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Autore: vermissen_stern    21/03/2020    2 recensioni
Il paesaggio offerto dal pianeta Messatine era lo stesso ovunque si posasse lo sguardo. Dune di ghiaccio fino a perdita d’occhio; ampi crepacci nascosti dalle sferzate di vento improvvise e catene montuose sconfinate.
Attraverso i sensori ottici scarlatti di Tarn quello spettacolo desolato gli forniva l’unico momento di pace da una moltitudine di pensieri e atti che non riusciva a riconoscere come suoi. Eppure, seduto su quella neve morbida, un po’ per volta stava cominciando a fare il punto della situazione.
[storia ispirata principalmente ai fumetti IDW]
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Shockwave
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I
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La stazione orbitante medica nota con il nome di “Relay”, possedeva la peculiarità di fornire un servizio impeccabile a chiunque avesse abbastanza shanix da spendere tra le sue mura. In alternativa, anche con pochi crediti era comunque possibile farsi curare qualche malfunzionamento minore, ma certamente non si aveva la possibilità di accedere alle strumentazioni più costose e pezzi di ricambio vergini.

Ma c’era una cosa in cui tale clinica si differiva da tutte le altre sparse per le varie colonie cybertroiane… ossia quello di garantire l’anonimato per ogni suo paziente accolto. Pertanto, in quanto luogo di cura perfettamente neutrale, autobot e decepticon potevano curarsi gli uni accanto agli altri senza timore di riconoscersi o essere scoperti – questo perché appena arrivati le insegne dei rispettivi pazienti venivano nascoste da etichette speciali – mentre contrabbandieri e assassini potevano camminare tra le corsie dei lindi reparti e scambiare quattro chiacchiere persino con nobiluomini sotto mentite spoglie.

Quando Tarn portava ancora il nome e la carrozzeria di Damus – sua vecchia designazione – aveva sempre desiderato potersi recare in un luogo simile per poter modificare qualcosa di lui che proprio non gli piaceva. Ma i crediti in cassa non gli bastavano mai, e all’epoca, per sua fortuna, ebbe comunque modo di riscattarsi a livello sociale incrociando la strada di lord Megatron.

Le modifiche a cui venne sottoposto – pesanti e definitive. Ben volute dal suo lord e supervisionate da Shockwave – trasformarono un timido e impacciato ragazzotto di periferia, dal passato difficile, in una macchina di morte al soldo dei decepticon. Un cambiamento che venne ben accolto dal sottoscritto, pronto a vendicarsi del mondo.

Da oltre un grande oblò della Paceful Tyranny il leader della DJD poteva ben osservare la forma fungiforme della stazione medica nella quiete fornita dallo spazio siderale e dalla presenza inquietante di un gigante gassoso alle spalle della stessa. Una mossa a dir poco astuta pure quella, nel creare una stazione nei pressi di una stella mancata – per quanto comunque parecchio lontano dal subirne le radiazioni – così da recuperare nei suoi gas il giusto carburante per farla funzionare praticamente a gratis. Tarn non conosceva il nome di quell’inquietante pianeta dalle nubi giallastre e grigie, ma torreggiava sulla grande stazione medica come se fosse in procinto di inghiottirla.

“Molto strano… le luci della stazione paiono spente. Ci sono solo quelle di servizio”

A dare voce ai suoi attuali pensieri ci pensò il loro medico di bordo, Nickel, anche lei intenta ad osservare quello spettacolo insolito accanto al proprio comandante.

“hai ragione… l’ho notato pure io. Secondo te potrebbe essere un guasto?”

“non lo so. Non credo… non per una stazione così grande, Tarn”

Le preoccupazioni della piccola minicon non erano effettivamente da sottovalutare, in quanto già la strana sensazione che permeava la scintilla del capitano della nave era presagio che quella che doveva essere una missione di ricognizione piuttosto semplice poteva rivelarsi fonte di infinite seccature.

Le uniche luci visibili erano quelle rosse di segnalazione dei vari spazioporti presenti attorno al “gambo” di quel fungo artificiale e delle guglie più alte, antenne comprese. Mentre mancavano all’appello quelle di maggior parte dei locali – quasi la totalità delle finestre che si affacciavano nel vuoto siderale – ed erano completamente assenti quelle della stazione di comunicazione. Una sensazione pessima che si concretizzò alle parole piatte di Helex.

“abbiamo mandato due richieste di attracco ed entrambe le chiamate sono rimaste inascoltate. Un pessimo servizio, non c’è che dire”

Il suo fu un ovvio commento sarcastico, in quanto la situazione appariva ben poco chiara persino al resto dell’equipaggio. E la tensione era ben palpabile nei loro volti resi duri da un mestiere disumano, seppur piacevole nella loro mente malata, consapevoli che una semplice missione di recupero rischiava di fallire ancor prima che iniziasse.

Tarn lasciò perdere il panorama offerto dall’oblò dell’astronave e l’inquietante stazione medica all’ombra di un colosso gassoso per concentrarsi ora sui suoi uomini impegnati sul ponte di comando in cerca di un contatto radio che miserabilmente mancava. Ognuno di loro era nella propria postazione a monitorare sia i parametri della nave sia quelli di un ospedale che appariva come fantasma negli schermi olografici sparsi per tutto il ponte, con una tensione ben palpabile in ogni loro movimento su quegli scanni consumati.

“stando alle prime scansioni manca l’energia a tutta la stazione. Non ci sono danni evidenti come grosse esplosioni per giustificare una carenza energetica capillare… ma ho appena notato segni di bruciature da plasma su alcune piattaforme di atterraggio e credo sappiate tutti cosa significhi”

Il lapidario resoconto dettato da un atono Tesarus ricordarono a tutti quanto le armi al plasma fossero dannatamente popolari in quell’ultimo periodo negli eserciti personali di chi contava veramente, sia per le guardie private di un ospedale orbitante sia per eserciti più in carne come quello decepticon.

“attraccate su uno dei ponti più vicini alla stazione centrale e prepariamoci allo sbarco. Ciò che sta accadendo lì non è affar nostro, abbiamo una persona da recuperare”

Poteva anche esserci una rivolta interna o una epidemia dettata da chissà quale virus, ma gli ordini che Tar aveva appena dettato furono lapidari. La DJD era preparata a qualsiasi evenienza – da rivolte carcerarie a pandemie virulente – dunque la loro “preparazione” prevedeva anche l’iniezione di svariate sostanze sotto il controllo diretto del loro medico di bordo.

Un po’ di nucleon ad inizio missione era ciò di cui lui e i suoi uomini avevano bisogno se volevano divertirsi al meglio, soprattutto per una missione che ancora lasciava perplessi i più.

Il briefing che aveva avuto ore prima non aveva riscosso l’entusiasmo che di solito si aveva quando veniva scelto un nome della lista di apostati da eliminare, ma la curiosità di recuperare quella che era stata la compagna di lord Megatron c’era eccome. Forse il loro timore era di finire a far da balia ad una capricciosa nobile, oppure la lotta era più interiore e riguardava la figura di Megatron e della sua arroganza post mortem. Con che coraggio un traditore dava loro un ultimo ordine?

Sul perché poi la nobile femme avesse scelto proprio quella clinica piuttosto che una più confortevole su Caminos era uno dei misteri che Tarn voleva risolvere al più presto, magari per bocca della ragazza stessa.

 

[…]

 

Lo scenario offerto dallo spazioporto in cui avevano fatto atterrare il loro incrociatore era a dir poco desolante. Non vi era nessun tecnico ad attenderli, nessun operaio a spostare casse o suppellettili – alcuni di queste erano, anzi, riversate a terra – ed il luogo sembrava essere essenzialmente abbandonato da secoli.

“una accoglienza degna di un sire lontano… una quiete che piange violenza. Quale ironia”

L’arcaico linguaggio pronunciato da Vos rispecchiava in modo articolato quello che effettivamente il resto dei suoi compagni stava pensando. Una tensione papabile e allo stesso tempo strana, in quanto la DJD non era abituata a situazioni simili a quella. C’erano stati sicuramente dei tafferugli li dentro, ma ora era come se tutti fossero scappati via.

Per la missione di recupero Tarn aveva deciso di dividere il gruppo in due parti. Con lui sarebbero andati prevalente Vos ed Helex, mentre il resto della squadra avrebbe operato dalla Paceful Tyranny. Necessitavano che Kaon, abile tecnico in comunicazioni, fosse i loro occhi – per usare un eufemismo in quanto lui di occhi non ne possedeva –all’interno della stazione medica. Mentre Tess era meglio se a quel giro restasse di guardia all’ingresso della rampa di carico della nave per evitare spiacevoli disguidi, con buona pace della sua voglia di spaccare qualche testa.

Per quanto riguardava le due donne c’era poco da dire… Nickel e l’anziana ciclope avevano il compito di allestire l’infermeria in caso di pericolo.

Fu solo una volta superate le porte scorrevoli dell’ingresso principale che notarono che qualcosa decisamente non quadrava. La grande reception di quel piano della struttura sembrava essere sottosopra, con alcune cartelle mediche cadute a terra dai loro ripiani e segni evidenti di bruciature dovute a colpi di arma al plasma.

Alcuni distributori automatici di bevande erano andati in frantumi, riversando diverse lattine a terra – una prontamente raccolta da Helex che la stappò tutto contento, ruttando di conseguenza in quanto molto gassata – mentre il pannello di controllo della reception era andato completamente in fumo. Risultando così perfettamente inutili.

“Kaon, aggiornaci” fece Tarn tramite comm-link, scrutandosi attorno nella penombra della stanza disordinata “i computer della reception sono praticamente inutilizzabili. Chiunque abbia attaccato la struttura si è premurato di impedire che venissero chiamati i soccorsi”

Ci fu un qualche secondo di silenzio radio prima che la voce del decepticon si facesse sentire nei loro trasmettitori interni.

“se la corrente manca non c’è molto che possa fare… purtroppo la struttura garantisce un anonimato capillare ai suoi pazienti e quindi non so dirvi dove possa essere al momento, ne se abbia dato delle generalità diverse dal suo nome di nascita ma, e dico MA, era stata ricoverata nella zona dedicata al ‘day hospital’… che, ehm” ci fu un momento di silenzio dove il leader inquisitore poté sentire il proprio sottoposto borbottare qualcosa sui file segretati che stava esplorando “si trova giusto un paio di piani sopra di voi, a quanto pare per un banale controllo di routine… Almeno stando alla cartella clinica. Questo è tutto ciò che sono riuscito a scovare prima che tutta la baracca saltasse”

“era qui solo per degli accertamenti, quindi doveva essere abbastanza in salute anche per potersi mettere al riparo”

Questa era la speranza che muoveva maggiormente i pensieri di Tarn, in quanto se i disastri che avevano colpito la stazione avevano in qualche modo preso anche il soggetto del loro recupero allora ogni senso di tutta quella brutta storia avrebbe cessato di esistere per lui. E l’idea di vedere la propria sanità mentale colare a picco avendo tra le mani un cadavere completamente offline – per la seconda volta – era ciò che faceva palpitare la sua scintilla di una impazienza a stento trattenuta.

“qui fuori non ci sono astronavi, il che è molto strano… sicuri che qualcuno non sia riuscito a scappare? Magari la ragazza ci è sfuggita”

La voce un po’ lontana di Tesarus ricordò a tutti che poteva anche esserci un’altra opzione a riguardo, ma la risatina un po’ isterica di Kaon lasciava intendere che la pensava un po’ diversamente.

“Eh, eh, eh… s-si certo, magari è riuscita a fuggire ma per saperlo dovremo prima attivare la corrente elettrica in tutta la struttura. E se qualcuno è comunque riuscito a scappare dubito che si sia messo a chiamare soccorsi di alcuni tipo… gli affari che si fanno in questa stazione medica non sono propriamente legali, se capite cosa intendo”

“magari la signorina voleva una scatola vocale nuova di zecca” fece Helex sarcastico, continuando a guardarsi in giro con il fucile ben puntato in avanti “so che è una pratica in gran moda tra le caminoane ma anche vietata dal loro governo!”

Non esistevano pratiche illegali in quell’ospedale fluttuante nel vuoto siderale, poiché se avevi crediti sufficienti anche una ragazza di apparente buona famiglia come Natah poteva permettersi di rifarsi le corde vocali e rendersi più invidiabile alle amiche di salotto.

Il giro di soldi che l’ospedale Relay aveva era a dir poco sospetto nonché proficuo per i primari che dirigevano il posto, ed oltre a guadagnare shanix grazie alle spese dei facoltosi pazienti che ricoveravano c’era anche il poco trascurabile traffico di componenti e organi tutt’altro che legale. Una situazione che la DJD conosceva bene, in quanto dedita all’acquisto di t-cog al mercato nero, pertanto chiunque varcasse le soglie di quell’isolato ospedale di frontiera lo faceva con la coscienza sporca.

Non c’era da stupirsi quindi che, chi era riuscito a scappare nella confusione dell’attacco, tenesse ora la bocca cucita – quale ironia – per paura di finire in guai ben più gravi… Relay era questo: proprio come molti ambienti che tenevano alla propria facciata brillavano di lustro nascondendo il marcio sotto il tappeto.

 

Poi un rumore.

Qualcosa di apparente innocuo, come il suono di una lattina che cadeva a terra perdendosi nell’eco della grande sala, costrinse gli uomini all’interno della hall di ingresso a girare repentinamente lo sguardo verso la fonte di quel suono maldestro. E puntare i propri fucili verso un’unica direzione.

Le torce di chi era armato di fucile non in dotazione fisica si puntarono verso un angolo non illuminato della sala, vicino a quella che era una uscita di sicurezza che portava ai piani superiori, illuminando una figura minuta e tesa come una molla dallo sguardo allucinato come una lepre spaventata.

“Ooops…!”

Un minicon dall’armatura bianca e nera, e dal volto coperto da quella che era una mascherina metallica, si paralizzò dinnanzi a quei sensori ottici che lo guardarono malevoli come se fosse stato un ladro intento a rubare in un pollaio. Tra le sue braccia molteplici lattine rubate ancor prima dell’arrivo di quegli energumeni violenti, di cui alcune erano rovinosamente cadute a terra a causa del suo nervosismo nel voler scappar via da li il prima possibile.

“Non… muoverti!”

La rude voce di Tarn fu la  prima e unica cosa che riecheggiò per quella sala deserta e semibuia ingranando con un tono moderato – per attirare su di se quel minicon imprudente – per poi abbassarla quel tanto da rendere impossibile a quel fuggiasco una fuga precipitosa con le proprie gambe. Il temibile potere del comandante della DJD si era sviluppato nel corso dei secoli fino a raggiungere la sua perfezione nel corso del suo servizio come uomo di fiducia di lord Megatron, e se in principio poteva solo fermare macchine non senzienti con il solo tocco delle mani – con la conseguenza di provare forte dolore fisico nel farlo – ora poteva a piacimento uccidere un individuo anche restandone relativamente lontano. L’importante era che la sua voce raggiungesse il bersaglio designato e si abbassasse gradualmente portando la scintilla del disgraziato a spegnersi del tutto.

Un potere che ora come ora lo rendeva particolarmente soddisfatto di se stesso – credendo così di aver cancellato con un colpo di spugna il patetico ragazzo qual era stato un tempo – sentendo di aver finalmente trovato la propria strada nel marcio della sua esistenza.

“ecco… bravo. Rimani dove sei… finché non saremo vicini del tutto”

Nel mentre che parlava a bassa voce dette segno ai suoi uomini di avvicinarsi allo sventurato paziente che stava solo cercando di sopravvivere all’inferno. E quelli che dovevano apparire come i “salvatori” non sembravano ai suoi occhi essere in modalità benevola, visto il modo in cui continuavano a puntargli i fucili contro.

“v-vi prego… lasciatemi andare! L-lasciatemi andare!!”

Erano quasi sul punto di perderlo vista la chiara scintilla di pazzia che si stava facendo strada nei suoi sensori ottici rossi, perché era logico che con quelle sue povere gambe non sarebbe andato da nessuna parte, quindi se volevano delle risposte era il caso di fare le domande giuste o si sarebbero ritrovati con il terminare la vita di un pazzo isterico.

“nessuno qui vuole farti del male… la tua designazione?”

“Z-Zipper!”

“bene, Zipper… qui nessuno vuole farti del male. Ma vogliamo sapere cosa è successo alla struttura, o più semplicemente, sapere chi vi ha attaccati”

Nel mentre che la voce di Tarn tornava normale il povero minicon sentì nuovamente le proprie membra ritornare alla vita così come la sua scintilla farsi più presente all’interno del suo piccolo petto, riacquisendo così maggior lucidità nel momento in cui il suo processore neurale elaborò le parole del leader degli inquisitori. Se erano li per aiutare magari potevano anche farcela… le armi pesanti non sembravano mancare così come l’aspetto pericoloso.

“V-va bene vi dirò quello che so… cioè, io non so come hanno fatto, ma so quando è cominciato”

 

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Se non fosse stato per il suo sguardo perennemente spento, al limite del depresso, si sarebbe potuto dire che in Tesarus non scorresse nessuna emozione che non fosse far letteralmente a pezzi chiunque avesse la sfortuna di incontrare lui o più in generale l’intera DJD perennemente in viaggio. Attualmente a fargli fremere le membra di pura noia era il dover badare ad un portellone aperto in un porto particolarmente deserto e, cosa non da poco, il fatto che non gli andasse propriamente a genio fare da balia a qualche figlia di papà scappata di casa. Erano esecutori decepticon, non delle guardie del corpo a tempo perso! E l’ormai ex lord Megatron aveva ben poco da impartir loro ordini visto che era giustamente schiattato per mano del loro leader attuale. Un traditore rimaneva comunque un traditore, anche se un tempo poteva coprire il ruolo di leader di un intero esercito.

Che poi, andava precisato, Tess poteva essere annoverato in quella schiera di soldati dalla mente “semplice” e dalla mano ferma… ma non era uno stupido, e sapeva tenere per se le proprie considerazioni e continuare a fare quel che Tarn diceva loro di fare. L’ex demolitore era abbastanza saggio da sapere che quello, almeno per ora, non era momento buono per dar noia al capo inquisitore.

Stranamente però la presenza di nonna a bordo della Paceful Tyranny non gli dava affatto noia per essere una estranea al gruppo, forse perché lo “spezzatino” che aveva addentato ieri sera era stato qualcosa di favoloso.

Sorridendo lievemente in quel suo volto da funerale provò nuovamente ad immaginarsi il sapore di quelle polpette in alluminio avvolte da una deliziosa salsa di energon rosa, immaginandosi intento a sgranocchiare quelle delizie che non sentiva da quando era una protoforma.

Quel lieve sorriso appena accennato se ne andò via non appena un rumore non indirizzò i suoi sensori uditivi verso un cumulo di grandi casse alla sua sinistra, precedentemente ignorate dalla sua squadra per via della loro fretta nel voler entrare nella struttura.

Il suono che poteva percepire, ad ogni prudente passo verso quelle casse pesanti contenenti chissà cosa, era simile ad un suono ritmico e umido come se qualcuno fosse intento a sgranocchiare qualcosa di nascosto.

Tess non aveva armi da fuoco con se al momento, gli bastavano i suoi pugni oltre che al gigantesco foro dentellato all’altezza del suo petto, ma ciò che vide una volta superato l’angolo di quel cumulo di vettovaglie ammassate alla bell’e meglio gli fece pensare che forse sarebbe stato il caso di portarsi dietro un fucile al plasma.

 

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“credo si-sia successo all’incirca ventiquattro ore fa… All’inizio non abbiamo capito cosa fosse successo, pensavamo fosse scoppiato un incendio o qualcosa di simile in più di un piano… perché, ecco, era ciò che il personale medico andava a ciarlare a noi pazienti… ma il casino è sopraggiunto quando è venuta a mancare la luce ovunque, neanche dieci minuti dopo!”

La parlantina veloce di Zipper si incrinò come in procinto di spezzarsi in una risata nervosa, in quelli che erano ricordi confusi dovuti ad una situazione di panico in cui tutti avevano pensato a fuggire e basta.

“cosa è successo a quel punto? Sei l’unico sopravvissuto?”

Se fosse stato per Tarn sarebbe stato molto più incalzante nelle domande da fare a quel nanerottolo tremolante, ma se lo avesse fatto lo avrebbe stressato all’inverosimile. Per l’inquisitore comunque quel tizio avrebbe dovuto pregare che la ragazza fosse viva, altrimenti non avrebbe visto altri sopravvissuti se non la DJD.

“io, ecco… n-non ho visto bene chi fossero, per via del buio nel reparto in cui ero… ma li ho visti andare a caccia delle persone! Cybertroiani come noi, ma così malridotti da n-non avere neppure il colore della verniciatura…e il loro odore… per Primus! Puzzavano di morte!” cercò di schiarirsi la voce vedendo l’impazienza negli occhi di colui che doveva essere il leader di quel drappello di dannati decepticon, ricordandosi anche della sua seconda domanda “c-comunque non sono il solo! Le guardie dell’ospedale sono riusciti a salvare chi potevano all’interno del caveau del secondo piano… s-sembra che ogni piano ne abbia uno per-per le scorte mediche e-”

“hai vito questa ragazza, Zipper?”

Da una mano dell’esecutore mascherato apparve un oggetto rotondo – un riproduttore olografico portatile – e dal foro circolare si proiettò l’immagine virtuale di una nobildonna caminoana. La sua configurazione veicolare probabilmente era quella di una seeker, data la sua evidente eleganza, ma prima di dare una effettiva risposta lo sconvolto minicon dovette guardarla attentamente.

“Ah… si! Certo che l’ho vista. Era nello stesso reparto di mia moglie. Sapete, la mia signora si è rifatta la scatola vocale e.. ah-ehm” non stava mentendo, il suo tono di voce era fermo, per quanto si stesse perdendo in chiacchiere che agli esecutori non interessavano “il suo guardiano è rimasto indietro a fronteggiare quei pazzi furiosi mentre noi ci siamo rifugiati all’interno del caveau, ma li a parte i medicinali non ci sono viveri e quindi… m-mi sono offerto volontario per cercare qualcosina per mia moglie e gli altri”

Era viva… per Primus, era viva! E per quel piccolo miracolo non sapeva se ringraziare i divini – semmai fossero veramente esistiti, e di questo Tarn non ne era mai stato certo. Si definiva un agnostico su certi temi – oppure la semplice fortuna del caso che un branco di squilibrati non avesse preso anche Natah come gioco al massacro. La ragazza aveva scelto un brutto momento per farsi un ritocchino alle corde vocali… ma se non era per capriccio estetico forse c’era la volontà di non farsi trovare da nessuno? Se conosceva la reputazione della DJD anche solo di striscio poteva pure essere logico che cercasse nell’anonimato una via di fuga da loro, o dagli individui disgustosi che si erano appropriati di quel posto.

E proprio di tali individui parve interessarsi Helex, che ora si stava occupando di ispezionare la sala data la noia che gli aveva procurato quella conversazione, facendo una domanda ben precisa allo sfinito minicon.

“Hai detto che questi tizi vi stavano dando la caccia… a parte l’aspetto orrendo hanno detto qualcosa di interessante?”

Puntò il proprio fucile contro il soffitto di materiale fragile divelto da qualcosa che non sembrava essere un colpo di fucile – troppo grosso per esserlo – spingendo un distributore di bevande il più vicino possibile al foro per poterlo sfruttare come gradino e scrutare dunque il sottotetto pieno di cavi e tubature.

Il minicon parve momentaneamente pensarci su, massaggiandosi il mento con una mano, prima di ricordarsi qualcosa di singolare.

“alcuni di loro citavano delle litanie simili a quelle che i chierici pronunciano per ingraziarsi Primus… l-lo facevano anche mentre uccidevano le persone! Mentre altri…”

 

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Sotto la maschera di energia che caratterizzava a sua monolitica figura, Tesarus arrivò a sgranare i suoi sei sensori ottici davanti alla scena grottesca e raccapricciante che a suo malgrado si ritrovò ad osservare oltre quel muro di casse.

C’erano esattamente due individui a terra, di cui uno totalente offline e a pancia in giù – senza testa e riverso in una pozza di olio scuro ed energon violaceo – mentre un altro, ridotto ad un cadavere ambulante da tanto che era malridotto, era intento a continuare a pugnalare la vittima esamine alla schiena con una forza tale da separarne il busto dalle gambe. Tra scintille dovute all’attrito e morbidi cavi imbrattati di sudiciume nauseabondo.

Divorando di tanto in tanto quelle viscere metalliche che sporgevano come nastri insanguinati, facendo scricchiolare i pezzi più duri tra i denti metallici, borbottando di tanto in tanto frasi sconnesse di una preghiera blasfema. L’esecutore decepticon era sicuro di non aver mai visto nulla di così disgustoso e perverso nell’arco della sua lunga vita, nonostante nella sua videoteca personale avesse parecchi file riguardanti bondage e sadomaso – ma quelli erano feticci a scopo… prettamente personale – mentre qui aveva di fronte qualcosa che faceva sembrare il suo stesso mestiere roba da educande.

Dell’assalitore non riusciva neppure a capire se fosse un mech o una femme, la colorazione della sua carrozzeria era grigia e sporca, scrostata di ruggine a causa della scarsa igiene, e il suo aspetto generale era come se quell’individuo si fosse inferto per anni ferite contro la sua persona in un gioco masochista sconosciuto all’inquisitore decepticon.

“ma cosa cazzo…!”

Il grottesco toccò il culmine quando quella creatura priva di senno – con tutta probabilità sotto gli effetti di chissà quali potenti droghe – voltò la testa verso di lui con un sorriso a trentadue denti e due orbite completamente vuote ad osservarlo spiritato. Per un attimo quel particolare portò alla mente di Tess il suo collega di lavoro Kaon, ma la similitudine tra i due si concluse quando quel folle aprì la bocca in modo spropositato.

 

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“Mentre altri… gridavano e basta! Cos… Eeek!!”

Il tempismo perfetto con cui Zipper accentuò l’ultima parte del suo discorso concise con un suono agghiacciante proveniente da oltre le porte finestra della sala di ingresso. Un grido metallico – robotico e alieno come se generato da un computer – che corrispondeva ad un frenetico rincorrersi di codici binari atti ad alimentare menti malate e contorte da chissà quali droghe ignote.

Il grido inumano veniva dallo spazioporto, ma fu abbastanza potente da far tremare i vetri e vibrare le vettovaglie presenti sopra i mobili ancora intatti. Arrivando a costringere i presenti a portarsi momentaneamente le mani ai sensori acustici preda di un fastidio primordiale.

Poi così come era partito, cessò immediatamente. Portando Tarn ad aggiornarsi immediatamente sull’accaduto via comm-link, una volta che le sue orecchie cibernetiche smisero di ronzargli dal dolore.

“Nhh… Tess… a rapporto! Cosa è successo?!”

Dovette attendere diversi secondi di silenzio radio prima di sentire la voce cavernosa del proprio soldato. E il suo tono di voce, normalmente piatto e monotono, apparve a Tarn come sinceramente preoccupato.

“è successo che un pazzo furioso è sbucato da oltre le casse qui presenti e ha iniziato ad urlare come un matto! Urgh! Che schifo…” il lord inquisitore non poteva ancora saperlo, ma al momento Tesarus si stava pulendo le mani sporche di fluido craniale contro dei teli di stoffa che coprivano alcune casse del molo “ho staccato la testa a quello stronzo ma temo che i guai siano appena cominciati!”

Era una sensazione che avevano tutti lì – e persino il controllato Vos parve essere piuttosto nervoso nel trovarsi in quella che poteva essere una trappola per topi, arrivando a stringere con più sicurezza il proprio fucile – tanto da lasciare che fosse il minicon parlare con voce flebile e dare sfogo e forma ad un pensiero che ebbero tutti.

“Oh no… adesso arriveranno tutti qui…”

 

Quello che in principio fu silenzio divenne all’improvviso rumore. In primordio un brusio lontano, come echi in alta montagna, e poi solo in seguito suoni di passi sempre più frenetici che sembravano arrivare dal piano superiore – portando gli sventurati soldati a puntare i loro fucili verso l’alto – seguiti da altrettanti rumori molesti da quelli che erano i bui corridoi laterali che si affacciavano in quella malsana reception. Passi, calci, grida rauche e parole sconnesse… il tutto amplificato dall’eco di quelle grandi sale che avevano visto giorni migliori. L’unico che ebbe il coraggio di parlare, pur tenendo puntando i propri cannoni a fusione ancorati al braccio destro, fu lo stesso leader di quel drappello di uomini sempre più tesi.

“Tess… rientra nella nave e chiuditi la porta alle spalle”

“cosa?? Ma voi…?”

“è-un-ordine!” invece di urlare quelle parole furiose le pronunciò in un labile sussurro, tanto da riuscire a sentire via radio il proprio demolitore grugnire di dolore “chiudetevi nella nave e aprite solo quando torneremo! Voi invece” e qui si riferì al resto dei suoi uomini presenti in sala “verso le scale! Muov-”

 

“e infine l’altissimo dirà: arriverà la notte e avrà i tuoi occhi!”

 

Troppo tardi.

Ovunque in quel buio opprimente incominciarono a farsi strada sensori ottici dal colorito malato o, alle volte, completamente assente in quanto alcuni volti mancavano di uno o di entrambi gli occhi. I sorrisi di quelle facce spiritate – sussurranti parole spesso incomprensibili persino ad un cultore delle lingue arcaiche come Vos, o per un uomo attento come Tarn – incorniciavano un quadro malato dato il loro aspetto tutt’altro che rassicurante che sorgeva da quelle tenebre spezzate solo dai faretti dei fucili dei soldati. Ad alcuni mancavano pezzi di armatura mostrando l’endoscheletro interno, altri anche un arto, mentre altri ancora erano così sporchi di lordura da dare l’idea che sudassero quello schifo nero dalle pieghe delle loro armature.

“Tarn… credo che questi siano mortiliani! Cultisti di un dio cieco e idiota che…”

“Lo so cosa sono, Vos!” in quel momento avrebbe ben volentieri preferito sussurrare ai suoi uomini ordini di ritirata, ma sapeva che li avrebbe uccisi al posto di quegli invasati che aveva di fronte. Maledicendosi, nel mentre, di non aver intuito subito cosa avesse potuto causare tutta quella catastrofe, concentrato com’era a trovare quella sciagurata ragazza da tralasciare certi particolari “avviciniamoci alle scale e continuate a puntare i vostri fucili contro di loro! Sembra che la luce dia fast-”

Lo strillo acuto e inumano che partì dal mezzo di quella calca che li circondava – simile a quello che aveva preceduto la loro venuta pochi minuti prima – interruppe gli ordini di Tarn e portò il resto di quei cybertroiani a sorridere con maggior malizia e follia. Scattando con una agilità e velocità incredibili nonostante il loro aspetto emaciato e malridotto, ridendo come sciagurati, non lasciando praticamente il tempo a quei drappello di soldati di premere sui grilletti dei rispettivi fucili.

Se Tarn voleva anche solo avere un minimo di sopravvivenza in quella situazione allora lui e i suoi uomini dovevano contemplare la fuga.

 

[…]

 

Nella Paceful Tyranny la tensione era per forza di cose palpabile. Il resoconto offerto dal gigantesco Tesarus non venne accolto favorevolmente dal resto della squadra presente sul ponte di comando, in primis Nickel che voleva vederci chiaro il prima possibile. Il grido acuto lo aveva sentito pure lei, nonostante fosse ben protetta dalle spesse pareti dello scafo, tanto da farle abbandonare l’infermeria per cercare di capire cosa stesse succedendo li fuori. Ma ciò che aveva visto una volta raggiunto l’hangar di carico era solo un demolitore intento a chiudere in fretta e furia le porte di ingresso così come gli aveva ordinato di fare Tarn.

“non c’è modo di connettersi via comm-link con gli altri? Perché ora non rispondono??”

La preoccupazione dell’energica minicon si era amplificata dalla seconda sequenza di strilli meccanici e acuti – roba che aveva fatto vibrare per un momento la strumentazione della nave, dando prova di un attacco elettromagnetico – e da allora, da dopo la breve conversazione con Tess, sembrava che al momento non fosse possibile raggiungere la squadra di ricognizione.

“senti, sto cercando di fare del mio meglio qui!” il tono con cui Kaon si rivolse alla compagna di squadra rasentava la maleducazione, nel mentre che premeva tasti su tasti sulla console delle comunicazioni “ma quello che è successo – quella specie di “grido” – sembra aver sfasato i sistemi di comunicazione e sto facendo per questo un reset ma… credo di potermi connettere ai visori di Tarn a remoto”

“non sarebbe come violare la sua privacy?”

La perplessità di Tesarus era legittima, ma quello era uno di quei casi eccezionali in cui determinate cose potevano essere messe da parte per un bene più comune. Cosa che gli ricordò anche il tecnico decepticon, mentre riusciva a mostrare le prime immagini tremolanti provenienti dalla maschera di Tarn grazie ad un hakeraggio senza eguali.

“normalmente si, ma questa non è una situazione normale, da quel che potete vedere e… oh merda

Il loro leader, assieme al resto della squadra, era intento a darsi alla fuga in un ambiente semi buio da quelli che sembravano essere degli zombie affamati di energon puro. Le parole letteralmente morirono in bocca a Kaon, nell’atto di osservare i suoi colleghi di lavoro farsi strada in quell’inferno di volti devastati da ferite autoinflitte e follia procurata da chissà quali sostanze tossiche e fanatismo religioso. Alcuni individui mostravano una verniciatura ormai sverniciata e irriconoscibile, altri invece erano stati “iniziati” da poco… dando dimostrazione che la caccia di quei cultisti aveva dato buoni frutti.

Ora capiva perché le comunicazioni si erano repentinamente interrotte nel giro di ventiquattro ore, intuendo che parte di quella feccia doveva essere arrivata anche lei in incognito come tutti gli altri pazienti, spacciandosi per bisognosi in cerca di cure piuttosto che di adepti da convertire.

“Tu… sai chi sono quegli individui, Kaon?!”

La preoccupazione di Nickel per la sorte del suo leader e del resto della squadra era palpabile, ma vedere il tecnico di bordo così cupo di fronte a quelle immagini sgranate la rendeva ancora più inquieta.

“si… so chi sono” fece funereo lui, non riuscendo a distogliere l’attenzione da quei volti folli e contorti “sono seguaci del dio Mortilus… e l’unica cosa che posso consigliarvi è di armare le torrette esterne della nave ed aspettare che i nostri tornino da li sani e salvi!”

Ma quando sarebbe avvenuto ciò?

  
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