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Autore: ONLYKORINE    20/03/2020    2 recensioni
Doveva essere una storia dove, al posto dei capitoli, ci dovevano essere delle os autoconclusive, anche se la storia segue una trama comune. Stesse coppie, stesso contesto.
Dovevano essere 100 prompt per 100 capitoli, ma purtroppo solo per una decina di prompt sono riuscita a sviluppare le os. Dal decimo capitolo in poi, saranno capitoli normali. I miei personaggi hanno preso vita e non ne vogliono più sapere di seguirmi!
È il 2024 e sarà l'ultimo anno a Hogwarts per Albus e Scorpius. Lily non vede l'ora di levarseli dai piedi e godersi la sua libertà, finché non si rende conto che non è proprio quello che vuole, e se è una maledizione di famiglia, quella di innamorarsi dei migliori amici, forse, ne sarà colpita anche lei. E chi meglio di una migliore amica come Alice potrà assecondarla in tutte le sue strane idee?
ScorpiusxLily
AlbusxAlice
(non so bene dove mi porterà questa storia, ma per ora scrivo...)
Ah, altra cosa: per sbaglio mi sono immaginata Albus con gli occhiali... Beh, ora non riesco a immaginarlo diversamente quindi sappiate che li porterà! 😅
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, Alice Paciock II, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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003.Cuscino

“Stupido troll!” gridò Lily, brandendo la bacchetta e lanciando una fattura che si frantumò contro la porta dello scompartimento.
“Lily!” la sgridò Alice, sbarrando gli occhi. “Ma cosa fai?”
“Hai sentito che ti ha detto quel troll? Non dovrebbe passarla liscia!” Alice scosse le spalle alle parole dell’amica.
“Non mi importa. E non dovrebbe importare neanche a te. Se lo avessi fatto a scuola avrei dovuto toglierti dei punti...”
Questa volta fu Lily a scuotere le spalle. “Ma tanto non lo farai, Miss prefetto, perché non siamo ancora a scuola!”
“Sicura, vero, che non ti dà fastidio?”
“Che tu sia diventata prefetto? No. L’ho sempre saputo che avrebbero scelto te, fra quelle del nostro anno.”
Cercò con lo sguardo gli occhi dell’amica e lei annuì, sollevata.
“Avevo paura che ti saresti arrabbiata…”
“No, non mi interessa” rispose. Poi si agitò un po’ sul sedile e mise via la bacchetta. “E quando saremo a Hogwarts gliela faccio pagare, a quel troll. Ma non mi farò beccare da te, così non perderemo punti, non preoccuparti!” Lily rise allo sguardo scandalizzato dell’amica e continuò, più seria: “Comunque è stato un infame, avresti dovuto lanciargliela tu la fattura…”
Mentre Alice alzava le spalle con gli occhi lucidi, si sentì una voce provenire dalla porta socchiusa.

 

“Chi è l’infame?” Albus guardava le ragazze alzando un sopracciglio, incuriosito, mentre apriva tutta la porta dello scompartimento. Aveva sentito solo l’ultima frase di Lily ma, conoscendo la sorella, sapeva che non usava quella parola a sproposito. Infatti Lily sembrava molto arrabbiata mentre Alice Paciock aveva una faccia triste e lui si preoccupò. Che era successo?
“Nessuno” rispose Alice.
“Growich” disse sua sorella, insieme all’amica.

 

Quando Lily si voltò verso di lei per chiederle con lo sguardo perché avesse risposto così, Alice scosse la testa e i suoi capelli biondi svolazzarono intorno. Lei li risistemò dietro la testa, ma Lily ebbe l’impressione che lo avesse fatto più per nervosismo che perché le davano fastidio. Non voleva far sapere di essere stata insultata da un troll? Ok. Avrebbe rispettato la sua scelta.
Sbuffò e si voltò verso il fratello. “Che fai qui?”
Ma Albus non la guardò e fece un passo avanti. “Tutto a posto?” chiese il ragazzo, ma questa volta guardò solo Alice. Lily si alzò e gli si mise davanti per impedirgli di vedere l’amica in imbarazzo.
“Sì, sì, tutto a posto. Ti richiedo: che fai qui?”

 

Albus non era riuscito ad arrivare fino ai posti in fondo, dove erano sedute le ragazze, perché sua sorella lo aveva fermato a metà e non poteva andare più avanti: Lily lo stava facendo apposta. La guardò alzando un sopracciglio, ma lei ricambiò lo sguardo senza spostarsi. Doveva essere ancora arrabbiata per la settimana prima, quando aveva tentato di schiantare Richard dopo averlo sorpreso in camera sua.
Così le disse qualcosa che non poteva assolutamente controbattere. “Sono venuto a prendere Alice. La riunione dei prefetti è stata spostata in un altro scompartimento”.
Sua sorella strinse le labbra e, a malincuore, si spostò. Gongolando, si rivolse ad Alice: “Vieni, non c’è bisogno della divisa, fai in tempo a indossarla dopo, quando torniamo”.
“Torna da sola, però” disse Lily, sbuffando e guardandoli lasciare lo scompartimento.

 

“È successo qualcosa?” chiese di nuovo Albus, mentre faceva strada ad Alice nel corridoio.
“No.”
“Ehi, Potter!” Albus si girò verso lo scompartimento da cui lo stavano chiamando dei ragazzi Serpeverde e Alice lo vide fermarsi a guardare prima verso i ragazzi e poi verso di lei.
“Alice, aspetta che…”
“Vado da sola, non preoccuparti, dimmi solo dove devo andare…” disse la ragazza.
Albus le spiegò in quale vagone recarsi ma disse anche che avrebbe fatto presto. La ragazza annuì senza convinzione e si incamminò.
Passò il primo vagone e si diresse verso l’inizio per passare all’altro. Purtroppo, appena aprì la porta che divideva i due vagoni, si ritrovò davanti Roxi Montague, una Serpeverde del sesto anno, circondata da un gruppetto di ragazze.
“Oh, Paciock, che dici? Lo fai vedere anche a me il tuo cuscino della nonna?” La stronza rise un po’ sguaiata e le sue amiche, intorno, la imitarono, nello stesso modo volgare e appariscente.
Alice alzò gli occhi al soffitto e sbuffò, senza dirle niente e cercando di passare oltre per raggiungere il vagone per la riunione.
“Ehi, no, no, dove vai? Voglio vederlo davvero. E vedere se resiste alla mia bacchetta!” La ragazza rise ancora e lei la guardò malissimo quando la strattonò per un braccio. “Mio padre mi ha detto di aver visto tua nonna questa primavera: barcollava come colpita da una fattura gambemolli!” La sua risata era meschina e crudele.
Alice si fermò e la guardò con uno sguardo di fuoco. Per un attimo Roxi spalancò gli occhi e fece un piccolo passo indietro, ma senza lasciare la presa sul suo braccio.
“Montague, mia nonna è riuscita a dare scacco matto a una manciata di mangiamorte, anche se era già vecchia. Era una gran donna. Ora dimmi: cosa ha fatto tuo padre, invece? La tua famiglia si è piegata per paura dicendo poi di aver agito sotto Imperius?” Quando la bocca della ragazza si spalancò per la sorpresa, Alice scosse il braccio per togliersi dalla presa della Serpeverde, mentre continuava a parlare: “Sono altre le cose di cui vergognarsi, non un cuscino ricamato da una persona cara, sai?”

 

“Che succede qui?” chiese Albus alle spalle della ragazza. Tutte le studentesse si voltarono verso di lui: nessuno lo aveva visto. Il ragazzo sbuffò, cercando di posare una mano sulla spalla di Alice, ma lei si voltò verso di lui, il suo sguardo si rabbuiò e scappò via prima che lui potesse solo toccarla.
Albus rimase lì, immobile come un idiota e poi sorrise imbarazzato alle ragazze che aveva ancora davanti. “Scusatemi” disse e si incamminò velocemente dietro alla piccola Grifondoro.
Venne fermato più volte lungo il tragitto così ci mise un po’ a raggiungere il fondo del vagone. Quello successivo era il vagone dove ci sarebbe stata la prima riunione dei prefetti.
Allungò il passo, ma quando passò davanti al bagno, si scontrò con la porta che veniva aperta.

 

Alice stava uscendo dal bagno e si trovò faccia a faccia con Albus. Fece un passo indietro per richiudere la porta quando lui la bloccò con una mano e la tenne ferma. E purtroppo era più forte di lei.

 

“Tutto bene?” le chiese, preoccupato.
Lei non aveva una bella faccia, doveva aver pianto. Ma cosa era successo? Annuì, ma non sembrava convinta. Albus le prese la mano e la tirò fuori dal bagno.
Mentre camminavano le chiese: “Di cosa parlavate?”
Alice si fermò e lui fece lo stesso, ancora tenendole la mano.
“Mi vuoi prendere in giro anche tu?” La sua occhiata era dura, ma il suo viso deluso. Ma di cosa parlava?
“Come? E per cosa?”
Lei sospirò. “Ho nel baule il cuscino con il girotondo di unicorni che ha ricamato…”
“Tua nonna” finì la frase per lei Albus.
Lei annuì, sorpresa, e mormorò: “Sembra che non sia ‘figo’ venire a scuola con una cosa del genere. È da bambini piccoli”, e così dicendo si rincamminò, lasciandogli la mano.
A volte si aveva bisogno di alcuni oggetti particolari per sentire le persone vicino, soprattutto quelle che non c’erano più. Lui lo sapeva bene. Aveva visto tante persone farlo. Suo zio George aveva una bacheca in casa dove conservava la scopa di suo zio Fred, che lui non aveva mai conosciuto.
Albus sapeva che nonna Augusta era morta il mese prima e che la ragazza fosse molto legata a lei. Gli si strinse il petto al pensiero dello sguardo di poco prima. Quindi il gruppetto di Roxi l’aveva infastidita? Per una cosa del genere?
Si voltò indietro, ma poi decise di lasciare perdere e di tornare da Alice.
La raggiunse e, poco prima di entrare nel vagone dei prefetti, le mise una mano sulla spalla e sussurrò: “Mi spiace…”
Alice alzò le spalle e Albus strinse un po’ la mano ancora posata su di lei.
“Potter! Paciock! Siete gli ultimi, entrate così iniziamo!”

 

***

“Potter!” gridò Growich e Lily quasi ghignò, dopo avergli lanciato una fattura Mangialumache.
Lily gli era corsa dietro per tutto il treno. Voleva fargliela pagare e ora c’era riuscita.
“Ora, troll, ricordati: quando arriverai a scuola, dovrai andarti a scusare con Alice, ok?”
Il ragazzino iniziò a vomitare la prima lumaca e chiese perdono con gli occhi. Ma a Lily non bastava. “Hai capito?” Quando il ragazzino annuì, senza riuscire a dire niente, la ragazza aspettò che vomitasse ancora due lumache e poi fece finire la fattura. Lui scappò via e mentre correva lei gli urlò dietro: “Ricordatelo la prossima volta che avrai intenzione di prendere in giro un mio amico!”

 

Scorpius aveva osservato tutta la scena dal fondo del corridoio del vagone. Quando il ragazzino scappò via, batté le mani e si avvicinò alla sorella di Albus.
Lily si voltò e, quando lo vide, mise via la bacchetta senza dire niente. Scorpius si avvicinò ancora.

 

Lily guardava i bauli che occupavano il corridoio e rendevano difficoltoso il passaggio. Solo così era riuscita a braccare Growich, ma almeno c’era riuscita. Quando sentì qualcuno battere le mani alle sue spalle, si voltò, spaventata, ma poi riconobbe Scorpius e rifoderò la bacchetta.
“Mi spii, Malfoy?” disse dopo un po’, con tono più duro di quello che avrebbe richiesto la situazione.
Il ragazzo le fu vicino e alzò un sopracciglio divertito, prima di risponderle: “Magari mi è stato chiesto di tenerti d’occhio”.
Lily alzò le spalle. “Se non hai di meglio da fare…”

 

Scorpius sorrise alla risposta della ragazza. “O magari sono andato da Towlor, il capitano della squadra di Quidditch Grifondoro” rispose, indicando con il pollice la porta che divideva i vagoni, dietro di sé. Vide chiaramente il rossore salire sulle guance della ragazza. Questa volta lei abbassò lo sguardo e annuì, ma non disse niente.
Si avvicinò ancora e la sorpassò, diretto al suo scompartimento, quando si girò per dirle qualcos’altro, il treno improvvisamente, frenò e si fermò, sbilanciando tutti e due. La ragazza gli cadde addosso e tutti gli scompartimenti vennero invasi dal caos e da voci concitate, mentre si spegnevano le luci.

 

Lily si ritrovò spalmata sul petto del biondo, rimasto appoggiato a delle valigie sovrapposte. Si agitò un po’ per tirarsi su, ma peggiorò la situazione, non riuscendo a staccarsi da lui.
“Calma” disse Scorpius, con tranquillità. La prese per le spalle e la tirò su, spostandola da sé. Lily quasi ci rimase male, sbuffò ma non disse niente. Le porte degli scompartimenti si aprirono e qualcuno mise il naso fuori per capire cosa fosse successo.
“Che è successo, secondo te?” gli chiese, mentre si voltava verso il finestrino per guardare oltre al vetro. Fuori c’erano solo alberi, come se si fossero fermati nel bel mezzo di un bosco.

 

 

“Non lo so” rispose Scorp, tirandosi su e avvicinandosi per guardare oltre al vetro anche lui.
“Guarda!” esclamò, cercando di indicare il vetro con il dito, ma loro erano troppo vicini, così, per far veloce passò il braccio dietro alle spalle della ragazza e picchiò leggermente la mano sul grosso finestrino.

 

Lily guardò la mano del ragazzo posarsi vicino al suo viso. Troppo vicino. Ma lui le toccò la guancia, per girarle il viso e farle guardare di nuovo fuori. “Guarda, guarda lì!”
La ragazza ubbidì e guardò nel bosco: un unicorno correva, un po’ lontano dalla ferrovia, ma si vedeva benissimo. Quando si fermò, lo fece praticamente davanti a loro e girò il collo, come per guardarli. Lily trattenne il fiato: era stupendo. Un bellissimo unicorno bianco, che risaltava nel buio del bosco, elegante sulle lunghe zampe affusolate e la criniera scompigliata dalla corsa, quasi arruffata magicamente, tanto era perfetta. Il lungo corno bianco che aveva sulla fronte, brillava nel buio, ma non di luce, di magia, e lui si inchinò.
O perlomeno era quello che era sembrato a Lily. Non si era veramente inchinato, ma si era fermato e si era girato perché era un unicorno… femmina. Una madre.
Un piccolo puledro d’oro corse verso la madre e frenò sugli zoccoli, alzando polvere e terriccio. Lily spalancò la bocca in un gesto di stupore: non aveva mai visto dal vivo un unicorno, figuriamoci un cucciolo!
Il piccolo si voltò verso il treno e, forse, per la spensieratezza dell’inesperienza, li guardò e si incuriosì. Si avvicinò con quello zampettare allegro e dondolante e voltò il muso verso il finestrino.
Lily tirò giù il vetro e cercò di allungare la mano. “Ciao piccolino…”

 

In quel momento tornò la luce e i ragazzi uscirono dagli scompartimenti in modo rumoroso, che spaventò l’unicorno e tutti e due gli animali scapparono nel bosco.
“Peccato!” esclamò Lily, voltandosi verso gli altri studenti. Se non fosse stato per loro, forse sarebbe riuscita ad accarezzarlo.
“Hai visto com’erano belli?” chiese a Scorpius, mentre ritirava su il vetro del finestrino.
“Belli?” domandò lui, aiutandola.
“Non hai visto il cucciolo?”
“No. C’era anche un cucciolo?”
“Oh, sì, era bellissimo e si è avvicinato, stavo quasi per accarezzarlo! Se non fosse stato per questo casino…”
Tutti e due si girarono verso il via vai di ragazzi. Il corridoio del vagone si stava riempiendo. I ragazzi iniziarono ad andare avanti e indietro, creando ancora più confusione.

 

 

Scorpius si passò una mano fra i capelli e balbettò qualcosa. Si era distratto.
“Ma come hai fatto a non vederlo? Costa stavi guardando, tu?” gli chiese.
Già. Scorpius, cosa stavi guardando di più interessante di un unicorno?

 

   
 
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