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Autore: Il cactus infelice    19/03/2020    1 recensioni
Remus Lupin era il ragazzo nuovo della Junior High. Non aveva molte aspettative quando si è trasferito; dopotutto era solo la quarta scuola che cambiava e non aveva alcuna voglia di fare amicizie che poi non avrebbe potuto mantenere. Voleva soltanto sopravvivere a quell'anno e magari far sì che le sue condizioni di salute non peggiorassero.
Tutto questo almeno finché non incrocia lo sguardo con un certo Sirius Black. Campione della squadra di rugby, latin lover e sexy motociclista.
Modern Au / Non magico.
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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IL PRIMO GIORNO 

 

“Allora? Pronto?” 

Remus sospirò. Avrebbe voluto avere lo stesso entusiasmo di sua madre alle sette di mattina, avrebbe voluto averlo per il suo nuovo primo giorno di scuola. E invece probabilmente gli era rimasto sotto le coperte. Quella era la quarta scuola che cambiava in cinque anni quindi di primi giorni ne aveva avuti più di quanti ne potesse sopportare. E sapeva già come sarebbe andata anche con quello: una scuola qualunque di una città qualunque sotto un cielo grigio con persone che avrebbe mal tollerato dall’inizio alla fine e che lo avrebbero tenuto a distanza solo perché era il ragazzo nuovo arrivato a semestre iniziato e che se ne stava sempre per i fatti suoi. 
A lui andava bene così, in fondo non è che gli servisse farsi degli amici quando alla fine dell’anno avrebbe cambiato scuola nuovamente. 
Le prime due volte era stato per il lavoro di suo padre e le altre due per la sua condizione. Avevano girato diversi ospedali del Regno Unito per trovare il migliore, quello che potesse curarlo o quantomeno tenerlo il più stabile possibile, e Remus non voleva nemmeno sapere quanti soldi avevano speso i suoi genitori quando non era lo Stato a coprire le sue spese mediche.
Suo padre era stato licenziato quando la salute del figlio era peggiorata e si era dovuto prendere troppi giorni di permesso, litigando pure col capo che non poteva capire cosa significasse avere un figlio malato. Sua madre invece aveva lasciato il lavoro quando Remus era ancora piccolo e aveva sviluppato i primi sintomi proprio per poter essere sempre disponibile nel caso si sentisse male e accompagnarlo alle visite mediche. 
Senza contare tutte le città che avevano dovuto cambiare e i traslochi avevano sicuramente prosciugato il loro conto. 
Eppure Hope si alzava tutte le mattine con un sorriso sul volto, preparava un’abbondante colazione al figlio e lo salutava piena di entusiasmo prima di mandarlo a scuola. Remus non capiva davvero come facesse quando tutto ciò che voleva fare lui era gettare la spugna. 
Sperava solo che quella fosse la destinazione definitiva. Il suo medico precedente conosceva questa cardiologa che lavorava a Brighton e che era una delle migliori e in meno di un mese i suoi avevano arrangiato tutto. 
Remus sperava davvero che questa fosse la volta definitiva. Ma non voleva nemmeno aspettarselo troppo. 
Quando l’autobus si fermò alla fermata, Remus salì svogliatamente e non si guardò nemmeno troppo attorno, prima di infilarsi le cuffie nelle orecchie. 
Si sedette sul primo posto che trovò libero e aprì il libro di Toni Morrison. Il preside della scuola era stato gentile da passargli il programma delle materie di quell’anno ed era riuscito a prendersi un po’ avanti. 
Già iniziare a Ottobre non era il massimo, se doveva pure rimanere indietro nelle materie sarebbe stato anche peggio. 

 

Il viaggio fino a scuola avvenne senza troppi imprevisti, il che non era da dare per scontato. Una volta l’autobus che aveva dovuto portarlo a una delle sue precedenti scuole aveva bucato una gomma e avevano dovuto aspettare un po’ perché un altro autobus venisse a prenderli. Inutile dire che era arrivato con due ore di ritardo il suo primo giorno.
Gli capitavano semplicemente queste sfighe. A volte Remus pensava di essere nato sotto una cattiva stella. Non che fosse scaramantico o superstizioso, però…
La scuola che avrebbe frequentato quell’anno era… Come una qualsiasi altra scuola, davvero. Un edificio grande, con un giardino attorno che, a differenza di tanti altri - Remus lo doveva ammettere - era piuttosto curato. E l’altra cosa degna di nota erano le porte a vetri che davano un effetto di minore piattezza e più libertà. 
Anche gli alberi di nocciole su un lato regalavano un aspetto confortevole al tutto. 
Almeno non avrebbe dovuto fissare muri grigi e tristi. 
Per prima cosa, Remus si diresse verso la segreteria; la prassi ormai la conosceva: andare in segreteria, prendere l’orario, incontrare il ragazzo o la ragazza che avrebbe dovuto fargli da Cicerone e spiegargli le eventuali regole e le cose importanti che doveva sapere. 
“Ciao!” salutò entrando nell’ufficio della segreteria. 
Un giovane dalla pelle nera alzò lo sguardo su di lui. 
“Sono quello nuovo. Remus Lupin”. 
“Oh!” esclamò il giovane come uscendo da una specie di trance. Subito si mise a rovistare in mezzo a una pila di carte a lato della scrivania. 
“Tieni!” disse passandogli un foglio. 
“Questo è il tuo orario. Puoi pure accomodarti lì mentre aspetti che ti vengano a prendere”. 
Remus prese il foglio e guardò dietro di sé le sedie che il tizio gli aveva indicato con un cenno del capo. 
Si sedette e lesse l’orario. Benissimo, quel giorno iniziava con francese, due ore di matematica - non proprio le sue preferite - storia e ginnastica, da cui per fortuna era esonerato per le sue condizioni di salute e di questo era estremamente grato, uno perché almeno poteva studiare e mettersi in pari con le materie che veramente gli interessavano e due, perché aveva la coordinazione di una foca e non voleva davvero fare delle figuracce. 
La porta della segreteria si aprì di colpo e una ragazza entrò trafelata. 
Remus riuscì a distinguere solo una matassa di capelli rossi. 
“Benji! Credo che oggi imploderò contro qualcuno”. 
“Cerca di trattenerti almeno fino all’ora di pranzo, Lily. Il ragazzo nuovo è qui”. 
La ragazza, Lily, si girò dove il segretario, Benji, le aveva indicato e con gli occhi percorse la figura di Remus prima di sorridergli cercando di mettere in quel sorriso tutta la cordialità di cui era capace. 
Ottimo!, pensò Remus, gli serviva proprio un’altra persona che faceva quel lavoro solo per i crediti dell’università. Gli era già capitato in passato e solitamente erano sempre ragazzi che avrebbero preferito trovarsi in qualunque altro posto che lì con lui, svogliati, frettolosi e scorbutici. 
“Ciao, Remus. Giusto?” fece la ragazza. 
Almeno aveva avuto la decenza di imparare il suo nome. 
“Sì”. 
“Piacere. Io sono Lily Evans”. 
Remus si alzò e le strinse la mano. 
“Andiamo? Abbiamo venti minuti prima che inizi la prima ora”. 
“Certo!” 
Lily aprì la porta e lo lasciò precederla. 
“A dopo, Benji”. 
“A dopo Lily”. 
Remus e Lily tornarono nel corridoio principale dove alcuni studenti si stavano già radunando, sguardi fissi sul telefono o intenti a chiacchierare in piccoli gruppetti. 
“Be’, da dove cominciamo?” fece Lily, ponendo la domanda più a sé stessa che a lui. 
“Qui al piano terra ci sono le aule di letteratura, matematica e storia. Di là a destra trovi l’auditorium”. 
Remus seguì il dito di Lily che indicava una grossa porta grigia. “Lì si tengono le riunioni importanti o per eleggere il rappresentante studentesco. In fondo al corridoio c’è l’ufficio del preside”. 
Quello Remus lo sapeva, ci era stato quando si era dovuto iscrivere. 
“Accanto c’è quello del signor Vitious, lui è tipo lo psicologo della scuola. Anche se la sua non è proprio una laurea in psicologia. Dalla parte opposta invece trovi la mensa”.
“Okay”, disse Remus solo per la pressione di farle capire che la stava seguendo. 
“Al primo piano trovi il laboratorio di scienze, l’aula di etica e filosofia, la palestra, il laboratorio di musica, quello di arte e il teatro. Se ti interessa stanno cercando attori per lo spettacolo di quest’anno”.  
“Oh, ehm… Non credo di esserci portato”.
“Oh, tranquillo. Tanto faranno Romeo e Giulietta. Lo spettacolo più mainstream di sempre”. 
Remus ridacchiò Su quello si trovava d’accordo. 
“E l’ultimo piano è adibito agli uffici dei prof”. 
“Oh, be’... grazie”, disse Remus intuendo che la presentazione fosse finita. 
“Non c’è di che. Cos’hai la prima ora?” 
Remus lanciò un’occhiata all’orario, solo per scrupolo; lo aveva già imparato a memoria mentre stava aspettando Lily. 
“Francese”. 
“Fantastico! L’aula è vicina a quella di matematica. E’ in condivisione con l’insegnante di spagnolo”. 
“Capisco”. 
Remus fissò lo sguardo sul volto di Lily e notò che era piuttosto carina; un volto morbido, il naso piccolo e punteggiato di lentiggini, occhi straordinariamente verdi. Anche i capelli erano fantastici, un rosso acceso, come una fiamma, piuttosto che piatto come gli capitava di vedere più spesso. 
A un certo punto si rese conto che la stava fissando e abbassò subito lo sguardo, imbarazzato. Lily non se ne accorse, o se lo fece, non disse nulla. 
“Sei arrivato ad anno già iniziato, ma se ti interessa puoi ancora registrarti a qualche corso extra. L’orchestra cerca sempre nuovi membri e anche l’istituzione per aiutare nell’organizzazione del ballo scolastico. Sai suonare qualche strumento, Remus?” 
Remus si sentì cadere dalle nubi. 
“Come? Oh no… Cioè, più o meno. A dire il vero…”. 
Calmati, Remus, non ti agitare.
“Penso di volermi concentrare sui libri”. 
Lily sorrise. “Saggia idea”. 
“Be’, se non hai domande, noi abbiamo finito. Come vedi, è una scuola come un’altra. Nulla di particolare. Se però ti viene in mente da chiedermi qualcosa nello specifico, non esitare a cercarmi. Il tuo armadietto lo hai già?” 
“Oh sì, è il 111”. 
“Perfetto. Vieni di qua!” 
Lily lo condusse per una fila di armadietti e si fermò proprio al 111. Gli diede un paio di colpetti e quello si aprì. 
“Eccolo, tutto tuo!” 
La ragazza si voltò verso Remus e, impostando la voce, disse. “Benvenuto alla Junior High”.
“Grazie”. 
Finalmente anche Remus si trovò a sorridere. Lily forse si piazzava al primo posto tra tutti i tutor che aveva conosciuto. 


*** 

Chi già mi segue dall’altra fanfiction, Estate 2020, probabilmente penserà “ehi, ma iniziare una nuova fanfiction non le impedirà di scrivere l’altra?”
Non dovrebbe, o almeno, cercherò di fare in modo che non sia così. Estate 2020 ha la mia massima priorità e lì gli aggiornamento resteranno la domenica.

Il fatto è che con questa mezza quarantena (per me totale perché non lavoro e l’università è chiusa, perciò esco solo per fare la spesa ogni tanto) ho bisogno di qualche distrazione piacevole. E le fanfiction sono la mia comfort zone. Diversi capitoli sono già pronti, ma non so se l’aggiornamento sarà settimanale. Li ho scritti nel mio taccuino, a mano, perciò devo riuscire a ritagliarmi di tanto in tanto qualche momento per ricopiarli al computer. 
Questo è quindi un mio piccolo progetto “da quarantena”. Ciò non significa che appena avremo la libertà di uscire smetterò di aggiornare. Questa storia ha già un finale e quindi sì, la concluderò, che sia prima o dopo. E’ solo per sottolineare che non so se riuscirò a essere costante come con Estate 2020. Spero però che ciò non vi freni dal leggerla : ) 


Questa è la mia prima/primissima Modern AU senza magia. Ne ho lette diverse che mi sono piaciute molte e mi sono detta “perché non provare?”
Sarà una fafiction piena di angst, fluff, drama e dolcezza. Almeno questa è la mia idea. E sì, si tratta di una Wolfstar.

Bene, che dirvi? Vi ho convinti? Spero di sì :) e se voleste provare a dare un’occhiata anche alle mie altre storie, vi invito a leggere Estate 2020, Afterwar e Un giorno di pioggia (queste sono quelle a tema Harry Potter). 

Ultima nota: RECENSITE!!!! Grazie. 

Cactus.

 
 
 

 

 

   
 
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