- “Dico io, ma stai cercando di prendermi per il culo Far?”- urlava il responsabile della fornace al grosso ragazzo di colore che aveva di fronte. Farrell si chiamava quell’uomo, alto e statuario come uno dei baobab che crescevano nei villaggi Africani da cui i suoi genitori erano arrivati.
- “Garantisco io per lui, il mio fratellino sembra piccolo, ma lavora duro come tutti noi.”- disse senza incrinare un sopracciglio.
- “Facciamo che oggi sei in prova smilzo, vediamo come te la cavi con il carbone.”- il capo cantiere prese una carriola di carbone e la mise in mano al ragazzino, lui non emetteva suoni, non tirava nemmeno su lo sguardo per confrontare il suo interlocutore, traballando solo un momento mentre afferrava la carriola, avanzò placido verso le fornaci.
- “Non farmene pentire Far”- concluse dandogli una pacca sulla spalla.
- “No signore”- disse lui senza tradire l’armatura di orgoglio glaciale che lo rivestiva
Thomas Shelby si dirigeva verso il pub con la solita fretta del diavolo, estrasse il porta sigarette e mise in bocca una cicca bianca, poi la accese flemmaticamente. Ripeteva quel gesto ogni volta con la medesima fluidità, come se fosse una sorta di gesto catartico per calmare i nervi, come un rito scaramantico per scongiurare le maledizioni dei suoi molti nemici, o dei suoi molti demoni.
Notò con le proprie antenne da soldato e con la coda dell’occhio il giovane peaky blinder che lo seguiva con passo fiero, che non sembrava particolarmente interessato a nascondere il fatto che lo stesse seguendo. Tommy lo ignorò.
La ragazza nel completo da peaky blinder seguiva Thomas Shelby sulla strada per il Garrison, a pochi passi dall’uscio si sfilò il berretto e sciolse i ricci castani, poi si sistemò bene la visiera sulla fronte e varcò l’uscio.
Tommy entrò nel pub e ordinò il suo solito whiskey, una ragazza vestita come i suoi scagnozzi lo affiancò al bancone, “lo stesso per me!” disse con una nota di saccenza, Tommy la degnò al più di uno sguardo sorpreso e di un sopracciglio sollevato, prese il suo bicchiere e si sedette ad un tavolino da solo per consultare un giornale. La ragazza prese il suo bicchiere ed andò a sedersi di fronte a lui, Tommy lasciò cadere il lembo superiore del giornale solo per lanciarle uno sguardo penetrante; non gli capitava spesso, ma non incrociò occhi intimiditi al suo cospetto, ma due pupille brillanti come ambra che lo sfidavano con l’arroganza vivace di chi è consapevole della propria intelligenza.
- “Mi scusi…”- disse lui masticando la sigaretta e protendendosi verso la ragazza vestita da uomo.
- “Non si preoccupi Mr. Shelby, non ho l’abitudine di offendermi per le formalità..”- disse lei protendendosi a sua volta verso il suo interlocutore, allungò una mano delicatamente, come per accarezzare un mastino feroce e gli sfilò la cicca dalle labbra, quindi si mise a fumare allungandosi sullo schienale.
- “ Non so cosa voglia esattamente lei da me signorina, ma posso dirle di non essere interessato, sono qui per affari…”
- “Anche io Mr. Shelby, e non vedo in che modo possa dichiarare di non essere interessato ad un’offerta che non ha ancora ascoltato…”
- “Affari?”- rispose Thomas lasciandosi sfuggire una risatina.
- “ Esattamente. Anche se non si tratta precisamente di un’offerta, in quanto non c’è alcuna possibilità che lei rifiuti l’accordo.”
- “Come fa ad esserne sicura?”
- “Mi creda, conosco molto bene il suo gioco, ma questa volta il mazzo non é stato truccato da lei…”
- “Lei Mr, Shelby sta per appropriarsi delle fornaci sulla sponda ovest del fiume, e sta per nominare me sua socia al sessanta percento, caccerà gli attuali macellai che la possiedono e la gestiscono con le peggiori maniere che conosce, e poi si farà da parte lasciando che io mi occupi del resto…”
- “Lei non rifiuterà la mia offerta Mr, Shelby, perché io ho qualcosa che lei desidera disperatamente…”
La donna se ne stava adagiata comoda sulla sedia come un gatto capriccioso, le gambe fasciate da pantaloni maschili accavallate sinuosamente, il suo sguardo da serpe domestica brillava eccitato per aver catturato l’attenzione della preda; estrasse un ritratto dalla tasca del suo cappotto.
- “Ha mai visto questo ritratto Mr. Shelby? Saprebbe dire chi è la donna nel mezzo…. E cosa indossa?
- “Cosa diavolo stai cercando di fare?”- sputò a denti stretti avvicinando minacciosamente il viso ad un pollice di distanza dal naso della ragazza.
- “Questo è il vantaggio che trarrebbe dal nostro accordo Mr. Shelby. Conoscere una verità che le sta soffocando il cuore, l’unica colpa che le tormenta l’anima nonostante le mille che dovrebbero inondare la sua coscienza. Mr. Shelby, io non ho molto da offrirle in termini di denaro, se non quel quaranta percento che la Shelby’s Company Limited acquisirebbe al termine dell’affare; ma ho da offrirle forse la soluzione alla sua dannazione…”
- “Certe maledizioni viaggiano per mezzo mondo e per mezzo secolo pur di ritrovarci… quando c’è di mezzo il Diavolo…”- continuò mistica la donna vestita da uomo.
- “Lei non mi ucciderà… preferisce avere anche il più piccolo barlume di speranza di redimersi, che mettere al sicuro tutto il resto. Per quello che vale per un uomo come lei, può fidarsi di me… non ho intenzione di tradirla… ma nemmeno io credo alle storie sulla fiducia…”- la donna vestita da uomo sfiorò delicatamente il polso di Thomas, la sua voce calma e suadente vece sciogliere la morsa intorno alla sua gola, si svincolò dalla presa facendo scivolare le sue spire altrove. “ la mia offerta è equa… e allettante. Mr. Shelby, mi aspetto una risposta e di incontrarla presto per definire meglio i nostri piani… sono sicura che sarà un’esperienza, per entrambi.”
- “Perché il travestimento?”- chiese Tommy prima che lei si allontanasse ancora.
- “Crede davvero che i suoi cani da caccia avrebbero permesso ad una ragazza nera di muovere un passo a meno di un miglio da lei Mr. Shelby? Così si sottovaluta, ha delle ottime guardie… soprattutto nell’ultimo periodo.”
- “Può trovarmi nel quartiere nero Mr. Shelby, chieda di Arabella.”- si stirò la visiera in segno di commiato ed uscì.
…pochi giorni dopo…
Il quartiere nero per certi versi era il peggiore di Birmingham, per altri il migliore. Nessun altro angolo della città, nemmeno Small-Heat conosceva uno squallore simile, eppure nessun’altro posto era così allegro e vivace. I bambini riempivano le strade con le loro voci e i loro giochi, in ogni postribolo c’era musica che suonava e la puzza di fogna era coperta con successo dall’odore di cibi poveri ma speziati. Thomas avanzava in quei vicoli come un’animale fuori dalla sua gabbia per la prima volta, un po’ insicuro, ma senza far venir meno la propria indole sprezzante e sospettosa.
Una donnona vestita con abiti tradizionali si agitava su un uscio richiamando i bambini in un’altra lingua, Thomas si avvicinò e le chiese di Arabella, la donna lo squadrò con occhi analitici, poi si fece mezza risata incredula: “Dannazione, quella ragazzina si che sa il fatto suo! Mi aveva avvertito che ti saresti fatto un giro dalle nostre parti una di queste sere… Beh, la casa di Arabella è la terza su quel vicolo a sinistra, buona fortuna con quella matta!” – per niente rassicurato, Thomas si congedò e si diresse dove gli era stato indicato.
Dalla bettola che doveva essere casa di Arabella proveniva un buon odore di stufato e un sacco di voci, dalla finestra che dava sulla strada si vedeva la famiglia strimpellare uno strumento e canticchiare in una cacofonia indefinita. Una coppia di mezza età ballava una coreografia scoordinata al centro della stanza, quattro ragazzi alti e possenti stavano seduti al tavolo e facevano da accompagnamento ad Arabella che, in piedi sul tavolo, suonava e dirigeva i canti. Il suo sguardo trovò quello di Thomas come se sapesse dove trovarlo nella penombra, come due calamite di poli opposti che si avvicinano abbastanza da attrarsi. Sorrise con occhi felini, si congedò in maniera teatrale dalla famiglia e andò alla porta.
- “Venga dentro Mr. Shelby, non c’è bisogno che la vedano”- disse sporgendo solo la testa fuori,
- “Non mi sono fatta cogliere impreparata!”- lo sfidò sagace tirandosi su le maniche della camicia. Tommy notò senza sorprendersi che era ancora vestita da uomo, fu certo che per lei quelli erano gli unici vestiti consoni da indossare, aveva pantaloni mogano tirati su con le bretelle e una camicia ingiallita e rattoppata che le conferivano insieme la credibilità di un uomo e la sensualità di una giovane donna, quella sensualità che nasce dal celare le proprie bellezze.
- “Non sto dicendo che accetto il suo patto…”- disse Thomas per conservare un po' di integrità
- “Lo so, sono qui per convincerla…”
- “Hai preparato davvero una bella scenetta, devo dire che sono impressionato dal lavoro che hai fatto… ma non sono qui per accettare di impiegare uomini e tempo in un colpo che non mi frutterà più denaro di quanto non me ne costi…”- Thomas si accese una cicca bianca ed espirò una nuvola di fumo denso.- “ sono qui perché c’era un particolare nella tua offerta che potrebbe valere la riuscita del piano..”- fece baluginare i propri occhi tersi nella penombra.
- “Ecco il mio pasticcino per attirarla nell’affare, Mr. Shelby”- sventolò la busta come un araldo da guerra.
- “Una lettera?”- replicò lui scettico.
- “Una lettera… scritta da Thomas Shelby, il primo della famiglia, nel 1879 sul suo letto di morte. Dice qualcosa a proposito di uno zaffiro, qualcosa a proposito di una donna che ne conosceva i segreti”- avanzò elegante verso il gangster assomigliando ancora una volta ad una serpe che danza al suono del flauto di un incantatore, lui allungò una mano trepidante per la curiosità- “ nah-ah-ah, prima gli affari, poi il pagamento.”- lo ammonì lei.
- “Come faccio a sapere che non mi stai ingannando? Che quella busta non è un falso o che è semplicemente vuota?”- la interrogò.
- “Credo che dovrà fidarsi almeno un poco, nel caso in cui sia una fregatura può sempre uccidermi… ma mi creda, il viaggio che intraprenderemo quando aprirà questa busta non sarà semplice come il piano che le ho appena illustrato…”