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Autore: Najara    20/03/2020    4 recensioni
Storia partecipante all'iniziativa “Il Decamerone Mitologico” del gruppo LongLivetoTheFemslash:
La strada era buia, gli alti alberi, che la costeggiavano nascondendo le case dietro le loro ampie fronde, impedivano alla tenue luce delle stelle di filtrare. Un’ombra nera si mosse rapida e la ragazza rabbrividì.
No, non mi farò influenzare dagli sciocchi racconti di mio fratello.
Cercò di convincersi, ma i suoi piedi sembravano rifiutarsi e lei rimaneva immobile nell’ultima pozza di luce concessa da un lampione.
SuperCorp, ovviamente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La strada buia

 

La strada era buia, gli alti alberi, che la costeggiavano nascondendo le case dietro le loro ampie fronde, impedivano alla tenue luce delle stelle di filtrare. Un’ombra nera si mosse rapida e la ragazza rabbrividì.

No, non mi farò influenzare dagli sciocchi racconti di mio fratello.

Cercò di convincersi, ma i suoi piedi sembravano rifiutarsi e lei rimaneva immobile nell’ultima pozza di luce concessa da un lampione.

Con aria indispettita…

Sicura.

Con aria fintamente sicura, la ragazza si scosse via i ricordi di demoni ed esseri nascosti nelle ombre e percorse il buio cammino, casa sua non distava poi molto, dopo tutto.

 

La via continuava ad essere buia, iniziava a chiedersi se non ci fosse lo zampino di suo fratello in quel malaugurato inconveniente posto proprio sulla sua strada. Sulla loro strada.

Andiamo, è solo una strada!!

Non voleva proprio pensare alle aggiunte fatte dal fratello la sera prima, non voleva pensare all’essere che succhiava l’anima dagli occhi dei viandanti che osavano attraversare una strada buia. Suo fratello aveva parlato di un cane nero, grande quanto la paura di chi lo vedeva, e uno bianco, grande quanto la speranza e la fiducia, il primo di mangiava l’anima, l’altro ti salvava, ma la ragazza in quel momento riusciva solo a pensare al grosso cane nero e…

Sei proprio d’aiuto, grazie mille!

Un’ombra rapida attraversò la strada e lei si ritrovò a fare un balzo indietro, un urletto che sfuggiva dalle sue labbra.

Non ho urlato, non dire…

“Ciao!”

La voce alle sue spalle la fece sobbalzare, non vi era stato nessun suono di passi a prepararla, nessun fruscio di abiti, nulla di nulla. “Anche tu rientri così tardi?” Chiese la… cosa? Alle sue spalle.

Malgrado il suo profondo amore per la scienza e il suo aggrapparsi tenacemente al metodo scientifico, fu, limpidamente sicura, che quello dietro di lei fosse uno spettro.

Un dannato spettro che di certo non otterrà da me una risposta e neppure, questo è l’ABC, mi volterò!

“Stavo pensando: dovrebbero proprio sistemarli i lampioni di questa via… non credi?”

Certo che lo credo! Questa via è l’emblema stesso del posto in cui si potrebbe incontrare qualcosa di decisamente paranormale!!

Sperava davvero che l’essere non sentisse i suoi pensieri o che quelli non contassero come risposta…

“Sono nuova, tu abiti qua da tanto?”

Oh sì! E ho intenzione di abitarci ancora invece di finire in qualche limbo per anime divorate da tipi come te!

Doveva seriamente smetterla di pensare le risposte, non si poteva mai sapere con gli spiriti.

Grazie del suggerimento.

“Vengo dalla città, ma i miei si sono traferiti, aria fresca dicono loro, meno cibo da asporto, dico io.” Ridacchiò. Un brivido freddo le corse lungo la schiena. Va bene, non era proprio una risata malefica, ma il sottinteso era, quantomeno, inquietante.

“Io vado di là… ciao!”

Come no, credi che basti questo per farmi voltare?

Non salutò, invece accelerò ancora un poco, sollevata nell’entrare, finalmente, in una strada illuminata. Presto sarebbe stata a casa. Doccia calda, cibo e magari un fantasy e si sarebbe dimenticata di tutta quella faccenda.

 

La via era ancora buia dei due giorni precedenti, esitò un istante, ma la strada era quella e doveva percorrerla, ne andava del suo orgoglio.

“Ehi!” Aveva fatto due passi nel buio.

Due passi!! Questo spirito non aveva altro da fare che aspettare lei?

Incassò la testa nella giacca e continuò a camminare.

“Sempre la stessa strada eh?”

Già! Purtroppo proprio quella che hai deciso di infestare!

“Credi che li aggiusteranno i lampioni? Ti è già capitato di inciampare? Perché di certo potrebbe succedermi, faccio sempre qualche disastro.”

Ok… questa era strana, persino per un essere mangia umani.

“Giusto la settimana scorsa ho rovesciato un intero barattolo di vernice sul patio, temo rimarrà sempre una chiazza… rossa…”

Eccola l’allusione al sangue, però l’aveva presa da lontano.

Deve essere uno di quegli spiriti alle prime armi.

Doveva essere uno di quegli spiriti in addestramento.

“A te non succede mai di cadere? Lungo questa strada, magari?”

Ti piacerebbe!!

Accelerò ancora, non si sarebbe messa a correre, ma non voleva neanche cadere in letargo.

“Ecco il mio bivio, ciao.”

Entrò nella luce e la voce scomparve.

Casa!!

 

Incredibile, eccola di nuovo.

“Neanche a farlo apposta, ieri ti ho raccontato della vernice che ho rovesciato, beh, oggi ho fatto di peggio, credo che i vicini non mi parleranno più… ma ti giuro, è stato un incidente! Non è colpa mia se il loro gatto...”

No, questa non voleva proprio sentirla. Alzò le mani e si infilò le cuffiette nelle orecchie.

Beccati questa spirito ammazza persone e… gatti!

                                        

Il giorno dopo avrebbe voluto adottare la stessa strategia, ma il cellulare era scarico, non avrebbe dovuto passare tutta l’ora di fisica ad ascoltare musica invece che il professore.

“Ho capito una cosa: non ti piace chiacchierare.”

Wow… perspicace!

“Ma sai… te l’ho detto che sono nuova e non ho nessun amico, per ora… a scuola è tutto nuovo e con la mia ehm… incapacità a non fare danni è difficile. E poi ci sono questi lampioni rotti che…”

A volte sembrava proprio sono una ragazza della sua età.

Doveva aver avuto il massimo dei punti in recitazione, corso: come fregare un umano in una via buia.

“Mia sorella dice che dovrei imparare a cavarmela da sola, ma…” Rimase in silenzio per un po’. “La sai una barzelletta? Io ne so una, te la racconto.”

Dovette stringere con forza le labbra nel sentire cosa partorì l’essere.

È divertente solo perché non lo è affatto!

“Non era divertente?” Chiese l’entità, e lei dovette davvero, davvero sforzarsi per non ridere.

 

Il giorno dopo gliene raccontò un’altra. Aveva il cellulare e la musica, ma per qualche motivo vedere, o meglio sentire, cosa si sarebbe inventato di nuovo lo spirito, era più divertente.

Evidentemente non so più come divertirmi, uno dei mali della mia generazione.

Vi era qualcosa di estremamente semplice nello stare in silenzio e ascoltare senza che si pretendesse nulla da lei. Ormai aspettava quasi con impazienza il momento in cui avrebbe percorso quel pezzo di strada in silenzio, ascoltando i resoconti sempre più sciolti e divertenti della ragazza…

Essere, cosa, entità!

Alle sue spalle.

 

Uscì di scuola quasi correndo, passò il viale alberato con i suoi eleganti lampioni in ferro battuto, scese la strada pedonale con le luci a terra e superò la via della biblioteca, illuminata dai lampioni, per poi fermarsi di netto davanti alla via che portava a casa. La via buia non c’era più, o meglio, c’era, ma non era buia. Mentre lei era in classe qualche operaio doveva essere passato e aver riparato il guasto. Allora, forse, suo fratello non centrava, dopo tutto.

Non ne sarei così sicura…

Si mise a camminare lentamente, aspettando la voce, aspettando la ragazza, ma… nulla. Solo il silenzio.

Arrivò a casa con uno strano sentimento nel cuore.

Delusione?

No!

Passò una settimana e lei si rassegnò, ma vi era qualcosa…

Non essere ridicola! Era solo un dannato… essere e te ne sei liberata.

 

Fu completamente per caso se il giorno dopo, passando, si ritrovò a manomettere l’intero circuito elettrico della via.

Un incidente! Ok, no… uno scatto d’ira, una sfida contro il sistema, capita a noi adolescenti.

Non aveva nulla a che fare con il fatto che, ora, la via era di nuovo al buio. Non poteva avercelo visto che lei aveva chiaramente…

Descrivi la via buia e attieniti a quello!

Dunque, la via, era di nuovo buia e, malgrado la luna iniziasse a cresce nel cielo, giorno dopo giorno, il suo chiarore latteo non riusciva a filtrare tra gli alberi ricchi di fogliame.

Bene, continua così.

 

Un passo, tese le orecchie e…

“Ciao!”

La voce era roca, ma era decisamente lei.

Ora voglio proprio sentire…

“Mi sono presa uno di quei raffreddori! Wow… non ci crederesti mai, ma non riuscivo proprio a respirare, completamente senza fiato. Avevo anche la febbre, quasi quaranta.”

Scusa del secolo!

Il sollievo e la gioia che provava nel sentirla in quel momento non aveva nulla a che vedere con il fatto che lei fosse di nuovo lì, dopo una settimana di assenza.

Infatti non hanno nulla a che vedere con quello che hai scritto.

“Quando dirò a papà che le luci sono di nuovo spente sarà furioso… aveva tanto spinto in comune affinché le aggiustassero."

Non dirgli che sono stata io, allora!

Mentre lo pensava, un sorriso divertito sulle labbra, inciampò.

Ridicolo, conosco questa strada come le mie tasche, non posso di certo…

Sì, stava decisamente cadendo e l’asfalto era decisamente sempre più vicino alla sua…

Ahi!

Faccia.

Ok, calma, devi solo…

“Ti sei fatta male?” Lei era lì. Le sue mani erano lì, tese verso di lei, combattendo tra l’istinto di aiutare e la paura che il suo tocco non fosse il benvenuto.

Oddio è qui!

Davanti ai suoi occhi, tangibile e… bionda.

Non se l’era immaginata bionda.

“Vuoi che chiami qualcuno, ti serve…?”

“No, ce la faccio.”

Oh…

“Oh…”

Distolse lo sguardo da lei.

“Mi piace la tua voce.” Disse allora l’ess… la ragazza.

Non ti azzardare a…

Le sue guance arrossirono.

Smettila, non è vero!

Si tirò in piedi e si spazzolò gli abiti. Tutto per non guardare la giovane.

“Credo sia meglio se andiamo a casa.” Si ritrovò a dire.

“Già…”

Fecero qualche passo in silenzio. Una accanto a l’altra. Era strano.

Il silenzio?

No, lo stare vicine, per la prima volta.

“Posso dirti una cosa?”

“Ok.”

Non che fosse la prima volta che diceva qualcosa e non che avesse mai chiesto il permesso, ma…

Non mi sembra il caso di farglielo notare.

“Ho paura del buio.”

Si fermò a guardarla, sorpresa. Doveva avere la sua età.

Non si ha più paura del buio alla mia età!

O almeno non lo si ammette.

Pfff

Pensò alle ultime settimane, a quel parlare, a quel condividere dettagli della propria vita, pensieri, avvenimenti, solo per…

“…Riempire il buio.”

“Come?” Le chiese, perplessa. Non potendo seguire il flusso dei suoi pensieri.

“Per questo chiacchieravi, dietro di me, per riempire il buio.”

“Sì, infantile, lo so. Solo… da bambina sono rimasta intrappolata in un posto stretto e buio per quelli che mi sono sembrati anni e così ora…” Scosse la testa, come a sminuire quello che aveva detto, o forse quello che provava.

Non le disse nulla.

Cosa dovrei dirle??

Rimase semplicemente in silenzio, mentre continuavano a camminare, presto sarebbero state di nuovo nella zona di luce e, lo sapeva, si sarebbero separate.

“Ho spento io i lampioni, mi dispiace.”

Si sentì ammettere, e non seppe neanche lei perché.

“Perché?” Chiese la giovane, fermandosi a fissarla, i grandi occhi chiari, azzurri forse? Che la fissavano sinceramente curiosi.

Perché pensavo fossi uno spirito mangia umani che uscisse solo in una via buia e mi mancavi…

Forse avrebbe dovuto dirle solo l’ultima parte.

Come no, la pazza che non sa il tuo nome, ma è così sola da trovare conforto nel chiacchiericcio senza senso di una sconosciuta!

“Uno scatto d’ira.” Mentì.

Piantala.

Gli occhi della ragazza la sondarono e per un istante credette che avesse capito.

“Anche io a volte mi arrabbio.” Le disse invece, un piccolo sorriso sulle labbra.

Difficile da credere.

“Ah sì?”

“Sì.”

“Per esempio quando i tuoi vicini chiudono il gatto in casa?” Disse, mostrando di aver ascoltato più di quanto aveva precedentemente ammesso.

“Ehi, non sapevo fosse stato operato! Altrimenti non sarei andata a liberarlo.”

Mmm…”

“Davvero!”

Si ritrovò a sorridere. Non era così male, avere una conversazione invece di ascoltare e basta…

Forse…

Ora erano sulla linea tra buio e luce, lì la ragazza, di solito, la salutava. Esitò.

“Quindi tu…” Disse.

“Abito lì.” Le indicò una casa poco distante. Poteva quasi immaginare l’ampia macchia rossa sul patio.

Esitò.

Cosa dovrei dirle a questo punto?

Magari poteva chiederle il suo nome o, più semplicemente, chiederle se domani potevano fare la strada assieme. Dirle, che dopo tutto, anche lei aveva paura del buio.

Non ti allargare!

Avrebbe persino potuto chiederle il numero di telefono, perché sapeva, molto bene, che non appena fosse arrivata a casa avrebbe voluto parlarle ancora, ed era sempre più acutamente consapevole che quei pochi minuti di strada assieme non sarebbero più bastati.

Ci hai proprio preso la mano eh?

“Ci vediamo domani?” La ragazza doveva avere più coraggio di quanto ne avesse lei.

Stai diventando saccente.

“Sì.” Acconsentì, senza aggiungere che avrebbe atteso con impazienza il momento in cui si sarebbero riviste.

Ora vado, forza… devo andare…

Fece un passo indietro, senza voltarsi. Cercando il coraggio di…

“Lena.” Sbottò.

“Oh…” La sorprese.

“Mi chiamo Lena.” Precisò. “E di solito non inciampo, anzi, di solito non cammino neanche nelle vie buie, ho un autista, ma l’altro giorno era malato e ho deciso di camminare, mio fratello asseriva che me la sarei fatta sotto, così ho deciso che era una sfida e dovevo dimostrargli che ne ero capace. Perché… a volte ho paura del buio e di cosa può esserci nel buio. Mia madre è annegata e ho aspettato ore al buio prima che qualcuno mi trovasse e c’era una voce che mi chiamava…” Scosse la testa.

“Io… lo sospettavo.” La giovane sorrise, non vi era giudizio o sarcasmo nel suo tono o nel suo sguardo, solo comprensione e volontà di conforto.

Forse è per questo che mi parlava, per riempire il mio buio più del suo.

“L’altro giorno avevo paura, ma sei spuntata tu e… e ho deciso che sarei riuscita a tornare a casa camminando ancora per un po’ di giorni.” Si ritrovò ad ammettere, poi si zittì. Aveva detto decisamente troppo, ora la ragazza sconosciuta sarebbe scomparsa e non l’avrebbe mai più vista!

Sono una Luthor maledizione! Se Lillian mi vedesse adesso, se sapesse come mi sono messa a balbettare assurdità e…

“Kara.” Disse allora la giovane. Aveva le guance rosse e un ampio sorriso sulle labbra.

“Come, scusa?” Chiese, troppo confusa per capire.

“Io sono Kara e sono contenta di averti incontrata. Sono anche contenta che sei caduta oggi… cioè, non in quel senso… oh, così suona così male! Alex mi prenderà troppo in giro…” Arrossì e si zittì. Decisamente una bella coppia!

Taci!

Le guance leggermente rosse, un sorriso timido sulle labbra le due ragazze si guardarono.

“A domani.”

Forse domani le avrebbe raccontato che credeva lei fosse uno spirito perché nessuno si era mai azzardato a parlarle, forse le avrebbe detto che ascoltava la musica durante il corso di fisica perché era cinque o persino dieci anni più avanti, forse le avrebbe detto che non aveva amici, forse le avrebbe raccontato quanto fosse difficile essere una Luthor. Forse avrebbe semplicemente ascoltato.

“A domani.”

Di sicuro si sarebbe voltata a guardare.

 

 

 

 

Note: Spero abbiate apprezzato il piccolo gioco in atto in questa ff e ciò l’interagire diretto tra la protagonista e il narratore e, spero, che questo non abbia creato più confusione che divertimento.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

 

La storia partecipa all’iniziativa “Il Decamerone Mitologico” del gruppo LongLivetoTheFemslash.

Il prompt, che mi è stato consegnato e di cui ho voluto rispettare il suggerimento, era questo:

 

- Cadejo bianco e nero (Centro America): Si dice che a chiunque debba camminare nel buio, in luoghi sperduti, in mezzo al nulla, siano affiancati due cani. Uno è bianco. L’altro è nero. Il cane bianco ha la funzione di proteggerti. Il cane nero ha la funzione di distruggerti. Devi decidere tu, da che parte voltarti. (Prompt suggerimento: c’è una strada buia (causa lampioni rotti o percorsi di campagna) che A e B (che non si conoscono) devono percorrere quasi tutti i giorni. Di solito A cammina davanti e B indietro. A è sicura che B sia un qualche spirito e di non poter girarsi a guardarla, ma B è una chiacchierona che non fa altro che raccontarle la sua vita).

 

 

  
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