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Autore: Sapphire_    20/03/2020    9 recensioni
Tutti abbiamo un professore che odiamo in particolare, così anche Amelia.
Nel suo caso lui si chiama Alessandro Angelis, insegna matematica e fisica, è troppo bello ma anche troppo stronzo - e gode da matti a rifilarle insufficienze.
Il vero problema però si presenta quando la povera ragazza finisce per ritrovarselo a cena con i suoi genitori e l'unica cosa che può pensare, mentre lo guarda, è cosa abbia fatto di tanto male per meritarsi una punizione del genere.
~
Dal testo: "«Sto pensando di rimanere sempre sullo studio linguistico.» rispose.
«Fai bene, non credo che l’ambito scientifico possa offrirti concrete possibilità.» commentò con nonchalance Alessandro.
«Beh, a dire il vero» iniziò Amelia, mentre un pacato sorriso si apriva nel suo volto «sono contenta di non essere portata per le materie scientifiche. Secondo la mia esperienza sono adatte agli stronzi senza cuore.» fece candida e angelica.
Aveva appena dato dello "stronzo senza cuore" al proprio professore. Che la odiava."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Questa volta ci vediamo direttamente giù, miei cari!
Buona lettura!
 
 
 
 

 
~La fisica dell’attrazione
 
 
 
 
 
Epilogo

 
 
 
 
 
«Fai attenzione, c’è uno scatolone lì!»
«Ahi!» tonfo e breve silenzio «Sì, me ne sono accorto…»
Amelia alzò gli occhi al cielo osservando Alessandro che cercava di trattenere una parolaccia mentre si massaggiava lo stinco con aria dolorante.
«Sempre il solito.»
«Scusa?»
A quel punto fu il turno di Alessandro di sollevare lo sguardo e puntarlo verso la mora che aveva iniziato a ridersela tra i baffi.
«Dai, ci sono altri scatoloni di sotto.» tagliò poi corto la giovane.
Amelia osservò l’altro che scuoteva la testa con aria arrendevole e spariva oltre la porta, per poi girarsi e affacciarsi alla finestra spalancata.
Finalmente era arrivato il fatidico giorno, quello del trasferimento.
Ancora non le sembrava vero – aveva l’impressione che fosse solo una vacanza e che ben presto sarebbe tornata dai suoi. Invece no, quella sarebbe diventata la casa nella quale avrebbe abitato, lontana dai suoi genitori, da tutto quello che conosceva come le sue tasche. Avrebbe dovuto imparare i nuovi tragitti, le nuove linee dell’autobus, dove si trovavano i supermercati, le farmacie, la palestra…
No, la palestra no.
Mentre notava Alessandro in strada, affaccendato a prendere altri scatoloni dalla macchina, si voltò per osservare la propria stanza.
Era stata fortunata: aveva trovato una singola di tutto rispetto a un prezzo ragionevole. Doveva ammettere, però, che già le mancava la propria camera, l’irruenza di sua madre nell’entrare senza porsi troppi problemi e tutto il resto.
Dovrei comprarmi una piantina, pensò con aria vaga mentre notava che la grande quantità di luce che entrava dalla finestra sarebbe stata ottima.
Lanciò un occhio sul disordine che regnava ancora sovrano: non aveva ancora messo a posto quasi nulla, per il momento era stata occupata a portare tutto; Serena, inoltre, aveva insistito per poterle dare una mano nonostante Amelia avesse più volte ripetuto che avrebbe potuto farlo benissimo da sola. Non aveva però fatto troppe storie e si era limitata a spostare più cose possibili con Alessandro che si era offerto volentieri, ancora in pausa prima di tornare a scuola.
Alessandro…
I suoi non avevano preso troppo bene la cosa, all’inizio. Anzi, erano totalmente sconvolti. I genitori di Alessandro, in maniera simile, erano scioccati, ma consapevoli di avere un figlio adulto non avevano cercato di mettersi troppo in mezzo. Serena e Davide, invece, avevano riempito la testa ad Amelia di domande: “da quando va avanti?”, “ti ha costretta?”, “sai della differenza di età?” e tante altre cose a cui la mora aveva cercato di rispondere con pazienza – non poteva biasimarli troppo, in fondo.
Con loro, d’altronde, lo stesso Alessandro si sentiva parecchio a disagio e ancora non riusciva a guardarli negli occhi – diceva che sentiva di aver tradito la loro fiducia, anche se in quei momenti Amelia gli ricordava che non era stata lei a rivelare il tutto con un bacio.
«Dove li metto questi?»
La voce dell’uomo la richiamò dai suoi pensieri e si permise di osservare il giovane uomo che, con una maglia a maniche corte abbastanza aderente da far intravedere qualcosa, la osservava sudato e con il fiato corto.
«Anche lì nell’angolo.» disse, cercando di non fissarlo troppo e di cancellare quei pensieri sconci dalla propria testa.
«Beh, abbiamo portato quasi tutto, direi.» commentò il giovane.
Amelia annuì.
«Possiamo dire di meritarci una pausa.» disse con un sorriso. L’altro le lanciò un’occhiata scettica.
«Meritarci? Ma se ho fatto io tutto il lavoro!»
«Non è vero!»
«Invece sì, tu ti limitavi a osservarmi dalla finestra.»
Beh, mi gustavo lo spettacolo.
Amelia non rispose e fece un sorriso innocente, espressione che fu sufficiente per Alessandro: ricambiò il sorriso con un ghigno divertito, per poi afferrarla per i fianchi e poggiarla sulla scrivania. Istintivamente, la ragazza allacciò le gambe alla vita dell’altro.
«E questo?» sussurrò la giovane.
«Non hai detto che dovevamo riposarci?» insinuò con tono carezzevole l’altro. Amelia lo guardò con un sorrisetto.
«Appunto, riposarci implica non sprecare troppe energie.» fece puntigliosa. Alessandro alzò gli occhi al cielo.
«Come se tu ne sprecassi tante. Devo fare sempre io tutto il lavoro!»
La mora strabuzzò gli occhi e gli diede una spinta.
«Idiota! Non è vero!» rispose offesa, per poi scendere dalla scrivania e spostarsi indispettita – ma non fece troppi passi, dato che il giovane l’afferrò di nuovo per voltarle il viso e darle un bacio che ebbe il potere, come sempre, di farla rabbrividire.
Quando si staccò da lei, Amelia non sapeva più cosa dire – a cosa stava pensando, a proposito?
«Ti odio.» borbottò la ragazza.
«Guarda un po’, io ti amo invece.» la canzonò Alessandro – e bastarono quelle due paroline per far diventare bordeaux la ragazza.
«Ripetimelo.» sussurrò.
«Cosa? Non mi ricordo che ho detto.» la prese in giro il moro. Ma non la fece attendere ancora.
«Ti amo.» ripeté e quella volta Amelia si aprì in un sorriso di estasi che contagiò anche Alessandro.
Il bacio che ne seguì fu più dolce dell’altro; in breve tempo si ritrovarono sul letto, completamente sfatto ma comunque comodo.
«Sì, confermo che una pausa è più che meritata.» mormorò Alessandro mentre iniziava a lasciarle una scia di baci lungo il collo, facendole venire i brividi lungo la schiena.
«Mi mancherai.»
La frase appena soffiata della mora ebbe il potere di fermare il moro che la fissò negli occhi – fu intenso come al solito e Amelia si lasciò affogare in quell’oceano in cui finiva per precipitare ogni volta che si fissavano in quel modo.
«Anche tu, amore. Ma ci vedremo ogni fine settimana, no?»
Amelia annuì.
«Sì, però…» si interruppe per un attimo «Non sarà la stessa cosa.»
Alessandro annuì in silenzio.
Passò qualche secondo prima che l’uomo decise di sollevarsi sul letto, costringendo la ragazza a fare lo stesso.
«C’è una cosa che ti devo dire, a essere sinceri.»
La frase ebbe lo straordinario potere di far saltare un paio di battiti ad Amelia, che si dovette costringere a stare calma – com’è che riusciva a terrorizzarla con quelle poche parole?
«…è qualcosa di brutto?» riuscì infine a chiedere.
Sentiva le mani improvvisamente sudate, ma subito Alessandro le prese tra le sue che erano invece lisce e fresche.
«No!» si affrettò a rispondere il moro «Semplicemente, era una cosa che volevo tenere nascosta ancora per un po’, per esserne sicuro al 100%, però non ce la faccio più.» ammise distogliendo di un poco lo sguardo.
Amelia puntò invece dritta il suo.
«Alessandro.» disse secca «Dimmi subito.» ordinò.
L’uomo tentennò appena, ma capitolò in fretta di fronte a quegli occhi scuri che si imponevano su di lui – avevano quello straordinario potere, anche se Alessandro non era sicuro che la proprietaria se ne rendesse conto.
«Mi sono informato un po’, ho chiesto in giro e beh… Ho fatto una richiesta di trasferimento per questa città, l’hanno accettata e, tempo massimo un anno, sarà spostato a insegnare in una di queste scuole. Se va bene, anche per metà di quest’anno.» spiegò conciso.
Ci fu un totale silenzio per qualche secondo, il tempo necessario che Amelia recepisse completamente il significato di quelle parole.
Poi gli saltò addosso con uno strillo.
«Oddio!»
Alessandro si ritrovò l’orecchio assordato da quell’unica parola e poi spinto nel materasso, per poi essere ricoperto di baci della ragazza che sorrideva luminosa.
«Non ci credo! Non stai scherzando, vero?»
Alessandro scoppiò a ridere.
«Assolutamente no, tesoro.» confermò
Amelia lanciò un altro strillo e gli diede altri baci.
Il bacio si trasformò in uno stretto e confortevole abbraccio nel quale entrambi ascoltavano il suono dei loro respiri e, in lontananza, il rombo di qualche auto e il cinguettio di passeri.
«Non vedo l’ora.» sussurrò Amelia.
«Anche io.»
Si diedero un breve bacio prima che la ragazza, improvvisamente, si distaccasse da lui e lo osservasse con aria truce.
«Non è che ti innamorerai di un’altra studentessa e mi mollerai per lei, vero?»
Il tono fu così serio e convincente che Alessandro la osservò scioccato.
«Mi prendi per un cacciatore di povere studentesse universitarie?» fece, con finto tono desolato. L’espressione teatrale passò in fretta per essere sostituita da una più ghignante.
«Tesoro, tu sei l’unica studentessa che voglio e vorrò torturare.» la guardò ancora «Non è che sei tu quella che si innamorerà di un altro avvenente professore? Non che ce ne siano come me, però…»
Amelia lo fissò furba.
«Tu sei l’unico professore a cui vorrò rispondere male.» ricambiò la frase e gli schioccò un bacio sul naso, per poi scoppiare a ridere.
«Che ti ridi?»
«Penso ai poveri studenti che si ritroveranno te come professore. Non li invidio per niente!»
La frase fu sufficiente per far sbuffare Alessandro, che prese a guardarla male.
«Dovranno esserne solo onorati. Sono così affascinante e bravo a spiegare.» affermò con sussiego.
Amelia fece finta di pensarci su.
«Bravo a spiegare, dici? Non saprei…» tacque appena per riportare gli occhi scuri su di lui, che la fissava in attesa.
«L’unica cosa che mi ricordo, di tutte quelle lezioni, è che gli opposti si attraggono. E direi che mi hai spiegato questa fisica dell’attrazione alla perfezione.»
 
 
 
 
 
 
The End.
 
 
 
 
 
 
 
 
E finalmente, dopo ben due anni e tre mesi, finisco questa storia.
Non so che dire, tranne che è la prima long che finisco nella mia vita – e non mi pare vero, a essere sincera.
Prima di tutto, voglio ringraziare chiunque mi abbia seguito in questi anni, leggendo e commentando. Grazie a voi sono riuscita a scrivere anche l’ultimo capitolo di questa storia; sapere che qualcuno aspettava il nuovo capitolo mi spingeva anche quando la voglia non c’era e volevo solo mandare tutto all’aria.
Amelia e Alessandro sono nati prima di questa stessa storia. Amelia, il suo nome, prima di tutto il resto. Prima di questo, avevo sempre voluto scrivere una storia sulla relazione tra prof e studentessa, è un cliché che mi ha sempre affascinato e ho deciso di mettermi alla prova. Devo ammettere che prima di scrivere questa, ci sono state tante altre prove e storie cancellati. Poi sono arrivati Amelia e Alessandro, e mi hanno conquistata – come spero che abbiano fatto anche con voi.
Sarà strano non scrivere più di loro, per questo ho pensato a una piccola sorpresa che avevo già annunciato in giro: una piccola raccolta di racconti autoconclusivi in cui si racconteranno alcuni momenti dal punto di vista di Alessandro e anche dei missing moments sia prima dell’inizio ufficiale della storia che dopo. Per ora ce ne sono due pronti, non so quanti ne farò, ho deciso di seguire esclusivamente l’ispirazione senza costringermi troppo. Se avete delle idee o qualcosa che vi piacerebbe leggere, scrivetemi pure, magari mi viene in mente qualcosa!
 
Per quanto riguarda delle storie future – so che niente di tutto questo vi interessa, ma spero che comunque ci sia qualcuno che se lo chieda – come al solito ne ho mille in testa. Attualmente ho deciso di riprendere in mano una storia che non ha nulla a che fare con lo stile de “La fisica dell’attrazione” ma che, prima di pubblicare da qualche parte, vorrei averne steso almeno buona parte della trama.
Oltre questa, ho in mente un’altra storiella di stampo più leggero come “La fisica dell’attrazione”, ma anche questa è in forse, però non si sa mai che, con questa quarantena forzata, non mi ci metta per bene! In quel caso, seguitemi per non perdervi nulla!
 
 
 
Detto ciò, vi saluto definitivamente.
Un abbraccio e grazie ancora.
 

~Sapphire_
 
  
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