Film > Il Mistero Di Sleepy Hollow
Segui la storia  |       
Autore: LuxBlack    21/03/2020    0 recensioni
Mary Archer e il Cavaliere dell'Assia vengono rispediti nel mondo dei viventi, con una sola possibilità di essere perdonati ed evitare l'Inferno. Tutto ciò che hanno è l'enigmatico avvertimento di un Angelo su un'enorme svolta nelle loro vite.
NOTA: Ho scritto questa storia in inglese 4 anni fa e l'ho pubblicata su FF.net e AO3. Ho pensato di iniziare a tradurla in italiano e pubblicarla anche qui.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ichabod Crane, Katrina Van Tassel, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 10
 

“Di solito, quando qualcuno torna, è perché la sua morte è stata ingiusta e l'anima non riesce ad accettarla... o perché è stato chiamato. Le anime dei defunti possono apparire in modi diversi: tangibili, come il Cavaliere, o evanescenti; possono portare i segni della morte, come una ferita o una mutilazione, o apparire sereni e rigenerati. Dipende da come vogliono essere percepiti. Ma, qualunque sia il motivo per cui vengono e qualsiasi forma assumano, una cosa è certa: devono passare attraverso un portale. E qualcuno con i poteri deve aiutarli. Deve riceverli.” - Katrina Van Tassel

 

Wiesbaden, 1816

Il nuovo secolo aveva iniziato ad apportare dei cambiamenti enormi e irreversibili, nel mondo, in Europa, e nelle vite delle singole persone. La Rivoluzione Francese e il Terrore avevano lasciato strascichi indimenticabili, poi era arrivato un ometto di nome Napoleone, le cui manie di grandezza erano inversamente proporzionali alla sua statura. Il progresso scientifico e tecnologico faceva passi da gigante, le città diventavano metropoli, la vita quotidiana diventava sempre più frenetica.

Dal mondo arcaico e senza tempo delle fiabe, delle dame e dei cavalieri, dei re e dei fuorilegge, delle fate, delle streghe e dei draghi, si stava passando a un mondo nevrotico, in cui il tempo era tutto e non bastava mai, un mondo in cui si lavorava, si produceva, si consumava e si moriva.

I vecchi giochi di potere mutavano forma, ma c'erano sempre. I privilegiati mantenevano i loro privilegi e gli sfortunati le loro sfortune. Eppure, il popolo stava cominciando a uscire dall'invisibilità e dalla subalternità, divenendo a poco a poco un'entità fiera di far sentire la propria voce di forza motrice della società.

In questo nuovo quadro, la magia e le forze dell'occulto erano ormai passate in secondo piano. La ragione aveva soppiantato la superstizione, la realtà aveva soffocato il sogno, il fumo spesso nascondeva le stelle.

Una rosa bianca aveva aperto i petali nel giardino della residenza Schiller. Un paio di occhi azzurri come un cielo terso la guardavano incantati, e sottili dita nivee la sfioravano. Un viso di porcellana si avvicinò al fiore, e ne inalò il profumo.

“Sibyl!”

All'interno della casa, Mary Archer Schiller aveva appena aperto una scatola di velluto blu che custodiva una parure di brillanti e zaffiri, con forme che ricordavano le onde marine.

Chissà se le piaceranno, si chiese Mary. Spesso e volentieri, la sua giovane creatura non sembrava mostrare interesse per gli oggetti sfarzosi.

Un rumore di passi nel corridoio. Mary alzò lo sguardo, e il suo sorriso svanì in un'espressione di disappunto e rassegnazione.

“Tesoro, il tuo povero vestito. E guarda quei capelli. Vieni qui.”

Le si avvicinò una giovane fresca come la rosa bianca di cui aveva poco fa inalato il profumo. Non era molto alta, ma le gentili curve che arrotondavano appena il corpo snello ne bilanciavano la figura; la pelle lunare faceva contrasto con la chioma di capelli corvini che, intolleranti della treccia, ne erano sfuggiti in ciocche ribelli. Sul viso ovale, sotto un piccolo naso lievemente affilato, un paio di labbra del colore dei fiori di castagno erano piegate in un sorrisetto nervoso; a illuminare lo sguardo, due grandi occhi azzurri come un cielo sempre terso, e due sopracciglia sottili ma perfettamente arcuate.

Il suo vestito rosa carne era macchiato di erba e terriccio, e visto che non era riuscita a nasconderlo, la ragazza teneva entrambe le braccia dietro la schiena cercando di nascondere alla madre almeno l'altra cosa.

“Tempesta è diventata veloce,” disse con una punta di orgoglio.

“Non dare la colpa al tuo cavallo,” rispose Mary. “Ma tu sei sudata! E che cos'hai là dietro?”

“Niente,” disse lei, troppo in fretta. Indietreggiò. “Torno subito, mamma. Ho bisogno di un bel bagno, e...”

In quel momento, entrò Chris. In sedici anni, l'aspetto bizzarro del leggendario Cavaliere non era cambiato molto; sembrava sempre non avere età, se non per le venature argentee nei capelli nerissimi e arruffati. Aveva il solito fascino ipnotico a cui Mary non aveva resistito. Quando vide sua figlia sorrise, scoprendo i denti ricostruiti e sempre un po' separati.

“Com'è andata la tua giornata, kleine Walküre?” le chiese. Sibyl parlava solitamente in tedesco con suo padre e in inglese con sua madre. Chris e Mary si erano sempre assicurati che la loro figlia imparasse a parlare e a scrivere in entrambe le lingue, mentre Mary, sin dal suo arrivo in Assia, aveva insegnato l'inglese ai domestici e alla maggior parte degli operai.

“Tre centri di fila,” disse Sibyl con un largo sorriso. “Non uno, non due, ma tre.”

“Sei proprio mia figlia,” disse lui, raggiante.

Mary, che non parlava molto il tedesco ma lo capiva bene, si alzò e si mise tra il marito e la figlia, guardando quest'ultima dritto negli occhi.

“Tre centri, Sibyl?”

Sibyl le sfoderò il sorriso più innocente, ma Mary non distolse lo sguardo. La ragazza sapeva che non avrebbe avuto senso dire bugie alla madre, perciò sospirò e riportò avanti le braccia candide che aveva tenuto dietro la schiena. Erano avvolte in fasce di cuoio per proteggere la pelle da schegge e calli. Nella mano destra reggeva un'ascia. Era più piccola e più leggera della famigerata ascia paterna, ma altrettanto affilata.

Mary spalancò gli occhi e si voltò di scatto verso Chris. “Hai regalato un'ascia a tua figlia?”

“E che sarà mai! La ragazza deve imparare a difendersi,” disse lui, come se la cosa fosse ovvia.

“Difendersi da cosa, Chris? Da un leone?”

Padre e figlia si scambiarono un'occhiata complice. Erano l'uno lo specchio dell'altra.

“D'accordo, me l'avete fatta, voi due,” disse Mary. “Andate a lavarvi, altrimenti non vi permetterò di sedervi a tavola.”

Chris e Sibyl si allontanarono ridacchiando, e Mary restò da sola con Inga. La storica domestica degli Schiller era ormai sessantenne, ma sempre la solita fortezza umana. In casa era assistita dalla nuora Bridget, giovane moglie di Otto, e da altre ragazze che si davano i turni. Mary, che aveva a cuore queste persone come una famiglia vera, collaborava costantemente con loro.

“Sibyl fa corse folli a cavallo, e ora ha preso l'abitudine di avventurarsi nei boschi ed esercitarsi a 'far roteare' l'ascia, come dicono loro,” disse a Inga. Mary non aveva molta simpatia per le armi. In particolare, per le asce. E con una buona ragione: quei letali strumenti le ricordavano ogni giorno il suo sanguinoso passato, e nelle familiari lame curve rivedeva gli occhi spenti delle teste che aveva mozzato e che aveva fatto mozzare. Sapeva che per Chris e Sibyl era completamente diverso: Chris aveva sempre avuto una passione per le armi, specialmente quelle da taglio, e poi esse facevano ancora parte del suo lavoro da addestratore di cavalieri e spadaccini. Sibyl, invece, aveva preso a usarle come mero intrattenimento, e mai contro esseri viventi, per i quali la ragazza nutriva profondo rispetto.

“Buon sangue non mente,” disse Inga, ridendo. “Ma stai tranquilla, cara. Sibyl è una dolce fanciulla: giocare con un'ascia non la farà incrudelire. Al contrario di come fu per suo padre, lei è circondata dal più sincero affetto. Non c'è niente che la faccia rabbuiare.”

“È vero,” concordò Mary. “A parte gli incubi e... quelle apparizioni.”

Lei e Inga si guardarono, preoccupate. “Come ti è parsa questa mattina? Secondo te è riuscita a dormire ultimamente?” chiese Mary.

“Beh, le occhiaie sono scomparse, gli occhi appaiono sgonfi, e c'è del colore sulle labbra e sulle guance,” mormorò Inga, che cercava di vedere il bicchiere mezzo pieno in gran parte delle situazioni.

“Io non ci penso neanche a imbottirla di intrugli che la rendano incosciente,” disse Mary, risoluta. “Le assicurerebbero anche il riposo notturno, ma la terrebbero spenta, disorientata e spossata durante il giorno.”

“Magari è anche per questo che corre a cavallo e si allena con l'ascia,” disse Inga. “Vuole sgombrare la mente ed esaurire le energie.”

“Ma non può continuare così.” Inga avvertì lo sgomento nella voce di Mary. Commossa, le prese le mani, da madre a madre.

“Mary, Sibyl è forte. Più di quanto creda lei stessa, e più di quanto lo crediate voi. Non c'è nulla che la spaventi, e anche quando ciò è accaduto, lei non ha mai ceduto alla paura. Non si è mai arresa, mai lasciata andare al buio della mente. È un fuoco sempre vivo e acceso. Dentro di lei c'è una guerriera. La tua anima e quella di Chris sono unite in lei, non dimenticarlo. Imparerà a comprendere questa cosa, e nessuno come lei saprà gestirla.”

Mary, la spietata ex Lady Van Tassel, strega crudele e vendicativa, assassina a sangue freddo che aveva soffocato ogni ombra di affetto finché non aveva incontrato l'Angelo, sentì il cuore stringersi per l'amata figliuola. Con gli occhi velati di lacrime, strinse l'anziana domestica in un abbraccio.

“Se tu non esistessi, mia cara Inga, dovrebbero inventarti,” le disse.

Contrariamente alle magre aspettative di Mary, Sibyl gioì per la parure di brillanti e zaffiri che sua madre aveva fatto realizzare da una vecchia conoscenza di nome Hans Schmidt. Le gemme si intonavano al viso di porcellana e agli occhi azzurri della ragazza, facendola risplendere come una stella.

Sibyl aveva del tutto cambiato le vite dei suoi genitori. Era ovviamente all'oscuro del loro raccapricciante passato; tutto ciò che sapeva era che sua madre era americana, di New York, e suo padre l'aveva conosciuta durante un soggiorno, portandola poi con sé in Assia. Una storiella molto romantica. La giovane ignorava l'esistenza di Sleepy Hollow, ed era fortemente scettica riguardo all'esistenza dell'aldilà. Credeva in qualcosa di superiore all'umana natura, in una forza che muoveva le altre, e credeva che la vita terrena significasse qualcosa di più di un mero intervallo dalla culla alla tomba, ma si concedeva il beneficio del dubbio. Era del resto solo una ragazza, che non aveva desiderio di arrovellarsi su cose che non le era dato comprendere.

Stregoneria, fantasmi e sortilegi erano niente più che favole per Sibyl.

Ma c'erano quelle visioni... e quegli incubi...

Non sapeva come definirlo. Una seconda vista? Un terzo occhio? Un sesto senso? Una percezione extra-sensoriale?

Sibyl percepiva cose che nessun altro avrebbe mai potuto percepire; senza capire come e perché, poteva letteralmente vederci chiaro. Un raggio di luna nel buio totale, un pezzetto di materia nel vuoto, un sospiro nel silenzio, qualcosa al posto del nulla.

Era benedetta e maledetta insieme, con il dono della chiaroveggenza.

I fenomeni erano iniziati anni prima, quando era ancora una bambina. Avvertiva presenze, sensazioni, emozioni... Tutte sconosciute, e tutte negative. A volte esse prendevano forma, assumendo sembianze di esseri umani... La costante era la pena. Erano tutte presenze sofferenti, che lei non riusciva né a collocare nel tempo e nello spazio, né tantomeno a capire. Si manifestavano a lei dopo il crepuscolo, con cadenza irregolare, ma era nella dimensione onirica che queste entità la tormentavano maggiormente: uomini, donne e bambini, feriti, mutilati, piangenti o urlanti... Molti di loro apparivano senza testa sul collo, ma stretta fra le loro mani... e nei loro occhi c'era sempre il terrore. Le notti insonni di Sibyl erano ormai innumerevoli.

La ragazza, tuttavia, non sembrava arrendersi, proprio come aveva detto Inga. Le presenze la spaventavano molto, non c'era dubbio, ma lei non era mai impazzita. La sua mente razionale non ne veniva mai intaccata. Lei riceveva quelle visioni, e aspettava. Non sapeva cosa aspettava esattamente, non sapeva perché. Forse aspettava solo di riuscire a capire.

 

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Il Mistero Di Sleepy Hollow / Vai alla pagina dell'autore: LuxBlack