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Autore: Dromeosauro394    18/03/2020    1 recensioni
Ecco come mi sono immaginato il primo incontro tra Maui e Tamatoa.
Allo scomparire del bagliore c’era un aitante energumeno tatuato con un amo gigante poggiato sulla spalla. “Salve sono Maui: mutaforma, semidio del vento e del mare, eroe degli uomini... e delle donne”. Fece l’occhiolino e il gesto della pistola a un gruppo di ragazze lì accanto. Gli umani strillarono e applaudirono. “E sono qui per distruggere Tamara”. Fece il gesto della pistola contro Tamatoa. “È Tamatoa”, tuonò il granchio stizzito. “Come ti pare crostaceo, ma facciamo in fretta non ho tutto il giorno”.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maui, Nuovo personaggio, Tamatoa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un aitante energumeno tatuato e un crostaceo

 

Sull’isola Moturongo alcuni uomini stavano pescando tranquillamente. ‘Che strano’ pensò Rawiri. ‘Oggi non abbocca neanche un pesce’. Il suo amico Etera se ne stava sdraiato nella canoa con aria annoiata. Improvvisamente sentì tirare la rete. “Ehi, Etera, sta abboccando” “Cosa? Davvero?” “Si!” La rete diede uno strattone. “E sembra bello grosso” Cominciò a tirare, ma la rete non si muoveva di un centimetro. Confuso raddoppiò gli sforzi, ma ancora niente. Ora i muscoli delle braccia erano talmente tesi che Etera pensava che il tatuaggio del suo amico a seforma di pesce trombetta fosse diventato un pesce palla. Tutto a un tratto, con uno strillo sorpreso, Rawiri fu risucchiato in acqua. Etera spalancò gli occhi e si gettò a guardare dal parapetto della barca. Non vide niente se non il profondo blu dell’oceano. Un rumore d’acqua scaturì alle sue spalle, la luce del sole coperta da un’ombra enorme. Etera si girò lentamente. Davanti ai suoi occhi spaventati comparve un gigantesco granchio dalle palme violacee, con un sorriso storto pieno di denti lunghi, incrostati dai molluschi. Rawiri si trovava svenuto tra le chele della bestia. “Salve”. Il mostro parlava! “Sono il possente Tamatoa”. Etera si afflosciò svenuto sul fondo della canoa.

 

Ngaio trasportava un cesto pieno di noci di cocco. Scrutò la spiaggia dove erano tornati gli uomini. I pescatori avevano tirato le barche a secco, era stata una giornata poco proficua. Solo la barca di suo marito Rawiri non era ancora tornata. Confusa corse verso il bagnasciuga scrutando l’orizzonte in cerca della canoa. Improvvisamente vide qualcosa avvicinarsi sotto il pelo dell’acqua. Si spostava velocemente. La sua amica Aihe si avvicinò, la sua collana con una perla luccicante brillava a ogni passo. “Cos’è quello?” chiese. La sagoma scura ormai stava per raggiungere la riva. Anche il resto degli uomini sulla spiaggia cominciò ad accorgersene e si avvicinarono alla riva. Due grosse antenne si innalzarono dalle onde e infine ne uscì fuori un enorme crostaceo che teneva Rawiri tra le chele.  Ngaio spalancò gli occhi terrorizzata. Rawiri sputacchiò varie sorsate d’acqua. Per fortuna era ancora vivo. Gli abitanti di Moturongo cominciarono a gridare e a correre. “Scappate, scappate, con quelle vostre gambettine. Hahahaha!” Hare uno dei guerrieri più forti del villaggio, dopo essere corso a prendere la sua lancia, la scagliò contro il mostro. Si infranse come uno stuzzicadenti sul suo carapace. “Hahaha. Piccolo umano, nessuno può fermare il grande e potente Tamatoa”. Detto questo, volse lo sguardo sulle barche. Una dopo l’altra le calpestò con le zampe o le strinse fra le chele fino a ridurle a brandelli. Ngaio guardò impotente. Tamatoa gettò il corpo di suo marito sulla propria schiena e sollevò con entrambe le chele la nave ammiraglia. La scagliò contro un gruppo di scogli come fosse un giocattolo. Uomini e donne si gettarono a terra per proteggersi dai detriti volanti quando l’enorme imbarcazione si distrusse. Il mostro continuava a ridere. “Hahahaha. Non avete scampo. Sono il più grosso, il più enorme, potente, forte e gigantesco...” “Tamyyy!” Una voce rauca e stridula riecheggiò da dietro il mucchio di scogli. Uno sguardo di terrore apparve negli occhi di Tamatoa. “Tamatoa! Sto parlando con te”. La fonte della voce emerse sopra i resti della nave. Era un altro granchio gigantesco, ma decisamente più piccolo, se paragonato a Tamatoa. La faccia (se di faccia si poteva parlare) era di una sfumatura di viola più chiaro. Gli occhi da mollusco erano pieni di rughe e avevano delle ciglia storte. Sembrava quindi un granchio femmina. Era anche enormemente più grassa. Sembrava che il guscio stesse per scoppiare per la troppa polpa. La vecchia granchio arrancava claudicante aiutandosi con una costola di balena come bastone. Ma nonostante ciò, in men che non si dica fu accanto a Tamatoa e gli torse un’antenna tra le chele. Tamatoa gemette. “Ti sembra questo il modo di trattare la tua povera vecchia nonna? Tutta la strada da sola mi hai fatto fare” “Ohi, aho. Nonna ti prego non davanti ai paesani da terrorizzare!” “Paesani un paio di chele. E se quella barca avesse preso me quando l’hai lanciata? Ingrato di un nipote! Trattarmi così dopo che ti ho cresciuto con amore e gentilezza“. Strinse la resa sull’antenna. Tamatoa si mise in ginocchio e ululò. Nonna Tamatoa sospirò. “Ma è colpa mia, lo so. Ho sempre avuto la corazza troppo dolce e ti ho coccolato e viziato troppo. Beh, ora sono affamata, il minimo che potresti fare è procurarmi il cibo per cui siamo venuti su questo scoglio appestato dagli umani”, lasciò la presa. “Uh, ahi. Si nonnina”, disse Tamatoa massaggiandosi l’antenna. Si schiarì la voce e si rivolse di nuovo alla folla attonita sulla spiaggia, con voce cavernosa e risuonante. “Allora piccoli vertebrati. Conducetemi immediatamente al villaggio dal vostro capo. Da oggi in poi c’è un cambio di gestione. Il vostro nuovo signore e padrone sarà il grande e poderoso Tamatoa”. Nonna Tamatoa alzò gli occhi al cielo. “Ogni resistenza è inutile”, continuò il crostaceo e riprese il povero Rawiri dalla sua schiena. “Potete scegliere di collaborare pacificamente,” prese le due braccia di Rawiri fra le chele e cominciò a tirare, “altrimenti...” Ngaio guardò suo marito urlare di dolore. “Mia nonna è molto affamata”. Un vecchio con i capelli bianchi e le mani tese corse davanti al crostaceo. “Fermo. Oh, grande e favoloso Tamatoa, io sono Iriranghi il capo dell’isola. Ti accolgo senza alcun problema come nuovo leader, seguimi pure al nostro villaggio”. Ngaio si nascose dietro a un scoglio. “Tu e la tua venerabile nonna siete liberi di cibarvi di tutto ciò che volete, ma ti prego, non fate del male a nessun abitante di Moturongo. Ora seguimi pure grande guerriero corazzato”. Tamatoa sorrise compiaciuto e sempre facendo ciondolare il marito di Ngaio in una chela cominciò a seguire il vecchio saggio. “Ehm, ehm”, fece nonna Tamatoa con una chela sollevata e in attesa. “Oh, ma certo nonna, scusami”. Tamatoa prese la vecchia sottobraccio che gli diede un leggero colpo di bastone sulla fronte. Insieme seguirono lentamente il gruppo di persone che stava ritornando verso il villaggio. Ngaio rimase paralizzata dietro lo scoglio. Il cuore le batteva all’impazzata al pensiero del suo amato tra le grinfie del mostro. Lacrime cominciarono a uscirle dagli occhi. Le scacciò via con la mano. Si voltò a guardare la fila di barche distrutte. Erano l’unico modo con cui la gente di Moturongo avrebbe potuto andarsene, ora erano bloccati sull’isola insieme a quella creatura infernale e sua nonna. Si stava mordendo le unghie al pensiero di cosa poter fare. Se neanche un guerriero come Hare poteva niente contro un avversario simile, come avrebbero potuto liberarsene? Improvvisamente sentì qualcosa cozzare contro gli scogli. Si voltò e vide la barca di suo marito che si stava arenando sulla spiaggia. Il suo grasso amico Etera giaceva svenuto. Un braccio gli penzolava mezzo immerso nell’acqua. Sopra l’ammasso di grasso aveva un tatuaggio: l’amo del semidio Maui. A Ngaio brillarono gli occhi. Corse verso la barca e prese Etera a schiaffi leggeri. “Eta, Eta svegliati”. Il giovane uomo riprese i sensi bofonchiando. “Ehm, oh sei tu Ngaio, per fortuna. Devo aver preso un colpo di sole. Per un attimo ho creduto di aver visto un granchio gigante che diceva di chiamarsi Tamara” “No, Eta è successo davvero. Si chiama Tamatoa, ha preso Rawiri e distrutto tutte le barche e ora vuole prendere il controllo dell’isola”. Etera risvenne. “No, Eta. Per Tefiti, non fare così”. Gli gettò un po’ d’acqua addosso per svegliarlo. Etera si riprese di nuovo. “Ora ascoltami. La tua barca è l’unica che funziona ancora. Il granchio ora è andato al villaggio e ancora non ci ha visto, siamo gli unici che possono lasciare l’isola. C’è una sola cosa che possiamo fare” “Giusto. Conosco un’isoletta non molto lontana ma dovrebbe esserlo abbastanza perché il mostro non venga a disturbarci. Possiamo cominciare una nuova vita là” “Cosa?” “Ovviamente mi spiace molto per Rawiri. Era un amico leale e sincero. Ma dobbiamo andare avanti per lui. E dovremo anche ripopolare, non possiamo certo far morire così il popolo di Moturongo” Ngaio prese il remo e glielo sbatté sulla fronte. Lui ricrollò sul fondo della barca. La donna salì a bordo e cominciò a remare. Etera si massaggiava la testa. “Dove, dove stiamo andando?” “Da Maui” “Cheeee?! Non puoi dire sul serio. Avanti andiamo sull’isoletta che ti ho detto” “Etera, siamo l’ultima speranza per il villaggio. Dobbiamo trovare Maui, solo lui può sconfiggere Tamatoa” “Ma sei matta. Ci sono un centinaio di isole nell’oceano, come diavolo facciamo a trovarlo? E anche se fosse, perché mai dovrebbe aiutarci? Lui è un eroe e un semidio. Sono certo che sarà pieno di impegni divini atti a migliorare l’umanità”.

 

Maui faceva rimbalzare una noce di cocco nel palmo della mano. La riacchiappò un’ultima volta poi sospirò. “Noiaaaaa. Piccoletto”. MiniMaui si risvegliò sopra il suo pettorale sbadigliando. “Mini Me, mi sento apatico. Quando è stata l’ultima volta che ho fatto qualche impresa epica?” Mini Maui cominciò a gesticolare irritato. “Si, si abbiamo ucciso quel Moa gigante la scorsa settimana, ma quella è robetta. Intendo dire, quando ho fatto qualcosa di memorabile, che le persone possano cantare nei secoli a venire?” Appoggiò il mento sulle mani mogio. “L’invenzione della palma da cocco mi sa?” disse rimirandone un paio di esemplari lì accanto. “Beh vediamo se lo spirito del vento porta qualche nuova richiesta da parte degli umani”. Portò una mano all’orecchio e tese il collo in attesa. Il vento gli scuoteva la lunga chioma nera e ricciuta. “Ah-ah sì. Mmmh, le solite richieste tipo: fammi essere bella, ti prego fa che questa ragazza mi chieda di uscire, fai fiorire le palme, fai che la pesca vada bene, poca pioggia, troppa pioggia”. Ma che cosa si aspettano? Sono solo un semidio mica Tefiti scesa in terra. Oh, aspetta ce n’è un’altra. Una barca in mezzo all’oceano... Sarà la solita richiesta di naufragio. No, cos’è? Oh, per Tefiti. Piccoletto è un mostro che ha catturato un’isola. Non è magnifico?” Mini Maui gli lanciò un’occhiataccia. “Oh, lo sai che intendevo. Questa sembra una bella sfida non sto più nella pelle. Chaa-Huu!” In un lampo di luce si trasformò in un falco gigante e volò da dove era arrivata la voce.

 

“Oh, me misero”, si lamentava Etera. “Andiamo, piantala”, lo rimproverò Ngaio. Lui continuò: “Sono due giorni che giriamo a vuoto. Ora non solo non troveremo Maui ma moriremo di fame e di sete” “Le provviste sarebbero dovute durare una settimana se non te le fossi sbafate tutte”, commentò gelida Ngaio. “Lo sai che mangio quando sono nervoso. Ah, come brontola il mio stomaco”. Ngaio ignorò i lamenti di Eta perché si accorse di un frullio d’ali. Un enorme falco volò verso la loro barca. Si stagliò contro i raggi del sole e si illuminò. Ngaio si schermò gli occhi. Qualcosa di pesante atterrò sulla barca. Etera volò fuori bordo con un urletto. Ngaio riaprì gli occhi e vide Maui davanti a sé. Il semidio teneva un pugno sul fianco e il suo amo magico inclinato sulla spalla. Era muscoloso al di fuori dell’umano e ogni fascio di muscoli marroni era ricoperto da tatuaggi che ne illustravano le imprese. Etera rispuntò dall’acqua sputacchiando. “Maui?! Oh sei il mio idolo. Guarda mi sono pure fatto tatuare l’amo” “Lo vedo amico, ottima scelta. E tu invece dolcezza come ti chiami?” “Ngaio. Maui veniamo dall’isola Moturongo. Abbiamo urgente bisogno del tuo aiuto” “Lo so, lo so. Mi era arrivata la vostra preghiera. Un granchio gigante giusto?” “Sì esatto”, rispose stupita Ngaio. “Si chiama Tamara”, aggiunse Etera. “Bene, bene. Cioè, sventrerò quella bestiaccia e mangerete tartine al granchio per una settimana” “Yum, mi piace il granchio”, disse Etera ritirandosi su. “Lo immaginavo amico”, disse Maui punzecchiandolo con l’amo nel ventre molle. “Perfetto non c’è altro tempo da perdere dobbiamo subito tornare sull’isola”. In un altro bagliore divino riapparve il falco gigante. “Pronti? Reggetevi”. Li afferrò per la vita con i grossi artigli. “Ehm, aspetta non sarebbe meglio se io e lei tornassimo con la barca. Ti rallenteremo soltanto e poi non voglio lasciarla in mezzo all’oceanooooo!” Maui aveva preso il volo con i due passeggeri.

 

Intanto sull’isola Moturongo Tamatoa e la nonna si erano ambientati. Sopra una collina che dominava il piccolo gruppo di capanne la vecchia crostacea si era fatta costruite una specie di sedile fatto con i resti delle barche. Accanto a lei c’era un enorme recinto dove i suoi nuovi sudditi avevano rinchiuso tutti i maiali dell’isola. La vecchiaccia non vedeva l’ora di gustarseli dopo che il giorno prima aveva finito invece tutti i polli. Una processione di isolani si stendeva davanti a lei. Ogni umano portava altre offerte sotto forma di noci di cocco, molluschi o altro cibo di vario genere. Lei divorava tutto. Al su fianco Tamatoa guardava speranzoso il cibo. “Nonnina, non potrei averne solo un bocconcino?” “Tu cosa? Un giovane grande e forte come te che vuole togliere il cibo di bocca a una povera anziana, gracile e bisognosa?” Un colpo di costola di balena gli arrivò in faccia. “Va a ispezionare le capanne piuttosto. Di sicuro staranno nascondendo qualcosa. Guarda non hanno portato praticamente niente”, disse indicando il grosso cumulo di cibarie. “Hai dovuto portarmi su un’isola povera, senza cibo, cervello di sgombro”. Tamatoa sospirò e si allontanò trascinando le chele. Quando pensò di essere abbastanza lontano si frugò in un anfratto del carapace e tirò fuori un oggettino. Era un piccolo pendente con incastonata una perla. La donna a cui lo aveva preso aveva pianto tanto e non poteva biasimarla. Quella meraviglia era così luccicante e scintillante alla luce del sole. “Tammy che cosa fai lì?” Il granchio rinfilò in fretta la collana nel suo nascondiglio. Si rimise accanto alla nonna. “Si nonnina cosa c’è?” “Non avrai mica ricominciato a giocherellare con quelle tue cianfrusaglie?” “No, nonna, assolutamente. Come potrebbe venirti in mente una cosa del genere?” “Bene. Perché ricordi cos’era successo l’ultima volta che ti ho beccato?” Sollevò il bastone in un gesto esplicativo. Tamatoa rabbrividì e annuì. Rawiri che era stato rilasciato dopo la dimostrazione di forza del giorno prima era in fila portando un cesto di noci di cocco. Aihe era dietro di lui. La donna singhiozzava. “Non preoccuparti, Aihe. Ngaio tornerà con degli aiuti e ci salverà” “Vorrei crederti, ma che aiuti porterà mai? Neanche la lancia di Hare ha potuto fare nulla. Di questo passo sull’isola non rimarrà più cibo moriremo di fame” “È più probabile che finito quello saremo noi le offerte”, pensò Rawiri. “Almeno so che se finisce male, la stessa cosa non toccherà a Ngaio” “Ehi guardate”, strillò qualcuno. La folla si voltò e nel cielo sfrecciò alto un falco gigante. In una zampa teneva Ngaio e in un’altra Etera. Rawiri sorrise raggiante. L’uccello abnorme passò rasente alle teste degli abitanti e fra Tamatoa e la nonna. Raggiunse una collinetta lì vicino e atterrò. Depositò non molto delicatamente a terra il carico e fece una giravolta avvolto da un lampo di luce. Allo scomparire del bagliore c’era un aitante energumeno tatuato con un amo gigante poggiato sulla spalla. “Salve sono Maui: mutaforma, semidio del vento e del mare, eroe degli uomini... e delle donne”. Fece l’occhiolino e il gesto della pistola a un gruppo di ragazze lì accanto. Gli umani strillarono e applaudirono. “E sono qui per distruggere Tamara”. Fece il gesto della pistola contro Tamatoa. “È Tamatoa”, tuonò il granchio stizzito. “Come ti pare crostaceo, ma facciamo in fretta non ho tutto il giorno”. Nonna Tamatoa sogghignò “Bene, Tammy, visto che hai tanta fame, serviti pure con quel semidio” “Con piacere nonnina”, disse Tamatoa digrignando i denti. Il granchio gigante cominciò a caricare sulle otto appendici. Gli isolani si scansarono spaventati creando una specie di pista tra il mostro e il semidio. Maui sollevò l’amo dalla spalla e si preparò all’arrivo della creatura, sorridente. Mini Maui strinse i pugni come se fosse pronto per un match di box. Ngaio strattonò Etera perché si tirasse su e si spostassero dalla zona pericolosa. “Ohi ohi”, sospirò il grassottello. “È l’ultima volta che prendiamo la via area”. Aveva la faccia verdognola. “Si te lo prometto, ma ora muoviamoci”, disse lei. Sostenendolo su una spalla si spostarono. Tamatoa stava arrivando. Tese le chele e spalancò la bocca piena di denti. All’ultimo istante Maui urlò “Chaaa-huuu”. In un lampo di luce si ritrasformò nel falco gigante. Con gli artigli colpì il granchio nell’occhio destro. Il mostro urlò di dolore. Si coprì l’occhio con la chela poi si guardò intorno in cerca del mutaforma. “Qui dietro amico”. Tamatoa si voltò e un’altra zampata lo colpì all’occhio sinistro. Maui continuò a sorvolare intorno al granchio accecato. “Forza Tammy”, urlò nonna Tamatoa. “Non startene lì fermo, fagliela vedere”. Tamatoa sbatté le palpebre e rimise a fuoco la situazione. Maui con un urlo stridulo da rapace si gettò di nuovo su di lui. Questa volta l’invertebrato sì scansò all’ultimo e con una chela lo afferrò per una zampa. Lo fece roteare e poi lo gettò contro una capanna come un missile. Il tetto di paglia fatto di fronde di palma andò in frantumi. Gli abitanti di Moturongo trattennero il respiro. Ngaio guardò preoccupata verso il tetto, sfondato al centro dalla sagoma di un falco. Dopo un paio di secondi di silenzio, Maui uscì sotto forma umana tirandosi su con l’amo magico. “Però, non sei un completo mollusco dopotutto”. Tamatoa strinse i denti. “Pare proprio che oggi mi divertirò”, disse Maui. “Avanti fatti sotto faccia da gamberetto”. Tamatoa si avventò sulla capanna con le enormi tenaglie. La ridusse in men che non si dica a un cumulo di macerie. Etera riprese i sensi urlando: “Nooo! Quella è la mia capanna”. Ngaio lo guardò con espressione dispiaciuta. Lui si sedette per terra. “Almeno ho ancora il monolocale che mi ha lasciato mio zio”. Tamatoa cercò di vedere Maui nel polverone della capanna appena demolita, ma non lo trovava. “Qui amico”, risuonò una voce. Tamatoa si voltò di scatto, ma niente. “No, acqua. Da questa parte”. Tamatoa si girò dall’altra parte. “Oh, quasi. Ancora un po’ più a destra. No, a sinistra. Scusa intendevo la mia sinistra.” Il granchio ora girava in tondo avanti e indietro in un balletto frenetico. Quando diede le spalle al popolo di Moturongo, videro Maui trasformato in iguana dietro la nuca di Tamatoa. Iguana Maui si mise un dito squamoso sulle labbra. Tamatoa continuò a girare su sé stesso. “Dove sei piccolo...” “Tammy, cervello di vongola è dietro la tua testa”. Gli occhi viscidi del granchio si girarono di scatto e fissarono il rettile sotto di loro. Maui fece un sorrisino. Si ritrasformò in umano e salì tra i due occhi. Afferrò le due estremità molli e annodò i due occhi insieme. Tamatoa strillava isterico e tentava di afferrarlo ma con gli occhi in quel modo non aveva una buona percezione della profondità e tutti i suoi colpi andavano a vuoto. Maui saltò giù atterrando in un inchino. La folla andò in delirio. Tamatoa lì dietro tentava malamente di sgrovigliarsi gli occhi. “Tammy! Basta giocare col cibo. Lo sai che è maleducazione. Non ti ho insegnato niente?” “Aho, ohi. Certo nonna”. Con un ultimo sforzo liberò gli occhioni che gli giravano nelle orbite. Scosse veloce il capo per riprendersi. Maui continuava a farsi acclamare. Un paio di ghirlande di fiori atterrarono ai suoi piedi. Tamatoa guardò meravigliato il semidio e i paesani in adorazione. “Tammy!” “Certo, nonna, subito. Grhaar” Si rimise a correre verso Maui. Gli abitanti smisero di applaudire e scapparono frenetici. Maui si voltò mentre la sagoma della bestia copriva il sole. Con un salto mortale all’indietro infilò l’amo tra i denti del crostaceo. Con i piedi si appoggiò sul lato sinistro della testa del mostro e tirò. Tamatoa si ritrovò a mugugnare di dolore e a muoversi nella direzione dove tirava l’amo. Gli abitanti dovettero sparpagliarsi perché ora Tamatoa girava impazzito spostandosi si qua e di là a seconda di dove Maui tirava l’amo, come un timone. Il granchio tentava invano di disarcionarlo e intanto con le grosse zampe distruggeva tutto quello che incontrava. Palme, rocce e quant’altro. I grossi arti viola triturarono una casupola sul loro passaggio. “Il monolocale dello zio!” strillò Eta. Tamatoa infine si fermò e cominciò invece a scuotere freneticamente la testa. Maui ballonzolò su e giù. Davanti a sé vedeva la nonna di Tamatoa seduta che saltellava nel suo campo visivo e accanto a lei il recinto enorme dove avevano radunato tutti i maiali. Un lampo di genio gli scintillò negli occhi. Conficcando l’amo più in profondità nella gengiva del mostro lo condusse verso il recinto. Tamatoa strillando dal dolore si fece trasportare senza guardare. Nonna Tamatoa spalancò gli occhi rugosi. “Tammy, torna indietro! Torna indietro, ho detto. Tammy non…“ Nonna Tamatoa si tuffò per non farsi prendere. Crash! Un muro del recinto era in pezzi. I maialini pezzati grugnirono di felicità e scapparono fuori. I maiali caracollarono sopra il carapace della vecchia granchio. Nonna Tamatoa si rialzò sul bastone gemendo. Un ultimo maialino le rimbalzò sulla testa. Inviperita si voltò verso il nipote. Maui staccò l’amo dalla bocca del mostro e si innalzò in volo sotto forma di falco. Tamatoa si massaggiava sofferente il mascellone. Una bastonata della nonna lo colpì proprio sul mento. L’anziana crostacea gli afferrò entrambe le antenne e torse forte. Tamatoa ululò acuto. “Stammi a sentire, Tammy. Ora tu mi porti il cadavere di quel mutaforma o giuro che te le strappo tutte e due. Hai capito?” tuonò stringendo. “Ahaa, Si nonna cara.” La nonna mollò la presa e gli diede un ultimo scappelloto col bastone. Maui intanto era atterrato sulla scarpata della grossa montagna che sovrastava l’isola. Fece un megafono con le mani. “Ehi Tammy!” gridò in falsetto. Tamatoa si girò in direzione della voce. Maui quando fu sicuro di aver catturato la sua attenzione cominciò a appoggiarsi all’amo come se fosse un bastone. Imitando la voce stridula della nonna cominciò a chiamarlo. “Tammy, vieni qui. Tammy, non vorrai farmi arrabbiare vero? È questo il modo in cui ti ho cresciuto, ingrato di un nipote?” Tamatoa divenne rosso di rabbia. Nessuno poteva insultare la nonna, se non lui. Ovviamente quando lei non sentiva. Ruggendo il granchio si lanciò come una furia verso il semidio. Maui continuava con la pantomima. “Oh, Tammy, corri come una seppia. Se non farai il bravo dovrò sculacciarti con questo.” Sventolò in aria l’amo divino. Tamatoa veloce come un lampo gli fu addosso. Cominciarono ad azzuffarsi senza esclusione di colpi. Maui lo colpì in fronte con l’amo. Una chela di Tamatoa schiantò a terra. Maui sbatté forte il manico sul fondo del carapace. Tamatoa si sedette su di lui. Si alzò aspettandosi marmellata di semidio, ma non trovo niente. Sentì un ronzio e vide uno scarabeo che volava sopra di lui. Un lampo di luce e le sagoma di una balena lo oscurò. Le pupille di Tamatoa si strinsero. Rombo di atterraggio del cetaceo sul povero granchio. Ma Tamatoa non si arrese, con tutte le sue forze sollevò la balena e la lanciò ancora più in alto verso la cima della montagna. Maui si ritrasformò appena in tempo e riuscì ad ammortizzare la caduta con una capriola. Tamatoa affondava le chele nel terreno scalando il fianco della montagna. Maui guardò verso la vetta che si gettava a strapiombo sul mare. Si trasformò in un’iguana e continuò a salire pure lui. Gli abitanti dell’isola, Ngaio, Rawiri che ora era al suo fianco e Etera, in lutto per il monolocale, guardavano col fiato sospeso le due figure rimpicciolirsi verso l’alto. Nonna Tamatoa continuava a strillare. “Schiaccialo, distruggilo, strappagli le braccia. Da dove vieni? Dal reame dei mostri o da un buffet di sushi.“  Tamatoa raggiunse la cima. Maui lo aspettava. Si guardarono negli occhi. Il granchio ringhiò. Il semidio ringhiò. Con un ultimo urlo si scagliarono uno verso l’altro per il colpo finale. Ai piedi della montagna Ngaio non riusciva a distinguere le due figure avvolte nella lotta. Da un momento all’altro uno dei due avrebbe sconfitto l’altro. Da un momento all’altro avrebbe saputo se la sua casa era salva, o

lei e il suo amato erano condannati. Da un momento all’altro… Il sole era alto nel cielo. Da un momento all’altro…

 

La luna era alta nel cielo. I grugniti e le urla di battaglia ancora echeggiavano dalla cima della montagna. Stanco gran parte del popolo di Moturongo se ne stava andando a dormire. Ngaio era ancora seduta a osservare le sagome del mostro e dell’eroe contro il cielo notturno. Rawiri le mise una mano sulla spalla. “Vuoi riposarti un attimo?” “Ti sveglio se vedo qualche nuovo sviluppo.” La donna si stropicciò gli occhi. “No grazie. Tu vai pure se vuoi.” “Va bene. Eta vuoi venire a dormire pure tu? Posso offrirti un posto a casa nostra.” L’amico russava sonoramente con la faccia appoggiata su un braccio. L’uomo sorridendo si caricò il suo corpo grasso sulla spalla. Nonna Tamatoa a intervalli regolari lanciava delle minacce, barra incoraggiamenti al nipote. “Voglio le sue ossa come braccialetti! Forza, mollusco senza esoscheletro!” Tamatoa e Maui erano stremati. Il semidio si appoggiò all’amo respirando affannosamente. Anche Tamatoa aveva il fiato corto. Si guardarono. “Pausa?” chiese Maui. “Pausa”, acconsentì Tamatoa. Mini Maui suonò un fischiettò e tese la mano per segnalare la fine primo tempo. Il mostro e l’omone si sedettero uno accanto all’altro. Maui si legò la chioma scompigliata e sudata. “Cosa fai Tammy?! Uccidilo subito. Fallo fuori. Giuro che se non lo fai salgo lassù e ...” “Wow, tua nonna non molla proprio l’osso, eh?” “Mai” “Beh amico, non puoi farti comandare a bacchetta così”. “Ma lei è la mia nonnina. Senza di me sarebbe così infelice e indifesa. Morirebbe di fame, non sopravvivrebbe”. Maui lo guardò alzando il sopracciglio. “Indifesa lei? Comunque, amico, non ti giudico, la famiglia è importante. Diamine non so cosa avrei dato per aver conosciuto la mia famiglia”. La mano gli salì ad accarezzarsi il suo primo tatuaggio dove la madre lo gettava in acqua. Tamatoa osservò meglio i tatuaggi del semidio. “Sono molto belli. Chi te li ha fatti deve essere molto bravo”. “Non me li ha fatti nessuno, mi appaiono da soli quando me li merito”. Tamatoa annuì stupefatto. “Credi che potrei meritarmi anch’io una cosa del genere?” Maui fece una smorfia. “Eeeeh, non lo so. Non credo che andare in giro a depredare isole e distruggere villaggi sia proprio la cosa più adatta. Ma almeno ti piace?” Tamatoa abbassò le antenne. “No, neanche un po’”, piagnucolò. Maui ebbe un attimo di compassione per il mostro. Mini Maui si soffiò il naso con un fazzoletto. “Cioè, vedere lo sguardo di terrore negli occhi degli umani e sentire la loro urla di fronte al mio passaggio è fantastico”. Maui alzò gli occhi al cielo. Mini Maui gettò il fazzoletto e incrociò le braccia. “Ma la nonna vuole venire in superficie solo per il cibo. Se lo mangia tutto lei e non mi lascia niente. Guarda sono praticamente uno stecchino”. Maui non si intendeva degli standard di bellezza di Lalotai. perciò non replicò. “E poi...” continuò imbarazzato “Ci sarebbero delle cose che a me interessano. Ma la nonna non me le lascerebbe mai tenere, perciò ogni volta me le godo di nascosto mentre siamo sull’isola e poi le devo lasciare indietro. È così frustrante” “Che cosa, bello? Avanti dimmele?” Tamatoa si morse il labbro. “Avanti. Tra poco potresti avermi ucciso quindi il segreto rimarrà al sicuro con me. Forza, non ti giudicherò”. “Scintillanti”, bofonchiò Tamatoa. “Luccicanti, risplendenti. Oro, gioielli, perle. Tutto ciò che luccica ed è prezioso e raro. Oh, se potessi me li spargerei tutti sul guscio fino ad essere uno sfavillante crostaceo ricco e meraviglioso”. Gli occhi gli luccicavano. “Ma è solo un sogno e la nonna non me lo lascerà mai fare” “Oh no, amico, no. Devi inseguire il tuo sogno. Questo potrebbe essere chi sei destinato ad essere” “Dici davvero?” “Certo. Io ero solo un umano che gli déi avevano accolto e a cui hanno dato questo amo con cui posso cambiare forma”. Si tirò in piedi stringendo l’amo fra le mani. “Ora sono un semidio noto a tutti gli umani e da ogni dove pregano perché io li aiuti. E mi amano e mi adorano. Anche tu puoi realizzare il tuo sogno”. Tamatoa aveva le lacrime agli occhi. “Si hai ragione”. “Certo che ho ragione. Ora potrai smettere di tormentare gli umani e potrai andare a cercare tutti gli oggetti preziosi sul fondo dell’oceano” “Si”, disse con gli occhi raggianti Tamatoa. “Potrò avere tutto ciò che voglio”. “Esatto bello. Afferra il tuo destino con quelle chele” “Una collezione degli oggetti più rari sulla faccia della terra” “Questo è lo spirito”. “Potrei cominciare con il tuo amo. Cosa può esserci di più raro di un manufatto degli déi” “Oh, no. Dovevo aspettarmelo. Sentì amico sono molto attaccato a quest’amo non preferiresti invece “ “Graaahr”. “Ok, ricominciamo a picchiarci”. I colpi risuonarono sulla montagna.

 

Nagaio sollevò di scattò le palpebre quando vide che lo scontro era ricominciato. Nonna Tamatoa sollevò trionfante il bastone in aria. “Si, Tammy, così! Staccagli la testa!” Tamatoa continuava con degli affondi delle chele. La pietra della montagna crepava e si spaccava a ogni colpo. Maui schivava e rispondeva a colpi di amo. Infine, il granchio si ritrovò con le spalle verso il mare. Maui osservò le otto zampe in bilico sulla sporgenza di roccia. “Fatti una bella nuotata Tammy.” Con un balzo saltò e mulinò un colpo di amo nel momento in cui si trasformava. In un attimo di luce divina sì librò in aria come falco gigante mentre Tamatoa lanciava un urlo. L’enorme invertebrato cadde giù dalla scogliera. Una delle sue zampe cadeva lontana dal suo corpo. Con un tonfo sordo il granchio scomparve sotto l’acqua. Il falco gigante sorrise. Spiegò le ali e tornò giù dalla vetta. Ngaio urlò di gioia vedendo tornare il rapace. “Venite presto. Maui ha sconfitto Tamatoa! Maui ha vinto. Tamatoa è sconfitto”.  “Nooo. Non è possibile”. Nonna Tamatoa strinse la costola di balena così forte che si spezzò di netto. Tutti si riversarono fuori dalle capanne. Nella notte Moturongo risuonò di grida di gioia. Maui sbatté le grandi ali e atterrò in mezzo alla folla da uomo. Gli umani gli si affollarono intorno. Maui sorrise e alzò il pugno in segno di vittoria.  Le ragazze gli lanciavano fiori, le madri gli offrivano bambini da baciare e gli uomini gli battevano pacche sui muscoli poderosi. Ngaio si fece largo e gli si parò davanti. “Grazie Maui”. Rawiri le venne accanto e le cinse il fianco. “Grazie davvero, Maui. Senza di te la nostra isola sarebbe andata persa”, disse la donna. Maui sorrise. “Nessun problema dolcezza”. Rawiri corrucciò i sopraccigli. “È stato uno scontro formidabile. Chaa-huu”,  esultò Maui. Etera spuntò a forza tra i corpi. “Puff pat. Ehi che gli sta succedendo sulla schiena?” Mini Maui salterellò eccitato. Sulla schiena di Maui all’altezza della scapola si allargò un cerchio con un nuovo tatuaggio. Ritraeva Maui che si scontrava con Tamatoa. “Uuuh Aaah! È stato talmente formidabile da darmi un nuovo tatuaggio.” Maui saltò in aria. “Beh, che dire brava gente di Moturongo? Ngaio e consorte tanti auguri e figli maschi. O femmine. Non so perché si dice maschi in quella frase. Beh, addio a tutti siete stati un pubblico magnifico da salvare”. Con un ultimo urlo si ritrasformò nella sua forma di falco e svolazzò verso il cielo notturno. “Ehi, ehi aspetta”, gli urlò dietro Etera. “E la mia capanna e la casetta dello zio? È colpa tua se non ci sono più. Sei un semidio, mi aiuterai a ricostruirle vero?” Maui diventava un puntolino sempre più lontano. “Almeno mi aiuterai a tagliare le palme, eh? Col tuo uncino ci metteresti un attimo.” Rawiri mise una mano sulla spalla dell’amico. “Dai vieni, Eta. Starai con noi fino a che non saranno ricostruite”. Etera si avviò mogio mogio in mezzo alla coppia di amici. Ngaio all’improvviso si guardò attorno. “Ehi dov’è finita la vecchia granchio?”

Tamatoa si tirò su a fatica su uno scoglio. Sputacchiò un po’ d’acqua. Si guardò il moncherino dolorante. Quel Maui. Un giorno si sarebbe vendicato e avrebbe ottenuto quel suo amo. Si, già poteva immaginarsi mentre lo stringeva tra le chele. “Tamatoa!” Il granchio si voltò. Sua nonna si arrampicava faticosamente. Era senza bastone. “Brutto nipotastro, cervello di sgombro e chele di sardina. Come hai fatto a perdere contro quell’omuncolo. Sono veramente molto delusa. E dopo tutto quello che ho fatto per crescerti! Tutta questa agitazione mi ha messo una gran fame. Visto che sei stato così bravo da farci perdere quel delizioso bottino sull’isola renditi utile e va a trovarmi qualcosa da sgranocchiare. Non chiedo tanto. Una balenottera andrà benissimo. Così potrò anche sostituire il bastone, ho la schiena a pezzi. Allora cosa fai lì impalato, muoviti!” Tamatoa strinse gli occhi e fissò la nonna. “Che c’è cosa vuoi? Sbrigati, ti ho detto che ho fame”. “Anche io ho molta fame nonnina”. Nonna Tamatoa guardò sbigottita il nipote. Tamatoa si erse in tutta la sua altezza sopra la nonna. “Tamatoa cosa fai? Tamatoa no, nooo”. In un sol boccone il granchio l’aveva ingoiata. Si massaggiò contento lo stomaco mentre assaporava gli ultimi rimasugli di aroma nonnesco. Una voce soffocata echeggiò da dentro il suo stomaco. “Tamatoa, sputami subito! Subito, hai capito? Questo è l’affronto più grande che tu mi abbia mai fatto, ma vedrai quando esco fuori!” Tamatoa sentì i colpi lancinanti della nonna che scalciava. “Ti conviene risputarmi. Ti ridurrò il fegato un colabrodo se non lo fai”. Tamatoa gemette. “Ohu. Ci metterò una settimana intera a digerirla”.

 

NdA

 

Questa era la mia prima storia su efp. Spero vi sia piaciuta. Tamatoa è il cattivo disney che mi ha più colpito negli ultimi anni, quello che mi ha ricordato di più i bei cattivi disney anni 90, con le loro canzoni e risate malvagie. Non come adesso dove quasi sempre il cattivo deve essere un colpo di scena a metà film. e sappiamo così poco su di lui. Qualunque commento mi sarebbe

molto utile, grazie.

 

 

   
 
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