Privilegi bizzarri
«Che
cos’è, un orso?»
Le risate dei
suoi amici le
risuonano nelle orecchie. Li fissa torva, o almeno ci prova: non
è semplice
farlo attraverso lo schermo del pc, sono troppi e si perde tra un
quadrato e l’altro.
Tenta ancora di
migliorare
il suo disegno, ma il tempo scade e lei si ferma con un sospiro. L’aveva
detto, che pictionary era una pessima idea. Non sa disegnare
dal vivo e
dovrebbe cavarsela a mano libera con paint? Ha proposto contact,
lei, e
sarebbe stato molto meglio – gliel’hanno bocciato
senza pietà.
«Scusa,
Giaco» sbuffa al suo
compagno di squadra, che non è riuscito a indovinare la sua
– non semplice, a
onor del vero – parola.
Tocca a Chiara
adesso, e lei
si perde facendo vagare lo sguardo sui rettangolini della chat. Non
vedeva i
suoi amici da un po’, anche prima della quarantena: mille
impegni, specialmente
universitari, li hanno tenuti distanti negli ultimi mesi. È
bello ritrovarli
così, pronti a scherzare nonostante
l’impossibilità di incontrarsi realmente
e confortarsi l’un l’altro con un
abbraccio di gruppo.
È
proprio bello
pensa ancora, mentre parte un’altra risata a cui stavolta si
unisce.
Torna a farsi
assorbire dal
gioco, chiedendosi se la situazione critica in cui si trovano non abbia
anche i
suoi lati positivi, in fondo – decisamente
sì, come tutto d’altra
parte.
E allora va bene
anche
giocare a pictionary, perché essere in grado di ascoltare le
risa – genuine,
mai cattive – dei suoi amici è un
privilegio che è contenta di avere.
Tocca di nuovo a
lei e si cimenta
nuovamente con paint, le spetta un topo stavolta,
non dovrebbe essere
difficile. Inizia; un’altra parola le invade il cuore, una
che non disegnerà – non
saprebbe come, ma non crede ce ne sia bisogno. Sposta gli
occhi dalla bozza
e studia i volti – alcuni sorridenti, altri concentrati,
altri ancora distratti
– dei suoi amici. Sorride a sua volta, mentre Giacomo
indovina l’animale.
Grazie.