“Stupido
troll!” gridò Lily, brandendo la bacchetta e
lanciando una fattura che si
frantumò contro la porta dello scompartimento.
“Lily!”
la sgridò Alice, sbarrando gli occhi. “Ma cosa
fai?”
“Hai
sentito che ti ha detto quel troll? Non dovrebbe passarla
liscia!” Alice scosse
le spalle alle parole dell’amica.
“Non
mi importa. E non dovrebbe importare neanche a te. Se lo avessi fatto a
scuola
avrei dovuto toglierti dei punti...”
Questa
volta fu Lily a scuotere le spalle. “Ma tanto non lo farai,
Miss prefetto,
perché non siamo ancora a scuola!”
“Sicura,
vero, che non ti dà fastidio?”
“Che
tu sia diventata prefetto? No. L’ho sempre saputo che
avrebbero scelto te, fra
quelle del nostro anno.”
Cercò
con lo sguardo gli occhi dell’amica e lei annuì,
sollevata.
“Avevo
paura che ti saresti arrabbiata…”
“No,
non mi interessa” rispose. Poi si agitò un
po’ sul sedile e mise via la
bacchetta. “E quando saremo a Hogwarts gliela faccio pagare,
a quel troll. Ma non
mi farò beccare da te, così non perderemo punti,
non preoccuparti!” Lily rise
allo sguardo scandalizzato dell’amica e continuò,
più seria: “Comunque è stato
un infame, avresti dovuto lanciargliela tu la
fattura…”
Mentre
Alice alzava le spalle con gli occhi lucidi, si sentì una
voce provenire dalla
porta socchiusa.
“Chi
è l’infame?” Albus guardava le ragazze
alzando un sopracciglio, incuriosito,
mentre apriva tutta la porta dello scompartimento. Aveva sentito solo
l’ultima
frase di Lily ma, conoscendo la sorella, sapeva che non usava quella
parola a
sproposito. Infatti Lily sembrava molto arrabbiata mentre Alice Paciock
aveva
una faccia triste e lui si preoccupò. Che era successo?
“Nessuno”
rispose Alice.
“Growich”
disse sua sorella, insieme all’amica.
Quando
Lily si voltò verso di lei per chiederle con lo sguardo
perché avesse risposto
così, Alice scosse la testa e i suoi capelli biondi
svolazzarono intorno. Lei
li risistemò dietro la testa, ma Lily ebbe
l’impressione che lo avesse fatto
più per nervosismo che perché le davano fastidio.
Non voleva far sapere di
essere stata insultata da un troll? Ok. Avrebbe rispettato la sua
scelta.
Sbuffò
e si voltò verso il fratello. “Che fai
qui?”
Ma
Albus non la guardò e fece un passo avanti. “Tutto
a posto?” chiese il ragazzo,
ma questa volta guardò solo Alice. Lily si alzò e
gli si mise davanti per
impedirgli di vedere l’amica in imbarazzo.
“Sì,
sì, tutto a posto. Ti richiedo: che fai qui?”
Albus
non era riuscito ad arrivare fino ai posti in fondo, dove erano sedute
le
ragazze, perché sua sorella lo aveva fermato a
metà e non poteva andare più avanti:
Lily lo stava facendo apposta. La guardò alzando un
sopracciglio, ma lei
ricambiò lo sguardo senza spostarsi. Doveva essere ancora
arrabbiata per la
settimana prima, quando aveva tentato di schiantare Richard dopo averlo
sorpreso in camera sua.
Così
le disse qualcosa che non poteva assolutamente controbattere.
“Sono venuto a
prendere Alice. La riunione dei prefetti è stata spostata in
un altro
scompartimento”.
Sua
sorella strinse le labbra e, a malincuore, si spostò.
Gongolando, si rivolse ad
Alice: “Vieni, non c’è bisogno della
divisa, fai in tempo a indossarla dopo,
quando torniamo”.
“Torna
da sola, però” disse Lily, sbuffando e guardandoli
lasciare lo scompartimento.
“È
successo qualcosa?” chiese di nuovo Albus, mentre faceva
strada ad Alice nel
corridoio.
“No.”
“Ehi,
Potter!” Albus si girò verso lo scompartimento da
cui lo stavano chiamando dei
ragazzi Serpeverde e Alice lo vide fermarsi a guardare prima verso i
ragazzi e
poi verso di lei.
“Alice,
aspetta che…”
“Vado
da sola, non preoccuparti, dimmi solo dove devo
andare…” disse la ragazza.
Albus
le spiegò in quale vagone recarsi ma disse anche che avrebbe
fatto presto. La
ragazza annuì senza convinzione e si incamminò.
Passò
il primo vagone e si diresse verso l’inizio per passare
all’altro. Purtroppo,
appena aprì la porta che divideva i due vagoni, si
ritrovò davanti Roxi
Montague, una Serpeverde del sesto anno, circondata da un gruppetto di
ragazze.
“Oh,
Paciock, che dici? Lo fai vedere anche a me il tuo cuscino della
nonna?” La
stronza rise un po’ sguaiata e le sue amiche, intorno, la
imitarono, nello
stesso modo volgare e appariscente.
Alice
alzò gli occhi al soffitto e sbuffò, senza dirle
niente e cercando di passare
oltre per raggiungere il vagone per la riunione.
“Ehi,
no, no, dove vai? Voglio vederlo davvero. E vedere se resiste alla mia
bacchetta!” La ragazza rise ancora e lei la guardò
malissimo quando la strattonò
per un braccio. “Mio padre mi ha detto di aver visto tua
nonna questa
primavera: barcollava come colpita da una fattura
gambemolli!” La sua risata
era meschina e crudele.
Alice
si fermò e la guardò con uno sguardo di fuoco.
Per un attimo Roxi spalancò gli
occhi e fece un piccolo passo indietro, ma senza lasciare la presa sul
suo
braccio.
“Montague,
mia nonna è riuscita a dare scacco matto a una manciata di
mangiamorte, anche
se era già vecchia. Era una gran donna. Ora dimmi: cosa ha
fatto tuo padre,
invece? La tua famiglia si è piegata per paura dicendo poi
di aver agito sotto
Imperius?” Quando la bocca della ragazza si
spalancò per la sorpresa, Alice
scosse il braccio per togliersi dalla presa della Serpeverde, mentre
continuava
a parlare: “Sono altre le cose di cui vergognarsi, non un
cuscino ricamato da
una persona cara, sai?”
“Che
succede qui?” chiese Albus alle spalle della ragazza. Tutte
le studentesse si
voltarono verso di lui: nessuno lo aveva visto. Il ragazzo
sbuffò, cercando di
posare una mano sulla spalla di Alice, ma lei si voltò verso
di lui, il suo
sguardo si rabbuiò e scappò via prima che lui
potesse solo toccarla.
Albus
rimase lì, immobile come un idiota e poi sorrise imbarazzato
alle ragazze che
aveva ancora davanti. “Scusatemi” disse e si
incamminò velocemente dietro alla
piccola Grifondoro.
Venne
fermato più volte lungo il tragitto così ci mise
un po’ a raggiungere il fondo
del vagone. Quello successivo era il vagone dove ci sarebbe stata la
prima
riunione dei prefetti.
Allungò
il passo, ma quando passò davanti al bagno, si
scontrò con la porta che veniva
aperta.
Alice
stava uscendo dal bagno e si trovò faccia a faccia con
Albus. Fece un passo
indietro per richiudere la porta quando lui la bloccò con
una mano e la tenne
ferma. E purtroppo era più forte di lei.
“Tutto
bene?” le chiese, preoccupato.
Lei
non aveva una bella faccia, doveva aver pianto. Ma cosa era successo?
Annuì, ma
non sembrava convinta. Albus le prese la mano e la tirò
fuori dal bagno.
Mentre
camminavano le chiese: “Di cosa parlavate?”
Alice
si fermò e lui fece lo stesso, ancora tenendole la mano.
“Mi
vuoi prendere in giro anche tu?” La sua occhiata era dura, ma
il suo viso
deluso. Ma di cosa parlava?
“Come?
E per cosa?”
Lei
sospirò. “Ho nel baule il cuscino con il girotondo
di unicorni che ha
ricamato…”
“Tua
nonna” finì la frase per lei Albus.
Lei
annuì, sorpresa, e mormorò: “Sembra che
non sia ‘figo’ venire a scuola con una
cosa del genere. È da bambini piccoli”, e
così dicendo si rincamminò,
lasciandogli la mano.
A
volte si aveva bisogno di alcuni oggetti particolari per sentire le
persone
vicino, soprattutto quelle che non c’erano più.
Lui lo sapeva bene. Aveva visto
tante persone farlo. Suo zio George aveva una bacheca in casa dove
conservava
la scopa di suo zio Fred, che lui non aveva mai conosciuto.
Albus
sapeva che nonna Augusta era morta il mese prima e che la ragazza fosse
molto
legata a lei. Gli si strinse il petto al pensiero dello sguardo di poco
prima.
Quindi il gruppetto di Roxi l’aveva infastidita? Per una cosa
del genere?
Si
voltò indietro, ma poi decise di lasciare perdere e di
tornare da Alice.
La
raggiunse e, poco prima di entrare nel vagone dei prefetti, le mise una
mano
sulla spalla e sussurrò: “Mi
spiace…”
Alice
alzò le spalle e Albus strinse un po’ la mano
ancora posata su di lei.
“Potter!
Paciock! Siete gli ultimi, entrate così iniziamo!”
***
“Potter!”
gridò Growich e Lily quasi ghignò, dopo avergli
lanciato una fattura
Mangialumache.
Lily
gli era corsa dietro per tutto il treno. Voleva fargliela pagare e ora
c’era
riuscita.
“Ora,
troll, ricordati: quando arriverai a scuola, dovrai andarti a scusare
con
Alice, ok?”
Il
ragazzino iniziò a vomitare la prima lumaca e chiese perdono
con gli occhi. Ma
a Lily non bastava. “Hai capito?” Quando il
ragazzino annuì, senza riuscire a
dire niente, la ragazza aspettò che vomitasse ancora due
lumache e poi fece
finire la fattura. Lui scappò via e mentre correva lei gli
urlò dietro:
“Ricordatelo la prossima volta che avrai intenzione di
prendere in giro un mio
amico!”
Scorpius
aveva osservato tutta la scena dal fondo del corridoio del vagone.
Quando il
ragazzino scappò via, batté le mani e si
avvicinò alla sorella di Albus.
Lily
si voltò e, quando lo vide, mise via la bacchetta senza dire
niente. Scorpius
si avvicinò ancora.
Lily
guardava i bauli che occupavano il corridoio e rendevano difficoltoso
il
passaggio. Solo così era riuscita a braccare Growich, ma
almeno c’era riuscita.
Quando sentì qualcuno battere le mani alle sue spalle, si
voltò, spaventata, ma
poi riconobbe Scorpius e rifoderò la bacchetta.
“Mi
spii, Malfoy?” disse dopo un po’, con tono
più duro di quello che avrebbe
richiesto la situazione.
Il
ragazzo le fu vicino e alzò un sopracciglio divertito, prima
di risponderle: “Magari
mi è stato chiesto di tenerti d’occhio”.
Lily
alzò le spalle. “Se non hai di meglio da
fare…”
Scorpius
sorrise alla risposta della ragazza. “O magari sono andato da
Towlor, il capitano
della squadra di Quidditch Grifondoro” rispose, indicando con
il pollice la
porta che divideva i vagoni, dietro di sé. Vide chiaramente
il rossore salire
sulle guance della ragazza. Questa volta lei abbassò lo
sguardo e annuì, ma non
disse niente.
Si
avvicinò ancora e la sorpassò, diretto al suo
scompartimento, quando si girò
per dirle qualcos’altro, il treno improvvisamente,
frenò e si fermò,
sbilanciando tutti e due. La ragazza gli cadde addosso e tutti gli
scompartimenti vennero invasi dal caos e da voci concitate, mentre si
spegnevano le luci.
Lily
si ritrovò spalmata sul petto del biondo, rimasto appoggiato
a delle valigie
sovrapposte. Si agitò un po’ per tirarsi su, ma
peggiorò la situazione, non
riuscendo a staccarsi da lui.
“Calma”
disse Scorpius, con tranquillità. La prese per le spalle e
la tirò su,
spostandola da sé. Lily quasi ci rimase male,
sbuffò ma non disse niente. Le
porte degli scompartimenti si aprirono e qualcuno mise il naso fuori
per capire
cosa fosse successo.
“Che è
successo, secondo te?” gli chiese,
mentre si voltava verso il finestrino per guardare oltre al vetro.
Fuori
c’erano solo alberi, come se si fossero fermati nel bel mezzo
di un bosco.
“Non
lo so” rispose Scorp, tirandosi su e avvicinandosi per
guardare oltre al vetro
anche lui.
“Guarda!”
esclamò, cercando di indicare il vetro con il dito, ma loro
erano troppo
vicini, così, per far veloce passò il braccio
dietro alle spalle della ragazza
e picchiò leggermente la mano sul grosso finestrino.
Lily
guardò la mano del ragazzo posarsi vicino al suo viso.
Troppo vicino. Ma lui le
toccò la guancia, per girarle il viso e farle guardare di
nuovo fuori. “Guarda,
guarda lì!”
La
ragazza ubbidì e guardò nel bosco: un unicorno
correva, un po’ lontano dalla
ferrovia, ma si vedeva benissimo. Quando si fermò, lo fece
praticamente davanti
a loro e girò il collo, come per guardarli. Lily trattenne
il fiato: era
stupendo. Un bellissimo unicorno bianco, che risaltava nel buio del
bosco,
elegante sulle lunghe zampe affusolate e la criniera scompigliata dalla
corsa,
quasi arruffata magicamente, tanto era perfetta. Il lungo corno bianco
che
aveva sulla fronte, brillava nel buio, ma non di luce, di magia, e lui
si
inchinò.
O
perlomeno era quello che era sembrato a Lily. Non si era veramente
inchinato,
ma si era fermato e si era girato perché era un
unicorno… femmina. Una madre.
Un
piccolo puledro d’oro corse verso la madre e frenò
sugli zoccoli, alzando
polvere e terriccio. Lily spalancò la bocca in un gesto di
stupore: non aveva
mai visto dal vivo un unicorno, figuriamoci un cucciolo!
Il
piccolo si voltò verso il treno e, forse, per la
spensieratezza
dell’inesperienza, li guardò e si
incuriosì. Si avvicinò con quello zampettare
allegro e dondolante e voltò il muso verso il finestrino.
Lily
tirò giù il vetro e cercò di allungare
la mano. “Ciao piccolino…”
In
quel momento tornò la luce e i ragazzi uscirono dagli
scompartimenti in modo
rumoroso, che spaventò l’unicorno e tutti e due
gli animali scapparono nel
bosco.
“Peccato!”
esclamò Lily, voltandosi verso gli altri studenti. Se non
fosse stato per loro,
forse sarebbe riuscita ad accarezzarlo.
“Hai
visto com’erano belli?” chiese a Scorpius, mentre
ritirava su il vetro del
finestrino.
“Belli?”
domandò lui, aiutandola.
“Non
hai visto il cucciolo?”
“No.
C’era anche un cucciolo?”
“Oh,
sì, era bellissimo e si è avvicinato, stavo quasi
per accarezzarlo! Se non
fosse stato per questo casino…”
Tutti
e due si girarono verso il via vai di ragazzi. Il corridoio del vagone
si stava
riempiendo. I ragazzi iniziarono ad andare avanti e indietro, creando
ancora
più confusione.
Scorpius
si passò una mano fra i capelli e balbettò
qualcosa. Si era distratto.
“Ma
come hai fatto a non vederlo? Costa stavi guardando, tu?” gli
chiese.
Già.
Scorpius, cosa stavi guardando di più interessante di un
unicorno?