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Autore: NyxTNeko    22/03/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Parigi, 5 aprile

Le ostilità tra i vandeani e i repubblicani erano riprese senza esclusione di colpi, i primi si stavano dimostrando caparbi, decisi nel voler ribadire le loro posizioni e idee,  spinti sempre più dagli ecclesiastici, che speravano di poter riottenere i loro privilegi, certi dell'appoggio papale alla loro causa.

La loro organizzazione, inoltre, era migliorata notevolmente, grazie soprattutto agli ufficiali preparati, che avevano deciso di schierarsi dalla loro parte. Come se non bastasse, l'esercito controrivoluzionario stava tenendo impegnati, specialmente al confine tra Francia e Paesi Bassi, i restanti soldati e comandanti francesi che non erano impegnati con i vandeani.

Il generale Dumouriez, schieratosi a favore dei Girondini, era stato incaricato di rioccupare i Paesi Bassi con soli 13.000 uomini, mal equipaggiati e demotivati. L'esito fu prevedibile: il suo misero esercito annientato totalmente dal principe Federico di Sassonia. Il generale francese capì che, se fosse tornato a Parigi, sarebbe stato visto come traditore, quasi nessuno lo avrebbe sostenuto, in quanto era mal visto dai Montagnardi, in particolare dai Giacobini, che stavano ottenendo consenso nella Convenzione.

Decise, perciò, di defezionare, passando alla coalizione anti-francese, contrattando con gli austriaci. Sperava, in questo modo, di ottenere un incarico prestigioso che non possedeva dai tempi di Valmy. Un simile atteggiamento causò lo sdegno nei Montagnardi, che chiesero a grande voce di sospenderlo dal comando. Quando, però, la delegazione incaricata a riferirgli la notizia giunse presso di lui, Dumouriez, forte del sostegno ricevuto dai controrivoluzionari, li fece arrestare, suscitando la reazione furibonda dei Giacobini. Misero all'angolo i Girondini, che da quel momento non avrebbero avuto più alcuna influenza.

Tuttavia, l'ex vincitore di Valmy non si perse d'animo e cercò di convincere gli uomini rimasti a marciare su Parigi - Non capite, soldati, questa è la nostra occasione per ottenere tutto quello che vogliamo, abbiamo anche gli austriaci dalla nostra parte, non ci vorrà molto ad occuparla!

I soldati, però, che non lo vedevano più come una guida, ma solamente come un traditore, un voltagabbana degli ideali rivoluzionari, e non ci pensarono due volte ad abbandonarlo - Eravate l'eroe di Valmy, ora siete solo un vile! - disse uno di quelli, amareggiato e deluso dalla sua ingratitudine.

- Sì, hai ragione - esordì un suo collega - Noi non collaboriamo con i vigliacchi!

- E soprattutto non voglio combattere contro i francesi - ribatté un altro al suo fianco. A poco, a poco, colui che aveva trionfato a Valmy, colui che era stato acclamato e amato per il suo coraggio e il suo miracolo, perché lo era, fu lasciato solo. Non gli rimase che la fuga in Austria, al fianco del Duca di Chartres, il diciottenne Luigi Filippo di Borbone-Orléans, cugino del defunto sovrano di Francia, con la rinnovata speranza di poter finalmente marciare sulla capitale.

6 aprile

In risposta ai gravi problemi che si stavano aggravando nella nazione, la Convenzione istituì il Comitato di Salute Pubblica, già proposto il 18 marzo, composto da nove membri, eletti mensilmente dagli stessi della Convenzione, che manteneva la Suprema autorità. L'approvazione finale delle decisioni spettava solo ad essi. I Girondini vennero totalmente esclusi dal Comitato appena creato, in quanto considerati moderati e realisti non solo dai Montagnardi, perfino dai Sanculotti.

Corte, 18 aprile

Quanto era accaduto in Francia stava ripercuotendosi sull'isola e sulla figura di Paoli, che si era schierato quasi completamente dalla parte degli inglesi. Questi ultimi si stavano dimostrando pazienti e affabili con lui, sapendo delle difficoltà presenti in quel calderone bollente che era la Corsica di quegli anni. Erano certi che, prima o poi, avrebbero avuto il controllo dell'isola e, di conseguenza, il dominio totale del Mediterraneo.

Il Patriota si era tenuto sempre aggiornato sulla situazione, inesorabilmente drammatica, dell'intero continente europeo - Ancora una volta la Francia scatena una guerra che non sa nemmeno controllare - emise innervosito l'anziano corso, consultando le carte su cui vi erano scritte le battaglie che stavano insanguinando l'Europa - Erano certi dei mezzi che avevano e invece si sono dimostrati più deboli di quanto si aspettassero - strinse le carte e le buttò sul tavolino - Questo è il momento giusto per staccarsi da loro e affidarci agli inglesi che si sono resi disponibili ad aiutarci per ottenere anche l'autonomia...

- Hai ragione, fratello - affermò Clemente, ascoltandolo attentamente, pronto a sostenerlo nella sua causa - É l'occasione che aspettavamo da tempo, ma non c'è più quell'unità di un tempo, che avrebbe permesso la riuscita del piano...

Pasquale si voltò leggermente e lo guardò in viso, era determinato, seppur cominciasse ad insinuarsi il dubbio, l'incertezza, nel cuore e sul viso. Strinse leggermente i pugni, rivolgendo lo sguardo verso la finestra accecante che rifletteva la potente luce del sole primaverile - I francesi hanno portato esclusivamente guai all'isola, da quando ci sono loro, le lotte tra fazioni sono aumentate a dismisura - distolse lentamente lo sguardo e prese a girovagare per la stanza, mentre il fratello lo seguiva con le iridi celesti, in silenzio, lasciando che proseguisse nel suo ragionamento - Se solo non ci fosse stata quella battaglia maledetta, ora saremmo indipendenti, non dovremmo nemmeno chiedere aiuto ai generosi inglesi, avremmo potuto creare un nostro esercito e combattere i nemici da soli - sospirò profondamente, fermandosi di scatto.

- Con i se e con i ma non si fa la storia, Pasquale - lo canzonò bonario il fratello, per poi tornare serio, poggiò i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani, aggiungendo - Purtroppo questa è la situazione, ed ora come ora, non possiamo sottrarci alla lotta, se vogliamo che la Corsica resti fondamentalmente libera, dobbiamo proseguire per la nostra strada

Pasquale annuì automatico, convinto delle parole di Clemente, se non ci fosse lui non saprebbe come fare nei momenti di crisi. Seppur avessero vissuto separati per tanto tempo, a causa del suo esilio in Inghilterra, il loro rapporto si era addirittura rafforzato - Temo sempre più i Buonaparte - ammise poi, quella famiglia stava diventando un'ossessione, allacciò le mani dietro la schiena - Il loro comportamento è improvvisamente mutato da quando c'è stata quella fallimentare spedizione in Sardegna

Il Babbu a Patria aveva previsto che i Buonaparte, specialmente l'ufficiale Napoleone, cambiassero atteggiamento nei loro confronti, in fondo aveva programmato quella spedizione proprio per 'autorizzare' il definitivo distacco dal loro clan. Si sarebbe aspettato una vendetta sanguinaria, alla maniera corsa, conoscendo il temperamento impulsivo e rancoroso del giovane tenente colonnello. Al contrario, escludendo qualche frecciatina da parte di Luciano, il secondogenito non aveva mostrato alcun risentimento, né aveva mosso armi nei suoi confronti. Non scriveva neanche libelli contro di lui.

- Non mi piace per niente come si sta evolvendo la faccenda - confessò Pasquale al fratello, fissando un punto del muro - È sicuro che abbia in mente un piano, altrimenti non mi spiegherei il suo atteggiamento, però non riesco a capire dove voglia arrivare...

- Nemmeno io fratello - sospirò a sua volta Clemente, preoccupato per la svolta improvvisa dei Buonaparte - Quello che è certo è che ci troviamo di fronte ad un individuo estremamente pericoloso, dalla mente macchinosa e imprevedibile

Pasquale non poté non dare ragione al fratello, riguardo la questione - Se agisce in questo modo è perché è certo di avere le spalle coperte

- Saliceti - fu la risposta pronta di Clemente, spostò le iridi per osservare la sua reazione a quel nome.

- Quel traditore! - sbottò Pasquale velenoso, massacrandosi le mani sporche d'inchiostro - Saliceti è addirittura peggio di Buonaparte, da quest'ultimo potevo prevedere un atto di ribellione, per via della sua giovane età e della sua voglia di mettersi in mostra con le sue abilità militari, è una testa calda, ma da parte di Saliceti avrei desiderato un comportamento più consono e collaborativo, specialmente con una mente logica come la sua... - ringhiò ferocemente, senza perdere il controllo.

- Dobbiamo fare qualcosa, prima che i sostenitori della rivoluzione possano coglierci di sorpresa e cacciarci - propose Clemente con tono d'urgenza. Il fratello approvò nuovamente, firmando l'atto di fortificazione della città di Ajaccio.

Ajaccio

Napoleone era così docile con Paoli proprio perché sapeva di avere il sostegno di Saliceti, solamente così avrebbe potuto compiere la sua vendetta lucida nei confronti del suo ex eroe. Il capofamiglia rimaneva sorpreso dal sangue freddo dimostrato ogni qual volta si trovava tra le due fazioni, che volevano avere una conferma, una prova, della sua lealtà.

- Non dubitate della mia parola, cittadini, sapete che non dimentico le promesse fatte - si rivolgeva ai repubblicani, mentre diceva ai paolisti, con assoluta fermezza - Nonostante non approvi totalmente le idee del vostro capo, non posso permettermi di andare contro di lui, è molto amato dal suo popolo e sarebbe una follia muovergli guerra

Giuseppe iniziava ad avere paura della mente del suo fratello minore, perché, in più di un'occasione, aveva intuito, prima di tutti gli altri, la realtà dei fatti. Senza le sue doti innate e ampiamente coltivate, non sarebbe mai arrivato a quel livello, era estremamente sveglio e intelligente, attento ad ogni minimo particolare, dettaglio, che si verificava dentro e fuori l'isola. "Dove ci porterà?" si chiedeva sempre più spesso nell'arco della giornata.

Anche Luciano condivideva le stesse opinioni del capofamiglia, inoltre, da quando era tornato dalla spedizione, Napoleone sembrava completamente un altro. Era come se la vendetta avesse assorbito tutti i suoi pensieri, non avevo altro obiettivo che quello: fargliela pagare a Paoli e ai suoi alleati. Non condivideva molto la sua strategia di destreggiamento tra le due fazioni, gli appariva un'ipocrisia, pur sapendo che non lo fosse affatto.

Gli aveva confermato più e più volte che gli unici che sosteneva fossero i francesi, ormai - Non commettere nulla di avventato, Luciano, fidati di me, so quello che sto facendo, anche se può sembrare ambiguo, non ho cambiato le mie scelte - ricordava ancora nitidamente il tono sicuro e lievemente arrogante con cui glielo aveva detto.

"Bene, bene, così Paoli pensa di tenerci in pugno mettendo le guardie inglesi in ogni angolo" rifletteva Napoleone, seduto sulla sua scrivania, tamburellando ritmicamente le dita sottili sul legno, stringendo la penna con l'altra mano, poggiata sulla guancia, mentre  contemplava il superbo cielo blu che gli si presentava davanti, attraverso la finestra. Ripensò a quante volte avesse notato gli inglesi durante le sue consuete passeggiate.

Gli era capitato persino di scambiare qualche parola con loro, ovviamente, aveva cercato in tutti i modi di non fare trapelare la sua ostilità "Paoli ha cominciato a capire che bisogna tutelare le città più importanti dell'isola" riferì, mostrando, con estrema disinvoltura, un'approvazione che non aveva "La mia uniforme francese può trarvi d'inganno, ma non dovete coltivare dei dubbi nei miei riguardi, in quanto, persino io comincio a nutrire dei seri dubbi sull'esito della Rivoluzione".

Sorrise divertito nel constatare il loro stupore in viso, non riuscendo a capire della burla che gli aveva appena riferito - Che stupidi! D'altronde Paoli non poteva che circondarsi di uomini del suo livello, se avesse compreso a fondo le mie capacità, degli inglesi non resterebbe che il ricordo - ridacchiò, impegnato nel ritrovare il calamaio con il quale poter elaborare l'ennesimo inganno. Aveva intenzione di scrivere un 'Appello alla Convenzione' in cui difendeva l'operato di Paoli e le sue manovre per proteggere la Corsica della tempesta rivoluzionaria che, prima o poi, si sarebbe abbattuta in Europa e nel mondo.

Niente di ciò che aveva scritto era veritiero, un tempo, forse, quando era ancora un acceso sostenitore e paolista convinto, sarebbe stato orgoglioso di quanto riportato su quel foglio e avrebbe difeso quelle idee con le unghie e con i denti. Adesso che era disilluso e cinico riguardante la sua politica e la sua persona, non gli importava più di tanto mentire spudoratamente - Devo pensare ai miei interessi e alla mia famiglia, lui mi ha sbattuto la porta in faccia, allora mi occuperò io di tutto quanto, specie di ciò che è davvero utile e positivo per l'isola e gli inglesi non lo sono assolutamente - giurò a sé stesso che in nessuna occasione, neppure la più drastica, avrebbe collaborato con i britannici - Piuttosto la morte!

Una volta stilato il suo documento, lo mise accuratamente da parte e cominciò ad elaborare un altro scritto, che avrebbe voluto diffondere prima nella sola Ajaccio e in seguito, se avesse raggiunto il successo sperato, al resto dell'isola, ossia una 'Petizione alla municipalità di Ajaccio'. Non appena l'ebbe composta, uscì dalla sua stanza e febbrilmente gliela mostrò a Giuseppe - Con questa petizione, giurando fedeltà alla Repubblica o a Paoli, sapremo con certezza chi sono i nostri amici e i nostri nemici - spiegò conciso al fratello maggiore.

- Vuoi davvero sostenere un'eventuale guerra civile tra corsi? - interrogò allarmato, tenendo tra le mani quel foglio di cui temeva la pericolosità.

- È inevitabile, Giuseppe - rispose senza troppi giri di parole - Saliceti non rimarrà a guardare ancora per molto, per questo dobbiamo essere preparati ad agire e a capire chi dobbiamo attaccare! - affermò con tono duro, alzando leggermente la testa per poterlo scrutare - Tu stai con me, vero? - domandò stringendo leggermente gli occhi.

- Non dovresti nemmeno porti una simile questione, Nabulio - effuse Giuseppe, consapevole del fatto che non avrebbe mai potuto dirgli di no, nonostante avesse cercato in tutti i modi di mantenere buoni i rapporti tra le due famiglie. Sbatté le palpebre, si fece forza, incrociò quello sguardo gelido, indomabile e annuì - Sono con te - confermò, ingoiò la saliva.

- Ottimo - sputò Napoleone a braccia conserte, misurava a grandi passi il salotto - Qualunque cosa avvenga, la Corsica deve restare unita alla Francia, unita alla Rivoluzione, è l'unica possibilità che abbiamo per essere davvero liberi da ogni forma di tirannia - affermò tagliente.

"Anche io sono con te, fratello, nella lotta contro l'oppressore Paoli" rispose mentalmente Luciano, che aveva origliato la conversazione tra i due fratelli maggiori, restando ben nascosto dietro il divano "La rivoluzione è la strada per poter diventare qualcuno e questo me lo hai fatto intendere proprio tu, Nabulio, la tua ambizione, il tuo desiderio di emergere mi hanno fatto intendere che è giunto il tempo che le nuove menti abbiano la possibilità di cambiare il mondo, per troppo tempo ci hanno negato questo diritto" sostenne fermamente, con gli occhi brillanti. Il terzogenito era certo che Napoleone lo avrebbe coinvolto nel suo piano, per questo aspettava nel riferire la sua mossa contro l'ex Patriota, compiuta il 2 aprile, all'insaputa di tutti. 

 

   
 
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