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Autore: Stella cadente    20/03/2020    4 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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43.
 
 
Qualche ora prima – Skià
 
 
Pitch Black spaccò istintivamente una statua del castello con un incantesimo, quando avvertì quella sensazione. La sensazione di qualcosa di mancante, qualcosa che non andava per il verso giusto. Come una macchina che si era messa in moto, ma senza l’ultimo ingranaggio.
Ed in questo modo, la macchina non può partire.
«C’è qualcun altro» sussurrò. «Qualcosa che manca. Lo percepisco. Adesso.»
«Che cosa vuol dire?» ringhiò Melicent, voltandosi di scatto. Per un istante, gli occhi le divennero completamente neri, e dalla bocca – insieme alla sua voce cupa – sgorgò un gracchiare arrabbiato.
Il Corvo.
Due ali nere dal piumaggio lucido fuoriuscirono dalla schiena pallida, spaccandole il vestito nero con lo strascico all’altezza delle scapole.
«Ad Hogwarts è rimasto l’ultimo elemento» iniziò Black, con rabbia. «E Merman farà di tutto per tenerlo lontano da me» sibilò, gli occhi gialli che mandavano lampi. «Non possiamo iniziare, senza di lei» concluse, inchiodando Melicent con lo sguardo.
«Perché no?» sembrava più un’esclamazione che una domanda, quella frase che si catapultò prepotentemente dalla bocca della ragazza.
«Perché morirete tutte, ancora una volta!» la zittì lui. «Secoli fa andò in questo modo» proseguì, approfittando del suo silenzio improvviso. «E non riuscii nel mio intento. Avrei dimostrato ai babbani quanto fossimo potenti; li avremmo dominati, li avremmo resi nostri schiavi. Ma no – no! – questa mancanza si rivoltò contro di me. E guarda come siamo finiti. Con un sacco di ragazze morte!» concluse, esasperato.
«Comprese quelle che hanno perso la vita quattrocento anni fa nell’esperimento – quando quella che mi mancava è andata perduta» aggiunse di nuovo. «E stavolta non so di chi si tratti.» Sembrava fuori di sé; il corpo era scosso da un leggero tremito dovuto alla tensione, mentre gli occhi erano persi nel vuoto, come se parlasse con sé stesso.
«Non posso fallire» si rivolse a lei, la faccia affilata che adesso era rigida di determinazione. «Il Mondo Magico ha bisogno degli Antichi di nuovo; le cose non funzionano come dovrebbero funzionare. Alcune rivalità si sono appianate, violando quelle che sono sempre state le nostre leggi» disse, e Melicent capì immediatamente che si riferiva allo scontro tra Purosangue e Mezzosangue.  «Raduna Lily e Merida; ad Elsa penserò io. E fai attenzione alla Fenice» era così che chiamava la Dunbroch, «Lei rappresenta l’elemento finale. Ricordatelo.»
«So bene che cosa fare» lo rimbeccò lei, irritata.
«Tu sì. Ma loro?» replicò Black. «Loro non sanno niente di tutto questo. Nessuno le ha mai addestrate per quello che devono fare. Hanno solo ricevuto delle avvisaglie tramite i loro poteri. Ma non riesci proprio a capire quanto tu sia stata privilegiata in tutta questa storia?»
Un’altra statua esplose, e Melicent sospirò, come a reprimere un’altra frase che avrebbe potuto metterla a rischio – stavolta per davvero.
«Merman non dovrà strapparvi più a me. Non dopo l’ultima volta. Non si tratta solo di Hogwarts ormai: si tratta di tutto il Mondo Magico.»
«Cosa intendi?»
Sul volto del mago prese forma un’espressione feroce. «Quattrocento anni fa, voi quattro siete morte, per poi tornare adesso» disse solo. «Non intendo voi come streghe in quanto tali, ma… i vostri poteri sono sopravvissuti fino ad arrivare a qui. E non può essere un caso. Il Momento è giunto. È necessario il Risveglio.»
Nonostante quella rivelazione – l’ennesima, che si era abbattuta su di lei proprio quando credeva di sapere tutto – l’avesse devastata, la ragazza si sforzò di restare impassibile.
«Come faccio a sapere che non stai mentendo?»
«Forse da quello che hai visto finora?» fece, retorico. «Suppongo che siano stati gli Antichi a portare le vostre doti fino a questo tempo. Quello che è certo è che avete delle particolarità che vanno al di là di ogni tipo di magia esistente» disse, mortalmente serio. «E adesso muoviti» concluse, digrignando i denti.
Melicent se ne andò, mentre delle lacrime che non sapeva a cosa attribuire le scendevano sul volto statuario. Le ignorò; lei non poteva concedersi di essere debole.
 «Sarai il cambiamento, Melicent» la inseguì la voce di Black, mentre si allontanava. «Lo sarete tutte.»
 
 
I suoi poteri e quelli di Merida erano destinati a combinarsi; erano fondamentali, l’inizio l’una e la fine l’altra. Era stata la più inaspettata, per lei… era la stessa ragazzina insulsa con cui Eris si batteva sempre, in fondo. Ed invece... invece era un tassello fondamentale di quel puzzle inarrestabile.
Ormai quell’immagine – l’immagine della Grifondoro scalmanata e battagliera – apparteneva a quello che sembrava un tempo lontano.
Adesso la Fenice era al centro della stanza – la prima dell’ala Ovest – imprigionata in un bozzolo di fiamme che si arricciava lentamente come una spirale. Accanto a lei, Lily Corona era all’interno di una cappa di luce, i capelli biondi intorno alla sua testa che sembravano raggi intorno ad un sole. Le luci di entrambi gli involucri sembravano alimentarsi a vicenda, come se si stessero fondendo.
Doveva risvegliarle.
«Exsūscito» disse, accompagnando la formula con un movimento di bacchetta.
Le ragazze spalancarono gli occhi, prendendo una boccata d’aria come se non respirassero da ore. Le fiamme caddero intorno alla sagoma di Merida, formando un cerchio di lingue di fuoco intorno al suo corpo pallido. Lily, invece, appariva normale; la culla di luce si era spenta, e di essa rimanevano solo scintille che saltellavano tra i suoi capelli, come tanti piccoli insetti luminosi.
«Sapevo che c’eri tu dietro, me lo sentivo fin dall’inizio» disse Merida, sollevando una mano, minacciosa. Delle piccole fiammelle le spuntarono all’unisono sulla punta delle dita, sfrigolando impazzite. «Non porterò a termine l’esperimento. Io non sono questo, non lo sono mai stata. Mi è successo solo...»
«Una volta, quando avevi undici anni. Lo so» disse Melicent, piatta. «Black mi ha fatto sapere tutto. Ed è stato anche molto chiaro su cosa ti succederebbe se tu non lo facessi. Che cosa succederebbe a tutte noi.»
Adesso capisco perché Pitch abbia un occhio di riguardo per lei.
«Non tradiremo Hogwarts» si intromise Lily.
«Sarete obbligate ad utilizzare i vostri poteri. Ne va della nostra vita. So che avete paura, ma non potete fare altrimenti. Contrastateli e morirete.»
Sollevò una mano, e una scia di buio si sollevò impetuosa, andandosi a scontrare con una fiamma che Merida le restituì.
A quella combinazione si andò ad aggiungere la luce di Lily, che con sguardo arrabbiato provò a contrastarla.
Melicent sentì ribollire in sé quella rabbia – quella rabbia antica, quella che Black le aveva insegnato ad usare – e gettò indietro la testa, la bocca atteggiata in un cerchio perfetto. Da essa scaturì una cappa di fumo denso – denso come l’oscurità che l’aveva sempre abitata – che andò a circondare le ragazze, disorientandole. L’incantesimo lanciato da Lily e Merida, infatti, si interruppe subito.
«Smettetela di combattere la vostra stessa natura. È inutile» si limitò a dire poi. «Voi non siete che una parte di tutto questo. Sapete già come usare i poteri, ma riuscirete a farlo appieno se la smetterete di respingerli; e dovrete farlo, perché c’è in ballo qualcosa di molto più grande di ognuna di noi.»
«Merman non avrebbe voluto questo» disse Merida, furiosa.
«Merman non si è fatto problemi a far perdere la vita a qualche centinaio di persone!» esplose la ragazza. «E adesso deve pagare.»
Silenzio. Il fumo, adesso, si andava diradando, andando a rifluire tutto nella sua sagoma magra.
«C’è un tassello mancante al Rituale, e Black vuole che andiamo ad Hogwarts per riuscire a scovarlo in qualche modo. So che il vostro addestramento non è completo, ma dovrete combattere.»
«Cosa?» fece Merida, incredula. Sembrava le mancasse il fiato per parlare.
«Hai sentito bene. E farai come ti dico» aggiunse, puntandole contro la bacchetta. «Che tu lo voglia o no.»
Sbatté un piede per terra, e le volute di fumo nero rimaste nell’aria danzarono arrabbiate, come serpenti di tenebra.
Quasi inconsciamente, il fuoco e la luce si fusero al buio, stavolta senza astio, e Melicent riuscì a percepire la potenza accecante di quella fusione che le scorreva nelle vene.
 
 
*
 
Elsa stava letteralmente giocando con il suo potere, quando la raggiunse nell’ala Est del castello. Muoveva le braccia in una danza triste e dolce allo stesso tempo – una danza che la descriveva alla perfezione, intensa e tormentata. Frammenti di ghiaccio le sussurravano intorno, e lei sembrava osservarli con occhi diversi, come se li vedesse per la prima volta.
Non si era neanche accorta di lui, e a Pitch dispiacque quasi interromperla nel suo allenamento. Perché sì, Elsa non lo sapeva, ma quello che stava facendo era parte dell’addestramento. Familiarizzare con la sua abilità era necessario, e nel mondo dei maghi non avrebbe mai potuto farlo, troppo frenata dalla paura e dall’incertezza per lasciarsi andare davvero.
«Elsa» la richiamò. La ragazza si voltò subito, facendo svolazzare appena la treccia di capelli chiarissimi. All’istante, tutti i pezzi di ghiaccio che le fluttuavano intorno fino a qualche attimo prima, crollarono a terra infrangendosi.
Non disse niente; gli corse solo incontro e lo abbracciò, dicendo poi un dolce. «Ciao. Stavo provando a migliorarmi», come per dargli una spiegazione. «Era da molto che mi stavi guardando?»
«No, ma quello che ho visto mi è piaciuto» disse lui, sincero.
Elsa fece un sorriso spontaneo. «Ne sono felice» e sul suo viso bianco come il latte c’era un’espressione così… devota.  Come se non si fosse mai sentita davvero amata da nessuno, tranne che da lui.
Riprese poi ad esercitarsi: un getto di ghiaccio scaturì prepotente dal suo palmo – stavolta in modo preciso, mirato. I piccolissimi pezzetti di freddo rimasero poi sospesi in aria; e un attimo dopo, la ragazza li aveva scagliati a terra, con un gesto deciso.
Lo dominava, adesso.
Ed era proprio quello che lui voleva.
A dargli una seconda dimostrazione, Elsa strinse la mano a pugno e la tirò indietro; il ghiaccio, insieme a quel gesto, si ricompose e si sollevò di nuovo, fluttuando placido.
Quando la ragazza aprì il palmo della mano, quella massa informe era diventata uno stormo di stalattiti appuntite, che luccicavano minacciose. Roteò la mano a 180 gradi, poi la spinse in avanti.
E le stalattiti si diressero decise verso il muro, conficcandocisi dentro.
Elsa si lasciò andare ad un sorriso liberatorio, accompagnato da una lieve risata. «Ce l’ho fatta.»
Era il sorriso di chi aveva troppo sofferto, quello. Il sorriso di chi si rende conto di aver ignorato le proprie capacità per troppo tempo, e che ora sa quasi di follia, di alienata incredulità.
Ma non era un problema, perché era esattamente quello che cercava.
«Preparati» le disse. «Torniamo ad Hogwarts. Ed avrai modo di mettere in pratica cosa hai imparato.»
Nel dirlo, le sciolse i capelli – lentamente, con delicatezza – lasciandole cadere quella cascata biondo platino sulle spalle e lungo la schiena.
Lei non era infastidita: anzi, sembrava trepidante, sicura di sé.
Era cambiata.
 
 
 
 
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Allooora
Questo è quello che si dice un capitolo di passaggio: era semplicemente per sviluppare una continuità narrativa con quello che è successo nello scorso capitolo, dal punto di vista dello schieramento opposto. Detto in soldoni, mi sono posta questa domanda: che cosa è successo per far sì che Hogwarts si debba adesso preparare ad un attacco (quasi) inaspettato? Ed ecco qui la risposta :)
Sento che gli esiti di questa battaglia determineranno in modo vero e proprio anche l’esito della fic.  A dirla tutta, neanche io ho idea di come possa andare: se finirà bene, male o con un finale aperto. Suppongo, perciò, che saranno i miei personaggi a dirmelo.
Passando ai contenuti: che mi dite delle vostre impressioni sulle ragazze? Io non so, ho adorato scrivere dei poteri di Melicent, così oscuri e misteriosi. Vediamo poi che le previsioni di Merman dei primi capitoli si sono avverati: Elsa è cambiata. E, cosa ancora peggiore, appare indissolubilmente legata a Pitch Black. Gli unici punti interrogativi sono Merida e Lily, visto che non sembra si siano ancora piegate del tutto alla forza dei loro poteri.
Per finire, vorrei ringraziare veramente le nuove lettrici che si sono tuffate in questa avventura (davvero, grazie mille per le recensioni favolose); e, naturalmente, le sante che mi seguono da quattro anni :’)
GRAZIE MILLE per seguire questa pazza che scrive la stessa cosa da quattro anni
 
 
Sara






Risultato immagini per black smoke aesthetic


Melicent sentì ribollire in sé quella rabbia – quella rabbia antica, quella che Black le aveva insegnato ad usare – e gettò indietro la testa, la bocca atteggiata in un cerchio perfetto. Da essa scaturì una cappa di fumo denso – denso come l’oscurità che l’aveva sempre abitata – che andò a circondare le ragazze, disorientandole.
  
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