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Autore: _Robertino_    21/03/2020    0 recensioni
Anna e Marco, l'adolescenza, i giorni e le emozioni condivise. Tutto questo in un intreccio di avvenimenti in un percorso di crescita dei due protagonisti tra scuola e vita quotidiana.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Primo giorno di scuola, centinaia di zaini e teste vagavano nel grande atrio dell’istituto, chi alla ricerca dell’aula chi di un compagno. L’estate è ancora nell’aria e la voglia di sbattere la faccia su i libri, per questi adolescenti, sembra non esserci ancora. Appoggiato a una colonna, c’è Marco. Altezza media, capelli corvini coperti da un cappello a visiera larga con sopra un paio di occhiali da sole. Viso e corporatura magri, occhi castani. Addosso la prima felpa trovata sulla sedia di prima mattina e indossata giusto per attutire l’aria frizzante delle prime ore. Un paio di jeans strappati e con il risvoltino.  Guarda quel via vai con aria assente. Ragazzini del primo anno che vagano alla scoperta e ignari di quello che li attenderà in quegli anni. Marco lo sa, Marco non è un “primino”. Marco ripete il 3° anno. Un anno pieno di cambiamenti ma soprattutto pieno di distrazioni.
Tra tutto quel via vai lo sguardo di Marco è abbastanza allenato; tra le centinaia di teste, riconosce la sua distrazione numero due: Anna. Si numero due perché la n° 1 è lo scooter con cui arriva a scuola ed è stato compagno di tutte le sue assenze e dei pomeriggi fuori dai libri, anche per far colpo su Anna.
Anna alta, capelli castani occhi grandi azzurri e occhialoni da vista altrettanto grandi, più per moda che per necessità. Anna quella sempre apposto, a scuola e fuori, quella vestita sempre con jeans e golfino. Anna quella non per cosi dire “secchiona” ma una che si poteva permettere di non rimanere affogata sui libri per ogni compito o interrogazione. E con quel ritmo era arrivata al quarto anno. Cosa che avrebbe dovuto fare invece Marco ma che era più preso dallo scooter e da Anna che dalle formule, dai calcoli, dalla storia e dagli autori.
Anna era per Marco un pensiero continuo e quella mattina, da quella colonna, dopo averla rivista quel pensiero, tornò vivo:
“Ma tu guarda questa, l’anno scorso per fargli spiccicare due parole, ho dovuto approfittare delle sue compagne che facevano il filo a me (che tra l’altro nemmeno mi interessavano) e quest’anno tiene su quasi un comizio e non solo parla con le sue amiche, ma attacca bottone anche con la parte maschile...se così è quest’anno mi metto in mezzo” . Pensare questa cosa e muoversi in direzione di Anna e di quel capannello che si era formato fu un tutt’uno. Arrivato quasi alla soglia di quel gruppetto, disse:
- “Ciao Anna!” - Anna restò ferma e guardò Marco quasi senza espressione.
- “Ah... ciao... cosa farai quest’anno continuerai a scorrazzare con quella ferraglia con la sella o ce la farai a stare qui dentro?” – Marco sorrise. - “Quest’anno mi dovrò dar da fare se voglio che quella ferraglia, come la chiami tu, rimanga con me. Tocca studiare.”
- “ E scommetto che vuoi il mio aiuto...”  - Marco strinse le spalle ma non voleva far notare quel momento di debolezza: -“ Beh se la metti cosi...mica mi tiro indietro. Accetto! E poi tu quelle cose le hai già fatte..le sai!”
- “Dobbiamo vedere se accetto io...”
In quel momento la prima campanella suonò e come formiche tutti entrarono nelle aule. Anche Marco lo fece ma appena prese la matita per scrivere l’orario di quell’anno scolastico spostò la mano sul banco e sul piano di formica scrisse “You&Me”. La distrazione numero due anche per quest’anno regnava incontrastata in testa a Marco. Passarono le ore e in quei venti minuti di ricreazione Marco aveva una sola missione: fermare Anna nei corridoi e non solo convincerla a farsi aiutare durante l’anno ma poterla far salire almeno una volta su quella ferraglia con la sella.
Risoluto percorreva il lungo corridoio. Eccola Anna, nel senso opposto sempre accompagnata dalla compagna di banco, come due carabinieri.
- “Anna!”
- “ Che cosa vuoi ancora?” disse con una smorfia d’insolenza.
- “Quello che ti ho detto prima è vero, se quest’anno, nel primo quadrimestre, avrò un solo cinque, i miei metteranno il lucchetto allo scooter... Me la dai una mano?”.
- “No!”
- “E va bene... non è solo questo, sarò sincero: ti va di uscire?”Anna rimase in silenzio e con una spinta verso l’esterno fece cenno alla compagna di proseguire. Marco pensò all’ennesimo fiasco: due su due in due anni! Pochi minuti prima di rientrare s’incrociarono nuovamente e Anna in tono secco disse “Alle 17 in piazzetta e...portati quella ferraglia”

A Marco non parve vero. Sospirò profondamente e nella sua testa cominciarono i vari film di quella che già assaporava come un pomeriggio straordinario. Tornò a casa. Si chiuse in camera e dalle quattordici alle quindici ci fu un’accurata scelta del vestiario, degli accessori. Alle 15:30 scese in cortile e tirò a lucido lo scooter, rabboccò la benzina e attese impaziente le 17. In quell’ora e mezzo che lo separava da Anna immaginò di tutto. L’avrebbe portata sicuramente in giro con lo scooter e poi si sarebbero fermati in un angolo della città per scambiare quelle chiacchiere che in un anno, a pochi banchi di distanza non erano riusciti a scambiare, nemmeno a ricreazione. Non voleva intontirla ma solo conoscerla e farsi conoscere meglio. Avrebbero ripreso lo scooter e più per soffocare le sue farfalle nello stomaco che sorreggere la salute di Anna cosi gracile, le avrebbe offerto uno degli ultimi gelati prima che sparissero dai banconi e le gelaterie si trasformassero in timidi bar che sfornano cornetti e cioccolate calde. Per quello, ne era sicuro c’era altro tempo, aveva e voleva sicuramente altro tempo con Anna. Alle 16 e 30 ormai impaziente si precipitò in piazzetta. Vuota, solo qualche bimbo dava calci ad un pallone contro il muro di un vecchio rudere. Anna si faceva desiderare. Marco cominciava diventare impaziente, per sbollire un po’ scese dallo scooter, il pallone gli arrivò tra i piedi, lo colpì mentre nella sua testa, pensando ad Anna ripeteva... You and Me...
 
   
 
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