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Autore: pampa98    21/03/2020    3 recensioni
Post-season8. Brienne ripensa ai momenti passati con Jaime.
Avevano così tanti ricordi insieme, alcuni belli e altri brutti, ma erano tutti ugualmente importanti per lei. Jaime era diventato una parte di lei e rinunciarvi avrebbe significato rinunciare agli ultimi anni della sua vita, quelli che le avevano portato più gioia e forza di sempre.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MEMORIES





 
La sera era il momento della giornata che preferiva. Dopo aver concluso i suoi doveri di Guardia Reale poteva ritirarsi negli alloggi del Lord – o Lady – Comandante, quelli che un tempo erano stati i suoi alloggi, e restare sola con i suoi pensieri e i suoi ricordi.
Come sempre si tolse l’armatura bianca, che ripose con cura accanto a quella blu, inutilizzata da mesi ormai. Probabilmente non l’avrebbe indossata mai più. Probabilmente avrebbe dovuto sbarazzarsene. Quando Sansa le aveva chiesto di restare al fianco di suo fratello nella capitale, Brienne aveva preso in considerazione quell’ipotesi, ma subito l’aveva scartata.
Quell’oggetto rappresentava una parte di lei, una parte troppo importante e grande per potersene disfare come se non contasse niente.
Quell’armatura le era stata donata per compiere una missione importante, missione in cui, alla fine, aveva avuto successo. L’aveva indossata quando era stata nominata cavaliere, vedendo il suo più grande sogno divenire realtà. Era anche grazie a lei se era sopravvissuta alla Lunga Notte, lei che l’aveva protetta da fendenti che sarebbero potuti esserle fatali.
Era l’armatura che Jaime aveva creato per lei.
Si sedette sul letto con Giuramento in mano e cominciò ad affilarne la lama. Non che fosse necessario, ma era ormai diventata una sua routine.
Le piaceva tenere tra le mani quell’arma, sentire il leone dorato sotto i suoi polpastrelli e ricordare. Ricordare un tempo in cui quella spada aveva avuto una gemella, un’alleata. Un’amante.
La portava sempre con sé, ma non aveva mai modo di usarla. Né per difendere il re, e di questo ne era felice, né per allenarsi con Podrick o qualche altro confratello. Era una cosa che le mancava molto: sentire il suo braccio fondersi con la lama, diventando un tutt’uno e affrontare un avversario, danzare con lui mentre intorno a loro regnava il silenzio.


 
Giuramento e Lamento di Vedova si scontrarono, ancora e ancora, mentre i loro padroni si divertivano nel tentativo di disarmare l’altro.
«Sei troppo concentrata, mia signora.»
«E tu troppo distratto.»
Ma si rivelò essere lei quella disattenta. Tentò un affondo verso la gamba sinistra di Jaime, ma lui intercettò il colpo, bloccando Giuramento a terra e avvicinandosi a lei, fino a quando i loro volti non furono che a pochi centimetri di distanza.
«Scusa, cosa stavi dicendo?» le chiese con quel suo sorrisetto allo stesso tempo fastidioso ed eccitante.
Brienne cercò di liberarsi, ma Jaime si sporse verso di lei, annullando la distanza tra i loro volti. Si baciavano sempre dopo un allenamento, sulla bocca in pubblico e in altre parti in privato. Lei non voleva nascondersi, né lo voleva Jaime: non ne avevano bisogno dopotutto.
Ricambiò il bacio, portando la mano libera dietro il suo collo. I capelli gli erano cresciuti in quelle ultime settimane e lei adorava passare le dita tra quei fili che stavano lentamente virando al grigio. Era talmente persa nelle sue labbra che si accorse troppo tardi di aver perso la presa sulla spada, mentre Lamento di Vedova si trovava adesso puntata contro il suo collo.
«Jaime!»
«Cosa?» chiese lui, con la sua miglior espressione stupita. «Hai perso, donzella. Un vero cavaliere sa accettare la sconfitta.»
Brienne lo guardò in cagnesco.
«Hai barato» gli fece notare. «Un vero cavaliere non bara.»
«Sarebbe barare baciare la mia compagna?»
Brienne arrossì: sentirlo riferirsi a lei in quel modo la imbarazzava ancora.
«Sì, se stai duellando con lei.»
Si chinò per riprendere Giuramento e sentì Jaime che le passava un braccio intorno alla vita.
«Non è colpa mia se ti sei distratta» disse Jaime.
Brienne sbuffò.
«Fallo di nuovo, ser, e non sarà colpa mia se morirai congelato quando dovrai dormire fuori dal castello.»
Jaime rise, per niente preoccupato della minaccia. Una parte di lei avrebbe voluto cacciarlo dalla sua –
loro – camera davvero, per fargli sapere che non scherzava. Un’altra però avrebbe sofferto troppo al pensiero che Jaime stesse male, perciò decise che avrebbe trovato un altro modo per vendicarsi.
«È dunque una tua abitudine distrarre i tuoi avversari con un bacio?» gli chiese, mentre rientravano.
«No. Lo faccio solo con le donzelle che mi piacciono.»
Brienne cercò di non sorridere per quell’affermazione.
«Quindi potrei farlo anch’io con i cavalieri che mi piacciono?»
Jaime le sorrise, fermandosi di fronte a lei. «Devi, Ser Brienne.»
Questa volta fu il suo turno di sorridergli.
«Allora è un peccato che Tormund se ne sia andato, sarebbe stato bello potersi allenare con lui.»
L’espressione di Jaime mutò in un secondo, mentre il sorriso di Brienne andò ad allargarsi.
«Ritiralo.»
«Perché?»
Jaime la bloccò contro il muro, catturandole le labbra tra le sue, fameliche, possessive. La strinse a sé e Brienne sentì il suo corpo teso contro il proprio, mentre esplorava la sua bocca, intenzionato a farle dimenticare chiunque non fosse lui.
Quando si separarono Brienne aveva il fiatone e i capelli di Jaime erano completamente spettinati.
«Tanto per chiarire» disse lui, non appena ebbe ripreso fiato. «C’è una sola donzella che mi piace.»
«E c’è un solo cavaliere che piace a me.»
Jaime le sorrise, soddisfatto di quella risposta. Le diede un altro bacio a fior di labbra e la convinse ad andare con lui, facendole nuovamente fare tardi ai suoi doveri.

 
Brienne sorrise ripensando a quel giorno e ai tanti altri simili che aveva vissuto a Grande Inverno. Le erano sembrati un bellissimo sogno ed era infatti ciò che era stato: un sogno, con una piccola parte di realtà, da cui un giorno era stata costretta a svegliarsi.
Le ultime parole che Jaime le aveva rivolto erano ancora impresse nella sua mente, così come l’evidente disprezzo con cui le aveva pronunciate.
“Lei è spregevole e lo sono anch’io.”
Tuttavia, dopo che il dolore e la rabbia per ciò che aveva fatto erano scemati, Brienne aveva deciso di non focalizzarsi solo su quel momento. Avevano così tanti ricordi insieme, alcuni belli e altri brutti, ma erano tutti ugualmente importanti per lei. Jaime era diventato una parte di lei e rinunciarvi avrebbe significato rinunciare agli ultimi anni della sua vita, quelli che le avevano portato più gioia e forza di sempre.
Jaime l’aveva insultata, attaccata, protetta, salvata, aiutata. L’aveva fatta innamorare di lui, di un amore che non si cancella in un giorno e, forse, nemmeno in una vita intera.
Brienne sapeva che non avrebbe mai più amato qualcuno come aveva fatto con Jaime. Un amore così intenso e così puro, che l’aveva consumata e riempita. Aveva avuto un mese per stare con lui e quel tempo, quel poco tempo che avevano avuto, non lo avrebbe barattato per tutto l’oro del mondo.
Perché in quelle settimane, in quei giorni, Jaime era stato suo e lei era stata sua. Si erano amati, avevano riso, sofferto, vissuto insieme. Avevano vissuto momenti ed emozioni che Brienne non aveva nemmeno mai osato sognare.
Lo aveva amato con tutta se stessa e Jaime aveva fatto lo stesso.
Entrambi si erano accettati per ciò che erano e avevano cercato di far capire all’altro quanto fossero unici, speciali e meravigliosi.
Con lei, Jaime ci era riuscito.
Con lui, Brienne aveva fallito.
Quello era il suo unico rimpianto. Jaime non aveva voluto credere di essere più dello Sterminatore di Re e dello spergiuro che tutti disprezzavano. Aveva creduto di meritare la morte e le aveva cavalcato incontro.
L’unica cosa che Brienne aveva potuto fare per lui era stata completare la sua pagina sul Libro Bianco, parlando delle sue gesta e del cavaliere che era stato. Dopo la sua partenza aveva raccontato a Sansa la verità sulla morte del Re Folle e, in seguito, aveva provato a fare lo stesso anche con Bran, il quale però la conosceva già.
Non era suo compito divulgare quella storia, ma qualcuno doveva sapere. Sapere che dietro colui che tutti credevano un mostro c’era un cavaliere coraggioso, gentile e onorevole. Una persona con pregi e difetti, come tutti loro.
E Brienne sperava, in fondo al suo cuore, che un giorno, ovunque fosse, Jaime avrebbe capito di essere stato un brav’uomo.
 
 
   
 
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