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Autore: Mentos E CocaCola    21/03/2020    1 recensioni
La valle di Moonacre è sotto il dominio dei De Noir.
I Merryweather sono solo un'umile famiglia di contadini, sempre indietro con i pagamenti, ma chi non paga è obbligato ad abbandonare la propria casa per servire i De Noir nella loro Rocca.
Questo è il destino di Maria Merryweather...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maria Merryweather, Robin De Noir
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Loveday spronava il cavallo lungo la strada di terra battuta, il carretto sobbalzava pericolosamente ad ogni ciottolo che finiva sotto la ruota, ma questo non le importava.
Le era balenata in mente un’idea e la sua mente correva veloce, più veloce di quel cavallo che non riusciva a stare al passo con la sua mente.
-Yah yah- urlava sentendo dentro al cuore finalmente un senso di speranza e di liberazione, che non sentiva da tanto tempo.
Doveva assolutamente riferire a Degweed il suo piano, con la speranza che l’avrebbe accolto.
Si era dimostrato molto leale nei confronti di Maria ed era sicura che quell’uomo le voleva bene.
Tirò le redini con forza, provocando un nitrito di frustrazione di Atlas, il cavallo di Benjamin, una volta arrivata davanti alla bottega del falegname.
Degweed si precipitò fuori, allarmato dal rumore assordante degli zoccoli sulla strada e sbiancò quando riconobbe la donna.
-Signorina Loveday…cosa ci fate voi qui?- chiese tutto trafelato, inchinandosi più volte.
Loveday si guardò intorno accertandosi che non ci fosse nessuno, poggiò una mano sul braccio del falegname e sorrise.
-Dovrei parlarvi in privato, è molto urgente… riguarda Maria- spiegò, notando lo sguardo confuso del falegname, che appena sentì il nome della piccola Merryweather si ricompose e la invitò ad entrare nella piccola bottega.
-Mi scuso per il disordine…-
-State tranquillo, signor Degweed, ho avuto modo di sperimentare la vita di campagna. Mi hanno cacciata dalla Rocca e Maria mi ha dato le chiavi di casa sua per abitarvi-
Degweed restò a bocca aperta.
-Ecco perché Benjamin è stato liberato così improvvisamente, è stato merito vostro.-
Loveday annuì sorridendo.
-Sa chi siete?- domandò lui a bruciapelo.
Loveday non si sarebbe mai abituata all’ingenua schiettezza dei contadini, i nobili facevano grandi giri di subdole parole per ammaliare e confondere.
-No, sono stata una vigliacca lo ammetto. Avevo paura che non appena avesse sentito il mio cognome mi avrebbe cacciata…- sussurrò con la testa bassa per la vergogna – Mi faccio chiamare Alice. A proposito ho portato l’aratro del signor Merryweather, è da aggiustare.-
Degweed la studiò per un attimo.
-E per quanto riguarda Maria? Da come ho sentito dagli zoccoli e dal rumore del carretto, avevate abbastanza fretta di arrivare fin qui- disse sorridendo divertito.
La donna rise.
-Sì, mi è venuta un’idea per liberare Maria. Ero l’unica a proteggerla là dentro e temo che se non la tiriamo fuori al più presto le succederà qualcosa… già mio fratello le aveva messo gli occhi addosso e non è un buon segno… Maria è una ragazza fin troppo carina per restare senza protezione in un castello pieno di nobili arroganti d egoisti.-
L’uomo abbassò lo sguardo ed annuì, non voleva neanche pensare a quello che potevano fare a quella povera ragazza.
-Ma come possiamo fare? Anche recapitare un messaggio sarebbe impossibile, figurarsi farla evadere…-
-Per questo abbiamo bisogno di un aiuto dall’interno, non voglio mandare voi, vi hanno già visto ed io per forza di cose non posso andare… ma sicuramente voi conoscete qualcuno molto bene, di cui vi fidate ciecamente. So che è un rischio, non voglio mentire, ma potremmo far evadere sia Maria sia chi entrerà nel Castello-
Il falegname si accarezzò più volte la testa pelata, come se volesse aiutarla a riflettere su quel piano fin troppo rischioso per i suoi gusti.
-Credo che sia la cosa migliore… ne parlerò a mia moglie, anche lei è molto affezionata alla piccola Maria, era la maestra del villaggio, prima che fosse troppo stanca e lasciasse il posto ad una donna più giovane ed energica. Mia moglie si chiama Diane Heliotrope.-
Loveday saltò dalla gioia e corse ad abbracciare Degweed che arrossì fino all’ultimo capello.
-Perfetto! Quando tornerò a prendere l’aratro ne parleremo meglio! Grazie Degweed, siete un vero amico!-
 
Coeur De Noir se ne stava appoggiato al camino accesso, intento a guardare le fiamme che scoppiettavano vivaci.
Robin se ne stava immobile dietro di lui, in attesa che suo padre parlasse. Era un uomo irascibile e quando qualcuno interrompeva il suo flusso di pensieri aveva delle reazioni esagerate.
-Quindi…- disse finalmente, interrompendo quel lungo silenzio -ti sei affezionato alla debitrice.-
Alzò una mano per zittire il ragazzo, che aveva appena aperto bocca per giustificarsi.
-Devo ammettere, figlio mio, che hai veramente buon gusto in fatto di donne- disse ironico -Una contadina, per di più debitrice e con un carattere sovversivo e ribelle. È molto graziosa, lo devo ammettere, ma non puoi perdere la testa per una così. Non potrai mai averla al tuo fianco. Sarai il prossimo Coeur De Noir, il cuore, il fulcro del nostro Clan e non permetterò, finchè mi entrerà aria nei polmoni, che il nostro sangue venga insozzato da quello di un Merryweather.-
Robin aggrottò le sopracciglia e digrignò i denti per la rabbia.
-Lei non sa nulla, padre. Non sa cosa vuol dire essere una Merryweather e non ho perso la testa per lei. Tante donne vanno e vengono dal tuo letto e nessuna di loro ha sangue blu nelle vene, ed ora se nel mio letto ne trovi una mi fai la predica?-
Coeur De Noir si voltò di scatto con uno sguardo altezzoso, squadrandolo dall’alto in basso.
-Con nessuna di loro ho organizzato una caccia, non ho difeso nessuna di loro dalle voglie di qualche nobile, a nessuna di loro ho offerto un posto nel mio letto perché non riusciva a dormire, a nessuna di loro ho permesso di dormire al mio fianco. Vuoi che continui?- chiese con il suo solito sarcasmo.
Robin boccheggiò un paio di volte. Non immaginava certo che suo padre sapesse così tante cose.
Ora aveva avuto la conferma a quel dubbio che da tempo aveva in testa, suo padre lo faceva controllare da qualcuno.
-Sto solo giocando con lei- mentì Robin – E comunque credimi, non vuole sedurmi, anzi… vuole solo essere lasciata in pace ed andarsene da qui il prima possibile-
-Ah sì?- rise il padre -Suo zio dovrà spezzarsi la schiena per farla uscire di qua, è quello che ha più difficoltà a pagare la tassa annuale. Comunque tornando al nostro discorso, ti ci puoi divertire, puoi farci quello che vuoi, ma dammi retta, non ti ci affezionare e se ormai è troppo tardi, oltre a lei avvicinati anche a qualcun’altra.-
Robin si mosse lievemente a disagio. Sentì un brivido lungo la schiena quando realizzò che in quel momento non gli interessava nessun’altra, oltre Maria.
-Zelda per esempio, è molto bella, anche più della debitrice e sempre molto disponibile per una razione in più di cibo, o Tiria, basta prometterle che non laverà i panni il giorno seguente… e ha il seno più bello che abbia mai visto.-
-Sì, lo so- tagliò corto Robin, non vedeva l’ora di finire quel discorso. Cercò di trattenere l’espressione di disgusto, sentir parlare suo padre di donne più giovani di lui di quasi quarant’anni, che si rendevano disponibili per migliorare le proprie condizioni di vita gli faceva salire il vomito e la nausea peggiorava realizzando che anche lui in passato le aveva convinte così, promettendo sempre qualcosa. Maria aveva ragione: i nobili erano egoisti, capricciosi e ritenevano i servi immondizia.
-Ho capito il discorso, mi allontanerò da lei. Voglio solo che il tuo informatore non dica a nessuno che Maria ha passato una notte nelle mie stanze. Le altre serve la lincerebbero. - disse con un groppo in gola, che cercò di mandare giù deglutendo più volte.
Couer De Noir fece un leggero cenno affermativo con la testa. Conosceva bene le dinamiche interne della Rocca.
Robin fece un leggero inchino con la testa e poi uscì in fretta dalla stanza, sbattendo la porta. Doveva allontanarsi da Maria e doveva farlo alla svelta, non poteva sopportare l’idea che si sarebbe venduta per un medicinale troppo costoso o per un po' di riposo. Appoggiò la testa alla parete dietro di sé e sospirò.
-Cosa ha detto?- chiese una vocina accanto a lui leggermente titubante.
Robin aprì gli occhi e tirò su la testa e vide proprio lei, che teneva un secchio d’acqua in una mano e uno scopettone nell’altra. Aveva un fazzoletto nero in testa per tirare indietro i lunghi capelli rossi che l’avrebbero solo infastidita mentre lavorava.
-Ha detto che non dirà nulla. Sicuramente ha un informatore, neanche io ne ero a conoscenza, è così che ha saputo- disse freddamente, con lo sguardo da un’altra parte.
Maria sospirò un po' più sollevata, anche se non riusciva a capire cosa gli fosse preso così all’improvviso.
Dubitava che fosse per averlo rifiutato, in fondo che cosa si aspettava? Che lei gli dicesse di sì? Era solo una serva e lui un principe, si doveva rinsavire e rendersi conto che l’amore che lui nutriva per lei non sarebbe mai stato possibile. Un giorno o l’altro sarebbe arrivata alla Rocca una donna di una nobile casata e lui sarebbe stato costretto a sposarla. Ma Maria sapeva che Robin non era uno sprovveduto, sapeva meglio di lei cosa lo aspettava.
-Va…va tutto bene?- chiese lei, cercando di non sembrare interessata.
Robin la guardò per un attimo e a Maria sembrò di vedere per un attimo una nota di malinconia nei suoi occhi.
-Sì, puoi tornare a lavorare- disse duramente staccandosi dalla parete per poi allontanarsi senza neanche salutarla.
Maria abbassò lo sguardo… forse le altre serve avevano ragione quando dicevano che portava sfortuna, tutti quelli che si avvicinavano a lei erano destinati a diventare infelici, primi tra tutti i suoi genitori che erano morti di spagnola a pochi giorni l’uno dall’altro e lei non aveva neanche potuto salutarli, perché per non essere contagiata era stata mandata a vivere a Moonacre da suo zio.
Dopo di loro la sfortuna aveva colto suo zio, poi Loveday ed ora Robin, che dal suo sguardo sembrava essersi quasi spento.
Chi sarebbe stato il prossimo?
E Maria si ritrovò a sperare di essere proprio lei, forse così la dea bendata si sarebbe rifatta di nuovo viva.
I suoi tristi pensieri vennero interrotti da un’ espressione di sorpresa, si voltò e rimase a bocca aperta. Lasciò cadere il secchio e lo scopettone e si mise a correre per raggiungere la sua ormai unica fonte di salvezza dentro il castello.
Sorrise sentendosi stringere da quelle braccia, che in quel momento le sembravano l’unica cosa che le impediva di cadere in un baratro nero di disperazione.
-Che ci fai qui, Ben?- chiese tra le lacrime di gioia -Come sta la Signorina Heliotrope?-
Il ragazzo rise.
-Mia madre sta bene, anche Degweed e…- sussurrò avvicinandosi all’orecchio della ragazza- anche Loveday. Doveva venire mia madre, ma era troppo rischioso, così sono venuto io-
Maria lo guardò perplessa.
-Mi sono offerto di lavorare alla Rocca- spiegò lui con un mezzo sorriso e incrociando le braccia sul petto.
-Per farti evadere Maria-

CIAO A TUTTI, ECCO UN NUOVO CAPITOLO! SPERO CHE VI PIACCIA!
 
  
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