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Autore: ParoleNelCuore02    20/03/2020    4 recensioni
[Dal testo]
[...]Merlino lo sa: è il suo destino. Attendere, vivere.
E Merlino l’ha fatto. Per anni. Ha atteso il ritorno dell’unica persona che neppure i suoi incubi gli permettono di vedere.
Merlino non lo sogna. Mai. [...]
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Just hold me, please
 
Merlino fa gli stessi sogni ogni notte. Per secoli.
Il clangore delle spade. Il profumo dei boschi. Le torri di Camelot.
Sogna Ginevra, coi suoi occhi da cerbiatto e l’animo da guerriera.
Sogna Gaius, con un libro tra le mani e lo sguardo assorto.
Sogna Lancillotto e si sveglia urlando, quando le visioni gli ricordano la fine che gli è toccata. Sogna Galvano, tra mele e boccali di birra. Sogna Percival, con la spada in mano, pronto ad attaccare qualsiasi nemico. Sogna sir Lion ed Elian, a cavallo nella foresta.
Sogna Morgana da giovane, quando ancora la vendetta non le aveva corrotto il cuore. Poi rivede la sua mano affondare Excalibur dentro di lei e si sveglia, insonne.
Sogna anche Mordred e lo implora di non farlo, di non compiere la profezia. Lo sfida e perde. Sempre.
Ma le notti peggiori sono quelle in cui rivede le loro morti. In sequenza. Una dopo l’altra. Chi per mano di una spada, chi per sacrificio, chi per vecchiaia. Ma sono morti. Tutti.
Albione non esiste più: la terra che così faticosamente hanno contribuito a creare ora vive solo in lui. Merlino lo sa: è il suo destino. Attendere, vivere.
E Merlino l’ha fatto. Per anni. Ha atteso il ritorno dell’unica persona che neppure i suoi incubi gli permettono di vedere.
Merlino non lo sogna. Mai.
Ripensa a lui ogni singolo giorno, però: ai suoi occhi limpidi come il cielo d’estate; alle mani, strette intorno alla spada; agli scatti dei muscoli sulla schiena, quando si allenava a torso nudo; alla sicurezza nei passi mentre combatteva, quasi danzasse.
Ma sognarlo...mai.
Eppure sarebbe dovuto essere il fulcro di tutto. L’altro lato della medaglia. L’altra metà. Il suo destino. Il loro.
 
Sebbene nessun uomo, non importa quanto grande, possa conoscere il suo destino...” gli aveva detto il Grande Drago secoli prima “alcune vite sono state predette, Merlino. Artù non è solo un re: è re una volta e re in futuro. Abbi fede, perché quando Albione ne avrà più bisogno, allora Artù risorgerà.
 
E Merlino l’aveva fatto. Aveva creduto, sperato, ricordato, atteso.
Ma Albione ora non esisteva più: quella terra di pace che a lungo avevano sognato, si era spenta come una candela al vento. Artù era morto e Ginevra non aveva retto a lungo le pressioni dei popoli vicini. Ad anni di pace erano seguite le invasioni, le pestilenze, le guerre e le rivoluzioni. Il mondo era cambiato, ma Merlino no: costante ed immutabile osservatore della storia che, lenta, gli passava davanti agli occhi.
 
Poi era successo: il mago, quella notte, aveva chiuso gli occhi e aveva sognato.
Occhi di tempesta e ciocche color del grano.
Una spada con fregi dorati.
Il giorno dopo era venuta la pioggia. Battente, incessante. Per giorni.
Poi il sole. Splendente e accecante.
E Merlino l’aveva visto. E il suo cuore aveva cessato di battere per un istante. Forse due. Il respiro fermo a metà della gola e la mente terrorizzata dalla possibilità di un miraggio. L’ennesimo.
Ma non era successo. Nessuna illusione. Solo la verità. Il destino.
Albione aveva bisogno di lui. E lui era tornato.
L’acqua di quel lago da poco rinato a lambirgli le spalle e il sole ad asciugargli il viso.
Merlino aveva guardato e sperato, incapace di muoversi.
Poi lui aveva pronunciato il nome del mago come faceva un tempo. E il suo cuore era andato in frantumi: scaglie di vetro sparse ovunque come pezzi di cielo caduti.
Merlino lo aveva portato con sé. Aveva curato le ferite del tempo e, a mano a mano che Artù si riprendeva, i pezzi si erano ricompattati e il cuore del mago aveva ripreso a battere, come aveva fatto per anni. Per tutti gli anni in cui aveva vissuto al suo fianco.
Artù era tornato, come il Grande Drago aveva predetto, ma non c’era più un’Albione da soccorre. Solo Merlino.
E Artù era tornato per lui. Anni di ricordi tra le mani e un cuore bisognoso di un posto da chiamare ‘casa’.
 

È notte, finalmente. Artù dorme, accanto a lui. Merlino lo osserva, la luce della luna che gli frastaglia il viso in zone di ombra e luce. Un mosaico che temeva di aver perduto nel tempo.
Allunga la mano e gli sfiora quelle ciocche dorate, riflesse d’argento.
Il re si muove, nel sonno. Lo cerca e gli si avvicina. Merlino è confuso, ma poi una frase. Una sola frase mormorata da quelle labbra da tempo perdute.
Tienimi così, tienimi. Ti prego.”
Il viso del mago viene percorso da scie salate. Con mani tremanti, prende tra le braccia quell’uomo perduto da secoli e gli posa le labbra sulla fronte.
Per la prima volta, Merlino non sogna. Gli incubi che diventano solo un lontano ricordo.
E la medaglia è di nuovo completa.
Il più potente mago che abbia mai camminato su questa terra e il re del passato del futuro.
Insieme. 




 
  
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