre la stessa, una litania lenta e breve:

                « Dormi, Gatsu. »

                La mano ora preme sul suo petto, riscopre forme che già conosce. Non vi si sofferma a lungo, ma per un istante Gatsu ha limpressione che riposi allaltezza del suo cuore, per percepire i battiti il cui ritmo si fa sempre più concitato. Scende verso il cavallo dei pantaloni ed è allora che Gatsu si concede di aprire gli occhi: Grifis lo fissa coi suoi occhi da rapace, sottili e maligni, ma mai crudeli mai con lui. Il suo sguardo non muta neppure quando la sua mano scivola sotto il limite invalicabile dei pantaloni di Gatsu, quando prende in mano il suo sesso.

                La reazione è istintiva. I pugni di Gatsu scendono ad afferrare ciuffi derba, il suo corpo si contrae, disturbato da quel tocco nuovo ed alieno, dalle sensazioni che causa. Sente il viso di Grifis sfiorare il suo e si volta a guardarlo, aggrappandosi disperato alla sua espressione lievemente divertita per ritrovare la calma, la quiete. Non comprende se gli altri si siano addormentati improvvisamente; tuttattorno è quiete, e al di sopra delle pulsazioni che rimbombano nelle sue orecchie Gatsu sente solo i propri gemiti, il suono regolare della mano di Grifis che lo masturba.

                « Va tutto bene. », gli sussurra. Gatsu annuisce, allenta la presa; si sottomette completamente a lui, forse per la prima volta da quando lo conosce. Lintera visuale che la posizione in cui è costretto gli offre è il volto di Grifis e più lui lo tocca, più i suoi movimenti si fanno rapidi e calcolati, più Gatsu si scioglie tra le sue dita. Inala il profumo dei capelli di Grifis, che gli sono scivolati sul volto; ad occhi chiusi cerca la sua bocca e la bacia, accetta con curiosità che lui morda il suo labbro inferiore fino a fargli male. È tutto nuovo, ed è tutto terrificante, ma il godimento che lui gli provoca è una certezza assoluta che Gatsu esprime sotto forma di mugolii rochi, proteste spezzate ed inermi che cadono dalle sue labbra incoerenti. Sente sempre più nitida la forma del piacere, una pozza liquida che sporca il suo pube, un velo bianco che lo avvolge e soffoca, costringendolo ad unesistenza priva di qualsiasi altro stimolo.

                Per un momento, totale e profondamente reale, non esiste altri che Grifis. È la mano che lo conduce allorgasmo, il fiato che aspira laria e la toglie ai suoi polmoni, la bocca che lo afferra e soffoca. È il candore dei suoi capelli che, ora che Grifis quasi lo sovrasta, sdraiato su di lui, lo circonda completamente.

                Poi, quasi un istante dopo, Gatsu chiude gli occhi.

 

*

 

                Li riapre su un cielo che ha un colore che non conosce, una macchia indistinta a metà tra un tenue azzurro ed un grigio che promette freddo, promette neve. Non ha il coraggio di muoversi: non è stanco, ma neppure riposato sente i muscoli irrigiditi dal freddo, le gocce di rugiada che bagnano gli steli derba che carezzano la sua pelle. Due uccelli entrano nel suo campo visivo: volano lenti, tracciando forme astratte, si inseguono lun laltro senza emettere un singolo suono ad una più attenta riflessione non sono loro a non emettere suoni, ma è il mondo intero che sembra essersi calato nel silenzio più assordante che Gatsu abbia mai sentito.

                Si solleva seduto. Neppure il suo movimento produce alcun suono, e la nebbia che lo circonda e che nasconde laccampamento sembra rallentare anche i movimenti. Grifis è di fronte a lui, in piedi gli da le spalle, le braccia di nuovo unite dietro la schiena, le dita delle mani intrecciate. Gatsu prova vergogna, nel vederlo; una nota triste di rimpianto.

                « Ti manca mai tutto questo? », gli domanda. Gatsu annuisce; lo osserva sparire nella nebbia, e solleva nuovamente gli occhi al cielo.

                I due falchi volano ancora un istante sopra la sua testa, in religioso silenzio, prima di scomparire oltre lorizzonte.

 

*

 

                Apre nuovamente gli occhi su un mondo che è molto più grigio e funesto di quello nei suoi sogni; il terreno su cui siede è duro, la cappa con cui si è coperto pesante della pioggia sotto cui si è addormentato ma è un nuovo giorno quello a cui si affaccia, una nuova prospettiva. Si alza in piedi.

                Non ricorda molto del sogno, ma ricorda Grifis una visione candida nella nebbia, chiara laddove i suoi ricordi sono sbiaditi dal tempo. La Banda dei Falchi, Caska e Judeau, Colkas, Rickert e Pippin sono macchie indistinte nella sua memoria, ricordi vecchi di mesi; ma il ricordo di Grifis rimane intatto, si rifiuta di andarsene se linconscio di Gatsu, spaventato allidea di lasciare andare tutto ciò che Grifis rappresenta, fa di tutto per non perderlo.

                La spada è un peso familiare sulla sua schiena, lunico conforto che gli rimane oltre a quei sogni di cui ricorda poco o niente. A passi lenti lascia la radura in cui si è rifugiato la notte prima, di nuovo sul sentiero, di nuovo nella sua peculiare normalità nei rumori che fanno di sottofondo alla sua vita, il vento gentile tra le frasche degli alberi e il cinguettio degli uccelli, i rami che si spezzano al passaggio di un qualche animale e le pesanti gocce di pioggia che dalle foglie ancora si riversano sul terreno.

Lultima volta che lo ha visto, Grifis era in ginocchio nella neve; non aveva prodotto alcun suono, nel cadere, nellaccettare la sua dipartita. Come fa nei suoi sogni questo Gatsu lo ricorda sempre non si era neppure voltato a salutarlo.

                Si domanda dove sia, in quel momento; scaccia quel pensiero alzando gli occhi al cielo. La strada che ha deciso di percorrere quella che gli è stata indicata, che dovrebbe condurlo al mastro fabbro Godor è ancora lunga. Due falchi si rincorrono contro il cielo plumbeo.

 

 

 

 

 

Questa storia è stata scritta su commissione. I più sentiti ringraziamenti al committente, Enrica!
Vi lascio il post col mio listino prezzi nel caso anche voi foste interessati ad una fan fiction scritta su commissione, dove trovate anche tutti i miei contatti: LINK AL POST (Aggiornato 8/07/20). Ricordo che potete anche contattarmi su EFP!

Vi ringrazio per lattenzione, alla prossima!

-Joice

   
 
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